Poesie Partecipanti alla V edizione 2020
Ross - Zoc
Rossello Carmela
AVRÒ CURA DI ME
Lascio andare
ciò che non mi va
quello che porto
è un bagaglio leggero
porto con me la"Meraviglia"
tutto il resto
rimane li
messo a tacere
sarà la mia salvezza
lasciare andare.
Dopo tanto cercare
affaticarsi
finalmente uscirne vincenti
mi farà imparare
ad avere cura di me
questa volta
me lo raccomando io
di solito
c'è sempre qualcuno
che me lo dice
chissà perché.
Donerò tutto l'amore che ho
perché poi mi ritorna
lo so
avrò cura di me
si
lo farò.
(Carmela Rossello)
Ruggero – Casa Circondariale di Agrigento
LA VRIOGNA DI LA VIA MAQUEDA (siciliano)
(19 ottobre 1944)
La guerra stava finennu
Li tedeschi avianu scappatu ri palermu.
Na matinata si sintia vucciria e allegria
La gente vulia essiri cuntenta
Ma taliannusi ‘ntunnu
C’eranu tutti cosi scunsulati
Si virianu sulu casi sdirrubati
E li cristiani si manciavanu scocci ri patati
Quannu eranu fortunati.
Cu pitittu si chiamavanu ri vossia
Eranu vivi sì, ma mmezzu a na via.
Li figghi di la povira genti
Picciriddi nuccenti ri diu
Murianu ri la fami
Chiddi nichi s’attaccavanu alla faredda ri la matri
E chiancennu, chiancennu, cu pitittu ci agghiurnava e cu pititto ci scurava.
Li patri chiù morti ri fami ri li figli
Un sapivanu chi fari pi darici a manciari.
Un ghiornu di lu misi ottubrinu, cu un cielu scurusu, a chiazzi bianchi
La genti stanca e morta ri fami
Si pigghiò ri curaggiu:
Furmannu un curtigghiu
Si purtaru ai quattru canti, sutta u palazzu Comitini
Addumannannu travagghiu e pani.
A risposta fu prestu a lampu:
Sì, rarreri a cantunera na marina ri suldati
Tutti armati ficiru focu.
Granni e picciliddri jittaru n’terra.
E accussì ddu ghiornu chi chiuvia assuppa viddani
Granni e picciriddi si truvaru morti pi un pezzu di pani.
Chista è la storia ri la vrigogna ri la via maqueda
Succirìu tantu tempu fa
Mureru pi fami, pani e dignità
(Ruggero, Casa Circondariale Agrigento)
Traduzione di Wilma Greco - LA VERGOGNA DI VIA MAQUEDA (19 ottobre 1944). La guerra stava finendo/ E i tedeschi si erano dati già alla fuga da Palermo./ La gente si sforzava di essere contenta/ Ma guardando intorno/ Tutto era dimesso/ Si vedevano solo case diroccate/ E le persone mangiavano bucce di patate/ Se erano fortunate./ Con aria mesta si salutavano/ Erano vivi sì, ma in mezzo ad una strada./ I figli della povera gente/ Figli innocenti di Dio/ Morivano di fame/ I più piccoli s’attaccavano al grembiule della madre/ E piangendo, piangendo per la fame si svegliavano, e con la fame si coricavano/ I padri più morti di fame dei figli/ Non sapevano cosa fare per dar loro da mangiare./ Un giorno del mese di ottobre, sotto un cielo scuro a chiazze bianche/ La gente stanca e morta di fame/ Afferrò il coraggio/ Formò un corteo/ E si portò ai quattro canti, sotto il palazzo Comitini/ Protestando per lavoro e pane./ La risposta fu veloce come un lampo:/ Sì, da dietro l’angolo del porto i soldati/ Tutti armati spararono./ Grandi e bambini stesero a terra/ E fu così che nei due giorni che pioveva piano piano/ Grandi e bambini si ritrovarono morti per un pezzo di pane./ Questa è la storia della vergogna di via maqueda/ È successo tanto tempo fa/ Sono morti per fame, pane e dignità
Per ovvi motivi mettiamo in coda il profilo della prof. Wilma Greco volontaria presso la Casa Circondariale "Di Lorenzo" di Agrigento.
Rugna Anna
SCRUTO I TUOI OCCHI
Sto cercando di capire quanti
misteri racchiudono le tue paure,
e se quotidianamente riesco a capire
le tue insicurezze..
Quei momenti di tenerezza ti fanno
bella, analizzo senza fretta quale
onda incredibile è causa di quella
violata innocenza.
Quello sguardo perso sembra
fermare il tempo e tenera e virtuosa
tra le onde del tuo abbraccio gioco
serena.
Venere in una notte di luce mentre
la luna piena splende in ogni tuo sguardo,
ora mi perdo mentre cerchi in me un sogno,
la mia verità si confonde con l' amore.
Guardo il tuo eterno spirito di passione
e fremo.
(Anna Rugna)
Sabella Maria Cristina
LA MIA ANIMA
Si veste di stracci
la mia anima,
che a brandelli
l'hanno avvelenata,
a piedi nudi
cammina
sui sassi insanguinati,
violentata
gettata
come spazzatura
nel baratro dell'indifferenza,
respira a fatica
il pensiero del domani,
aggrappandosi
ai suoi perché a me !
Muore nella mente
spegnendosi all'istante,
quella gioia
bramata e mai trovata,
facendosi scudo
di un corpo che non parla,
aggrappandosi a una vita
che l'ha dimenticata,
le luci si spengono
come fiammelle di candela,
lasciando nella cera
intrappolata quella sera,
domani...domani
io saprò chi sono,
mi chiamerò sottovoce
per non svegliare il dolore,
aspetterò che mi risponda
il Cuore ...
poi continuerò a chiamarmi
a voce alta,
sempre più alta
fino ad urlare e svegliare il cielo,
griderò : IO SONO IO
sarò lì ad applaudirmi,
perché il mondo
sarà il palcoscenico
che accenderà le luci
sul mio volto stanco,
sarò io a sorridere
all'indifferenza,
al disprezzo per il mio IO,
sarò io a guardare in alto
mentre tu abbasserai il volto.
(Maria Cristina Sabella)
Sabella Monica
PICCOLO FANTASMA
Sono così piccola,
mi nascondo
sotto il banco.
Vorrei sparire,
diventare più minuta.
Per voi non esisto,
sono un fantasma.
Non mi fate
giocare,
mi mettete da parte.
Non sai il male
che mi fai,
ed io piango,
fino a non avere
più lacrime.
Sono come te,
o forse no.
Perché lo fai?
Mi nascondo
nella mia camera,
chiudo gli occhi
e sogno di
giocare con te.
(Monica Sabella)
Sammarco Roberto
UN GIORNO DI ECLISSI
Un abbraccio tra sole e luna,
tutto poi si oscura
mi invade un po' di paura,
un attimo e un momento
è ritorna la luce,
stupefatto e meravigliato, con un fil di voce,
vedere il cielo assai mi piace.
Quel dolcissimo bacio tra sole e luna,
sovente e movente,
ma tu luna ritorni a rischiarire la notte,
circondarti di stelle,
tu sole splendente,
torni a rendere le giornate più belle.
(Roberto Sammarco)
Scaffidi Benedetto
L'AMORE VERO TI FA CAMBIARE
"L'amore vero ti fa cambiare"
Non avrei mai pensato che potevo sentirmi
come mi sento adesso,
che sarei vissuto per provare questa emozione,
ma grazie a te la mia vita è cambiata.
Voglio scoprire il tuo cuore
per trovare i tuoi sogni e aiutarti a realizzarli.
Voglio vederti sempre felice , voglio darti il meglio di me
e far durare per sempre questa magia.
(Benedetto Scaffidi)
Scappatura Davide
AMORE CELESTE
Per te io toccherei la Luna
Per te bacerei il Sole
Senza scottarmi mai
Perché il nostro Amore
È celeste, non terreno
Per te io Morirei
In battaglia, in campo io ci sarei
Senza te non so cosa fare
Sei ma mia ragione di vita
Dio io confido in te
Credo nelle tue promesse
(Davide Scappatura)
Scarcella Stefano Giuseppe
IO NON SONO POLVERE DI PLASTICA
Se le idee fossero di plastica
galleggerei anch’io col mio poetico intrecciarsi
di due versi nello spazio, metà a mollo
come in una brodaglia, gli oceani popolarsi
di nozioni come teste d’uomo incollate
riprese dal drone ad un concerto,
diverrei infine plancton avvelenato,
microparticella tossica per anime petrolificate
Ma io non sono polvere di plastica
Le mie idee non seguono un canone grigio
né il bianco greco dell’incompiutezza,
dimenticano di respirare, diventano raccoglitori
ad anelli di sogni e poesia, stesso cuore
che si divide l’artista e il collezionista,
le mie idee fanno radice al non luogo
s’addormentano nei miei corpi
dove l’io eremo ne distilla l’arte dalle morti
(Stefano Giuseppe Scarcella)
Scelfo Rita
L' ANIMO TI PARLA
L' Animo ti parla, come un simulacro di emozioni,
di giorni trascorsi,
di sentimenti veri,
con attimi di sogno,
a volte ascoltando i silenzi e gli echi di tante note libere .
La sua voce , adesso, ascolta una nuova musica,
non legge più note stonate
e i pensieri, da troppo chiusi in limitati angoli, adesso,
si affacciano sull 'oblò della vita
a mirare angoli smussati...
Come un pittore, adesso, colorerà aurore e tramonti,
scoprirà nuovi sereni mondi,
guardando alla nuova realtà dalle sfumature delicate
accogliendo ciò che prima negava e che ora respira.
Ed ora raccoglie i petali che gli profumano l' animo
con passi cauti che lo aiutano a spiccare il volo!
Ascolta la sua voce! Lui ti parla della vita:
un ' ipotetica Vittoria o anche una Sconfitta!
Una ruga da percorrere... perché ogni ruga è:
la danza della vita,
un ricordo, un attimo vissuto, un addio, un amore ...
(Rita Scelfo)
Scrdino Marisa
L' AMORE È CORAGGIO
Credere che l'amore non esista
è un pensiero triste,
perché.... è l'amore che muove il mondo,
è l'amore che ci tiene in vita,
è l'amore che ci dà' la voglia di fare,
di affrontare le avversità di ogni giorno,
è l'amore il nostro respiro,
è l'amore che da' il sorriso.
Senza l'amore la vita si spegne,
il cielo non è più azzurro,
il sole non da' più calore.
Senza l'amore non si spera,
si brancola nel buio.
L'amore è necessario e non si può farne a meno.
L'amore c'è, ma si deve cercare,
perché talvolta è nascosto,
ma sempre pronto per essere capito,
desiderato in ogni età e soprattutto
è nell'amore che ci vuole coraggio.
(Marisa Scordino)
Seidita Antonella
LA MEMORIA DEI SOGNI
Nel sogno viaggio
nei meandri dell'anima,
guardo ferite frastagliate
e sfioro pensieri sterili.
Le mie debolezze,
coperte da falsi colori,
approdano in un buio senza sogni.
Nel viaggio tormentato
sento le mie lacrime
che rammentano
ricordi ormai sbiaditi.
Un'altra notte scivola tra le memorie
e al soffio di un nuovo vento
il suono della tua voce
nutre il mio coraggio
e inizia un nuovo viaggio.
(Antonella Seidita)
Serio Anna
PENSIERO FOSSILE
Immobile è il tempo
nel pensiero che non evolve
in nuove gemme di vita.
E non risorge,
ma resta inchiodato alla lignea mente
in attesa del tarlo a crear fessura
da cui possa entrar la luce
e la calda arsura,
dei sogni appesi alle stelle
e del sole che assedia le finestre
socchiuse ai confini del cuore.
(Anna Serio)
Siani Stefania
LA FRASTAGLIATA PAUSA DELLA GUERRA
Non sento più il silenzio e il freddo,
mentre mi incammino
nella luce perlacea dell’alba.
Il rumore della guerra è fermo.
Bambini dal pianto silenzioso
mi guardano passare
con muta rassegnazione,
tra le macerie e il fango.
Un sole acerbo,
dona tiepidi schizzi di arancio,
ai vetri frantumati,
alla sparpagliata distruzione.
Quel che resta di una porta
mal cela corpi straziati
e rovine di una casa.
Immortalo vita senza vita,
in scatti colorati
di disastro e di polvere grigia.
Immortalo occhi vitrei,
rivolti ad un cielo
senza stelle e senza sole.
L’ultima ombra sbiadita,
osserva impotente,
dietro un velo, dietro un vetro,
la frastagliata pausa della guerra.
(Stefania Siani)
Siani Stefania
EQUILIBRIO PRECARIO
Mentre ancora ti penso,
inciampa e fugge
il mio precario equilibrio,
vecchia croce
che stancamente trascino
e mal sopporto.
Piange la mia anima,
sciolta in rigagnoli
di luce lieve e lenta
e, mentre il sole buca
un cielo a tratti tinto
di luce amaranto,
pollini di nuove stagioni
volano tra le ali
di variopinti uccelli,
alla ricerca di nuovi nidi.
E cosi dalla vita guardinga,
e senza soste
stanca la mia ombra
si accomiata
e lascia la scena.
(Stefania Siani)
Sirch Francesca
SARÒ LIBERA
Sarò libera
Da tutte le paure,
Volero' alta
Come un aquilone.
Potrò ridere
Liberamente
Senza paura
Di inciampare
Nelle maschere
Dell'oblio,
E sarò io
Coi miei colori
Coi miei umori
Coi miei sorrisi
Che ti tolgono
Il respiro,
Sarò io
Spontaneamente.
Sarò quel che sarò,
Ciò che avrò costruito
Lottando controvento
Con fatica e sudore.
(Francesca Sirch)
Sorcinelli Alessandra
NON FAR SAPERE
Del cacio e delle pere
non devi far sapere
al contadin che veglia
sopra campagne intere.
Non devi far sapere
il gusto della vita
non dar guizzi di gioia
a quelle menti austere.
Non devi far sapere
di quelle volte in cui
il gusto assai salato
di lacrime hai provato.
Non devi far sapere
nemmeno dei sorrisi
rinchiusi come sogni
in fondo al cassettone.
E guai se fai sapere
di quelle dolci sere
di quelle dolci ore
passate assaporando
i frutti del giardino.
Le pere dolci e il cacio
connubio di sapori
immenso tal piacere
non devi divulgare:
ti devi castigare
o il contadino lesto
te lo fara' scontare.
(Alessandra Sorcinelli)
Spera Maria Rita
PER FARE
Dolci volle fare,
per fare festa.
amicizia volle regalare,
per poter volteggiare
tra tanti amici.
Al mare al tramonto
si volle recare,
per fare il suo cuore pulsare.
Volle un bel sogno
al suo io regalare,
per poter fare
un discorso poetico
ma non frenetico,
che di calma parlasse
ed anche di cose
future ma durature...
(Maria Rita Spera)
Spessa Gaia
18 APRILE 1993
All' alba è avvenuto
lo schianto.
In un lampo
tutto è muto.
Eri il primo di tre fratelli.
Uniti li tenevi,
in un abbraccio li stringevi.
Non hai potuto salutarli.
L' odore del sangue
non l'hai sentito,
eri già angelo.
Quello che segue
è assai peggio.
Eri un agnello
strappato al tuo pastore
sotto questo cielo grigio.
La tua pelle pallida
contrastava con i tuoi lividi
violacei sotto gli occhi azzurri.
La tua pelle gelida, troppo fredda.
Il gelo senz'anima
in quel mese di aprile.
I tuoi occhi ormai ciechi
sono rivolti verso l'erba morbida.
L'erba sfiorava la tua mano
senza polso.
Ormai di te rimaneva solo l'ivinvolucro.
Chi ha pianto più per te è stato il nonno.
Il nonno, senza farsi scovare.
La rabbia lo trascinava
in un limbo di depressione,
in un universo di rancore.
Tutto ciò per un bicchiere,
un bicchiere di troppo.
Non è stata colpa tua,
ma di quel pirata che sfrecciò.
Avrei voluto conoscerti, zio.
Ci manchi troppo.
I nonni soffrono sempre.
Digli di aiutarli a Dio.
Bisogno ne hanno.
Prima o poi ti verrò a trovare,
e ti insegnerò a suonare.
Ricordati che ti vogliamo bene.
(Gaia Spessa)
Spiaggia Gianna
SULLA RIMA DEL CUORE
E se la voce non giunge
E se il silenzio sopraggiunge
E se il sorriso si perde
E se la notte si disperde
E se l'attimo finisce
E se l'anima sfinisce
Ogni lacrima muore
sulla rima del cuore
(Gianna Spiaggia)
Sposito Claudio
SARÒ SEMPRE CON TE
Ciao
stasera faccio tardi
Il lavoro sai
Lo so
Ti chiedo troppo
Cerca di non arrabbiarti
Ciao
Si è fatta notte
Il lavoro sai
Ti chiedo scusa
Cerca di dormire
Torno presto
Ciao
Oggi non torno a casa
Il lavoro sai
Cerca di non piangere
Sarò sempre la luce del tuo cammino
Sarò sempre la coperta della tua notte
Sarò sempre il faro del tuo giorno
Sarò sempre gli occhi che guardano avanti
Sarò sempre e per sempre nella tua vita.
(Claudio Sposito)
Stagnitti Lucia
EMOZIONI
Dimmi ciò che senti!
Dillo con tutto.....fuorchè con le parole!
Parlano le mani.....un gesto.....una carezza,
che sfiora il viso,piano e infondo a tutto ciò che è nascosto!
Chiudi gli occhi.....e....ascolta le parole che non ti dico!
Ascolta l'Emozione che ti dà il mio silenzio!
E fà silenzio anche Tu!
Ascolta con il cuore ciò che dicono i miei pensieri
e scoprirai in me qualcosa nascosto di Te stesso!
(Lucia Stagnitti)
Stan Maria Magdalena (Romania)TRENUL VIEŢII LA CAPĂT DE DRUM
Se topesc cele douăsprezece cifre romaneca în “Persistenţa memoriei” a lui Dali.Ceasul lacom rumegă,secundă cu secundă,din pita rumenă a nemuririi,scobindu-se cu limbile incandescenteprintre roţile dinţate,hrănind muritorii de rândcu bucăţi mici şi pătrate de anafurăînmuiate în mirul speranţei.Ticăitul sacadatprelungeşte agonia începutului de sfârşit,stropind clipa din belşugcu fiori spasmatici culeşide pe spinări de anotimpuri.Reveria delirantă a lui Salvadorînfăşoară pe-un fuiorpânza vieţii ce-a ajuns la capăt de drum,într-o gară sinistră şi respingătoare.Trenul vieţii frâneazăcu scârţâit de roţi,încovoind şinele ostenite.Fluierul de tic-tac suspinăcu suflul astmatic întretăiat.O voce macabră răsunădin măruntaiele pământului:“- Călătoria s-a-sfârşit!Aţi luat bilet de dus,dar nu şi de întors.” (Maria Magdalena Stan)
Traduzione di Doina-Maria Constantin - IL TRENO DELLA VITA ALLA FINE DELLA STRADA. Si sciolgono I dodici numeri romani/ come in “La persistenza della memoria” di Dali/ Il orologio goloso ruminare,/ secondo per secondo,/ del pane ben cotto del imortalità/ scavandosi con le lingue incandescenti/ fra le ruote dentellate,/ nutrendo i comuni mortali/ con piccoli pezzi di santo pane/ bagnati nel unguento della speranza./ Il ticchettio convulso/ prolunga l’agonia dell’inizio della fine,/ spruzzando il momento con abbondanza/ con bridivi spamodici/ dalle spale delle stagioni./ La delirante fantasticheria di Salvator/ avvolge su un ramoscello/ la tella della vita arrivata alla fine della strada,/ in una stazione ferovviaria sinistra e ripugnante./ Il treno della vita frena/ con lo scricchiolio delle ruote,/ piegando le rotaie stancate./ Il fischio di tic-tac sospira/ con il respiro asmatico irrigidito./ Una voce macabra echeggia/ dalle viscere della terra:/ “Il viaggio è finito!/ Hai presso un biglietto solo andata/ non anche per ritorno.”
Stefanini Anna Maria
FINE E PRINCIPIO
Su davanzali di pioggia
appoggio lieve stasera
la mia malinconia.
Naufraga talvolta
l' anima troppo fragile
fra tempeste e cielo.
Perduto ho ormai
anche l'ultimo velo
dentro tacite chiese.
Osservo in silenzio
lo sguardo che ferisce;
sorrido e sono triste.
Lame di parole fanno
a brandelli la luna
e tutte le mie poesie.
Mani avide frugano
già nelle tasche della vita
a cercar sogni, sorrisi recisi,
giorni uguali incisi sui rami
e quei visi cari perduti,
nella quiete del cielo, caduti.
Perdono e stringo al petto
la serpe che mi morde.
Nei fondi del mio caffè
serena sale la notte
e lascia al cuore l'attesa
d' una fine che sia principio.
(Anna Maria Stefanini)
Stoica Dorina (Romania)
CATE CEVA DESPRE CE N-AM AVUT, N-AM PUTUT SAU N-AM VRUT
N-am avut o iubire întreagă,
să pot spune c-am fost un om fericit.
Am primit mereu doar mere mușate
și-am întâlnit numai oameni
prin care am păcătuit.
N-am avut niciodată o vară întreagă
în care să umblu pe unde-aș fi dorit.
N-am avut decât obligații și sarcini
să le duc singură la bunul sfârșit.
M-am legat cu mii de uitate neiertări,
de locuri, de lucruri și de trecut.
Am dus mereu în cârcă spre groapă,
pe cineva drag, ori vreun necunoscut.
De șaptezeci de ori câte șapte, n-am iertat
că n-am vrut, ori nu am putut.
N-am dăruit atât cât aș fi putut da,
n-am avut nici curajul sa fac atâtea păcate,
câte Dumnezeu mi-ar fi putut ierta.
Să las în urmă lumea,
să pun pentru-o altfel de viață un nou și bun început,
n-am putut, ori poate n-am vrut.
(Dorina Stoica)
Traduzione dell’autrice - QUALCOSA SU CIO CHE NON AVEVO, NON POTEVO O NON VOLEVO. Non ho avuto un amore totale,/ per potermi chiamare felice/ ho ricevuto solo mele addentate/ e ho incontrato solo uomini/ che mi hanno trascinato nel peccato.// Non ho mai goduto/ di un intera estate/ in cui camminare dove avrei voluto/ non ho avuto/ che obblighi e compiti/ da portare sola a buon fine.// Mi sono lasciata incatenare/ da migliaia di rancori dimenticati,/ del luoghi, delle cose e del passato./ Ho portato/ sempre sulle spalle verso la tomba,/ qualche caro, o qualche sconosciuto.// Settanta per sette volte,/ non ho perdonato/ che non ho voluto, o non ho potuto./ Non ho dato quanto avrei potuto dare,/ non ho avuto/ nemmeno il coraggio di fare tanti peccati,/ quanti Dio avrebbe potuto perdonarmi.// Lasciarmi il mondo alle spalle,/ per una vita diversa/ un nuovo e buon inizio,/ non ho potuto, o forse non ho voluto.
Suma Antonio
AMORE
Sentimento nobile è l'amore,
gemma rara di inestimabile valore.
Reliquia antica che pochi possono sfiorare,
perché è facile dire t'amo ma è più difficile amare.
Sentimento nobile è il nobile amore,
conosciuto solo da rarissime persone.
(Antonio Suma)
Tagliabue Antonella
COME BRINA D’AUTUNNO
Ai bordi del silenzio al cospetto della riva
il lago mi parla
mi sussurra nuovi linguaggi
depositati nella brina d’autunno.
Cristalli di ghiaccio tesse rigida la notte
e l’alba s’alza nel brillio solitario
imperlata di minuscoli ricami.
Fini fili eleganti ragnatele impreziosite
ghirlande in fulgide trame dal brusio bianco
intrecciate di seta appese ai rami
e sugli alberi festosi grappi,
dentro un silenzio quasi di neve
da fermare il tempo.
Sui fili d’erba perle coricate
gemme iridescenti dal chiarore delicato
essenze di prime luci al mattino
e il sipario apre sul lago.
Investita di nuove fragranze
nell’opalescente incontaminato scenario
i miei pensieri si diradano
mentre contemplo candida meraviglia.
Polarità sospese in panna di nuvole
e velature d’azzurro proiettate dal cielo
si fanno ampio spazio.
Sfumature marmoree bisbigliano nuove atmosfere
sulla piana lacustre
gentili riversano il loro buongiorno
accanto ai toni dorati
delle canne ormai secche.
La magia dell’incontro argentata di bruma
e la velatura del vento mi avvolgono
candore dalle montagne scende a disegnare il giorno.
Il germoglio d’alba lentamente s’apre
e tacito si fa il mio respiro,
anche la fauna indisturbata intreccia discorsi
in battiti d’ali disegna mulinelli e sguizzi,
tinteggia l’eco richiamo
che avvolge tutto di insolita rara bellezza.
Sullo sfondo la radura
livida di timido sorgivo sole
irradia e sovrasta la fitta boscaglia,
delinea armonie che si adagiano discrete
nei brusii dello specchio d’acqua
creando magie di parole dipinte
depositate nella quiete del mio sguardo.
Accanto al pontile congelo le immagini
per farne gocce cristallizzate nel tempo.
Sulla sponda i miei passi si fanno saluto
diventano cantica,
resta sola la voce del lago
nei sussurri di fine novembre.
(Antonella Tagliabue)
Taibi Flavio
CANTANO GLI UCCELLI
Cantano gli uccelli,
quando la notte si allontana e il giorno si avvicina,
quando giungono le prime arie del mattino,
quando nel cielo le nuvole pingono sfumature
e son tanti i sentimenti che ci voglion rivelare.
E lì, ove uccelli volan su orizzonti segnati da infiniti mari
Già Sole va a riparo,
e con una scia d'arancio dimenticata nel cielo
si inchina a sorella Luna che pian piano si innalza fluente.
(Flavio Taibi)
Talignani Andrea
UNA CAREZZA SUL CUORE
Saranno parole sussurrate
respirate da un alito di vento
che ti avvolgeranno in un abbraccio
una lieve carezza velata.
Un tuffo dentro
quel bisogno di rosa candido
una lacrima che sale
fin sopra le nuvole passanti.
Afferrerò quel cuore fra le mani
sentirò ogni rumore attorno a noi
svanire nel nulla più completo
in una piuma che narra la sua sintonia.
Resto a guardarti piano
a contare quel secondo di noi
a vivere in un pensiero veloce
con i piedi ad un passo dal cielo.
Nella notte toglierò il sonno
ascoltando quel sogno che sfocia
un'immagine proiettata al di là
di me, di te,
del futuro che già conosciamo a memoria.
Sospira un'altra volta il mio nome
inala il suono che ci confonde
che ci accresce in un battito
quel mio vivere a te donato.
Senza indugi e timori
ti prenderei per mano
e ti porterei in quel luogo nascosto
quello che nessuno conosce.
(Andrea Talignani)
Tanelli Antonio
IL VISIONARIO
Fallo !
Nel tuo conto aperto
col destino
sorridi
come solo quelli forti sanno fare
impressionando e
impressionandoti
per la leggerezza
e l'audacia
con le quali convoli a giuste nozze.
Sorridi da clown
imbrattandoti
di comicità
di felicità
di spensieratezza,
e ridi
senza un'apparente motivo,
pieno di speranza
come un pazzo visionario
che uscito dal suo periodo nero,
s'è scucito la bocca e slegato le mani
sconfinando nell'infinito per rimodellare la vita.
(Antonio Tanelli)
Tardino Giuseppe
LU PUVIRIEDDRU (siciliano)
Tutta la notti avia nivicatu
Ca di lu forti friddu si muria
Un puvirieddru camina arrunghiatu
Pi truvari tantì di pani pi la via
Tutti li porti iddru tuppiava
E mancu nuddru ci detti sintura
Di la forti fami lu vicinatu si girava
Disperatu pi la so svintura
Finarmenti ci grapì un gran signuri
Anima nobili e di cori ranni
Mezza lira ci stava dannu cun amuri
La muglieri ca avia a lu latu lu trattinni:
“Chi ci duni tutti sti dinari?”
“Dacci nna nicula, sennò s’abbuffa e mori”
“Li persuni s’anna accuntintari,
Ca nun siemmu genti senza cori”
Lu puvirieddru accumincià a parlari
Picchì nna cosa si sintia di diri:
“A so muglieri la nicula ava dari”
“Ca di bisuegnu n’avi a mai finiri”
“Iu ringraziu a Vui pi lu so pinseri,
ca cu la so bontà mi dava un po’ di pani,
ci dicissi a la so beddra muglieri
ca iu, muertu pi muertu, mueru di fami”.
(Giuseppe Tardino)
Traduzione dell’autore - IL POVERELLO. Tutta la notte aveva nevicato/ e si moriva dal troppo freddo/ un poverello camminava tutto intirizzito/ per trovare un po di pane per la via// Tutte le porte bussava/ e nessuno si faceva vivo/ per la forte fame girava l’intero vicinato/ disperato per la sua sventurta// Finalmenti aprì un gran signore/ anima nobile e di gran cuore/ mezza lira stava donandogli con amore/ la moglie che aveva accanto lo fermò:// “Cosa gli dai tutto questo denaro?”/ “Dagli una piccola cosa, altrimenti si ingozza e muore”/ “Le persone si devono accontentare,/ perché non siamo gente senza cuore”// Il poverello cominciò a parlare/ poiché si sentiva di dire una cosa/ “A sua moglie una piccola cosa deve dare,/ perché ne ha bisogno a mai finire”// “Io ringrazio a lei per il suo pensiero,/ perchè con la sua bontà mi dava un po’ di pane,/ le dica alla sua bella moglie/ che io, morto per morto, muoio di fame”.
Tarsi Antonio
IN VITA DI RAFFAELE QUARTA
ti conobbi una lontana lontana lontana
fredda sera d’inverno
in quei giorni che si respira l’aria dolce del Natale
mentre tutti aspettiamo
la venuta al mondo del bambino che divise il tempo
eri seduto sulla soglia del borgo antico della mia città
sopra di noi sul nostro Salento un cielo stellato senza limiti
“quello è mio marito”
mi voltai ti guardai
la piazza brulicava di presepi
l’allegria dell’attesa tra pastori grotte palazzi capanni
tra sovrani popolani greggi infanti innocenti carnefici
del piccolo che metteva in ginocchio i potenti
i custodi del tempio
e sollevava in alto in alto in alto
i senza tetto i senza fissa dimora
quelli che il mare si vuole inghiottire
di colui che faceva tremare le montagne
e divideva le acque
eravamo tutti felici
felici di quel cielo stellato delle luci dei nostri presepi
correvano spensierate le ali della tua giovinezza
di quella di tutti noi
non ti ho più rivisto
il tempo divora macina tutto di noi
ingiallisce tutto
spegne i cieli stellati allontana l’aria dolce dei natali della nostra vita
confonde le nostre attese
manda lontano i nostri figli
ci salvano solo gli occhi del nostro primo ed ultimo amore
cerco e ricerco nelle lingue europee quello che vorrei dirti ora
tra l’angoscia ed una chiesa del borgo antico autentico della tua città
che smorza tutto
come autentico sei stato tu
nel salone dove eri ad attendermi
arrancavo le scale per salutarti
mi sono come sentito nel palazzo d’inverno della Piazza Rossa
leggero ho rifatto quelle scale
quasi volando
amico mio di una sera d’inverno di un cielo stellato che non so
ti ho rivisto sull’uscio di una putea
del tuo borgo autentico che conoscevi bene
sul cartello di un vecchio scritto a mano ho letto cosi:
“Ciao Raffaele persona perbene”!
amico ho parcheggiato
a piedi ho raggiunto la tua chiesa
mi sono perso tra le sue navate i suoi altari
ho stemperato pian piano l’angoscia nella tua attesa
amico caro ero fermo a quella notte stellata d’inverno
al mio paese si festeggia il santo che volava
al ritorno non ho trovato nessuna festa
amico caro hai salutato tutti in un giorno di fine estate
di questa nostra lunga estate salentina
capace di stordirci di portarci lontano
dai santi e generosi ulivi dai frutti di questa nostra sorella terra
dai nostri mari occhi e specchio delle antiche dee
dal nostro jonio che le generava
venerate da tutti i poeti della nostra bella Itali
amico mio al volante della mia macchina ti ho rivisto
ti ho rivisto rivisto rivisto
in un anno che non ricordo
in un giorno senza ore
mentre il tempo il nostro tempo scivola
tra ieri oggi e parte verso il domani
ma io ti ho rivisto rivisto rivisto
sull’uscio di quella vecchia sgangherata putea di un borgo autentico
“Ciao Raffaele persona perbene”!
si è fatto tardi amico mio
dal cielo calano le prime ombre di una sera lunga
lunga lunga lunga
ma ne sono certo amico mio caro
ci rivedremo ci rivedremo ci rivedremo
ancora ancora ancora!
(Antonio Tarsi)
Tassone Giuseppe
I VECCHI
Sono cresciuto ascoltando i vecchi,
seduti attorno alla ruota con il braciere,
raccontare storie.
Storie d’amori, di miracoli.
Storie di tragedie, di giovani amanti
partiti e mai tornati
dalle terre di guerra:
padri che hanno sepolto i loro figli!
Storie di donne mai possedute e
di uomini che vantavano
d’aver visto, nell’ombra della sera
durante la processione del Santo,
una caviglia scoperta.
Raccontavano ed io ascoltavo!
Raccontavano e man mano crescevo!
Mi addormentavo tra le ginocchia
delle vecchiette e sognavo le loro gesta,
cercando di vederle giovani e mi svegliavo
sui loro racconti infiniti mentre la mano,
rugosa e non più ferma, accarezzava
la mia testa e cullava i miei pensieri
che si andavano formando!
Una sera poi qualcuno non veniva più,
un pezzo di ruota rimaneva libero
e le storie mai raccontate restavano
nel segreto di una tomba
nel vecchio cimitero del paese.
(Giuseppe Tassone)
Ţenu Irina Cristina (Romania)
MAI SPUNE CEVA...
Mai spune ceva...
Iubirea te-ascultă, cuibărită în tăcere,
Sub brațul firav al castanului brav.
Mai spune ceva...
Apusul așteaptă să-ți poarte în noapte,
Pe buza tremurândă a lunii, cuvântul cel tainic.
Mai spune ceva...
Sub mii de stele în dans,
Sărutul nostru să fie
Răsărit de amintire.
Mai spune ceva...
Otrava rămasului bun
Să îmi pară lapte cu miere.
Mai spune ceva...
(Irina Cristina Ţenu)
Traduzione dell’autrice - DÌ QUALCOSA DI PIÙ... Dì qualcosa di più .../ L'amore ti ascolta, immerso nel silenzio,/ Sotto il fragile braccio della coraggiosa castagna.// Dì qualcosa di più.../ Il tramonto sta aspettando di portare nella notte,/ Sul labbro tremante della luna, la parola segreta.// Dì qualcosa di più.../ Sotto migliaia di stelle nella danza,/ Nostro bacio essere/ Sorgere del ricordo.// Dì qualcosa di più.../ Il veleno di addio/ Mi sembra latte con miele.// Dì qualcosa di più...
Tognini Karen
DOVE AFFONDA L'ANIMA
Qualcosa di nudo
e un equilibrio instabile
Qualcosa di morbido
dove affondare l'anima
In un mare che ti respira
tra occhi e cuore
(Karen Tognini)
Tomarchio Rosario
PASSI NEL BUIO
Cammino di notte
per la lunga strada verso casa.
Strada buia e fosca,
dove il cuore per paura
o per emozione si può frantumare.
A farmi compagnia
la mia vagabonda anima.
Negli angoli più nascosti,
all’ombra della notte
brillano occhi tremolanti
che gridano misericordia.
Brillano occhi nascosti dal mondo
e gridano al mondo
per far parte del mondo.
Tutto tace e il silenzio
viene interrotto dal fruscio
delle secche foglie
che aspettano in silenzio
le prime luci per vivere l’illusione
Della città.
(Rosario Tomarchio)
Torres Tania
QUANNU ERU NICA (Siciliano)
Quannu eru nica tuttu era chiu' veru
tuttu era megghiu ,ogni cosa facia la differenza
Quannu eru nica l'aria ca' si rispirava era chiu' pulita
Aria ruci e profumata ciavuru ri zagara e limiuni
ciavuru ri cosi semplici i na' vuota
ciavuru ri ciura ..
Quannu eru nica c'era a famigghia riunita
pi' manciari tutt'insemmula a parrari.
Me patri e me matri m'insignavanu l'erucaziuni
e c'era tantu rispettu, la genti si battiva u petto
Quannu ero nica machini un c'innieranu
eranu poche tutti insemmula a parrari
quannu ci si viriva pi la strata a passiari
Quannu ero nica sarò antica, eranu avutri tempi
si stava megghiu cirtamenti
ancu si unn'aviamu nenti
(Tania Torres)
Traduzione dell’autrice – QUANDO ERO PICCOLA. Quando ero piccola tutto era più' vero/ tutto era meglio ogni cosa era differente/ quando ero piccola l'aria era più' pulita/ si sentiva l'odore della zagara e dei limoni,/ profumo di cose semplici di una volta/ profumo di fiori…/ la famiglia sempre riunita/ per mangiare e per parlare/ mio padre e mia madre mi insegnavano l'educazione/ e c'era tanto rispetto nella gente/ Quando ero piccola non c’erano macchine/ o erano poche si camminava a piedi e ci si fermava a parlare/ con le persone quando si incontravano a passeggiare/ Quando ero piccola forse sono antica ma erano altri tempi/ dove si stava meglio/ anche se non si aveva niente
Torriglia Grazia
ERIN
Io sono la musa
quella della poesia,
canto il parto di ogni stagione
che ogni poeta ascolta e di cui scrive.
canto il verde dei prati e il blu del mare
la pioggia e la tempesta
che affligge ogni cuore,
le gioie ed i dolori
di tutti gli amanti,
il sorgere dell"Alba ed i tramonti.
Io sono Erin la musa del poeta
che dei suoi sogni erotici non fa mistero
e li descrive con senso di pudore
a volte
o con la veemenza della tempesta dei sensi.
Mi vesto leggera in ogni tempo
poiché ogni stagione dei suoi colori mi possa adornare,
ed ogni mistero possa essere colto
nell'avvenenza delle trasparenze.
Mi chiamo Erin e sono la musa della poesia.
(Grazia Torriglia)
Trentino Mario Michael
LEGAMI INDISSOLUBILI
Sguardi, sorrisi, emozioni, ricordi, lacrime,
Vivono nei meandri del cuore,
nelle profondità dei nostri pensieri.
Quando gli occhi non possono vedere o percepire,
si trasformano in estrema gioia.
Legami oltre le apparenze o l'aspetto fisico,
Percorrono strade invisibili,
Cambiano forma diventando comprensione e ascolto,
come due pezzi di un puzzle ben incastrati.
Siamo quella pazzia al di sopra di ogni stupida ragione,
un linguaggio che il resto del mondo non comprende.
Luminosa la tua fragile pelle quando si posa al sole,
angelo bellissimo dalle ali candide e trasparenti,
raggio di speranza nelle oscurità del mondo ormai decadente....
(Mario Michael Trentino)
Treppiedi Totò
DESTINO
Cadde lo spirito in profondo letargo
vagando ai confini del cosmo
in cerca del più recondito io.
La solitudine, immersa in profondo silenzio,
emana una ebbrezza indescrivibile,
tale da desiderare il non più ritorno.
L’umanità, un buco nero nell’universo,
inspiegabile e oltremodo irraggiungibile,
è immersa nei suoi mali e nel suo egoismo.
L’epopea della sua storia
oramai lisa e consunta,
giunge così alla fine dei suoi giorni.
Di notte la luna riverbera la luce del sole
sul pianeta azzurro ormai sempre più grigio.
In cielo miliardi di punti luminescenti
lontani anni luce brillano nel buio.
Ci ricordano di altri mondi possibili,
mentre il nostro inevitabilmente decade.
L’universo sostituirà il genere umano,
nuove forme di vita si profilano all’orizzonte.
Il canto della morte del cigno
già risuona malinconico nell’aria,
essenza di un presente senza più futuro
ed un passato già sepolto e dimenticato.
Misero destino, l’umanità,
fautrice della propria fine,
l’apocalisse, ci troverà inermi,
agnelli sacrificali, carnefici di noi stessi.
(Totò Treppiedi)
Trovato Giancarlo
IL VENTO
Chiusi gli occhi al tuo fremito passare
attraverso la tua scia i miei sogni vedo andare
quasi sminuito e persi!
In te mi rifugio nel silenzio del tuo suono,
Nel rumore degli alberi da te accarezzati.
In te mi immergo nell'udir il suono di foglie
che con immenso slancio percorrono le vie!
Ma....funeste son le prove che a te rivolgo
il cancellare dubbi e dilemmi
il sopperire dei miei traumi!
A te ripongo le mie lacrime
affinché tu li porti via dal mio viso
solcato ormai da un immane oblio!
Soffia o mio forte amico!
Soffia sulle vite
Soffia sui sogni legiadri!
Porta tutto ciò altrove
sicuro che laggiù un'altra anima ti chiederà ciò.
(Giancarlo Trovato)
Truncellito Gianluca
PAURE
Il cielo si abbassa,
mi opprime.
La terra mia unica dimora,prima.
L'aria mi circonda d'amor.
Trasportato dai mille pensieri,
m'incammino nel vicolo delle paure.
Ogni scusa penetra nelle mie membra,
se solo sapessi che costruiscon casa
sulla sabbia!
Lancio un sassolino,
mi sveglio,ma non dalla mia coscienza.
Cerco la serenità,che si beffa di me,
gioca con il mio corpo,
con la mia mente.
Arriva la notte,
il buio.
Il cielo si alza e,
il sonno mi porta via.
Non provo più dolore,
sono in pace,
è solo un illusione...
(Gianluca Truncellito)
Tuccari Carmela
MADRE
Hai varcato quella soglia
madre, senza far rumore
e sei là dove s’acquieta
il cammino della vita
nell’abbraccio del mistero
sconosciuto a mente umana.
Ora, denudata immagine
ravvisi la fatuità di quel mondo
che fu tuo ed è ancor mio
dove le paure e l’angoscia
ti resero forte e vigile nel volgere
dello sguardo deciso all’essenziale.
Allora nascondevi il fragile
bagaglio di speranze e d’attese
dietro il ventaglio d’un pensiero
o la delusione in una lacrima
scivolata troppo in fretta
nel nodo d’un fazzoletto.
Oggi mi resti accanto, madre
col fare più discreto dei giorni
sbriciolati nell’incomprensione
d’un distacco, forse non voluto
e mi sorreggi nel mio incedere
incauto dietro fatui miraggi.
T’accompagni al mio andare
con quel sorriso timido
che conobbi fermato nel lampo
d’una foto in bianco e nero
e ti ripeti nei gesti e nel dire
col consueto trepidante moto.
Ora la tua voce, madre, riempie
il vuoto scavato dai miei silenzi.
(Carmela Tuccari)
Usuardi Annalisa
PROFUMI D'ARIA
Di liquirizia il profumo del prato
Dolce disteso sul fieno tagliato -
Tra ciocche di rosolaccio che ride
Verdi a maggio del grano le spighe -
Nel meriggio silente di animali
Lieve e rotondo il ritmo dei pedali,
Mentre svelta lontana e solitaria
Una figura appar che fende l'aria.
Ai bordi della strada oltre i fossati
Case stalle e fienili colorati -
L'ombra fresca d'una cappelletta
Meta del lungo giro in bicicletta -
Dalle fronde protetta una panchina
E sull'ara una bianca madonnina -
Ristoro breve all'aura del roseto
Trovano entrambi in luogo tanto quieto
E parimenti al soffio della brezza
Inattesa e leggera una carezza,
Che al ritorno ridona la frescura
D'una quiete serena e duratura.
A fior dell'onda resta la parola...
Ma dritta al porto ancor volge la prora.
(Annalisa Usuardi)
Vargiu Laura
NATALE DI GUERRA
(A quel Vicino Oriente dove Cristo nacque e continua a morire ogni giorno)
Echi di guerre dimenticate
rabbiosi squarciano i cieli d’Oriente
smarritisi nello strazio arcano dei boati
tra macerie sanguinanti e nere colonne
d’un fumo acre d’odio e di morte.
Lungo sentieri di profughe marce,
il cuore affondato nel fango
di stagioni inaridite e stanche
ecco trascinarsi fin alla città di Davide
una volta ancora tristemente
il Verbo che si fece carne.
L’attendono non più una
ma mille impietose mangiatoie
e migliaia di dinieghi indifferenti,
a milioni novelle stragi d’innocenti.
Che cosa conta l’affamato pianto
negli occhi bombardati dei bambini
dinnanzi alla pingue protervia dei potenti?
Quante vergini partorire ancor dovranno
il loro intimo quotidiano dolore
nello stupro asfittico del mondo?
Nessuna compassione né redenzione
fiorisce in questo deserto di filo spinato,
terreno inferno d’amaro pianto
dove alcun dio non vorrebbe esser nato
poiché nascita è preludio già di croce.
Ma pur nella notte dell’esistenza più atroce
mentre marcian da Oriente echi di guerra
cerchiamo fili di luce, illusioni di speranza
e della pace l’errabonda stella.
(Laura Vargiu)
Venticinque Giuseppe
BELLI E PUTTI
Dialogo in emersa
memoria la scena
archetipica o credo
di immaginare,
l’insonne composizione
che appartiene al passato,
in questa conversazione.
Fratelli ratratti belli e putti,
simili a un deserto
da attraversare bruscamente,
nel buio dell ignoto.
I gesti che ritornano a sottostare
l’essere incastrato sotto la pietra,
bloccato su un confine
negli angoli di strade.
Sui nudi seni
penduli da svuotare,
in cuor vostro
le coppe da riempire,
gravami il pesante
fardello sulla schiena,
fratelli la vita non
sarà più la stessa,
mentre la chiave
d’accesso minaccia
di tornare indietro,
fermarsi o se sia giusto,
andare avanti,
in petto alla bellezza.
(Giuseppe Venticinque)
Verzulli Luca
FORSE TI AMO
Lo prendo come un complimento non verbale
questo tuo venirmi a cercare
ma io sono strano
non l'hai sentito il telegiornale?
Che ho preso troppe medicine
e mi sono strappato tutte le unghie?!
Forse dovresti starmi lontana
non riesco a respirare
forse il mio cuore ora esplode
o forse ti amo
Tu mi cerchi sempre
ed io non so trovarmi
ho provato ad organizzarmi
dicono che aiuta, mettere a posto
in ordine la propria camera
ho provato a venirti incontro
ma ad ogni passo avanti
mi fai strisciare di due indietro.
Mi vieni a cercare nei momenti più bui
e mi parli con quella lingua
che non ho mai capito
non si può studiare
in alcun libro, perché ognuno ha la sua
con diversa punteggiatura.
Poi un bel mattino sono felice
senza di te che mi atterri le spalle
come ogni altra mattina
cercando di non farmi alzare,
ma io sono curioso lo sai...
prima o poi ti dovevo ammazzare.
Ti chiamano mostro
ma hai un significato angelico
viene a salvare le vite
di chi ha un grande desiderio
ti chiamano mostro
perchè bello da incontrare non sei
ma quando te ne vai
lasciando quel grosso regalo
finalmente sorridono gli occhi miei.
(Luca Verzulli)
Visa Marioara (Romania)
COPIL DIN FLORI
Mi se spune cu dispreț: “copil din flori”,
nu m-au vrut, m-au uitat în crâng.
‘’Am adulmecat mireasma brazilor, am dormit pe crengi de mălin
m-am îmbătat cu rășina mirului veșnicei ,
m-au hrănit jivinele pădurii
cu bulbi de timp și nectar de recunoștință, m-au hrănit.
Am crescut până la steaua de dincolo de asfințit și mai sus.
Când să-mi desfac aripile, am constat că sunt orb.
M-a orbit durerea de a fi uitat în crângul înflorit.
M-a asurzit tăcerea jivinelor îndurerate
de copilăria mea
ce înlănțuia sufletul dezumanizat de singurătate.
Nu credeți tot ce spun, e doar în imaginația copiilor uitați de lume,
e adevărată doar istoria cu orbirea, a ochilor închiși a nepăsare,
a urechilor surde la strigătul de disperare al celor ce visează
egalitate între stele.
Cică toate trebuie să strălucească la fel, să aibă aceași măreție
să nu care cumva lumina uneia, să fie mai plină de viață pentru nopțile copilăriei
decât a atleia, ce încearcă să arunce sclipiri de diamant unui cărbune de viață
uitat în adâncurile Mamei Pământ.
Nu de alta ,
dar viața trebuie impartita egal,
egal între cei ce o merită și cei ce se bucură de ea fără să o merite.
“Esti copil din flori”,
urlau când încercam să urc pe scara de mătase a Mamei Luna.
Poate au dreptate, doar că, firul existenței și florile vieții le-am țesut și sădit
în imaginația mea din mijlocul pădurii de neuroni în care m-a uitat destinul.
De aceea iubesc frumusețea copilăriei ce mă înfășoară încă în dulcea-i visare.
(Marioara Visan)
Traduzione dell’autrice - FIGLIA DEL PECCATO. Mi hanno chiamata con disprezzo: "figlia del peccato"/ non mi hanno voluta/ mi hanno dimenticata nel bosco./ Ho sentito l'odore degli abeti,/ Ho dormito in boschi di pruni,// Mi sono ubriacata con la resina dell'eterno incenso,/ Mi hanno nutrita gli animali della foresta/ con i bulbi del tempo/ e nettare di gratitudine,/ mi hanno nutrita./ Sono cresciuta fino/ alla stella oltre il tramonto e ancor più su./ Quando ho aperto le ali, ho scoperto di essere cieca./ Mi ha accecato il dolore di essere dimenticata nella fioritura./ Mi ha assordato il silenzio degli animali addolorati/ della mia infanzia/ che incatenava l'anima mia disumanizzata della solitudine.// Non credere a tutto ciò che dico,/ è solo l'immaginazione dei bambini dimenticati dal mondo,/ è vera solo la storia della cecità,/ degli occhi chiusi dell'indifferenza,/ delle orecchie sorde/ al grido di disperazione di chi sogna/ uguaglianza tra le stelle./ Dicono che tutto deve brillare allo stesso modo,/ per avere la stessa grandezza/ per non far luce solo per qualcuno,/ per essere più piene di vita le notti dell'infanzia/ una rispetto all'altra, cercando di lanciare scintille/ di diamante nel carbone della vita,/ dimenticato nelle profondità della madre Terra./ Nient’altro,/ ma la vita deve essere divisa equamente,/ uguale tra quelli che la meritano/ e quelli che si rallegrano di lei senza meritarlo.// "Sei figlia del peccato!"/ Hanno urlato mentre cercavo di salire sulla scala di seta di Mamma Luna./ Forse hanno ragione, solo che il filo dell'esistenza/ ed i fiori della vita li ho tessuti e piantati/ nella mia immaginazione in mezzo ad una foresta di neuroni/ in cui mi ha dimenticata il mio destino./ Ecco perché amo la bellezza dell'infanzia che mi avvolge ancora in un sogno dolce.
Vitrano Anita
INZUPPATE MEMORIE
Come sementie disseminata in un campo sterile
l'inganno prospera sulla debolezza degli ultimi
padroneggia sulla pelle degli indifesi
fino a contarne le ossa e scavarne le carni.
L'uomo vero sa come scalfire il male:
la resa disarma più dell'attacco
l'eroe vince senza combattere
se perde la vita la memoria dai posteri
gli è l'avrà resa non lesa.
(Anita Vitrano)
Volpe Nicole
HO APERTO GLI OCCHI
Apro gli occhi
vedo l’amore di mio marito
un amore vero e sincero.
Apro gli occhi
osservo il cambiamento,
ma non in senso buono...
Apro gli occhi
vedo lividi su tutto il mio corpo.
Non apro gli occhi, non ci riesco.
Non vedo più nulla.
Apro gli occhi.
È l’inizio di una nuova vita.
(Nicole Volpe) anni 16 (profilo fb della mamma Alessia Anzaldo Volpe)
Zappalà Lucia
PER POI SCOPRIRE
Nasconderti
nel bavero rialzato
a dismisura,
per un pizzico di privacy
e soliloquio.
Mani timide indaffarate
nelle tasche ingrossate
d'un cappotto fuori moda
per trovare tra cianfrusaglie
le parole necessarie,
non sapendo nemmeno
cosa aspettarti.
Per poi scoprire invece
che la solitudine è persino
più affascinante
della compagnia più bizzarra.
Che è sabbia di mare profondo
dove tra anemoni,
corallo rosso e madrepore
prendono forma
i pensieri migliori
al comando di un'armata
di belle parole;
quelle rare da collezione,
le stesse che cercavi.
(Lucia Zappalà)
Zapparella Giorgio
A NOTTE (Napoletano)
’A sera nun è ‘a notte
‘a notte è quanno tutto se fa scuro
‘a notte è quanno guardo ‘o cielo
e nun vedo manc’ ‘a luna.
‘A notte è quanno stongo sulo,
‘o tiempo scurre lento
e l’anema se spoglia annuro.
Ij ‘a notte torno criatura
e ‘o lietto è ‘na barca
ca naviga int’ ‘o scuro.
Stu penniello è ‘na spada
per cumbattere ‘e diavule
ca me fanno paura.
Tremma, allucca e cerc’ ‘a luce
pecché stanotte è
nu mare addò nun se tocca!
È nu mar
Addò me mantene a galla Dio.
Disignanno ncopp’ ‘o foglio
na luce pe truvà ‘a via
pecché pur’ ‘a notte
comme ogni paura
è figlia da fantasia,
si stanotte nun affonna,
m’abbracc’ ‘a malincunia.
Aspetto c’a schiar‘o juorno
e me porta n’ata vota l’alleria.
(Giorgio Zapparella)
Traduzione dell’autore - LA NOTTE. La sera non é la notte,/ La notte é quando tutto/ Diventa buio,/ La notte é quando guardo/ Il cielo, e non si vede nemmeno/ La luna./ La notte é quando sono solo,/ Il tempo scorre lento/ E l'anima si mette a nudo.../ Io la notte ritorno bambino,/ E il letto è una barca/ Che naviga nel buio/ Il pennello diventa una spada per/ Combattere i demoni/ Che mi fanno paura./ Tremo, urlo e cerco la luce/ Perché questa notte/ È un mare senza fondo,/ È un mare dove mi tiene/ A galla Dio.../ Disegnando sopra a un foglio/ La luce per ritrovare la via/ Perché pure la notte/ Come ogni paura/ È figlia di una fantasia./ È se stanotte non vado a fondo/ Mi abbraccio alla malinconica,/ Aspetto che arrivi il giorno nuovo/ E mi riporti di nuovo l'allegria.
Zirulia Marta
IL FRUTTO DI ADAMO
Curvo l’orrore dell’uomo
appannato dall’odio
infrange l’incanto
del telaio incensato.
E io depongo le ali sotto
l’uncino luttuoso
di quello sguardo ignoto
cui soleva bellezza tuffarsi
e nessun vanto poteva eguagliarsi.
I ricordi di ieri,
dell’eremo infante
ove splendean sogni cullanti
stridono all’impeto
dei pugni affilati
accorciando quel dì in tramonto infinito.
Ora, come ramo sottile
gocciato di urla strazianti,
invoco ristoro di una notte immortale
...e la luna stasera,
si acchiocciola lassa
sui fiori notturni.
(Marta Zirulia)
Zoccheddu Elisa
FIGLI DEL VENTO
Scarpe spaiate
e capelli arruffati,
li senti alle spalle...
hanno odore di terra
e di fuoco
mani arrossate
e unghie annerite.
Tra grigi palazzi
li vedi passare
sgargianti colori
di tele preziose.
Presepi di strada
cercano ostello.
Di molti, di tanti
si son perse le tracce
in campi sperduti
di filo spinato.
Violini, chitarre e ballate sinuose
fatte di cuore
senza maestro.
Unitevi a noi
non abbiate paura
incrociamo le mani.
Siamo figli del vento
e domani chissà...
(Elisa Zoccheddu)
AVRÒ CURA DI ME
Lascio andare
ciò che non mi va
quello che porto
è un bagaglio leggero
porto con me la"Meraviglia"
tutto il resto
rimane li
messo a tacere
sarà la mia salvezza
lasciare andare.
Dopo tanto cercare
affaticarsi
finalmente uscirne vincenti
mi farà imparare
ad avere cura di me
questa volta
me lo raccomando io
di solito
c'è sempre qualcuno
che me lo dice
chissà perché.
Donerò tutto l'amore che ho
perché poi mi ritorna
lo so
avrò cura di me
si
lo farò.
(Carmela Rossello)
Ruggero – Casa Circondariale di Agrigento
LA VRIOGNA DI LA VIA MAQUEDA (siciliano)
(19 ottobre 1944)
La guerra stava finennu
Li tedeschi avianu scappatu ri palermu.
Na matinata si sintia vucciria e allegria
La gente vulia essiri cuntenta
Ma taliannusi ‘ntunnu
C’eranu tutti cosi scunsulati
Si virianu sulu casi sdirrubati
E li cristiani si manciavanu scocci ri patati
Quannu eranu fortunati.
Cu pitittu si chiamavanu ri vossia
Eranu vivi sì, ma mmezzu a na via.
Li figghi di la povira genti
Picciriddi nuccenti ri diu
Murianu ri la fami
Chiddi nichi s’attaccavanu alla faredda ri la matri
E chiancennu, chiancennu, cu pitittu ci agghiurnava e cu pititto ci scurava.
Li patri chiù morti ri fami ri li figli
Un sapivanu chi fari pi darici a manciari.
Un ghiornu di lu misi ottubrinu, cu un cielu scurusu, a chiazzi bianchi
La genti stanca e morta ri fami
Si pigghiò ri curaggiu:
Furmannu un curtigghiu
Si purtaru ai quattru canti, sutta u palazzu Comitini
Addumannannu travagghiu e pani.
A risposta fu prestu a lampu:
Sì, rarreri a cantunera na marina ri suldati
Tutti armati ficiru focu.
Granni e picciliddri jittaru n’terra.
E accussì ddu ghiornu chi chiuvia assuppa viddani
Granni e picciriddi si truvaru morti pi un pezzu di pani.
Chista è la storia ri la vrigogna ri la via maqueda
Succirìu tantu tempu fa
Mureru pi fami, pani e dignità
(Ruggero, Casa Circondariale Agrigento)
Traduzione di Wilma Greco - LA VERGOGNA DI VIA MAQUEDA (19 ottobre 1944). La guerra stava finendo/ E i tedeschi si erano dati già alla fuga da Palermo./ La gente si sforzava di essere contenta/ Ma guardando intorno/ Tutto era dimesso/ Si vedevano solo case diroccate/ E le persone mangiavano bucce di patate/ Se erano fortunate./ Con aria mesta si salutavano/ Erano vivi sì, ma in mezzo ad una strada./ I figli della povera gente/ Figli innocenti di Dio/ Morivano di fame/ I più piccoli s’attaccavano al grembiule della madre/ E piangendo, piangendo per la fame si svegliavano, e con la fame si coricavano/ I padri più morti di fame dei figli/ Non sapevano cosa fare per dar loro da mangiare./ Un giorno del mese di ottobre, sotto un cielo scuro a chiazze bianche/ La gente stanca e morta di fame/ Afferrò il coraggio/ Formò un corteo/ E si portò ai quattro canti, sotto il palazzo Comitini/ Protestando per lavoro e pane./ La risposta fu veloce come un lampo:/ Sì, da dietro l’angolo del porto i soldati/ Tutti armati spararono./ Grandi e bambini stesero a terra/ E fu così che nei due giorni che pioveva piano piano/ Grandi e bambini si ritrovarono morti per un pezzo di pane./ Questa è la storia della vergogna di via maqueda/ È successo tanto tempo fa/ Sono morti per fame, pane e dignità
Per ovvi motivi mettiamo in coda il profilo della prof. Wilma Greco volontaria presso la Casa Circondariale "Di Lorenzo" di Agrigento.
Rugna Anna
SCRUTO I TUOI OCCHI
Sto cercando di capire quanti
misteri racchiudono le tue paure,
e se quotidianamente riesco a capire
le tue insicurezze..
Quei momenti di tenerezza ti fanno
bella, analizzo senza fretta quale
onda incredibile è causa di quella
violata innocenza.
Quello sguardo perso sembra
fermare il tempo e tenera e virtuosa
tra le onde del tuo abbraccio gioco
serena.
Venere in una notte di luce mentre
la luna piena splende in ogni tuo sguardo,
ora mi perdo mentre cerchi in me un sogno,
la mia verità si confonde con l' amore.
Guardo il tuo eterno spirito di passione
e fremo.
(Anna Rugna)
Sabella Maria Cristina
LA MIA ANIMA
Si veste di stracci
la mia anima,
che a brandelli
l'hanno avvelenata,
a piedi nudi
cammina
sui sassi insanguinati,
violentata
gettata
come spazzatura
nel baratro dell'indifferenza,
respira a fatica
il pensiero del domani,
aggrappandosi
ai suoi perché a me !
Muore nella mente
spegnendosi all'istante,
quella gioia
bramata e mai trovata,
facendosi scudo
di un corpo che non parla,
aggrappandosi a una vita
che l'ha dimenticata,
le luci si spengono
come fiammelle di candela,
lasciando nella cera
intrappolata quella sera,
domani...domani
io saprò chi sono,
mi chiamerò sottovoce
per non svegliare il dolore,
aspetterò che mi risponda
il Cuore ...
poi continuerò a chiamarmi
a voce alta,
sempre più alta
fino ad urlare e svegliare il cielo,
griderò : IO SONO IO
sarò lì ad applaudirmi,
perché il mondo
sarà il palcoscenico
che accenderà le luci
sul mio volto stanco,
sarò io a sorridere
all'indifferenza,
al disprezzo per il mio IO,
sarò io a guardare in alto
mentre tu abbasserai il volto.
(Maria Cristina Sabella)
Sabella Monica
PICCOLO FANTASMA
Sono così piccola,
mi nascondo
sotto il banco.
Vorrei sparire,
diventare più minuta.
Per voi non esisto,
sono un fantasma.
Non mi fate
giocare,
mi mettete da parte.
Non sai il male
che mi fai,
ed io piango,
fino a non avere
più lacrime.
Sono come te,
o forse no.
Perché lo fai?
Mi nascondo
nella mia camera,
chiudo gli occhi
e sogno di
giocare con te.
(Monica Sabella)
Sammarco Roberto
UN GIORNO DI ECLISSI
Un abbraccio tra sole e luna,
tutto poi si oscura
mi invade un po' di paura,
un attimo e un momento
è ritorna la luce,
stupefatto e meravigliato, con un fil di voce,
vedere il cielo assai mi piace.
Quel dolcissimo bacio tra sole e luna,
sovente e movente,
ma tu luna ritorni a rischiarire la notte,
circondarti di stelle,
tu sole splendente,
torni a rendere le giornate più belle.
(Roberto Sammarco)
Scaffidi Benedetto
L'AMORE VERO TI FA CAMBIARE
"L'amore vero ti fa cambiare"
Non avrei mai pensato che potevo sentirmi
come mi sento adesso,
che sarei vissuto per provare questa emozione,
ma grazie a te la mia vita è cambiata.
Voglio scoprire il tuo cuore
per trovare i tuoi sogni e aiutarti a realizzarli.
Voglio vederti sempre felice , voglio darti il meglio di me
e far durare per sempre questa magia.
(Benedetto Scaffidi)
Scappatura Davide
AMORE CELESTE
Per te io toccherei la Luna
Per te bacerei il Sole
Senza scottarmi mai
Perché il nostro Amore
È celeste, non terreno
Per te io Morirei
In battaglia, in campo io ci sarei
Senza te non so cosa fare
Sei ma mia ragione di vita
Dio io confido in te
Credo nelle tue promesse
(Davide Scappatura)
Scarcella Stefano Giuseppe
IO NON SONO POLVERE DI PLASTICA
Se le idee fossero di plastica
galleggerei anch’io col mio poetico intrecciarsi
di due versi nello spazio, metà a mollo
come in una brodaglia, gli oceani popolarsi
di nozioni come teste d’uomo incollate
riprese dal drone ad un concerto,
diverrei infine plancton avvelenato,
microparticella tossica per anime petrolificate
Ma io non sono polvere di plastica
Le mie idee non seguono un canone grigio
né il bianco greco dell’incompiutezza,
dimenticano di respirare, diventano raccoglitori
ad anelli di sogni e poesia, stesso cuore
che si divide l’artista e il collezionista,
le mie idee fanno radice al non luogo
s’addormentano nei miei corpi
dove l’io eremo ne distilla l’arte dalle morti
(Stefano Giuseppe Scarcella)
Scelfo Rita
L' ANIMO TI PARLA
L' Animo ti parla, come un simulacro di emozioni,
di giorni trascorsi,
di sentimenti veri,
con attimi di sogno,
a volte ascoltando i silenzi e gli echi di tante note libere .
La sua voce , adesso, ascolta una nuova musica,
non legge più note stonate
e i pensieri, da troppo chiusi in limitati angoli, adesso,
si affacciano sull 'oblò della vita
a mirare angoli smussati...
Come un pittore, adesso, colorerà aurore e tramonti,
scoprirà nuovi sereni mondi,
guardando alla nuova realtà dalle sfumature delicate
accogliendo ciò che prima negava e che ora respira.
Ed ora raccoglie i petali che gli profumano l' animo
con passi cauti che lo aiutano a spiccare il volo!
Ascolta la sua voce! Lui ti parla della vita:
un ' ipotetica Vittoria o anche una Sconfitta!
Una ruga da percorrere... perché ogni ruga è:
la danza della vita,
un ricordo, un attimo vissuto, un addio, un amore ...
(Rita Scelfo)
Scrdino Marisa
L' AMORE È CORAGGIO
Credere che l'amore non esista
è un pensiero triste,
perché.... è l'amore che muove il mondo,
è l'amore che ci tiene in vita,
è l'amore che ci dà' la voglia di fare,
di affrontare le avversità di ogni giorno,
è l'amore il nostro respiro,
è l'amore che da' il sorriso.
Senza l'amore la vita si spegne,
il cielo non è più azzurro,
il sole non da' più calore.
Senza l'amore non si spera,
si brancola nel buio.
L'amore è necessario e non si può farne a meno.
L'amore c'è, ma si deve cercare,
perché talvolta è nascosto,
ma sempre pronto per essere capito,
desiderato in ogni età e soprattutto
è nell'amore che ci vuole coraggio.
(Marisa Scordino)
Seidita Antonella
LA MEMORIA DEI SOGNI
Nel sogno viaggio
nei meandri dell'anima,
guardo ferite frastagliate
e sfioro pensieri sterili.
Le mie debolezze,
coperte da falsi colori,
approdano in un buio senza sogni.
Nel viaggio tormentato
sento le mie lacrime
che rammentano
ricordi ormai sbiaditi.
Un'altra notte scivola tra le memorie
e al soffio di un nuovo vento
il suono della tua voce
nutre il mio coraggio
e inizia un nuovo viaggio.
(Antonella Seidita)
Serio Anna
PENSIERO FOSSILE
Immobile è il tempo
nel pensiero che non evolve
in nuove gemme di vita.
E non risorge,
ma resta inchiodato alla lignea mente
in attesa del tarlo a crear fessura
da cui possa entrar la luce
e la calda arsura,
dei sogni appesi alle stelle
e del sole che assedia le finestre
socchiuse ai confini del cuore.
(Anna Serio)
Siani Stefania
LA FRASTAGLIATA PAUSA DELLA GUERRA
Non sento più il silenzio e il freddo,
mentre mi incammino
nella luce perlacea dell’alba.
Il rumore della guerra è fermo.
Bambini dal pianto silenzioso
mi guardano passare
con muta rassegnazione,
tra le macerie e il fango.
Un sole acerbo,
dona tiepidi schizzi di arancio,
ai vetri frantumati,
alla sparpagliata distruzione.
Quel che resta di una porta
mal cela corpi straziati
e rovine di una casa.
Immortalo vita senza vita,
in scatti colorati
di disastro e di polvere grigia.
Immortalo occhi vitrei,
rivolti ad un cielo
senza stelle e senza sole.
L’ultima ombra sbiadita,
osserva impotente,
dietro un velo, dietro un vetro,
la frastagliata pausa della guerra.
(Stefania Siani)
Siani Stefania
EQUILIBRIO PRECARIO
Mentre ancora ti penso,
inciampa e fugge
il mio precario equilibrio,
vecchia croce
che stancamente trascino
e mal sopporto.
Piange la mia anima,
sciolta in rigagnoli
di luce lieve e lenta
e, mentre il sole buca
un cielo a tratti tinto
di luce amaranto,
pollini di nuove stagioni
volano tra le ali
di variopinti uccelli,
alla ricerca di nuovi nidi.
E cosi dalla vita guardinga,
e senza soste
stanca la mia ombra
si accomiata
e lascia la scena.
(Stefania Siani)
Sirch Francesca
SARÒ LIBERA
Sarò libera
Da tutte le paure,
Volero' alta
Come un aquilone.
Potrò ridere
Liberamente
Senza paura
Di inciampare
Nelle maschere
Dell'oblio,
E sarò io
Coi miei colori
Coi miei umori
Coi miei sorrisi
Che ti tolgono
Il respiro,
Sarò io
Spontaneamente.
Sarò quel che sarò,
Ciò che avrò costruito
Lottando controvento
Con fatica e sudore.
(Francesca Sirch)
Sorcinelli Alessandra
NON FAR SAPERE
Del cacio e delle pere
non devi far sapere
al contadin che veglia
sopra campagne intere.
Non devi far sapere
il gusto della vita
non dar guizzi di gioia
a quelle menti austere.
Non devi far sapere
di quelle volte in cui
il gusto assai salato
di lacrime hai provato.
Non devi far sapere
nemmeno dei sorrisi
rinchiusi come sogni
in fondo al cassettone.
E guai se fai sapere
di quelle dolci sere
di quelle dolci ore
passate assaporando
i frutti del giardino.
Le pere dolci e il cacio
connubio di sapori
immenso tal piacere
non devi divulgare:
ti devi castigare
o il contadino lesto
te lo fara' scontare.
(Alessandra Sorcinelli)
Spera Maria Rita
PER FARE
Dolci volle fare,
per fare festa.
amicizia volle regalare,
per poter volteggiare
tra tanti amici.
Al mare al tramonto
si volle recare,
per fare il suo cuore pulsare.
Volle un bel sogno
al suo io regalare,
per poter fare
un discorso poetico
ma non frenetico,
che di calma parlasse
ed anche di cose
future ma durature...
(Maria Rita Spera)
Spessa Gaia
18 APRILE 1993
All' alba è avvenuto
lo schianto.
In un lampo
tutto è muto.
Eri il primo di tre fratelli.
Uniti li tenevi,
in un abbraccio li stringevi.
Non hai potuto salutarli.
L' odore del sangue
non l'hai sentito,
eri già angelo.
Quello che segue
è assai peggio.
Eri un agnello
strappato al tuo pastore
sotto questo cielo grigio.
La tua pelle pallida
contrastava con i tuoi lividi
violacei sotto gli occhi azzurri.
La tua pelle gelida, troppo fredda.
Il gelo senz'anima
in quel mese di aprile.
I tuoi occhi ormai ciechi
sono rivolti verso l'erba morbida.
L'erba sfiorava la tua mano
senza polso.
Ormai di te rimaneva solo l'ivinvolucro.
Chi ha pianto più per te è stato il nonno.
Il nonno, senza farsi scovare.
La rabbia lo trascinava
in un limbo di depressione,
in un universo di rancore.
Tutto ciò per un bicchiere,
un bicchiere di troppo.
Non è stata colpa tua,
ma di quel pirata che sfrecciò.
Avrei voluto conoscerti, zio.
Ci manchi troppo.
I nonni soffrono sempre.
Digli di aiutarli a Dio.
Bisogno ne hanno.
Prima o poi ti verrò a trovare,
e ti insegnerò a suonare.
Ricordati che ti vogliamo bene.
(Gaia Spessa)
Spiaggia Gianna
SULLA RIMA DEL CUORE
E se la voce non giunge
E se il silenzio sopraggiunge
E se il sorriso si perde
E se la notte si disperde
E se l'attimo finisce
E se l'anima sfinisce
Ogni lacrima muore
sulla rima del cuore
(Gianna Spiaggia)
Sposito Claudio
SARÒ SEMPRE CON TE
Ciao
stasera faccio tardi
Il lavoro sai
Lo so
Ti chiedo troppo
Cerca di non arrabbiarti
Ciao
Si è fatta notte
Il lavoro sai
Ti chiedo scusa
Cerca di dormire
Torno presto
Ciao
Oggi non torno a casa
Il lavoro sai
Cerca di non piangere
Sarò sempre la luce del tuo cammino
Sarò sempre la coperta della tua notte
Sarò sempre il faro del tuo giorno
Sarò sempre gli occhi che guardano avanti
Sarò sempre e per sempre nella tua vita.
(Claudio Sposito)
Stagnitti Lucia
EMOZIONI
Dimmi ciò che senti!
Dillo con tutto.....fuorchè con le parole!
Parlano le mani.....un gesto.....una carezza,
che sfiora il viso,piano e infondo a tutto ciò che è nascosto!
Chiudi gli occhi.....e....ascolta le parole che non ti dico!
Ascolta l'Emozione che ti dà il mio silenzio!
E fà silenzio anche Tu!
Ascolta con il cuore ciò che dicono i miei pensieri
e scoprirai in me qualcosa nascosto di Te stesso!
(Lucia Stagnitti)
Stan Maria Magdalena (Romania)TRENUL VIEŢII LA CAPĂT DE DRUM
Se topesc cele douăsprezece cifre romaneca în “Persistenţa memoriei” a lui Dali.Ceasul lacom rumegă,secundă cu secundă,din pita rumenă a nemuririi,scobindu-se cu limbile incandescenteprintre roţile dinţate,hrănind muritorii de rândcu bucăţi mici şi pătrate de anafurăînmuiate în mirul speranţei.Ticăitul sacadatprelungeşte agonia începutului de sfârşit,stropind clipa din belşugcu fiori spasmatici culeşide pe spinări de anotimpuri.Reveria delirantă a lui Salvadorînfăşoară pe-un fuiorpânza vieţii ce-a ajuns la capăt de drum,într-o gară sinistră şi respingătoare.Trenul vieţii frâneazăcu scârţâit de roţi,încovoind şinele ostenite.Fluierul de tic-tac suspinăcu suflul astmatic întretăiat.O voce macabră răsunădin măruntaiele pământului:“- Călătoria s-a-sfârşit!Aţi luat bilet de dus,dar nu şi de întors.” (Maria Magdalena Stan)
Traduzione di Doina-Maria Constantin - IL TRENO DELLA VITA ALLA FINE DELLA STRADA. Si sciolgono I dodici numeri romani/ come in “La persistenza della memoria” di Dali/ Il orologio goloso ruminare,/ secondo per secondo,/ del pane ben cotto del imortalità/ scavandosi con le lingue incandescenti/ fra le ruote dentellate,/ nutrendo i comuni mortali/ con piccoli pezzi di santo pane/ bagnati nel unguento della speranza./ Il ticchettio convulso/ prolunga l’agonia dell’inizio della fine,/ spruzzando il momento con abbondanza/ con bridivi spamodici/ dalle spale delle stagioni./ La delirante fantasticheria di Salvator/ avvolge su un ramoscello/ la tella della vita arrivata alla fine della strada,/ in una stazione ferovviaria sinistra e ripugnante./ Il treno della vita frena/ con lo scricchiolio delle ruote,/ piegando le rotaie stancate./ Il fischio di tic-tac sospira/ con il respiro asmatico irrigidito./ Una voce macabra echeggia/ dalle viscere della terra:/ “Il viaggio è finito!/ Hai presso un biglietto solo andata/ non anche per ritorno.”
Stefanini Anna Maria
FINE E PRINCIPIO
Su davanzali di pioggia
appoggio lieve stasera
la mia malinconia.
Naufraga talvolta
l' anima troppo fragile
fra tempeste e cielo.
Perduto ho ormai
anche l'ultimo velo
dentro tacite chiese.
Osservo in silenzio
lo sguardo che ferisce;
sorrido e sono triste.
Lame di parole fanno
a brandelli la luna
e tutte le mie poesie.
Mani avide frugano
già nelle tasche della vita
a cercar sogni, sorrisi recisi,
giorni uguali incisi sui rami
e quei visi cari perduti,
nella quiete del cielo, caduti.
Perdono e stringo al petto
la serpe che mi morde.
Nei fondi del mio caffè
serena sale la notte
e lascia al cuore l'attesa
d' una fine che sia principio.
(Anna Maria Stefanini)
Stoica Dorina (Romania)
CATE CEVA DESPRE CE N-AM AVUT, N-AM PUTUT SAU N-AM VRUT
N-am avut o iubire întreagă,
să pot spune c-am fost un om fericit.
Am primit mereu doar mere mușate
și-am întâlnit numai oameni
prin care am păcătuit.
N-am avut niciodată o vară întreagă
în care să umblu pe unde-aș fi dorit.
N-am avut decât obligații și sarcini
să le duc singură la bunul sfârșit.
M-am legat cu mii de uitate neiertări,
de locuri, de lucruri și de trecut.
Am dus mereu în cârcă spre groapă,
pe cineva drag, ori vreun necunoscut.
De șaptezeci de ori câte șapte, n-am iertat
că n-am vrut, ori nu am putut.
N-am dăruit atât cât aș fi putut da,
n-am avut nici curajul sa fac atâtea păcate,
câte Dumnezeu mi-ar fi putut ierta.
Să las în urmă lumea,
să pun pentru-o altfel de viață un nou și bun început,
n-am putut, ori poate n-am vrut.
(Dorina Stoica)
Traduzione dell’autrice - QUALCOSA SU CIO CHE NON AVEVO, NON POTEVO O NON VOLEVO. Non ho avuto un amore totale,/ per potermi chiamare felice/ ho ricevuto solo mele addentate/ e ho incontrato solo uomini/ che mi hanno trascinato nel peccato.// Non ho mai goduto/ di un intera estate/ in cui camminare dove avrei voluto/ non ho avuto/ che obblighi e compiti/ da portare sola a buon fine.// Mi sono lasciata incatenare/ da migliaia di rancori dimenticati,/ del luoghi, delle cose e del passato./ Ho portato/ sempre sulle spalle verso la tomba,/ qualche caro, o qualche sconosciuto.// Settanta per sette volte,/ non ho perdonato/ che non ho voluto, o non ho potuto./ Non ho dato quanto avrei potuto dare,/ non ho avuto/ nemmeno il coraggio di fare tanti peccati,/ quanti Dio avrebbe potuto perdonarmi.// Lasciarmi il mondo alle spalle,/ per una vita diversa/ un nuovo e buon inizio,/ non ho potuto, o forse non ho voluto.
Suma Antonio
AMORE
Sentimento nobile è l'amore,
gemma rara di inestimabile valore.
Reliquia antica che pochi possono sfiorare,
perché è facile dire t'amo ma è più difficile amare.
Sentimento nobile è il nobile amore,
conosciuto solo da rarissime persone.
(Antonio Suma)
Tagliabue Antonella
COME BRINA D’AUTUNNO
Ai bordi del silenzio al cospetto della riva
il lago mi parla
mi sussurra nuovi linguaggi
depositati nella brina d’autunno.
Cristalli di ghiaccio tesse rigida la notte
e l’alba s’alza nel brillio solitario
imperlata di minuscoli ricami.
Fini fili eleganti ragnatele impreziosite
ghirlande in fulgide trame dal brusio bianco
intrecciate di seta appese ai rami
e sugli alberi festosi grappi,
dentro un silenzio quasi di neve
da fermare il tempo.
Sui fili d’erba perle coricate
gemme iridescenti dal chiarore delicato
essenze di prime luci al mattino
e il sipario apre sul lago.
Investita di nuove fragranze
nell’opalescente incontaminato scenario
i miei pensieri si diradano
mentre contemplo candida meraviglia.
Polarità sospese in panna di nuvole
e velature d’azzurro proiettate dal cielo
si fanno ampio spazio.
Sfumature marmoree bisbigliano nuove atmosfere
sulla piana lacustre
gentili riversano il loro buongiorno
accanto ai toni dorati
delle canne ormai secche.
La magia dell’incontro argentata di bruma
e la velatura del vento mi avvolgono
candore dalle montagne scende a disegnare il giorno.
Il germoglio d’alba lentamente s’apre
e tacito si fa il mio respiro,
anche la fauna indisturbata intreccia discorsi
in battiti d’ali disegna mulinelli e sguizzi,
tinteggia l’eco richiamo
che avvolge tutto di insolita rara bellezza.
Sullo sfondo la radura
livida di timido sorgivo sole
irradia e sovrasta la fitta boscaglia,
delinea armonie che si adagiano discrete
nei brusii dello specchio d’acqua
creando magie di parole dipinte
depositate nella quiete del mio sguardo.
Accanto al pontile congelo le immagini
per farne gocce cristallizzate nel tempo.
Sulla sponda i miei passi si fanno saluto
diventano cantica,
resta sola la voce del lago
nei sussurri di fine novembre.
(Antonella Tagliabue)
Taibi Flavio
CANTANO GLI UCCELLI
Cantano gli uccelli,
quando la notte si allontana e il giorno si avvicina,
quando giungono le prime arie del mattino,
quando nel cielo le nuvole pingono sfumature
e son tanti i sentimenti che ci voglion rivelare.
E lì, ove uccelli volan su orizzonti segnati da infiniti mari
Già Sole va a riparo,
e con una scia d'arancio dimenticata nel cielo
si inchina a sorella Luna che pian piano si innalza fluente.
(Flavio Taibi)
Talignani Andrea
UNA CAREZZA SUL CUORE
Saranno parole sussurrate
respirate da un alito di vento
che ti avvolgeranno in un abbraccio
una lieve carezza velata.
Un tuffo dentro
quel bisogno di rosa candido
una lacrima che sale
fin sopra le nuvole passanti.
Afferrerò quel cuore fra le mani
sentirò ogni rumore attorno a noi
svanire nel nulla più completo
in una piuma che narra la sua sintonia.
Resto a guardarti piano
a contare quel secondo di noi
a vivere in un pensiero veloce
con i piedi ad un passo dal cielo.
Nella notte toglierò il sonno
ascoltando quel sogno che sfocia
un'immagine proiettata al di là
di me, di te,
del futuro che già conosciamo a memoria.
Sospira un'altra volta il mio nome
inala il suono che ci confonde
che ci accresce in un battito
quel mio vivere a te donato.
Senza indugi e timori
ti prenderei per mano
e ti porterei in quel luogo nascosto
quello che nessuno conosce.
(Andrea Talignani)
Tanelli Antonio
IL VISIONARIO
Fallo !
Nel tuo conto aperto
col destino
sorridi
come solo quelli forti sanno fare
impressionando e
impressionandoti
per la leggerezza
e l'audacia
con le quali convoli a giuste nozze.
Sorridi da clown
imbrattandoti
di comicità
di felicità
di spensieratezza,
e ridi
senza un'apparente motivo,
pieno di speranza
come un pazzo visionario
che uscito dal suo periodo nero,
s'è scucito la bocca e slegato le mani
sconfinando nell'infinito per rimodellare la vita.
(Antonio Tanelli)
Tardino Giuseppe
LU PUVIRIEDDRU (siciliano)
Tutta la notti avia nivicatu
Ca di lu forti friddu si muria
Un puvirieddru camina arrunghiatu
Pi truvari tantì di pani pi la via
Tutti li porti iddru tuppiava
E mancu nuddru ci detti sintura
Di la forti fami lu vicinatu si girava
Disperatu pi la so svintura
Finarmenti ci grapì un gran signuri
Anima nobili e di cori ranni
Mezza lira ci stava dannu cun amuri
La muglieri ca avia a lu latu lu trattinni:
“Chi ci duni tutti sti dinari?”
“Dacci nna nicula, sennò s’abbuffa e mori”
“Li persuni s’anna accuntintari,
Ca nun siemmu genti senza cori”
Lu puvirieddru accumincià a parlari
Picchì nna cosa si sintia di diri:
“A so muglieri la nicula ava dari”
“Ca di bisuegnu n’avi a mai finiri”
“Iu ringraziu a Vui pi lu so pinseri,
ca cu la so bontà mi dava un po’ di pani,
ci dicissi a la so beddra muglieri
ca iu, muertu pi muertu, mueru di fami”.
(Giuseppe Tardino)
Traduzione dell’autore - IL POVERELLO. Tutta la notte aveva nevicato/ e si moriva dal troppo freddo/ un poverello camminava tutto intirizzito/ per trovare un po di pane per la via// Tutte le porte bussava/ e nessuno si faceva vivo/ per la forte fame girava l’intero vicinato/ disperato per la sua sventurta// Finalmenti aprì un gran signore/ anima nobile e di gran cuore/ mezza lira stava donandogli con amore/ la moglie che aveva accanto lo fermò:// “Cosa gli dai tutto questo denaro?”/ “Dagli una piccola cosa, altrimenti si ingozza e muore”/ “Le persone si devono accontentare,/ perché non siamo gente senza cuore”// Il poverello cominciò a parlare/ poiché si sentiva di dire una cosa/ “A sua moglie una piccola cosa deve dare,/ perché ne ha bisogno a mai finire”// “Io ringrazio a lei per il suo pensiero,/ perchè con la sua bontà mi dava un po’ di pane,/ le dica alla sua bella moglie/ che io, morto per morto, muoio di fame”.
Tarsi Antonio
IN VITA DI RAFFAELE QUARTA
ti conobbi una lontana lontana lontana
fredda sera d’inverno
in quei giorni che si respira l’aria dolce del Natale
mentre tutti aspettiamo
la venuta al mondo del bambino che divise il tempo
eri seduto sulla soglia del borgo antico della mia città
sopra di noi sul nostro Salento un cielo stellato senza limiti
“quello è mio marito”
mi voltai ti guardai
la piazza brulicava di presepi
l’allegria dell’attesa tra pastori grotte palazzi capanni
tra sovrani popolani greggi infanti innocenti carnefici
del piccolo che metteva in ginocchio i potenti
i custodi del tempio
e sollevava in alto in alto in alto
i senza tetto i senza fissa dimora
quelli che il mare si vuole inghiottire
di colui che faceva tremare le montagne
e divideva le acque
eravamo tutti felici
felici di quel cielo stellato delle luci dei nostri presepi
correvano spensierate le ali della tua giovinezza
di quella di tutti noi
non ti ho più rivisto
il tempo divora macina tutto di noi
ingiallisce tutto
spegne i cieli stellati allontana l’aria dolce dei natali della nostra vita
confonde le nostre attese
manda lontano i nostri figli
ci salvano solo gli occhi del nostro primo ed ultimo amore
cerco e ricerco nelle lingue europee quello che vorrei dirti ora
tra l’angoscia ed una chiesa del borgo antico autentico della tua città
che smorza tutto
come autentico sei stato tu
nel salone dove eri ad attendermi
arrancavo le scale per salutarti
mi sono come sentito nel palazzo d’inverno della Piazza Rossa
leggero ho rifatto quelle scale
quasi volando
amico mio di una sera d’inverno di un cielo stellato che non so
ti ho rivisto sull’uscio di una putea
del tuo borgo autentico che conoscevi bene
sul cartello di un vecchio scritto a mano ho letto cosi:
“Ciao Raffaele persona perbene”!
amico ho parcheggiato
a piedi ho raggiunto la tua chiesa
mi sono perso tra le sue navate i suoi altari
ho stemperato pian piano l’angoscia nella tua attesa
amico caro ero fermo a quella notte stellata d’inverno
al mio paese si festeggia il santo che volava
al ritorno non ho trovato nessuna festa
amico caro hai salutato tutti in un giorno di fine estate
di questa nostra lunga estate salentina
capace di stordirci di portarci lontano
dai santi e generosi ulivi dai frutti di questa nostra sorella terra
dai nostri mari occhi e specchio delle antiche dee
dal nostro jonio che le generava
venerate da tutti i poeti della nostra bella Itali
amico mio al volante della mia macchina ti ho rivisto
ti ho rivisto rivisto rivisto
in un anno che non ricordo
in un giorno senza ore
mentre il tempo il nostro tempo scivola
tra ieri oggi e parte verso il domani
ma io ti ho rivisto rivisto rivisto
sull’uscio di quella vecchia sgangherata putea di un borgo autentico
“Ciao Raffaele persona perbene”!
si è fatto tardi amico mio
dal cielo calano le prime ombre di una sera lunga
lunga lunga lunga
ma ne sono certo amico mio caro
ci rivedremo ci rivedremo ci rivedremo
ancora ancora ancora!
(Antonio Tarsi)
Tassone Giuseppe
I VECCHI
Sono cresciuto ascoltando i vecchi,
seduti attorno alla ruota con il braciere,
raccontare storie.
Storie d’amori, di miracoli.
Storie di tragedie, di giovani amanti
partiti e mai tornati
dalle terre di guerra:
padri che hanno sepolto i loro figli!
Storie di donne mai possedute e
di uomini che vantavano
d’aver visto, nell’ombra della sera
durante la processione del Santo,
una caviglia scoperta.
Raccontavano ed io ascoltavo!
Raccontavano e man mano crescevo!
Mi addormentavo tra le ginocchia
delle vecchiette e sognavo le loro gesta,
cercando di vederle giovani e mi svegliavo
sui loro racconti infiniti mentre la mano,
rugosa e non più ferma, accarezzava
la mia testa e cullava i miei pensieri
che si andavano formando!
Una sera poi qualcuno non veniva più,
un pezzo di ruota rimaneva libero
e le storie mai raccontate restavano
nel segreto di una tomba
nel vecchio cimitero del paese.
(Giuseppe Tassone)
Ţenu Irina Cristina (Romania)
MAI SPUNE CEVA...
Mai spune ceva...
Iubirea te-ascultă, cuibărită în tăcere,
Sub brațul firav al castanului brav.
Mai spune ceva...
Apusul așteaptă să-ți poarte în noapte,
Pe buza tremurândă a lunii, cuvântul cel tainic.
Mai spune ceva...
Sub mii de stele în dans,
Sărutul nostru să fie
Răsărit de amintire.
Mai spune ceva...
Otrava rămasului bun
Să îmi pară lapte cu miere.
Mai spune ceva...
(Irina Cristina Ţenu)
Traduzione dell’autrice - DÌ QUALCOSA DI PIÙ... Dì qualcosa di più .../ L'amore ti ascolta, immerso nel silenzio,/ Sotto il fragile braccio della coraggiosa castagna.// Dì qualcosa di più.../ Il tramonto sta aspettando di portare nella notte,/ Sul labbro tremante della luna, la parola segreta.// Dì qualcosa di più.../ Sotto migliaia di stelle nella danza,/ Nostro bacio essere/ Sorgere del ricordo.// Dì qualcosa di più.../ Il veleno di addio/ Mi sembra latte con miele.// Dì qualcosa di più...
Tognini Karen
DOVE AFFONDA L'ANIMA
Qualcosa di nudo
e un equilibrio instabile
Qualcosa di morbido
dove affondare l'anima
In un mare che ti respira
tra occhi e cuore
(Karen Tognini)
Tomarchio Rosario
PASSI NEL BUIO
Cammino di notte
per la lunga strada verso casa.
Strada buia e fosca,
dove il cuore per paura
o per emozione si può frantumare.
A farmi compagnia
la mia vagabonda anima.
Negli angoli più nascosti,
all’ombra della notte
brillano occhi tremolanti
che gridano misericordia.
Brillano occhi nascosti dal mondo
e gridano al mondo
per far parte del mondo.
Tutto tace e il silenzio
viene interrotto dal fruscio
delle secche foglie
che aspettano in silenzio
le prime luci per vivere l’illusione
Della città.
(Rosario Tomarchio)
Torres Tania
QUANNU ERU NICA (Siciliano)
Quannu eru nica tuttu era chiu' veru
tuttu era megghiu ,ogni cosa facia la differenza
Quannu eru nica l'aria ca' si rispirava era chiu' pulita
Aria ruci e profumata ciavuru ri zagara e limiuni
ciavuru ri cosi semplici i na' vuota
ciavuru ri ciura ..
Quannu eru nica c'era a famigghia riunita
pi' manciari tutt'insemmula a parrari.
Me patri e me matri m'insignavanu l'erucaziuni
e c'era tantu rispettu, la genti si battiva u petto
Quannu ero nica machini un c'innieranu
eranu poche tutti insemmula a parrari
quannu ci si viriva pi la strata a passiari
Quannu ero nica sarò antica, eranu avutri tempi
si stava megghiu cirtamenti
ancu si unn'aviamu nenti
(Tania Torres)
Traduzione dell’autrice – QUANDO ERO PICCOLA. Quando ero piccola tutto era più' vero/ tutto era meglio ogni cosa era differente/ quando ero piccola l'aria era più' pulita/ si sentiva l'odore della zagara e dei limoni,/ profumo di cose semplici di una volta/ profumo di fiori…/ la famiglia sempre riunita/ per mangiare e per parlare/ mio padre e mia madre mi insegnavano l'educazione/ e c'era tanto rispetto nella gente/ Quando ero piccola non c’erano macchine/ o erano poche si camminava a piedi e ci si fermava a parlare/ con le persone quando si incontravano a passeggiare/ Quando ero piccola forse sono antica ma erano altri tempi/ dove si stava meglio/ anche se non si aveva niente
Torriglia Grazia
ERIN
Io sono la musa
quella della poesia,
canto il parto di ogni stagione
che ogni poeta ascolta e di cui scrive.
canto il verde dei prati e il blu del mare
la pioggia e la tempesta
che affligge ogni cuore,
le gioie ed i dolori
di tutti gli amanti,
il sorgere dell"Alba ed i tramonti.
Io sono Erin la musa del poeta
che dei suoi sogni erotici non fa mistero
e li descrive con senso di pudore
a volte
o con la veemenza della tempesta dei sensi.
Mi vesto leggera in ogni tempo
poiché ogni stagione dei suoi colori mi possa adornare,
ed ogni mistero possa essere colto
nell'avvenenza delle trasparenze.
Mi chiamo Erin e sono la musa della poesia.
(Grazia Torriglia)
Trentino Mario Michael
LEGAMI INDISSOLUBILI
Sguardi, sorrisi, emozioni, ricordi, lacrime,
Vivono nei meandri del cuore,
nelle profondità dei nostri pensieri.
Quando gli occhi non possono vedere o percepire,
si trasformano in estrema gioia.
Legami oltre le apparenze o l'aspetto fisico,
Percorrono strade invisibili,
Cambiano forma diventando comprensione e ascolto,
come due pezzi di un puzzle ben incastrati.
Siamo quella pazzia al di sopra di ogni stupida ragione,
un linguaggio che il resto del mondo non comprende.
Luminosa la tua fragile pelle quando si posa al sole,
angelo bellissimo dalle ali candide e trasparenti,
raggio di speranza nelle oscurità del mondo ormai decadente....
(Mario Michael Trentino)
Treppiedi Totò
DESTINO
Cadde lo spirito in profondo letargo
vagando ai confini del cosmo
in cerca del più recondito io.
La solitudine, immersa in profondo silenzio,
emana una ebbrezza indescrivibile,
tale da desiderare il non più ritorno.
L’umanità, un buco nero nell’universo,
inspiegabile e oltremodo irraggiungibile,
è immersa nei suoi mali e nel suo egoismo.
L’epopea della sua storia
oramai lisa e consunta,
giunge così alla fine dei suoi giorni.
Di notte la luna riverbera la luce del sole
sul pianeta azzurro ormai sempre più grigio.
In cielo miliardi di punti luminescenti
lontani anni luce brillano nel buio.
Ci ricordano di altri mondi possibili,
mentre il nostro inevitabilmente decade.
L’universo sostituirà il genere umano,
nuove forme di vita si profilano all’orizzonte.
Il canto della morte del cigno
già risuona malinconico nell’aria,
essenza di un presente senza più futuro
ed un passato già sepolto e dimenticato.
Misero destino, l’umanità,
fautrice della propria fine,
l’apocalisse, ci troverà inermi,
agnelli sacrificali, carnefici di noi stessi.
(Totò Treppiedi)
Trovato Giancarlo
IL VENTO
Chiusi gli occhi al tuo fremito passare
attraverso la tua scia i miei sogni vedo andare
quasi sminuito e persi!
In te mi rifugio nel silenzio del tuo suono,
Nel rumore degli alberi da te accarezzati.
In te mi immergo nell'udir il suono di foglie
che con immenso slancio percorrono le vie!
Ma....funeste son le prove che a te rivolgo
il cancellare dubbi e dilemmi
il sopperire dei miei traumi!
A te ripongo le mie lacrime
affinché tu li porti via dal mio viso
solcato ormai da un immane oblio!
Soffia o mio forte amico!
Soffia sulle vite
Soffia sui sogni legiadri!
Porta tutto ciò altrove
sicuro che laggiù un'altra anima ti chiederà ciò.
(Giancarlo Trovato)
Truncellito Gianluca
PAURE
Il cielo si abbassa,
mi opprime.
La terra mia unica dimora,prima.
L'aria mi circonda d'amor.
Trasportato dai mille pensieri,
m'incammino nel vicolo delle paure.
Ogni scusa penetra nelle mie membra,
se solo sapessi che costruiscon casa
sulla sabbia!
Lancio un sassolino,
mi sveglio,ma non dalla mia coscienza.
Cerco la serenità,che si beffa di me,
gioca con il mio corpo,
con la mia mente.
Arriva la notte,
il buio.
Il cielo si alza e,
il sonno mi porta via.
Non provo più dolore,
sono in pace,
è solo un illusione...
(Gianluca Truncellito)
Tuccari Carmela
MADRE
Hai varcato quella soglia
madre, senza far rumore
e sei là dove s’acquieta
il cammino della vita
nell’abbraccio del mistero
sconosciuto a mente umana.
Ora, denudata immagine
ravvisi la fatuità di quel mondo
che fu tuo ed è ancor mio
dove le paure e l’angoscia
ti resero forte e vigile nel volgere
dello sguardo deciso all’essenziale.
Allora nascondevi il fragile
bagaglio di speranze e d’attese
dietro il ventaglio d’un pensiero
o la delusione in una lacrima
scivolata troppo in fretta
nel nodo d’un fazzoletto.
Oggi mi resti accanto, madre
col fare più discreto dei giorni
sbriciolati nell’incomprensione
d’un distacco, forse non voluto
e mi sorreggi nel mio incedere
incauto dietro fatui miraggi.
T’accompagni al mio andare
con quel sorriso timido
che conobbi fermato nel lampo
d’una foto in bianco e nero
e ti ripeti nei gesti e nel dire
col consueto trepidante moto.
Ora la tua voce, madre, riempie
il vuoto scavato dai miei silenzi.
(Carmela Tuccari)
Usuardi Annalisa
PROFUMI D'ARIA
Di liquirizia il profumo del prato
Dolce disteso sul fieno tagliato -
Tra ciocche di rosolaccio che ride
Verdi a maggio del grano le spighe -
Nel meriggio silente di animali
Lieve e rotondo il ritmo dei pedali,
Mentre svelta lontana e solitaria
Una figura appar che fende l'aria.
Ai bordi della strada oltre i fossati
Case stalle e fienili colorati -
L'ombra fresca d'una cappelletta
Meta del lungo giro in bicicletta -
Dalle fronde protetta una panchina
E sull'ara una bianca madonnina -
Ristoro breve all'aura del roseto
Trovano entrambi in luogo tanto quieto
E parimenti al soffio della brezza
Inattesa e leggera una carezza,
Che al ritorno ridona la frescura
D'una quiete serena e duratura.
A fior dell'onda resta la parola...
Ma dritta al porto ancor volge la prora.
(Annalisa Usuardi)
Vargiu Laura
NATALE DI GUERRA
(A quel Vicino Oriente dove Cristo nacque e continua a morire ogni giorno)
Echi di guerre dimenticate
rabbiosi squarciano i cieli d’Oriente
smarritisi nello strazio arcano dei boati
tra macerie sanguinanti e nere colonne
d’un fumo acre d’odio e di morte.
Lungo sentieri di profughe marce,
il cuore affondato nel fango
di stagioni inaridite e stanche
ecco trascinarsi fin alla città di Davide
una volta ancora tristemente
il Verbo che si fece carne.
L’attendono non più una
ma mille impietose mangiatoie
e migliaia di dinieghi indifferenti,
a milioni novelle stragi d’innocenti.
Che cosa conta l’affamato pianto
negli occhi bombardati dei bambini
dinnanzi alla pingue protervia dei potenti?
Quante vergini partorire ancor dovranno
il loro intimo quotidiano dolore
nello stupro asfittico del mondo?
Nessuna compassione né redenzione
fiorisce in questo deserto di filo spinato,
terreno inferno d’amaro pianto
dove alcun dio non vorrebbe esser nato
poiché nascita è preludio già di croce.
Ma pur nella notte dell’esistenza più atroce
mentre marcian da Oriente echi di guerra
cerchiamo fili di luce, illusioni di speranza
e della pace l’errabonda stella.
(Laura Vargiu)
Venticinque Giuseppe
BELLI E PUTTI
Dialogo in emersa
memoria la scena
archetipica o credo
di immaginare,
l’insonne composizione
che appartiene al passato,
in questa conversazione.
Fratelli ratratti belli e putti,
simili a un deserto
da attraversare bruscamente,
nel buio dell ignoto.
I gesti che ritornano a sottostare
l’essere incastrato sotto la pietra,
bloccato su un confine
negli angoli di strade.
Sui nudi seni
penduli da svuotare,
in cuor vostro
le coppe da riempire,
gravami il pesante
fardello sulla schiena,
fratelli la vita non
sarà più la stessa,
mentre la chiave
d’accesso minaccia
di tornare indietro,
fermarsi o se sia giusto,
andare avanti,
in petto alla bellezza.
(Giuseppe Venticinque)
Verzulli Luca
FORSE TI AMO
Lo prendo come un complimento non verbale
questo tuo venirmi a cercare
ma io sono strano
non l'hai sentito il telegiornale?
Che ho preso troppe medicine
e mi sono strappato tutte le unghie?!
Forse dovresti starmi lontana
non riesco a respirare
forse il mio cuore ora esplode
o forse ti amo
Tu mi cerchi sempre
ed io non so trovarmi
ho provato ad organizzarmi
dicono che aiuta, mettere a posto
in ordine la propria camera
ho provato a venirti incontro
ma ad ogni passo avanti
mi fai strisciare di due indietro.
Mi vieni a cercare nei momenti più bui
e mi parli con quella lingua
che non ho mai capito
non si può studiare
in alcun libro, perché ognuno ha la sua
con diversa punteggiatura.
Poi un bel mattino sono felice
senza di te che mi atterri le spalle
come ogni altra mattina
cercando di non farmi alzare,
ma io sono curioso lo sai...
prima o poi ti dovevo ammazzare.
Ti chiamano mostro
ma hai un significato angelico
viene a salvare le vite
di chi ha un grande desiderio
ti chiamano mostro
perchè bello da incontrare non sei
ma quando te ne vai
lasciando quel grosso regalo
finalmente sorridono gli occhi miei.
(Luca Verzulli)
Visa Marioara (Romania)
COPIL DIN FLORI
Mi se spune cu dispreț: “copil din flori”,
nu m-au vrut, m-au uitat în crâng.
‘’Am adulmecat mireasma brazilor, am dormit pe crengi de mălin
m-am îmbătat cu rășina mirului veșnicei ,
m-au hrănit jivinele pădurii
cu bulbi de timp și nectar de recunoștință, m-au hrănit.
Am crescut până la steaua de dincolo de asfințit și mai sus.
Când să-mi desfac aripile, am constat că sunt orb.
M-a orbit durerea de a fi uitat în crângul înflorit.
M-a asurzit tăcerea jivinelor îndurerate
de copilăria mea
ce înlănțuia sufletul dezumanizat de singurătate.
Nu credeți tot ce spun, e doar în imaginația copiilor uitați de lume,
e adevărată doar istoria cu orbirea, a ochilor închiși a nepăsare,
a urechilor surde la strigătul de disperare al celor ce visează
egalitate între stele.
Cică toate trebuie să strălucească la fel, să aibă aceași măreție
să nu care cumva lumina uneia, să fie mai plină de viață pentru nopțile copilăriei
decât a atleia, ce încearcă să arunce sclipiri de diamant unui cărbune de viață
uitat în adâncurile Mamei Pământ.
Nu de alta ,
dar viața trebuie impartita egal,
egal între cei ce o merită și cei ce se bucură de ea fără să o merite.
“Esti copil din flori”,
urlau când încercam să urc pe scara de mătase a Mamei Luna.
Poate au dreptate, doar că, firul existenței și florile vieții le-am țesut și sădit
în imaginația mea din mijlocul pădurii de neuroni în care m-a uitat destinul.
De aceea iubesc frumusețea copilăriei ce mă înfășoară încă în dulcea-i visare.
(Marioara Visan)
Traduzione dell’autrice - FIGLIA DEL PECCATO. Mi hanno chiamata con disprezzo: "figlia del peccato"/ non mi hanno voluta/ mi hanno dimenticata nel bosco./ Ho sentito l'odore degli abeti,/ Ho dormito in boschi di pruni,// Mi sono ubriacata con la resina dell'eterno incenso,/ Mi hanno nutrita gli animali della foresta/ con i bulbi del tempo/ e nettare di gratitudine,/ mi hanno nutrita./ Sono cresciuta fino/ alla stella oltre il tramonto e ancor più su./ Quando ho aperto le ali, ho scoperto di essere cieca./ Mi ha accecato il dolore di essere dimenticata nella fioritura./ Mi ha assordato il silenzio degli animali addolorati/ della mia infanzia/ che incatenava l'anima mia disumanizzata della solitudine.// Non credere a tutto ciò che dico,/ è solo l'immaginazione dei bambini dimenticati dal mondo,/ è vera solo la storia della cecità,/ degli occhi chiusi dell'indifferenza,/ delle orecchie sorde/ al grido di disperazione di chi sogna/ uguaglianza tra le stelle./ Dicono che tutto deve brillare allo stesso modo,/ per avere la stessa grandezza/ per non far luce solo per qualcuno,/ per essere più piene di vita le notti dell'infanzia/ una rispetto all'altra, cercando di lanciare scintille/ di diamante nel carbone della vita,/ dimenticato nelle profondità della madre Terra./ Nient’altro,/ ma la vita deve essere divisa equamente,/ uguale tra quelli che la meritano/ e quelli che si rallegrano di lei senza meritarlo.// "Sei figlia del peccato!"/ Hanno urlato mentre cercavo di salire sulla scala di seta di Mamma Luna./ Forse hanno ragione, solo che il filo dell'esistenza/ ed i fiori della vita li ho tessuti e piantati/ nella mia immaginazione in mezzo ad una foresta di neuroni/ in cui mi ha dimenticata il mio destino./ Ecco perché amo la bellezza dell'infanzia che mi avvolge ancora in un sogno dolce.
Vitrano Anita
INZUPPATE MEMORIE
Come sementie disseminata in un campo sterile
l'inganno prospera sulla debolezza degli ultimi
padroneggia sulla pelle degli indifesi
fino a contarne le ossa e scavarne le carni.
L'uomo vero sa come scalfire il male:
la resa disarma più dell'attacco
l'eroe vince senza combattere
se perde la vita la memoria dai posteri
gli è l'avrà resa non lesa.
(Anita Vitrano)
Volpe Nicole
HO APERTO GLI OCCHI
Apro gli occhi
vedo l’amore di mio marito
un amore vero e sincero.
Apro gli occhi
osservo il cambiamento,
ma non in senso buono...
Apro gli occhi
vedo lividi su tutto il mio corpo.
Non apro gli occhi, non ci riesco.
Non vedo più nulla.
Apro gli occhi.
È l’inizio di una nuova vita.
(Nicole Volpe) anni 16 (profilo fb della mamma Alessia Anzaldo Volpe)
Zappalà Lucia
PER POI SCOPRIRE
Nasconderti
nel bavero rialzato
a dismisura,
per un pizzico di privacy
e soliloquio.
Mani timide indaffarate
nelle tasche ingrossate
d'un cappotto fuori moda
per trovare tra cianfrusaglie
le parole necessarie,
non sapendo nemmeno
cosa aspettarti.
Per poi scoprire invece
che la solitudine è persino
più affascinante
della compagnia più bizzarra.
Che è sabbia di mare profondo
dove tra anemoni,
corallo rosso e madrepore
prendono forma
i pensieri migliori
al comando di un'armata
di belle parole;
quelle rare da collezione,
le stesse che cercavi.
(Lucia Zappalà)
Zapparella Giorgio
A NOTTE (Napoletano)
’A sera nun è ‘a notte
‘a notte è quanno tutto se fa scuro
‘a notte è quanno guardo ‘o cielo
e nun vedo manc’ ‘a luna.
‘A notte è quanno stongo sulo,
‘o tiempo scurre lento
e l’anema se spoglia annuro.
Ij ‘a notte torno criatura
e ‘o lietto è ‘na barca
ca naviga int’ ‘o scuro.
Stu penniello è ‘na spada
per cumbattere ‘e diavule
ca me fanno paura.
Tremma, allucca e cerc’ ‘a luce
pecché stanotte è
nu mare addò nun se tocca!
È nu mar
Addò me mantene a galla Dio.
Disignanno ncopp’ ‘o foglio
na luce pe truvà ‘a via
pecché pur’ ‘a notte
comme ogni paura
è figlia da fantasia,
si stanotte nun affonna,
m’abbracc’ ‘a malincunia.
Aspetto c’a schiar‘o juorno
e me porta n’ata vota l’alleria.
(Giorgio Zapparella)
Traduzione dell’autore - LA NOTTE. La sera non é la notte,/ La notte é quando tutto/ Diventa buio,/ La notte é quando guardo/ Il cielo, e non si vede nemmeno/ La luna./ La notte é quando sono solo,/ Il tempo scorre lento/ E l'anima si mette a nudo.../ Io la notte ritorno bambino,/ E il letto è una barca/ Che naviga nel buio/ Il pennello diventa una spada per/ Combattere i demoni/ Che mi fanno paura./ Tremo, urlo e cerco la luce/ Perché questa notte/ È un mare senza fondo,/ È un mare dove mi tiene/ A galla Dio.../ Disegnando sopra a un foglio/ La luce per ritrovare la via/ Perché pure la notte/ Come ogni paura/ È figlia di una fantasia./ È se stanotte non vado a fondo/ Mi abbraccio alla malinconica,/ Aspetto che arrivi il giorno nuovo/ E mi riporti di nuovo l'allegria.
Zirulia Marta
IL FRUTTO DI ADAMO
Curvo l’orrore dell’uomo
appannato dall’odio
infrange l’incanto
del telaio incensato.
E io depongo le ali sotto
l’uncino luttuoso
di quello sguardo ignoto
cui soleva bellezza tuffarsi
e nessun vanto poteva eguagliarsi.
I ricordi di ieri,
dell’eremo infante
ove splendean sogni cullanti
stridono all’impeto
dei pugni affilati
accorciando quel dì in tramonto infinito.
Ora, come ramo sottile
gocciato di urla strazianti,
invoco ristoro di una notte immortale
...e la luna stasera,
si acchiocciola lassa
sui fiori notturni.
(Marta Zirulia)
Zoccheddu Elisa
FIGLI DEL VENTO
Scarpe spaiate
e capelli arruffati,
li senti alle spalle...
hanno odore di terra
e di fuoco
mani arrossate
e unghie annerite.
Tra grigi palazzi
li vedi passare
sgargianti colori
di tele preziose.
Presepi di strada
cercano ostello.
Di molti, di tanti
si son perse le tracce
in campi sperduti
di filo spinato.
Violini, chitarre e ballate sinuose
fatte di cuore
senza maestro.
Unitevi a noi
non abbiate paura
incrociamo le mani.
Siamo figli del vento
e domani chissà...
(Elisa Zoccheddu)