Autori e poesie della seconda edizione (2016/17) - parte V - da Luc a Mon
LucArdenzi (pseudonimo di Cataldo Galasso)
GLI OCCHI DI NABHIR
Sono neri gli occhi di Nabhir
Come il fiume al crepuscolo,
vispi come il mare in tempesta.
Nabhir ha 10 anni e la vita davanti,
ma non sa che al di la del mare c’è l’abisso..
Gioca sulla spiaggia con gli altri bambini
in attesa di iniziare il suo viaggio..
fugge dalla sua terra martoriata dall’ombra scura della guerra..
ha fame e sete, ma è felice..
La sua mamma gli sorride e sorride alla vita…
Un futuro in una terra straniera, in fondo non può andare peggio di così..
Si parte, un raggio di sole attraversa i capelli scuri di Nabhir ed il mare spruzza I suoi flutti argentei sulla barca che culla il suo dolce riposo..
Ma improvvisamente le onde diventano più grandi…
Stringe forte le mani della sua mamma mentre la piccola barca si capovolge in vista della terra…ha freddo Nabhir, non riesce a nuotare, nessuno glielo ha insegnato..
La sua mamma affonda lentamente negli abissi ma Nabhir non la vuole lasciare…
Ora Nabhir non ha più fame ne sete ne freddo..
I suoi sogni si sono infranti sugli scogli dell’indifferenza e sulle spiaggia dell’ipocrisia.
Non vedrò mai più gli occhi di Nabhir ma il suo sorriso mi accompagnerà oltre l’eternità....
(LucArdenzi)
Luciani Cinzia
RICORDA
Ero chi ero cosa
lo sapevo
lo credevo.
Non ora.
Sorda ad ogni
percezione
cieca alla visione.
La scatola si chiude,
con me dentro
che' il carico pendente
snerva la mia
cinghia tesa.
Troppo ardua
la lotta a bocca
chiusa.
Scriteriato il battito
dei figli di sogni
e belle speranze.
(Cinzia Luciani)
Luraghi Maria Luisa
L’AMORE
L’amore è guardarsi intorno
vedere giorno dopo giorno
un nuovo e diverso mondo.
Sensazione che dona calore
risveglia i battiti del cuore
tal quale musica particolare
che annulla ogni malumore .
Una percezione speciale
il sogno accanto al reale,
se pensarti è dolce magia
amarti è bello vita mia!
(Maria Luisa Luraghi)
Maaß Bianka (Germania)
SCHLAFLOS
Kann nicht schlafen
liege wach, hab die Sterne schon gezählt
denk an dich, so bittersüß
doch deinen Weg hast du gewählt.
Wenn ich meine Augen schließ,
kann ich noch hören, deine Stimme,
und deinen Duft, so honigsüß,
raubt mir auch noch im Schlaf die Sinne.
Kann nicht schlafen
bin allein, hab mein Kissen umgebracht
Wut in mir, Verzweiflung, Angst
vor mir eine lange Nacht.
Will vergessen, neu beginnen,
endlich wieder glücklich sein.
Doch die Gedanken lautlos rinnen
in die Vergangenheit hinein.
Kann nicht schlafen
aber träumen, hab die Sterne ausgemacht,
die Seele spannt ihr schützend Kleid
und entführt mich in die lange Nacht.
(Bianka Maaß)
Traduzione di Giulia Argento dal tedesco - INSONNE. Non riesco a dormire/ resto sveglia, ho già contato le stelle/ penso a te, così dolceamaro/ ma tu hai scelto la tua strada./ Se chiudo gli occhi/ sento ancora la tua voce / e il tuo profumo, così dolce / che mi toglie i sensi anche nel sonno./ Non riesco a dormire / sono sola, ho ucciso il mio cuscino / rabbia in me, / disperazione, paura / davanti a me una lunga notte./ Voglio dimenticare, voglio ricominciare / essere finalmente di nuovo felice./ Ma i pensieri corrono in silenzio nel passato./ Non riesco a dormire / ma riesco a sognare, ho spento le stelle / l'anima tende il suo abito protettivo/ e mi rapisce nella lunga notte.
Macchi Nadia
LA MIA STRADA
Ho percorso in lungo e in largo la mia strada,
camminato in vie tortuose e in solitudine,
ho attraversato voragini di disperazione,
di angoscia, di dolore per trovarti;
ti aspettavo nei giorni grigi
vuoti della mia esistenza.
Ti ho trovato, preso, amato e poi perso...
In quell'attimo ho catturato di te solo amore,
emozioni, il mio sentirmi donna insieme a te,
è nato il desiderio e la passione,
travolgendoci in una voragine d'amore,
di sensazioni mai conosciute.
Destino crudele il nostro, quest'amore
svanito e ormai lontano.
Il mio cuore lacerato dalla tristezza, dal vuoto.
L'amore va vissuto intensamente, che arde dentro
e alimentato da due cuori e da una sola anima.
Ora è rimasto solo un cuore e una grande anima;
sono sicura che un giorno le nostre anime si
ricongiungeranno perché il nostro amore è
Infinito.
(Nadia Macchia)
Machado Arquimedes (Brasile)
REDE CARNAL
Sem querer tropecei em você,
Numa rede social sem querer,
Numa curtida despercebida,
Virou provocação, sem intenção,
Fatos e fotos de tudo um pouco,
Lia matérias e comentários contrários,
Mas quem sou eu pra julgar,
Rede social não é lugar ou é?
Sei lá de tudo tem, até coisas de fé,
Coisas absurdas e engraçadas,
As mais lindas mensagens,
Facilidades e vantagens,
Mas nem tudo está lá,
O carinho sinestésico,
O abraço quente e a palavra dura,
O olho no olho, Jesus e a cura,
O beijo na boca com língua e excitação,
A roupa perfumada da manhã do dia seguinte,
As conversas estressadas onde só um é ouvinte,
Ainda falta muito para qualquer rede social,
Prefiro mil vezes os deleites do prazer carnal.
(Arquimedes Machado)
Traduzione di Chiara Tiranno - RETE CARNALE. Senza volerlo mi sono imbattuto in te, / una rete sociale senza volerlo, / una pelle impercettibile, / è diventata una provocazione, / senza intenzione. / Fatti e foto di un po’ di tutto, / materiali di lettura e commenti contrari, / ma chi sono io per giudicare, / la Rete sociale è o non è un posto? / So che là tutto, persino ciò che riguarda la fede, / ciò che è assurdo e divertente, / ha i più bei messaggi, / la facilità e i vantaggi, / ma non tutto è là, / l’affetto sinestetico, / l’abbraccio caldo e la parola difficile, / l’incontro faccia a faccia, Gesù e la guarigione, / il bacio in bocca con la lingua e l’eccitazione, / i vestiti che profumano della mattina del giorno seguente, / le conversazioni stressanti in cui solo uno è in ascolto, / ancora manca molto per una qualsiasi rete sociale, / preferisco mille volte le delizie del piacere carnale.
Maffeo Giovanni
LA RUGIADA DELLE VERGINI
Umida l'aria si posa sulla rugiada delle vergini
profuma di papaveri rossi e nei grani maturi gioca la sua festa ,
profuma di fragole e dal sotto bosco s'affaccia il loro faccino
inebriate dagli intrusi raggi hanno le carezze dalle foglie .
Tu, la regina delle vergini , vivi in un castello
mieti il raccolto dei flutti ,serpeggi nei ventri nudi ,
nei silenzi ,ti inarchi nei causali ,nei temerari ,nei sordi voli .
Tu , la vertigine , la bonaccia dei venti , violi il fior segreto
gli adagi delle sinfonie ,ove le tue dita si posano su un piano
leggere sussurrano , le note che colsi per te al mare .
Canta mia dolce anima !
Continua a farmi vivere ,abita in me , non ti muovere ...
raccontami le tue favole ,le ore in cui faremo all'amore ,
raccontami dai :dammi i bagliori che persi nella brughiera
i sogni , con cui feci polvere i miei fantasmi .
La rugiada delle vergini è umida
ha gocce di lacrime ,
ha l'indefinito di una romanza
ove , apro a te il mio cuore ,
ha l'antidoto dell'amore .
(Giovanni Maffeo)
Magagna Brunella
PORTAFOGLI ( NOTTE)
Notte,
troppo corta per riempirla di sogni,
troppo rumorosa per ascoltarne i palpiti.
Allora un’orgia di colori entusiasma
le pupille, ormai arrese dagli eventi.
Notte,portafoglio di emozioni,
da cogliere al volo,
bagaglio dinamico, accumulato,
durante il giorno, storditi dall’effluvio
rilasciato da un fiore.
Notte, che sprigiona tutto il suo fascino,
stregando i cuori, in cerca di emozioni forti,
che regala visioni e sensazioni.
Notte, con le sue storie cucite su ragnatele,
che reggono il tocco di mistero,
ma che alle prime luci dell’alba,
si dipanano rinchiudendosi,
nel portafoglio dell’abitudine !
(Brunella Magagna)
Magnasco Claudia
ALLA FINE DEL VENTO
Che vuoi che sia
se la distanza
stanca anche le mani
le mie scavano il vento
per giungere almeno
a sfiorarti i pensieri
e se non altro mi diverto
a disegnarti la faccia
mentre mi spargo sul tuo ventre
come un languore di terra perduta
Quanto manca alla fine del vento...
ho voglia di parlarti tra i capelli
di cose soltanto belle, così poi mi baci
e l'amore ci riprende con sé.
(Claudia Magnasco)
Maila E. Cruì (pseud.)
VINNIRINA
A la Rocca, tra 'mmuttuna e ruzzuluna
criscìa Vinnirina, nìcila nìcila,
sèngula sèngula, occhi vìvuli nnuccenti.
Na tirata di cìrpuli
la facìa trippari cu li ciareddi.
Lu frati non truttava senza d'idda.
"Chi è giustu, ma', idda curcata e ju
a spartiri latti ancora a notti china?"
E la matri misa 'n cruci di lu bisognu
tistiava: "Facci cumpagnia a mamà!"
A li quattru di matina, a li jilati di la Rocca...
Lu ventunivi arraccamava la so peddi
e li mulanchi ci tagghiavanu li pedi...
"Camina lagnusa!" e na tirata di cìrpuli
la facìa curriri viola viola.
Tubbiava a la porta di lagna Tana
"Un quartu o menzu litru?"
E Peppi mungeva ddu jancu culostru
ca sustintava tutta la famigghia.
Tannu so patri era un sturneddu
ngagghiatu a la riti e iddi du' aceddi stracquati.
Ma criscìu Vinnirina, sèngula sèngula
nìcila nìcila, occhi vìvuli nnuccenti...
A la prima svutata di vanedda
misi la panza Vinnirina.
So matri ci cusìu na vesti larga
e Micheli la nsingau a lu cuspettu di Diu.
Ch'era bedda Vinnirina! Un quatru di Madonna
ca ntra lu velu porta lu Bamminu.
E a 'mmuttuna e ruzzuluna
criscìu macari lu bamminu...
Idda, sèngula sèngula, nìcila nìcila
occhi vìvuli nnuccenti, lu cuva ammucciuni
di quannu attruvò na gnuni di celu
pi dàrilu a lu munnu.
(Maila E. Cruì)
Traduzione dell'autrice dal siciliano. VENERINA. Alla Rocca, tra spintoni e ruzzoloni / cresceva Venerina, piccola piccola, / esile esile, occhi vividi innocenti. / Una tirata di capelli / la faceva correre con i capretti. / Il fratello non andava senza lei... / "Ch'è giusto, ma', lei coricata e io / a vendere latte ancora a notte fonda?" / E la madre messa in croce dalla necessità / scuoteva il capo:"Fagli compagnia, a mamà!" / Alle quattro di mattina, tra le gelate della Rocca... / Il vento neve ricamava la sua pelle / e i geloni le tagliavano i piedi... / "Cammina fannullona!" E una tirata di capelli / la faceva correre per i viottoli. / Bussava alla porta di gna Tana / "Un quarto o mezzo litro?" / E Peppe mungeva quel bianco colostro / che sostentava tutta la famiglia. / Allora il padre era uno stornello / incagliato alla rete e loro due uccelli smarriti. / Ma crebbe Venerina, esile esile / piccola piccola, occhi vividi innocenti... / Alla prima svolta di strada / mise la pancia Venerina. / Sua madre le cucì una veste larga / e Michele la sposò al cospetto di Dio. / Com'era bella Venerina! Un quadro di Madonna / che sotto il velo porta il Bambino. / E tra spintoni e ruzzoloni / crebbe anche il bambino... / Lei, esile esile, piccola piccola / occhi vividi innocenti, lo cova di nascosto / da quando ha trovato un angolo di cielo / per donarlo al mondo.
Mallimo Angela
SCRIVIMI
Apri il tuo cuore e
fa che diventi un foglio
bianco su cui forse
un giorno troverai il
coraggio di scrivere
quella favola che avresti
voluto vivere.
Poche parole che un giorno
uscirono dal tuo cuore, ancora le ricordo,
sono impresse nell'anima
e non si cancellano più …
“ Dopo mia madre sei stata
la persona che mi ha voluto
più bene. “
Fra le mille bugie che mi
hai raccontato, per non
svelarmi la paura del cuore,
sono queste le più vere, quelle
che solo un cuore ferito
e affamato d'amore può dettare.
Io ne ho pronunciate tante di parole, forse
troppe, le ho scritte tutte con
un pennino intinto nel cuore,
perché profumassero di quell'amore
che spalanca le porte dell’anima.
Oramai è troppo il tempo in cui il mio
cuore non pronuncia più parole
d’amore, ma tu non aspettare
che il tempo diventi infinito,
scrivimi … scrivimi di quel
dolore che ti porti dentro da una vita,
di tutto quel rimpianto di cui non
mi hai detto mai...
Scrivimi, scrivi quelle parole che non
hai avuto il coraggio di scriver mai ed
io cancellerò tutto il male, il rancore
e le bugie tra noi e diverrò per te un
nuovo foglio bianco su cui scrivere
il resto di una nuova vita.
Ti prego non temere,
apri quel lucchetto con cui hai chiuso
il tuo cuore e solo
scrivimi.
(Angela Mallimo)
Manara Alessandra
FUORI SECCHI
Scricchiolo, crepito
Sono una matassa
Di fiori secchi
Profumo calpestato
Mazzo stinto
Carte da gioco
Come
Quando
Piove
Dentro
Scene
Di un
I-eri rimasto
C'eri tu, c'erano loro
Attori impagati
Di tragedie compiute
Le sbarre che ti han preso
Non sapevano dire
Chi era dentro
Chi era fuori
Esistono in vita
Degli aldilà
Da cui non si torna
(Alessandra Manara)
Manca Maria Mirella
DOVE ANDIAMO
Temperatura; fatto
Pressione rilevata.
Sono numeri ormai. Questo a detta, del camice bianco
che si aggira scocciato nell’asettica stanza.
E’ un enorme Babele, in cui gli alti muri
son meandri contorti
e sei qui abbandonata
affossata in poltrona, fra gli odori mischiati
di cui non sei più padrona. Vaga fisso lo sguardo
a cercar identità, sperso dentro una spira.
-Uno spasmo dibatte, forte a pugni, nel petto-
“ A isolarti chi è stato?”
C’eran panni lavati, le carezze e gli sbuffi.
C’era un gran calderone che bolliva gagliardo
fra stornelli e poesiole, ci son state angustie
soffocate coi baci
e terrazze di Dalie con le Creste di Gallo
- La ringhiera lontana, era rosso corallo-
Cercar senso alle cose, assai poco ci serve
quando l’ego va in barca e abbronzato si scorda.
Il libero arbitrio a che vale
e si torna sui passi, come io faccio oggi
mentre chiusa rimani!
Passo avanti alla casa, con le imposte inchiodate e,
nei balconi è appassito pure il ferro battuto
mentre porgi il tuo braccio ai controlli serali
con compagna demenza, tua amica fidata
(Mirella Maria Manca)
Mantellino Maura
GIOVANNI
Fine conversatore,
acuto lettore,
attento osservatore,
instancabile esploratore,
alla ricerca
di una dimensione spirituale
di rapporti individuali,
di relazioni interiori,
di immersione in un mondo oscuro,
scopri con stupore
l’interiorità delle poesia nelle cose.
In un caldo giorno di luglio,
il tuo corpo improvvisamente
ti ha tradito.
Improvvisamente il buio
ha invaso la tua mente
e il tuo cuore.
Scarno il tuo viso,
scarne le tue parole,
sofferente il tuo corpo,
sofferenti i tuoi pensieri,
ansante il tuo animo,
ansanti i tuoi respiri.
Il tuo canto pacato
nasceva da incontri casuali,
dallo studio di testi filosofici,
dal dibattere quotidiano di avvenimenti quotidiani.
Quando, ascoltando la tua coscienza,
caricavi l’emozione di dolori e felicità,
il tuo dialogare mutava nell’espressione.
Oggi te ne sei andato
ma il tuo immenso patrimonio
di idee, ideali, speranze, illusioni,
con noi, per sempre, rimarrà.
(Maura Mantellino)
Marano Giuseppe
INDIFFERENZA ADDIO
Potrei sparire come Dio,
trasferirmi nei tramonti,
negli addii.
Nei letti disfatti,
nei sospiri grandi,
negli occhi dei gatti.
In un profumo che ti piace,
in maglione caldo,
in un raggio di luce.
Mi tagliai la gola d'inverno,
in una piazza piena di gente sola.
Ne paura ne dolore,
una donna passando mi chiese l'ora.
(Giuseppe Marano)
Marcheggiani Gaia
RIMORSI
Rimorsi
Come dei veri morsi
Al cuore,
Non li senti
Finché non ci pensi.
Altro che rimorsi,
Senti proprio l'agonia
Dentro te
Accompagnata da una melodia.
È difficile svegliarsi
Se ripensi al passato
È difficile capire
Perché ripensi al passato
Quando credi al presente
E sei felice
Davvero.
(Gaia Marcheggiani)
Maria Teresa
AMATRICE 2016
Squarcia la notte un boato infernale,
di rosso si tinge fradicia la terra di pianto e grida,
miste alla polvere che toglie il respiro e frana le speranze.
Occhi persi nel vuoto, inorriditi e cieli bui
che inghiottono i lamenti del dolore infinito
di chi è perso dentro la morsa di un evento inatteso
ed ora è perso in questo abisso profondo che toglie il respiro.
Increduli gli occhi spalancati sul nulla
che tutto e' perso e niente esiste di quel che c’era
ed ora è lì per terra in ciottoli ridotto e massi informi.
Un vecchio guarda smarrito, non trova la sua donna,
un bimbo grida mamma, una donna lo cerca,
una suora di sangue il volto coperto è fuori dal tempo,
un telefono chiama, di rimando il silenzio,
uomini scavano il terreno, pale le mani forti ed altri
che di sotto , flebili lamenti offrono al tempo della speranza.
Immagini di morte e di dolore ed altre di vita e di speranza
e noi attaccati alle notizie che ci vengono offerte.
Dio mio quanto dolore e in un momento tutto è diverso.
Domani scorderemo forse tutto questo
e saremo pronti al vecchio odio, al solito rancore.
Ricorda uomo: basta un secondo e TUTTO può finire.
Cambia vita puoi farlo, impara ad amare,
apri le braccia e dona la tua mano al fratello che la sua ti tende.
(Maria Teresa)
Marini Danzi Marina
PROFUMO
S'adagia
lieve e denso
nelle pieghe dell'anima
il profumo di te
Spesso fumo d'incenso
s'insinua nei risvolti del cuore
tra crepe di vecchie ferite
e tutto sana
Ha un solo inconfondibile odore
e un dolce sapore
Candide vesti
di adolescenziali canti
e scure trasparenze
di frutta matura e proibita
Rosa vellutata e petali rosa
percorsi da mille minutissime venature
rughe d'amore di notti insonni di passione e di pianto
Dolcezza infinita
delicato vetro soffiato dal sole
Lenti gesti caldi e rapidi inafferrabili
sorrisi di sguardi persi
per sempre nell'altrove
che di rugiada eterna ci avvolge
(Marina Marini Danzi)
Mariniello Loredana
AVREI VOLUTO...
Avrei voluto sentir il tuo cuore
batter nel mio grembo
e avrei toccato il cielo con un dito
nello stringerti tra le mie braccia
tenero fagotto appena sfornato
e mi sarebbe piaciuto vederti crescere
e accompagnarti in ogni passo incominciato,
di te non resta che un'idea,
mai stata concepita,
teoria pura, in pratica fallita
e ora che stringo fra le mie mani
piccoli deliziosi vestitini per bambini,
mi chiedo e non ho risposta :
cosa farò sola senza te nel mio domani ?
Forse, riprenderò a giocar
con le bambole del mio ieri
e penserò che potevi esser lì con me
a fovoleggiar di unicorni fluttuanti nei cieli,
tu leggiadra fata di sogni e desideri !
(Loredana Mariniello)
Marra Rita Iris
ER TOPO E LA GATTINA
Un topo, na' matina
stanco de core, je dice a na' gattina:
“me dichi, che t'ho fatto?
ma lassa' perde a me e cori, appress'an gatto!!??”
Lei je' risponne “caro mio te' do pure ragione
ma io seguo la tradizione,
er gatto n'segue er topo pure n'televisione!”
Er topo dice.. “ma guarda m'po sti gatti viziati,
mo' se guardeno pure li cartoni animati!
Si voi fa' la gatta moderna, magnate la frutta
armeno nun ten'grassi e nun diventi brutta!”
“Certo - fa' la gatta -
..io corro appresso a te e consumo calorie cosi' poi dopo,
sai che bbona..na' bistecca de topo!
pero' te vojo lassa perde..e vojo esse educata…
ma a prossima vorta stamme alla larga
che se no' te la do'..na' ciancicata!”
(Rita Iris Marra)
Traduzione dell’autrice dal romanesco- IL TOPO E LA GATTINA .Un topo una mattina / stanco di correre dice ad una gattina: / “Mi dici cosa ti ho fatto? / lascia in pace me corri dietro ad un gatto!” / Lei risponde: “caro mio tu hai ragione / ma io seguo la traduzione, / il gatto insegue il topo anche in televisione.” / E il topo dice “ma guarda un po' questi gatti viziati / Adesso guardano anche i cartoni animati. / Ma se vuoi fare la fatta moderna mangiati la frutta ! Così non ingrassi e non diventi brutta!” / Certo -fa la gatta- correndo dietro a te perso calorie / e sai come è buona dopo una bistecca di topo. / Però ti voglio lasciar andare voglio essere educata / ma la prossima volta stammi alla larga / altrimenti te la do' una masticata.”
Martone Gianluigi
NELLA STANZA DELL’INFINITO
Amarsi, incrociarsi
tra parole e ricchi pensieri
celati in libri da raccontare
a chi crede nel sogno
e… in se stesso;
a chi agguanta il tempo
e lo stringe in un pugno
per continuare a lottare;
a chi apre il suo cuore
con la chiave dell’amore e si innamora
a chi affronta la vita con orgoglio
e la prende a calci, perché martoriato dalle ambiguità…
e da mille mortificazioni.
Nella stanza dell’infinito,
Quanta tristezza in questo mondo
complesso, senza verità,
un mondo che mi fa piangere con lei,
mentre l’abbraccio, la bacio
amandola per sempre
fino l’estasi .
(Gianluigi Martone)
Marzano Domenica
L'INVERNO
Soffia, soffia quel vecchio
dentro una ampolla di vetro
vibra, in mille frammenti di
cristalli.
Impetuoso sfianca tutto quello
che trova , con urlo sibillante.
Fa gonfiare le nuvole in cielo
luci di lampi, l'eco del suono
uccelli già in volo.
La pioggia viene giù come
Lacrime di aghi lucenti.
Il mare col suo spumeggiare
di cavalli bianchi in corsa.
Gli alberi in tristi con il loro
movimento fan cadere le foglie
si ode il fruscio, la mia anima
s' infila nel mio cuore.
(Domenica Marzano)
Massaiu Caterina
MESSAGGIO DI CARTA
Nella traccia di un sentimentale disegno
Risorgiva cerca fonte.
Anima di poesia non si vende
Scopre tutto ciò che già esiste
Per lavare con gocce di inchiostro
Cuori di pietra
Immersi nel fango.
(Caterina Massaiu)
Massari Maria Rachele
DITEMI COME SI PUÒ
È vero noi non possiamo decidere quando vivere o morire
ma come si può
pensare di pregare
quando la terra
comincia a tremare
e vedi la gente
piena di paura scappare
quando un bimbo
non si potrà svegliare
perché il destino
ha deciso che non deve
piu sognare
quando senti le grida di dolore mentre un'anima pian piano muore o quando chi rimane
resta straziato
nella speranza di ritrovare
chi ormai per sempre
se ne andato.
Come si puo'
continuare a sperare
quando scopriamo
di essere soli
e che in questo mondo
nessuno ci potrà aiutare.
Come si può
non sentirsi anime abbandonate quando vedi tante vite
senza un motivo morire?
Come si può ancora
chiedere di pregare
quando si ha solo la tristezza
che ti oscura il cuore.
(Maria Rachele Massari)
Mattaliano Giovanni
PUETA
Io nascivi nto’n quarteri popolari.
Quann’era picciriddu e senza pinzeri
‘u dialettu palermitanu m’insignaru,
‘a stissa lingua di me patri e di me matri,
e ‘sta parrata addivintò‘a cumpagna d’a me vita.
Picca scola ju vulia e jocu a vuluntà…
Nta ‘stu quarteri popolari
c’era ‘u ricco e ‘u puvireddu,
c’era puru ‘u mal’affari: truffardini, bursaioli
e genti chi dava picciuli a ‘nteressi.
Amici cari, a manu a manu
ca io divintava chiù spuntuliddu,
mi affezionava sempre chiù a lu me dialettu
e ogni vota chi mi venia lu spinnu di parrari
‘talianu, m’impappinava e mi ‘mpirugghiava
comu lu scravagghiu ‘nta la stuppa.
“Sta lingua aduttata d’i patri”…
Tanti beddi paroli cuminciaru a figghiari
paroli d’amuri, di raggia, di duluri e libirtà…
Ora mi chiamanu pueta e staiu ‘n menzu a filosufi,
prufissura e maistri e pi mia è un vantu,
ricurdari Petru Fudduni.
In quantu a vui, illustrissimi prufissura,
nun vi scannaliati
si scrivu comu mi veni,
senza rispittari la lugnizza di li versi,
senza rima, senza metrica
e senza cunsultari ‘u vocabolariu:
‘u me sulu pinzeri è chiddu
di scriviri li paroli
accussì comu nescinu
di dintra lu me cori!
(Giovanni Mattaliano)
Traduzione dell’autore dal siciliano- Poeta. Io sono nato in un quartiere popolare / Quand’era piccolino e senza pensieri / il dialetto palermitano m’insegnarono /La stessa lingua di mio padre e mia madre, / e questa parlata diventò la mia compagna di vita./ Poco scuola io voleva e giochi a volontà … / In questo quartiere popolare /c’era il ricco e il poverello,/ c’era pure il mal’affare: truffaldini e borsaioli / e gente che davano soldi con gli interessi./ Amici cari, a mano a mano che io diventavo più giovanotto/ mi affezionavo sempre più al mio dialetto / e ogni volta che mi veniva il desiderio di parlare / in italiano m’impappinavo e mi confondevo / come lo scarafaggio nella stoppa./ “ Questa lingua adottata dai padri”…/ Tante belle parole cominciarono a figliare/ parole d’amore, di rabbia e libertà …/ Ora mi chiamano poeta e sto in mezzo a filosofi,/ professori e maestri e per me è un vanto,/ ricordare Pietro Fullone./ In quanto a voi , illustrissimi professori,/ non vi scandalizzate/ se scrivo come mi viene,/ senza rispettare la lunghezza dei versi,/ senza rima, senza metrica / e senza consultare il vocabolario:/ il mio solo pensiero e quello/ di scrivere le parole/ così come escono/ da dentro il mio cuore
Matteo Piergigli
L’orma
Cammini in riva al mare,
onda dopo onda
il segno dei passi scompare.
Non sei mai passato.
(Matteo Piergigli)
Mendez Pedro Pablo (Rep. Dominicana)
MANIFIESTO DE LA INOCENCIA
Quisiera mirar atras y ver la inocencia correr
No dudaria en cambiarlo todo
por la felicidad que se robaron
los hombres de tiempo presente.
Si tan solo retrocedieran
los momentos de nuestra mente virgen,
enseñaría a los inocentes
a poner vallados en sus vidas.
para cuidarlos de los que matan sin matar,
de los que aman sin amar,
de los que oyen sin escuchar,
de los que le ponen carburo a la inocencia
para venderla como mercancía aptecible
con sabor a traumas, resentimiento y dolor.
Si solo pudieras ver el mundo
donde a los inocentes no se les acuse
de pendejos, moralistas o bobos
solo porque no quieren dejarse marcar
con el hierro candente de la maldad.
Quiero un mundo sin pornografia
pero tampoco pederastas ni los que compran y venden la inocencia
para que nuestros niños corran
o naveguen en su mar transparente
sin el miedo de recibir un regalo envenenado.
Un mundo donde los virus de adulto
no contaminen la inocencia
y esta puedan usar las paginas solo para dibujar sueños.
Quiero un mundo
donde gobierne la inocencia
aun sea en el mundo de la utopía
o el jardín del eden,
pero sin la serpiente voladora,
madre del 99% de los políticos
mentirosos y corruptos.
Quisiera un mundo donde los hombres
como niños, dejen la prisa,
para volver a ser inocente y conquistar la libertad
que perdieron al hacerse adultos.
Quiero ver un mundo donde los grandes, dejen los niños en paz,
sin guerra, violencia ni abuso sexual,
para que duerman en su mundo imaginario
y su sonrisa sea eterna y sus miradas se conviertan
en las medicinas que sane la humanidad.
Un Mundo donde el amor sea el aliciente del dolor
de los que ya perdieron la inocencia
y la esperanza para que no contaminen
con el virus de la maldad disfrazada de “libertad”
a los pocos que todavía la conservan.
Quiero un mundo donde a la ignorancia, la mediocridad y al miedo
le pongamos piedras de molino se las colguemos del cuello
y sin pensarlo dos veces las lancemos al mar
para que la inocencia no teman dlas manos que la guian.
Quiero un mundo donde los hombres seamos hermanos y humanos
La libertad duerma con la inocencia, y esta,
a su vez mate de hambre a los mentirosos
que venden la religión hipócrita
cómplice de este sistema sub-acuático del mal.
Quiero un mundo donde los inocentes
mantenga sus ojos cerrados
y solo lo abran para ver la verdad
para defenderse de las alturas y los abismos
que chorrean su nauseabundo orgullo y maldad,
y jamás lo abran para ver la malicia saladas y sazonadas con palabras,
que matan muy lentamente pero se muestran arrogante
ante los ojos dormidos de la bella inocente.
Sigan dormidas mis niñas inocentes
No dejen de perfumar el mundo con su candor,
para que el amor de Dios se siga derramando
en los corazones de los hombres sordos
y estos aprendan a perdonarse
(Pedro Paolo Mendez)
Traduzione di Mariarosa Cupani dallo spagnolo - MANIFESTO DELLA INNOCENZA . Vorrei guardare indietro e vedere la innocenza correre / Non esiterei nel cambiare tutto con la felicità che rubarono gli uomini del tempo presente. / Se solamente così ritornassero / i momenti della nostra mente pura / insegnerei agli innocenti a porre argini nelle loro vite / in modo da preoccuparsi di quelli che uccidono senza uccidere / di quelli che amano senza amare di quelli che odono senza ascoltare / di quelli che distruggono la innocenza per venderla come merce di seduzione / con il sapore dei traumi risentimento e dolore / Se solo tu potessi vedere il mondo dove gli innocenti non sono considerati codardi moralisti / o sciocchi soltanto perché non vogliono lasciarsi forgiare con il ferro incandescente della malvagità / Voglio un mondo senza pornografia / Ma nemmeno pedofili né quelli che comprano e vendono la innocenza in modo che i nostri bambini corrano o navighino nel loro mare trasparente / senza la paura di ricevere un regalo avvelenato. / Un mondo dove i virus di adulto / non contaminino la innocenza / E che questa possa essere usata per disegnare le pagine dei loro sogni. / Voglio un mondo dove governi la innocenza / anche se fosse un mondo di utopia / o il giardino dell'eden ma senza il serpente volante / padre dei politici menzogneri e corrotti / Vorrei un mondo in cui gli uomini / come bambini abbandonino la fretta / per ritornare ad essere innocenti e conquistare la libertà / che persero nel diventare adulti./ Voglio vedere un mondo in cui i grandi lasciano i bambini in pace, senza guerra, violenza né abuso sessuale, / in modo che dormano nel loro mondo immaginario / e il loro sorriso sia eterno e i loro sguardi si trasformino nelle medicine che guariscono l'umanità. / Un mondo dove l'amore sia il conforto per il dolore/ di quelli che persero l'innocenza / e la speranza in modo che non contaminino con il virus della malvagità / mascherata da libertà di pochi che ancora la conservano. / Voglio un mondo dove all'ignoranza mediocrità / e alla paura mettiamo delle macine gli e le appendiamo al collo / e senza pensarci due volte le lanciamo a mare / in modo che la innocenza non temano le mani che la guidano. / Voglio un mondo dove gli uomini siano fratelli e pieni di umanità / la libertà dorma con l'innocenza e questa, a sua volta, / faccia morire di fame i bugiardi che vendono una religione ipocrita / complice di questo sistema sommerso del male. / Voglio un mondo dove gli innocenti / mantengano i loro occhi chiusi / e li aprano solamente per vedere la verità / per difendersi dalle altezzosità e dalle bassezze abissali / Che grondano il loro nauseabondo orgoglio e malvagità / e mai li aprano per vedere le malizie argute e condite con parole / che uccidono molto lentamente ma si mostrano arroganti davanti gli occhi dormienti della bella innocenza. / Continuino a dormire le mie bambine innocenti non smettano di profumare il mondo con il loro candore / in modo che l'amore di Dio continui a diffondersi / nei cuori degli uomini sordi / e questi imparino a perdonarsi.
Menozzi Giorgio
VORREI
Vorrei riviver ancor quel magico presente
con te vissuto...ormai passato opprimente.
Riassaporar quelle dolci emozioni volute
con immenso ardore, cercate e poi perdute.
Volare.....spensierati sulle ali della fantasia
tutte le volte che siamo stati: io tuo tu mia.
Meraviglioso, quel mondo tutto nostro
ora, cosi cupo... più nero dell'inchiostro.
Che indelebile ha macchiato la mia vita
su di una felicità, sfuggitami fra le dita.
E resto imprigionato in una folle illusione
ad un ritorno impossibile, pieno di passione.
(Giorgio Menozzi)
Merino Mirella
IL MESSAGGIO DELLA GRANDE MADRE
In una notte tranquilla come tante, all’improvviso un boato.
La Terra avanza e si apre, squarciando e inghiottendo tutto quello che è su di Lei.
L’uomo distratto ha costruito senza rispettarla e
molte volte ha violato le sue Leggi Armoniche:
Simbolo di perfezione dell’Intero Creato.
La gente fugge…ha paura.
Trema e prega… cercando di placare l’Ira
della Grande Madre che si è Risvegliata.
Paura… terrore e sgomento sono ora presenti.
Pianti, lamenti e grida d’aiuto: è il Caos.
Il Cuore del genere umano per troppo tempo è stato deviato.
Non conosce più la Saggezza dello Spirito,
ma… unicamente la corruzione del genere umano.
Non capisce che non è il Terremoto il problema… ma ciò che l’ha generato.
Ad un tratto quiete e non si sente più nulla.
Esiste ora il niente: né esseri, né case, né voci, né tuoni.
Compare, inesorabilmente il dolore…Racchiuso nel Silenzio Delle Parole…
negli Occhi Spenti di Chi E’ Rimasto… e nelle Mani solo Cenere e Polvere.
Ora… la Signora del Creato… Osserva…
Ha ristabilito la sua Volontà… e dice agli Esseri Umani:
“Ricordate… Voi Siete Parte di Me ed Io di Voi.
Vi custodisco nel Mio Ventre, ma …
Voi continuate a non Capire questo Nostro Legame D’Amore.
Il Vostro Cuore …è legato a Me…
all’Universo… e a Tutto ciò che vi Circonda.
Fino a quando lo travierete… piangerete sempre.
Non sapete vedere… oltre la reale apparenza.
Non sapete ascoltare… i Suoni che Insieme Cantiamo.
Non sapete custodire …l’Antico Segreto.
Non sapete più cercare … il Vero Valore che Insieme abbiamo Nascosto.
Il Tempo …passerà… e Tutto Rinascerà.
Di questo momento… fate in modo… che non rimanga unicamente il Ricordo…
ma, Insegnate Consapevolmente…
il Rispetto per la Vita… in Tutte le Sue Forme.”
(Mirella Merino)
Messana Giuseppe
VITA
Deciso a dar vita si alza il sole,
audace il suo banchetto,
enorme è il suo cospetto,
di flemma la sua mole.
Con dedita solerzia,
trafigge i passi al contadino,
miliandone il destino
sedando la pigrizia.
Piega fuscelli,
arde le fronti,
assecca ruscelli,
asseta le fonti.
Di vita egli s’intreccia,
da iena a volte divora,
ma è vita! E’ vita! E’ vita!
Per tutti arriva l’aurora.
(Giuseppe Messana)
Messina Maria Rosa
LA PETTEGOLA
Non fai niente tutto il giorno,
critichi tutti quelli che hai intorno.
Ogni difetto ad ognuno devi pur trovare,
senso alla tua vita non sai dare.
Dici: "Io non esco mai",
puntualmente i fatti delle persone sai.
Se ti raccontano una cosa, la fai immensa,
prima di inventare , pensa.
Qualsiasi cosa faccia una persona per te non va mai bene,
non fai altro che gioire delle sue pene.
Ti siedi con la tua vicina per spettegolare,
inventi che quella ragazza per altri motivi si deve sposare.
Dici: "Non so se si sposera' con l'abito bianco in Chiesa,
la ragazza è gia' in dolce attesa".
Quando incontri la ragazza, fai finta di niente
e le chiedi quando fara' un figlio,
ma la tua falsita' si vede lontano un miglio.
A volte non hai niente di meglio da fare,
il tuo grande hobby rimane giudicare.
(Maria Rosa Messina)
Mezzatesta Giuseppe
IL SORRISO DI MADRE
In questo tempo che è
gli occhi gementi dicono quel che
la voce non può più sussurrare
dura un solo istante
che attraversa me
come il sole l’immenso cielo.
Un solo brivido dipinge
affresco di essenze d’amore
adorna la parete dell’anima
meco tela delle nostre emozioni.
Ora, che è l’ora, abbraccio l’anima
volo nel vento divino,
mi ondeggia i capelli,
bacia il mio viso,
svela il mio sorriso
oggi divenuto Eternità.
Non disperate, sono nella serenità
dei celestiali luminosi raggi,
mi racchiudo in una sola lacrima
a dimora perenne nell’anima mia.
Non cercatemi nei sogni,
come sempre, sono
tra il vostro respiro e il pensiero
e sempre così sarà ovunque siate,
continuerò ad amarvi
come nella profondità del cuore
voi amate me.
Dal di quà, senza disturbare,
urlo ancora il tuo nome
nel silenzio raggiante di eco infinito
e guardando il celeste cielo
bacio il tuo sorriso splendente
stella del cammin di vita.
Arrivederci Madre mia
“Il sorriso inciso nel tempo.”
(Giuseppe Mezzatesta)
Millone Silvia
OCCHI DI BAMBINA
Sai amico mio,
ho visto lacrime di coccodrillo
far star male il proprio sangue,
ho visto sorrisi con dentro lacrime,
ma con tanta rabbia nel cuore.
Ho visto occhi di bambina piangere,
ma crescendo non capire,
la differenza di vivere a testa alta,
o di sopravvivere con la paura.
Ho lasciato che il tempo scivolasse,
corresse e si fermasse,
ho assaporato,
ogni sua più piccola sfaccettatura,
ma mi sono persa nella rabbia e nella arresa...
Ma ora son qui,
armata di un sorriso,
di una speranza,
di parole dette col cuore
da chi con amicizia
mi ha stretto al suo cuore.
Ora sono qui a guardare il sole che sorge
e la notte che lentamente si allontana
ai miei occhi.
(Silvia Millone)
Minnella Orazio
I DUBBI DI ‘N’ADDEVU
‘N’addevu prontu a scinniri ‘nto munnu
ci dissi o Patri Eternu preoccupatu:
-Dimmi comu haiu a vìviri ddà ‘n funnu
senza ccu mi proteggi ’nta ‘stu statu?
-Hai ‘n’angilu ccu tia sempri vicinu
tutti li santi jorna ‘n sintunia
ca ti cuntrolla puru ‘u pannulinu
e poi, ti canta sempri ‘a litania
‘nsignannuti ‘i paroli e a camminari.
-Si ju t’haiu a parrari comu fazzu ?
-’Ntrizza li to’ manuzzi ppi prijari.
-Sacciu ca l’omu e tìntu e vilinazzu.
-Cu’ ti sta attagghiu sapi comu a fàri
pi tèniri lu tìntu alla luntana
rischiannu, puru di non chiù campari,
tinennuti ddà d’intra a ‘na campana.
-Poi non ti vidu cchiù,chi ti nni pari?
Arrestu tristi d’intra ‘u cori miu.
-L’angilu to’, di mia ti sta a parràri
‘nsignanniti quant’è ‘a rannizza ‘i Diu-…..
Ma ‘nta ‘dd’istanti ‘o munnu fu mannatu
e mentri ch’jieva avanti ‘stu prugramma……
-Comu si chiama l’àngilu assignatu- ?...
Rispunni Dìu:-Lu poi chiamari mamma !...
(Orazio Minnella)
Traduzione dell'autore dal siciliano- I DUBBI DI UN BAMBINO. Un bimbo pronto a scendere nel mondo, / ci disse al Padreterno preoccupato: / com’è che devo vivere la in fondo, / senza chi mi protegge in questo stato ? / -Ci sarà un angelo con te vicino, / tutti quei santi giorni in sintonia, / che ti controlla pure il pannolino, / e canta sempre a te la “litania”, / insegnandoti a parlare e camminare. / -Se io voglio parlarti,come faccio ? / -Intreccia le manine per pregare!.. / -Io so’ che qualche uomo è un tipaccio !... / -Chi ti sta accanto sa quel che ha da fare, / per mettere il cattivo alla lontana , / rischiando di non vivere e morire, / dàndoti protezione e vita sana. / -Ma poi non ti vedrò,che te ne pare ? / Rimango triste dentro il cuore mio... / -L’angelo tuo di me ti sta a parlare, / spiegandoti cos’è l’amor di Dio… / Ma in quell’istante al mondo fu mandato, / e mentre andava avanti sto programma… / -Come si chiama l’angelo assegnato- ? / Rispose Dio:-Lo puoi chiamare mamma !..
Mirabile Totò
COSI D‘AVUTRI TEMPI
E vitti li carrubi lustri ‘nto ‘n cannistru,
‘na dicina di prennuli di zorbi appizzati a ‘na canna,
li cutugna torti e pilusi dintra un panaru,
e ranati russi e spinusi ci nn’eranu ‘na trintina.
Nespuli varvusi e azalori! Gridava lu mischinu.
Fìcurini gialli, virdi e russi dintra un catu,
castagni e pastigglia chi niscia di li sacchi
cu nuciddi di natali, mennuli e fìcu sicchi.
Parsi allura a mia di riturnari picciutteddu
quannu cuglia l’infìlamuredda a lu paisi
cu mangiati d'azzalori e ‘mmiaculiddi
e propriu ccà, taliati runni sunnu jttati iddi.
Cchiù luntanu c'era ‘na tavulata di virdura
cu finocchi ammazzunati, cicoria di li vigni,
burranii, sparaci e qualeddu virdi,
mazzi d'origanu, majurana e sarvia.
Marva e rosmarino sciavurusu!
Ogni tantu abbanniava lu murvusu.
E cu si li pò scurdari ddi ciciri fìurusi,
ddi beddi favi chiatti e rispicchiati.
Ma chiddu chi veramenti nun putia pinsari
era ca stu picciutteddu aranci amari putia aviri
e quannu mi dissi: Te! Piglia!
Maddunai ca erano aranci manigghia.
Ddru picciottu avia veramenti un beni di Diu,
tanta testa e ddi cosi d'avutri tempi.
Ma chiddu c’avia veramenti, dicu iu,
era ca di li minacci ‘un ci nni futtia nenti.
Cu accura e affezioni prisintava la mircanzia
e quannu si fici avanti un grossu malandrinu
isò li vrazza e ci fici vidiri li mani travagghiati
stanchi e caddusi comu un poviru mischinu.
Cu l’occhi spirdati, russi e chini di focu
lu taliò di la testa a li pedi e ci fici signu
di cangiari strata e livarisi di ddocu
picchì iddu vinnia senza pagari pignu.
Arristai sbalurdutu di ddu picciottu sfruntatu
e caminannu caminannu mi misi a pinsari
ca forsi li cosi stavanu cangiannu finarmenti
picchì li picciotti d’ora sunnu cchiù vigghianti.
(Totò Mirabile)
Traduzione dell'autore dal siciliano: COSE D'ALTRI TEMPI. E vidi le carrube lucide dentro una cesta, / una decina di grappoli di sorbole appesi ad una canna, / le mele cotogne brutte e pelose dentro un paniere / e melograni con rametti spinosi ce n’erano una trentina. / Nespole d’inverno e azzeruoli! Gridava il poveretto. / Fichidindia gialli, verdi e rossi dentro un secchio, / castagne fresche e secche traboccanti dai sacchi /con nocciole, mandorle e fichi secchi. / Sembrò così a me di ritornare ragazzino / quando raccoglievo le more al paese / con mangiate d’azzeruoli e corbezzoli / e proprio qui guardate dove sono posati loro. / Più lontano c’era un tavolo pieno di verdura /con finocchi a mazzetti e cicoria selvatica, / borragine, asparagi e cavolini verdi, /mazzi di origano, maggiorana e salvia. /Malva e rosmarino odoroso! / Ogni tanto gridava il ragazzetto. / E chi si può dimenticare di quei ceci belli, / di quelle belle fave piatte e sbucciate! / Ma quello che veramente non potevo immaginare / era che questo ragazzo arance amare potesse avere. / E quando mi disse: Tieni! Prendi! / Mi sono accorto che erano arance dolci. / Quel ragazzo aveva veramente un ben di Dio, / tanto cervello e quelle cose d’altri tempi. / Ma quello che aveva veramente, dico io / era che delle minacce non gliene fregava nulla. / Con cura e accortezza presentava la sua merce / e quando si fece avanti un grosso malandrino / alzò le braccia e gli fece vedere le mani di lavoratore / stanche e callose come quelle di un poveretto. /Con gli occhi fuori di se, rossi e pieni di fuoco / lo guardò dalla testa ai piedi e gli fece segno / di cambiare strada e togliersi di mezzo, / perché lui vendeva senza pagare il pizzo. / Rimasi sbalordito da quel ragazzo coraggioso / e camminando camminando misi a riflettere / che forse le cose stavano cambiando finalmente / perché i ragazzi di oggi sono più coraggiosi.
Mitko Gogov (Macedonia)
.брусни патеки
(затоа што нозете по други не знаат да одат)
те барам во сеното како игла,
како мразна полјана
на леден остров кој се топи
на која можам
да поставам поларна мечка
да се чувствува барем уште малку
безбедно.
те барам како одраз во огледалото кое ја
крие мојата старост
како скриен велосипед на таванот
за да ја игнорирам
мојата младост,
те барам како ножот на
соседот кој ни ги дупчеше топките,
како мрежата од кошот
и сакот со кој ловевме риба
по реката која се суши
те барам како конец од манила
откинат од фортуната
што одлета во недоглед
а ние спокојно го собиравме
за да можеме повторно да пуштиме
нова
те барам како тајната симпатија
во лудоста на моето детство,
како брусна хартија со која
ги гланцавме пивските капачиња
да лизгаат полесно по асфалтот
кога игравме
патеки
и ти знам дека изгубена на патеката
бараш нешто
и секогаш би се свртела
да го изговориш моето име
како аманет и заборевена сенка на претците
како доказ дека мојот луденс постои,
да докажеш дека не постои
прескокнат вир кој се обидел да ни наштети
и дека нема човек кој ја преплашил
нашата сегашност
нема неродено дете кое сакало да го скрши
нашето неврамено фамилијарно
О.гледало.
- секако ќе не следи седум години несреќа,
ако не и цел живот..
луѓе сме,
затоа и сме паднати
Овде.
(Mitko Gogov)
Traduzione dal macedone di Kristina Stamenova - .STRADE AFFILATE (siccome i miei piedi non camminano su altre). ti cerco come un ago in un pagliaio, / come un piano ghiacciato / di un’isola sciogliente / dove posso mettere un orso polare / per sentirsi almeno un po’ / al sicuro. // ti cerco come un riflesso allo specchio / dove si nasconde la mia vecchiaia, / come una bicicletta nascosta nell’attico / per poter trascurare / la mia giovinezza, / ti cerco come lo farei con il coltello del vicino / che bucava i nostri pallini, / oppure come la rete da pesca / con cui andavamo a pescare / lungo il fiume che cominciava ad asciugarsi. // ti cerco come lo farei con la canapa di Manila / strappata dall’aquilone / fuggita lungo il cielo immenso / e noi andavamo con pazienza a prenderla / per poter provare / di nuovo. // ti cerco come il mio primo amore / nella follia della mia infanzia, / oppure come la carta abrasiva / con cui smerigliavamo i tappi delle bottiglie di birra / per farli scivolare più facilmente sulla strada / durante il nostro gioco intitolato / strade. // e so che anche tu, persa sulla strada / cerchi qualcosa, / e ti girerai / pronunciando il mio nome / come una promessa ed ombra dimenticata degli avi, / come una prova dell’esistenza del mio ludens, / perchè dimostri che non esiste / nessuna pozzanghera che noi abbiamo saltato / che non ha provato a farci male / e che non c’è nessun uomo che ha spaventato / la nostra presenza. / non c’è un bambino che non è ancora nato / con il desiderio di rompere il nostro / specchio / familiare / senza cornice. // - certo, sette anni di sfortuna ci seguiranno, / l’intera vita, forse... // siamo uomini, / perciò siamo caduti / Qua.
Traduzione dal macedone di Kristina Stamenova - .WHETTED PATHS (since my feet will not walk on anything else). I look for you like a needle in a haystack / like an iced plane / on a melting island / in which I could / put a polar bear / so that it feels a bit / Safer // I look for you like I would a mirror reflection / hiding my age / like a bicycle hidden in the attic / in order to ignore my youth, / I look for you like I would the knife / of the neighbor who slaughtered our footballs, / or like the net, the fish trap, the sack / we went fishing with / along the riverhalf-dried up // I look for you like for a Manila hemp thread / torn off the kite / that would fly off in the endless blue / we would patiently go and pick it up / so that we could try / a new // I look for you like I would my secret crush / from the days of childhood folly / or like sandpaper / to sand off the beer bottle caps / so they’d slide down the tarmac / when we played / a game of Paths // and I know you are lost on a path / searching for something / and you’d turn round / and speak my name / like you would a pledge,or the ancestors’ / forgotten shadow / as proof that my ludens exists / to demonstrate there is / no pool we haven’t leaped over / that hasn’t tried to do us harm / and there is no man that has scared off / our presence / there is no child unborn wanting to break / our unframed family / mirror // - of course seven years of bad luck / will befall on us, / If not a lifetime… // we are human, / that’s why we’ve fallen / Here.
Monaco Agnese
I MIEI OCCHI
I miei occhi sono
L’anello di congiunzione
Tra paradiso ed inferi.
Visioni mistiche
Attanagliano i volti
di coloro che cercano
di scrutarmi nel profondo.
Ma io sono peccato e castità,
libertà e solitudine,
gemme amare
che solcano il viso.
Io sono vita nuova e morte
Allo stesso istante.
(Agnese Monaco)
Montalbano Antonella
FIORI NEL DESERTO
I. E’ buio fitto, di morte: tempo sospeso alla vita. Chi giunge in fondo al viale non veglia più. Quanto altro male, Signore, prima di giungere al porto sospirato?
Ci stordisce questo silenzio, come se fosse alieno dal dolore.
La luce traspare impercettibile: lo sguardo non si volge al cielo, ma alla terra.
Se almeno fosse per cercare il volto tuo, là ove piagato geme
sotto la sferza delle battiture!
La croce s’è di nuovo issata ove in origine, per primo, giunse l’annuncio della Sua vittoria! Sempre attuale la parola:
“Chi vuol venire dietro a me, prenda la croce e mi segua”.
II. Fiori nel deserto siano anfore che attingono acqua per dissetare i fratelli.
Le paure ci imprigionano nei recinti del tempio, ove
restiamo a lungo per sognare la speranza.
La luce del Risorto ci eleva a guardiani dell’universo
e di ogni povero che geme sulla terra: solo tu, Signore,
puoi guarire il mondo dal maligno; ma le ferite - sempre aperte - infettano tutto il corpo che langue.
Voci di lamento s’innalzano su Gerusalemme e invocano
il tuo Nome: non essere più sordo, Signore: ti imploriamo!
Il cuore s’è squarciato, come il tuo costato sul Golgota, ma la preghiera ci apre alla speranza, la carità ci spinge
a inginocchiarci: la fiducia non s’arrende nemmeno oggi
che piove martirio su Aleppo e su Mosul.
(Antonella Montalbano)
Montalbano Gianni
IL CICLO SI RIPETE
Il ciclo si ripete:
cadevan le foglie morte, roteando su se stesse,
impalpabili e silenziose, addosso a me,
che lì seduto in estasi sto,
nella solita mia amica panca in legno.
Lì sotto le stelle, a rimembrar le mie vaghezze,
il cortile, le urla mie di bambino,
il cane, l'altalena e l'ora della cena.
Perchè il tempo non si è fermato?
Il viale è buio e stretto, sol l'alone della luna irradia luce.
Come argentei petali le foglie morte,
mi sfiorano, mi accarezzano, mi strusciano, mi entran perfin nel petto,
e mi toccano il cuore, facendomi commuovere.
Poi, mi solleticano e mi abbracciano: almeno loro, ...... questo lo fanno,
in questa triste solitudine che l'anima mi divora.
Destati mi dicono, non darti pena,
il mondo va così all'incontrario, fattene una ragione.
Il ciclo si ripete:
Si nasce bimbi, per vecchi e soli morire.
Potremmo d'amor vivere,
ma l'amore del mondo ci vien negato.
Dolce è la sera, seduto in questa panca,
ma amari son i pensieri.
La solitudine accorcia ognor la vita,
mentre il ricordo dell'amor che fu,
allunga le mie pene.
Amavo ed amo, i tuoi occhi verde mare,
quando dentro essi mi smarrivo in cerca dell'oblio.
Amavo ed amo, i tuoi capelli biondi,
quando dentro essi affondavo l'anima mia nera, in cerca di salvezza.
Amavo ed amo, la bocca tua sublime,
perla rara di fiume, linfa di vita e di piacere,
quando il frutto assaporando, a nuova ebbrezza mi portava.
Il ciclo si ripete:
Amo ormai il nulla, avendo tutto perduto.
Il ciclo si ripete, ma non per me,
che senza scopo son rimasto.
Le foglie morte, l'anima m'accarezzano,
anch'essa morta nel dì che fu.
Di ricordi vivo ma, son essi che ogni giorno,
mi uccidono la voglia della vita.
D'amor si vive, ma.....anche si muore:
la mia vita è ormai con voi sepolta,
Adrienne e Sarah....amori miei perduti.
Il ciclo si ripete.
(Gianni Montalbano)
Montarello Silvana
UN ATTIMO PRIMA...
Mi piacerebbe sapere
a cosa pensavo
un attimo prima,
dalla serenità
alla morte.
Mi piacerebbe sapere
come si vede
la vita degli altri
seduti
sulle nuvole.
Mi piacerebbe sapere
come
si trasforma
una montagna
in una gomma.
E poi
il suono,
i colori
visti
ma non sentiti.
Mi piacerebbe sapere
come posso spiegare
il vuoto, l'immenso, il niente,
il grigio che mi tira giù,
mentre lotto per tornare su.
(Silvana Montarello)
GLI OCCHI DI NABHIR
Sono neri gli occhi di Nabhir
Come il fiume al crepuscolo,
vispi come il mare in tempesta.
Nabhir ha 10 anni e la vita davanti,
ma non sa che al di la del mare c’è l’abisso..
Gioca sulla spiaggia con gli altri bambini
in attesa di iniziare il suo viaggio..
fugge dalla sua terra martoriata dall’ombra scura della guerra..
ha fame e sete, ma è felice..
La sua mamma gli sorride e sorride alla vita…
Un futuro in una terra straniera, in fondo non può andare peggio di così..
Si parte, un raggio di sole attraversa i capelli scuri di Nabhir ed il mare spruzza I suoi flutti argentei sulla barca che culla il suo dolce riposo..
Ma improvvisamente le onde diventano più grandi…
Stringe forte le mani della sua mamma mentre la piccola barca si capovolge in vista della terra…ha freddo Nabhir, non riesce a nuotare, nessuno glielo ha insegnato..
La sua mamma affonda lentamente negli abissi ma Nabhir non la vuole lasciare…
Ora Nabhir non ha più fame ne sete ne freddo..
I suoi sogni si sono infranti sugli scogli dell’indifferenza e sulle spiaggia dell’ipocrisia.
Non vedrò mai più gli occhi di Nabhir ma il suo sorriso mi accompagnerà oltre l’eternità....
(LucArdenzi)
Luciani Cinzia
RICORDA
Ero chi ero cosa
lo sapevo
lo credevo.
Non ora.
Sorda ad ogni
percezione
cieca alla visione.
La scatola si chiude,
con me dentro
che' il carico pendente
snerva la mia
cinghia tesa.
Troppo ardua
la lotta a bocca
chiusa.
Scriteriato il battito
dei figli di sogni
e belle speranze.
(Cinzia Luciani)
Luraghi Maria Luisa
L’AMORE
L’amore è guardarsi intorno
vedere giorno dopo giorno
un nuovo e diverso mondo.
Sensazione che dona calore
risveglia i battiti del cuore
tal quale musica particolare
che annulla ogni malumore .
Una percezione speciale
il sogno accanto al reale,
se pensarti è dolce magia
amarti è bello vita mia!
(Maria Luisa Luraghi)
Maaß Bianka (Germania)
SCHLAFLOS
Kann nicht schlafen
liege wach, hab die Sterne schon gezählt
denk an dich, so bittersüß
doch deinen Weg hast du gewählt.
Wenn ich meine Augen schließ,
kann ich noch hören, deine Stimme,
und deinen Duft, so honigsüß,
raubt mir auch noch im Schlaf die Sinne.
Kann nicht schlafen
bin allein, hab mein Kissen umgebracht
Wut in mir, Verzweiflung, Angst
vor mir eine lange Nacht.
Will vergessen, neu beginnen,
endlich wieder glücklich sein.
Doch die Gedanken lautlos rinnen
in die Vergangenheit hinein.
Kann nicht schlafen
aber träumen, hab die Sterne ausgemacht,
die Seele spannt ihr schützend Kleid
und entführt mich in die lange Nacht.
(Bianka Maaß)
Traduzione di Giulia Argento dal tedesco - INSONNE. Non riesco a dormire/ resto sveglia, ho già contato le stelle/ penso a te, così dolceamaro/ ma tu hai scelto la tua strada./ Se chiudo gli occhi/ sento ancora la tua voce / e il tuo profumo, così dolce / che mi toglie i sensi anche nel sonno./ Non riesco a dormire / sono sola, ho ucciso il mio cuscino / rabbia in me, / disperazione, paura / davanti a me una lunga notte./ Voglio dimenticare, voglio ricominciare / essere finalmente di nuovo felice./ Ma i pensieri corrono in silenzio nel passato./ Non riesco a dormire / ma riesco a sognare, ho spento le stelle / l'anima tende il suo abito protettivo/ e mi rapisce nella lunga notte.
Macchi Nadia
LA MIA STRADA
Ho percorso in lungo e in largo la mia strada,
camminato in vie tortuose e in solitudine,
ho attraversato voragini di disperazione,
di angoscia, di dolore per trovarti;
ti aspettavo nei giorni grigi
vuoti della mia esistenza.
Ti ho trovato, preso, amato e poi perso...
In quell'attimo ho catturato di te solo amore,
emozioni, il mio sentirmi donna insieme a te,
è nato il desiderio e la passione,
travolgendoci in una voragine d'amore,
di sensazioni mai conosciute.
Destino crudele il nostro, quest'amore
svanito e ormai lontano.
Il mio cuore lacerato dalla tristezza, dal vuoto.
L'amore va vissuto intensamente, che arde dentro
e alimentato da due cuori e da una sola anima.
Ora è rimasto solo un cuore e una grande anima;
sono sicura che un giorno le nostre anime si
ricongiungeranno perché il nostro amore è
Infinito.
(Nadia Macchia)
Machado Arquimedes (Brasile)
REDE CARNAL
Sem querer tropecei em você,
Numa rede social sem querer,
Numa curtida despercebida,
Virou provocação, sem intenção,
Fatos e fotos de tudo um pouco,
Lia matérias e comentários contrários,
Mas quem sou eu pra julgar,
Rede social não é lugar ou é?
Sei lá de tudo tem, até coisas de fé,
Coisas absurdas e engraçadas,
As mais lindas mensagens,
Facilidades e vantagens,
Mas nem tudo está lá,
O carinho sinestésico,
O abraço quente e a palavra dura,
O olho no olho, Jesus e a cura,
O beijo na boca com língua e excitação,
A roupa perfumada da manhã do dia seguinte,
As conversas estressadas onde só um é ouvinte,
Ainda falta muito para qualquer rede social,
Prefiro mil vezes os deleites do prazer carnal.
(Arquimedes Machado)
Traduzione di Chiara Tiranno - RETE CARNALE. Senza volerlo mi sono imbattuto in te, / una rete sociale senza volerlo, / una pelle impercettibile, / è diventata una provocazione, / senza intenzione. / Fatti e foto di un po’ di tutto, / materiali di lettura e commenti contrari, / ma chi sono io per giudicare, / la Rete sociale è o non è un posto? / So che là tutto, persino ciò che riguarda la fede, / ciò che è assurdo e divertente, / ha i più bei messaggi, / la facilità e i vantaggi, / ma non tutto è là, / l’affetto sinestetico, / l’abbraccio caldo e la parola difficile, / l’incontro faccia a faccia, Gesù e la guarigione, / il bacio in bocca con la lingua e l’eccitazione, / i vestiti che profumano della mattina del giorno seguente, / le conversazioni stressanti in cui solo uno è in ascolto, / ancora manca molto per una qualsiasi rete sociale, / preferisco mille volte le delizie del piacere carnale.
Maffeo Giovanni
LA RUGIADA DELLE VERGINI
Umida l'aria si posa sulla rugiada delle vergini
profuma di papaveri rossi e nei grani maturi gioca la sua festa ,
profuma di fragole e dal sotto bosco s'affaccia il loro faccino
inebriate dagli intrusi raggi hanno le carezze dalle foglie .
Tu, la regina delle vergini , vivi in un castello
mieti il raccolto dei flutti ,serpeggi nei ventri nudi ,
nei silenzi ,ti inarchi nei causali ,nei temerari ,nei sordi voli .
Tu , la vertigine , la bonaccia dei venti , violi il fior segreto
gli adagi delle sinfonie ,ove le tue dita si posano su un piano
leggere sussurrano , le note che colsi per te al mare .
Canta mia dolce anima !
Continua a farmi vivere ,abita in me , non ti muovere ...
raccontami le tue favole ,le ore in cui faremo all'amore ,
raccontami dai :dammi i bagliori che persi nella brughiera
i sogni , con cui feci polvere i miei fantasmi .
La rugiada delle vergini è umida
ha gocce di lacrime ,
ha l'indefinito di una romanza
ove , apro a te il mio cuore ,
ha l'antidoto dell'amore .
(Giovanni Maffeo)
Magagna Brunella
PORTAFOGLI ( NOTTE)
Notte,
troppo corta per riempirla di sogni,
troppo rumorosa per ascoltarne i palpiti.
Allora un’orgia di colori entusiasma
le pupille, ormai arrese dagli eventi.
Notte,portafoglio di emozioni,
da cogliere al volo,
bagaglio dinamico, accumulato,
durante il giorno, storditi dall’effluvio
rilasciato da un fiore.
Notte, che sprigiona tutto il suo fascino,
stregando i cuori, in cerca di emozioni forti,
che regala visioni e sensazioni.
Notte, con le sue storie cucite su ragnatele,
che reggono il tocco di mistero,
ma che alle prime luci dell’alba,
si dipanano rinchiudendosi,
nel portafoglio dell’abitudine !
(Brunella Magagna)
Magnasco Claudia
ALLA FINE DEL VENTO
Che vuoi che sia
se la distanza
stanca anche le mani
le mie scavano il vento
per giungere almeno
a sfiorarti i pensieri
e se non altro mi diverto
a disegnarti la faccia
mentre mi spargo sul tuo ventre
come un languore di terra perduta
Quanto manca alla fine del vento...
ho voglia di parlarti tra i capelli
di cose soltanto belle, così poi mi baci
e l'amore ci riprende con sé.
(Claudia Magnasco)
Maila E. Cruì (pseud.)
VINNIRINA
A la Rocca, tra 'mmuttuna e ruzzuluna
criscìa Vinnirina, nìcila nìcila,
sèngula sèngula, occhi vìvuli nnuccenti.
Na tirata di cìrpuli
la facìa trippari cu li ciareddi.
Lu frati non truttava senza d'idda.
"Chi è giustu, ma', idda curcata e ju
a spartiri latti ancora a notti china?"
E la matri misa 'n cruci di lu bisognu
tistiava: "Facci cumpagnia a mamà!"
A li quattru di matina, a li jilati di la Rocca...
Lu ventunivi arraccamava la so peddi
e li mulanchi ci tagghiavanu li pedi...
"Camina lagnusa!" e na tirata di cìrpuli
la facìa curriri viola viola.
Tubbiava a la porta di lagna Tana
"Un quartu o menzu litru?"
E Peppi mungeva ddu jancu culostru
ca sustintava tutta la famigghia.
Tannu so patri era un sturneddu
ngagghiatu a la riti e iddi du' aceddi stracquati.
Ma criscìu Vinnirina, sèngula sèngula
nìcila nìcila, occhi vìvuli nnuccenti...
A la prima svutata di vanedda
misi la panza Vinnirina.
So matri ci cusìu na vesti larga
e Micheli la nsingau a lu cuspettu di Diu.
Ch'era bedda Vinnirina! Un quatru di Madonna
ca ntra lu velu porta lu Bamminu.
E a 'mmuttuna e ruzzuluna
criscìu macari lu bamminu...
Idda, sèngula sèngula, nìcila nìcila
occhi vìvuli nnuccenti, lu cuva ammucciuni
di quannu attruvò na gnuni di celu
pi dàrilu a lu munnu.
(Maila E. Cruì)
Traduzione dell'autrice dal siciliano. VENERINA. Alla Rocca, tra spintoni e ruzzoloni / cresceva Venerina, piccola piccola, / esile esile, occhi vividi innocenti. / Una tirata di capelli / la faceva correre con i capretti. / Il fratello non andava senza lei... / "Ch'è giusto, ma', lei coricata e io / a vendere latte ancora a notte fonda?" / E la madre messa in croce dalla necessità / scuoteva il capo:"Fagli compagnia, a mamà!" / Alle quattro di mattina, tra le gelate della Rocca... / Il vento neve ricamava la sua pelle / e i geloni le tagliavano i piedi... / "Cammina fannullona!" E una tirata di capelli / la faceva correre per i viottoli. / Bussava alla porta di gna Tana / "Un quarto o mezzo litro?" / E Peppe mungeva quel bianco colostro / che sostentava tutta la famiglia. / Allora il padre era uno stornello / incagliato alla rete e loro due uccelli smarriti. / Ma crebbe Venerina, esile esile / piccola piccola, occhi vividi innocenti... / Alla prima svolta di strada / mise la pancia Venerina. / Sua madre le cucì una veste larga / e Michele la sposò al cospetto di Dio. / Com'era bella Venerina! Un quadro di Madonna / che sotto il velo porta il Bambino. / E tra spintoni e ruzzoloni / crebbe anche il bambino... / Lei, esile esile, piccola piccola / occhi vividi innocenti, lo cova di nascosto / da quando ha trovato un angolo di cielo / per donarlo al mondo.
Mallimo Angela
SCRIVIMI
Apri il tuo cuore e
fa che diventi un foglio
bianco su cui forse
un giorno troverai il
coraggio di scrivere
quella favola che avresti
voluto vivere.
Poche parole che un giorno
uscirono dal tuo cuore, ancora le ricordo,
sono impresse nell'anima
e non si cancellano più …
“ Dopo mia madre sei stata
la persona che mi ha voluto
più bene. “
Fra le mille bugie che mi
hai raccontato, per non
svelarmi la paura del cuore,
sono queste le più vere, quelle
che solo un cuore ferito
e affamato d'amore può dettare.
Io ne ho pronunciate tante di parole, forse
troppe, le ho scritte tutte con
un pennino intinto nel cuore,
perché profumassero di quell'amore
che spalanca le porte dell’anima.
Oramai è troppo il tempo in cui il mio
cuore non pronuncia più parole
d’amore, ma tu non aspettare
che il tempo diventi infinito,
scrivimi … scrivimi di quel
dolore che ti porti dentro da una vita,
di tutto quel rimpianto di cui non
mi hai detto mai...
Scrivimi, scrivi quelle parole che non
hai avuto il coraggio di scriver mai ed
io cancellerò tutto il male, il rancore
e le bugie tra noi e diverrò per te un
nuovo foglio bianco su cui scrivere
il resto di una nuova vita.
Ti prego non temere,
apri quel lucchetto con cui hai chiuso
il tuo cuore e solo
scrivimi.
(Angela Mallimo)
Manara Alessandra
FUORI SECCHI
Scricchiolo, crepito
Sono una matassa
Di fiori secchi
Profumo calpestato
Mazzo stinto
Carte da gioco
Come
Quando
Piove
Dentro
Scene
Di un
I-eri rimasto
C'eri tu, c'erano loro
Attori impagati
Di tragedie compiute
Le sbarre che ti han preso
Non sapevano dire
Chi era dentro
Chi era fuori
Esistono in vita
Degli aldilà
Da cui non si torna
(Alessandra Manara)
Manca Maria Mirella
DOVE ANDIAMO
Temperatura; fatto
Pressione rilevata.
Sono numeri ormai. Questo a detta, del camice bianco
che si aggira scocciato nell’asettica stanza.
E’ un enorme Babele, in cui gli alti muri
son meandri contorti
e sei qui abbandonata
affossata in poltrona, fra gli odori mischiati
di cui non sei più padrona. Vaga fisso lo sguardo
a cercar identità, sperso dentro una spira.
-Uno spasmo dibatte, forte a pugni, nel petto-
“ A isolarti chi è stato?”
C’eran panni lavati, le carezze e gli sbuffi.
C’era un gran calderone che bolliva gagliardo
fra stornelli e poesiole, ci son state angustie
soffocate coi baci
e terrazze di Dalie con le Creste di Gallo
- La ringhiera lontana, era rosso corallo-
Cercar senso alle cose, assai poco ci serve
quando l’ego va in barca e abbronzato si scorda.
Il libero arbitrio a che vale
e si torna sui passi, come io faccio oggi
mentre chiusa rimani!
Passo avanti alla casa, con le imposte inchiodate e,
nei balconi è appassito pure il ferro battuto
mentre porgi il tuo braccio ai controlli serali
con compagna demenza, tua amica fidata
(Mirella Maria Manca)
Mantellino Maura
GIOVANNI
Fine conversatore,
acuto lettore,
attento osservatore,
instancabile esploratore,
alla ricerca
di una dimensione spirituale
di rapporti individuali,
di relazioni interiori,
di immersione in un mondo oscuro,
scopri con stupore
l’interiorità delle poesia nelle cose.
In un caldo giorno di luglio,
il tuo corpo improvvisamente
ti ha tradito.
Improvvisamente il buio
ha invaso la tua mente
e il tuo cuore.
Scarno il tuo viso,
scarne le tue parole,
sofferente il tuo corpo,
sofferenti i tuoi pensieri,
ansante il tuo animo,
ansanti i tuoi respiri.
Il tuo canto pacato
nasceva da incontri casuali,
dallo studio di testi filosofici,
dal dibattere quotidiano di avvenimenti quotidiani.
Quando, ascoltando la tua coscienza,
caricavi l’emozione di dolori e felicità,
il tuo dialogare mutava nell’espressione.
Oggi te ne sei andato
ma il tuo immenso patrimonio
di idee, ideali, speranze, illusioni,
con noi, per sempre, rimarrà.
(Maura Mantellino)
Marano Giuseppe
INDIFFERENZA ADDIO
Potrei sparire come Dio,
trasferirmi nei tramonti,
negli addii.
Nei letti disfatti,
nei sospiri grandi,
negli occhi dei gatti.
In un profumo che ti piace,
in maglione caldo,
in un raggio di luce.
Mi tagliai la gola d'inverno,
in una piazza piena di gente sola.
Ne paura ne dolore,
una donna passando mi chiese l'ora.
(Giuseppe Marano)
Marcheggiani Gaia
RIMORSI
Rimorsi
Come dei veri morsi
Al cuore,
Non li senti
Finché non ci pensi.
Altro che rimorsi,
Senti proprio l'agonia
Dentro te
Accompagnata da una melodia.
È difficile svegliarsi
Se ripensi al passato
È difficile capire
Perché ripensi al passato
Quando credi al presente
E sei felice
Davvero.
(Gaia Marcheggiani)
Maria Teresa
AMATRICE 2016
Squarcia la notte un boato infernale,
di rosso si tinge fradicia la terra di pianto e grida,
miste alla polvere che toglie il respiro e frana le speranze.
Occhi persi nel vuoto, inorriditi e cieli bui
che inghiottono i lamenti del dolore infinito
di chi è perso dentro la morsa di un evento inatteso
ed ora è perso in questo abisso profondo che toglie il respiro.
Increduli gli occhi spalancati sul nulla
che tutto e' perso e niente esiste di quel che c’era
ed ora è lì per terra in ciottoli ridotto e massi informi.
Un vecchio guarda smarrito, non trova la sua donna,
un bimbo grida mamma, una donna lo cerca,
una suora di sangue il volto coperto è fuori dal tempo,
un telefono chiama, di rimando il silenzio,
uomini scavano il terreno, pale le mani forti ed altri
che di sotto , flebili lamenti offrono al tempo della speranza.
Immagini di morte e di dolore ed altre di vita e di speranza
e noi attaccati alle notizie che ci vengono offerte.
Dio mio quanto dolore e in un momento tutto è diverso.
Domani scorderemo forse tutto questo
e saremo pronti al vecchio odio, al solito rancore.
Ricorda uomo: basta un secondo e TUTTO può finire.
Cambia vita puoi farlo, impara ad amare,
apri le braccia e dona la tua mano al fratello che la sua ti tende.
(Maria Teresa)
Marini Danzi Marina
PROFUMO
S'adagia
lieve e denso
nelle pieghe dell'anima
il profumo di te
Spesso fumo d'incenso
s'insinua nei risvolti del cuore
tra crepe di vecchie ferite
e tutto sana
Ha un solo inconfondibile odore
e un dolce sapore
Candide vesti
di adolescenziali canti
e scure trasparenze
di frutta matura e proibita
Rosa vellutata e petali rosa
percorsi da mille minutissime venature
rughe d'amore di notti insonni di passione e di pianto
Dolcezza infinita
delicato vetro soffiato dal sole
Lenti gesti caldi e rapidi inafferrabili
sorrisi di sguardi persi
per sempre nell'altrove
che di rugiada eterna ci avvolge
(Marina Marini Danzi)
Mariniello Loredana
AVREI VOLUTO...
Avrei voluto sentir il tuo cuore
batter nel mio grembo
e avrei toccato il cielo con un dito
nello stringerti tra le mie braccia
tenero fagotto appena sfornato
e mi sarebbe piaciuto vederti crescere
e accompagnarti in ogni passo incominciato,
di te non resta che un'idea,
mai stata concepita,
teoria pura, in pratica fallita
e ora che stringo fra le mie mani
piccoli deliziosi vestitini per bambini,
mi chiedo e non ho risposta :
cosa farò sola senza te nel mio domani ?
Forse, riprenderò a giocar
con le bambole del mio ieri
e penserò che potevi esser lì con me
a fovoleggiar di unicorni fluttuanti nei cieli,
tu leggiadra fata di sogni e desideri !
(Loredana Mariniello)
Marra Rita Iris
ER TOPO E LA GATTINA
Un topo, na' matina
stanco de core, je dice a na' gattina:
“me dichi, che t'ho fatto?
ma lassa' perde a me e cori, appress'an gatto!!??”
Lei je' risponne “caro mio te' do pure ragione
ma io seguo la tradizione,
er gatto n'segue er topo pure n'televisione!”
Er topo dice.. “ma guarda m'po sti gatti viziati,
mo' se guardeno pure li cartoni animati!
Si voi fa' la gatta moderna, magnate la frutta
armeno nun ten'grassi e nun diventi brutta!”
“Certo - fa' la gatta -
..io corro appresso a te e consumo calorie cosi' poi dopo,
sai che bbona..na' bistecca de topo!
pero' te vojo lassa perde..e vojo esse educata…
ma a prossima vorta stamme alla larga
che se no' te la do'..na' ciancicata!”
(Rita Iris Marra)
Traduzione dell’autrice dal romanesco- IL TOPO E LA GATTINA .Un topo una mattina / stanco di correre dice ad una gattina: / “Mi dici cosa ti ho fatto? / lascia in pace me corri dietro ad un gatto!” / Lei risponde: “caro mio tu hai ragione / ma io seguo la traduzione, / il gatto insegue il topo anche in televisione.” / E il topo dice “ma guarda un po' questi gatti viziati / Adesso guardano anche i cartoni animati. / Ma se vuoi fare la fatta moderna mangiati la frutta ! Così non ingrassi e non diventi brutta!” / Certo -fa la gatta- correndo dietro a te perso calorie / e sai come è buona dopo una bistecca di topo. / Però ti voglio lasciar andare voglio essere educata / ma la prossima volta stammi alla larga / altrimenti te la do' una masticata.”
Martone Gianluigi
NELLA STANZA DELL’INFINITO
Amarsi, incrociarsi
tra parole e ricchi pensieri
celati in libri da raccontare
a chi crede nel sogno
e… in se stesso;
a chi agguanta il tempo
e lo stringe in un pugno
per continuare a lottare;
a chi apre il suo cuore
con la chiave dell’amore e si innamora
a chi affronta la vita con orgoglio
e la prende a calci, perché martoriato dalle ambiguità…
e da mille mortificazioni.
Nella stanza dell’infinito,
Quanta tristezza in questo mondo
complesso, senza verità,
un mondo che mi fa piangere con lei,
mentre l’abbraccio, la bacio
amandola per sempre
fino l’estasi .
(Gianluigi Martone)
Marzano Domenica
L'INVERNO
Soffia, soffia quel vecchio
dentro una ampolla di vetro
vibra, in mille frammenti di
cristalli.
Impetuoso sfianca tutto quello
che trova , con urlo sibillante.
Fa gonfiare le nuvole in cielo
luci di lampi, l'eco del suono
uccelli già in volo.
La pioggia viene giù come
Lacrime di aghi lucenti.
Il mare col suo spumeggiare
di cavalli bianchi in corsa.
Gli alberi in tristi con il loro
movimento fan cadere le foglie
si ode il fruscio, la mia anima
s' infila nel mio cuore.
(Domenica Marzano)
Massaiu Caterina
MESSAGGIO DI CARTA
Nella traccia di un sentimentale disegno
Risorgiva cerca fonte.
Anima di poesia non si vende
Scopre tutto ciò che già esiste
Per lavare con gocce di inchiostro
Cuori di pietra
Immersi nel fango.
(Caterina Massaiu)
Massari Maria Rachele
DITEMI COME SI PUÒ
È vero noi non possiamo decidere quando vivere o morire
ma come si può
pensare di pregare
quando la terra
comincia a tremare
e vedi la gente
piena di paura scappare
quando un bimbo
non si potrà svegliare
perché il destino
ha deciso che non deve
piu sognare
quando senti le grida di dolore mentre un'anima pian piano muore o quando chi rimane
resta straziato
nella speranza di ritrovare
chi ormai per sempre
se ne andato.
Come si puo'
continuare a sperare
quando scopriamo
di essere soli
e che in questo mondo
nessuno ci potrà aiutare.
Come si può
non sentirsi anime abbandonate quando vedi tante vite
senza un motivo morire?
Come si può ancora
chiedere di pregare
quando si ha solo la tristezza
che ti oscura il cuore.
(Maria Rachele Massari)
Mattaliano Giovanni
PUETA
Io nascivi nto’n quarteri popolari.
Quann’era picciriddu e senza pinzeri
‘u dialettu palermitanu m’insignaru,
‘a stissa lingua di me patri e di me matri,
e ‘sta parrata addivintò‘a cumpagna d’a me vita.
Picca scola ju vulia e jocu a vuluntà…
Nta ‘stu quarteri popolari
c’era ‘u ricco e ‘u puvireddu,
c’era puru ‘u mal’affari: truffardini, bursaioli
e genti chi dava picciuli a ‘nteressi.
Amici cari, a manu a manu
ca io divintava chiù spuntuliddu,
mi affezionava sempre chiù a lu me dialettu
e ogni vota chi mi venia lu spinnu di parrari
‘talianu, m’impappinava e mi ‘mpirugghiava
comu lu scravagghiu ‘nta la stuppa.
“Sta lingua aduttata d’i patri”…
Tanti beddi paroli cuminciaru a figghiari
paroli d’amuri, di raggia, di duluri e libirtà…
Ora mi chiamanu pueta e staiu ‘n menzu a filosufi,
prufissura e maistri e pi mia è un vantu,
ricurdari Petru Fudduni.
In quantu a vui, illustrissimi prufissura,
nun vi scannaliati
si scrivu comu mi veni,
senza rispittari la lugnizza di li versi,
senza rima, senza metrica
e senza cunsultari ‘u vocabolariu:
‘u me sulu pinzeri è chiddu
di scriviri li paroli
accussì comu nescinu
di dintra lu me cori!
(Giovanni Mattaliano)
Traduzione dell’autore dal siciliano- Poeta. Io sono nato in un quartiere popolare / Quand’era piccolino e senza pensieri / il dialetto palermitano m’insegnarono /La stessa lingua di mio padre e mia madre, / e questa parlata diventò la mia compagna di vita./ Poco scuola io voleva e giochi a volontà … / In questo quartiere popolare /c’era il ricco e il poverello,/ c’era pure il mal’affare: truffaldini e borsaioli / e gente che davano soldi con gli interessi./ Amici cari, a mano a mano che io diventavo più giovanotto/ mi affezionavo sempre più al mio dialetto / e ogni volta che mi veniva il desiderio di parlare / in italiano m’impappinavo e mi confondevo / come lo scarafaggio nella stoppa./ “ Questa lingua adottata dai padri”…/ Tante belle parole cominciarono a figliare/ parole d’amore, di rabbia e libertà …/ Ora mi chiamano poeta e sto in mezzo a filosofi,/ professori e maestri e per me è un vanto,/ ricordare Pietro Fullone./ In quanto a voi , illustrissimi professori,/ non vi scandalizzate/ se scrivo come mi viene,/ senza rispettare la lunghezza dei versi,/ senza rima, senza metrica / e senza consultare il vocabolario:/ il mio solo pensiero e quello/ di scrivere le parole/ così come escono/ da dentro il mio cuore
Matteo Piergigli
L’orma
Cammini in riva al mare,
onda dopo onda
il segno dei passi scompare.
Non sei mai passato.
(Matteo Piergigli)
Mendez Pedro Pablo (Rep. Dominicana)
MANIFIESTO DE LA INOCENCIA
Quisiera mirar atras y ver la inocencia correr
No dudaria en cambiarlo todo
por la felicidad que se robaron
los hombres de tiempo presente.
Si tan solo retrocedieran
los momentos de nuestra mente virgen,
enseñaría a los inocentes
a poner vallados en sus vidas.
para cuidarlos de los que matan sin matar,
de los que aman sin amar,
de los que oyen sin escuchar,
de los que le ponen carburo a la inocencia
para venderla como mercancía aptecible
con sabor a traumas, resentimiento y dolor.
Si solo pudieras ver el mundo
donde a los inocentes no se les acuse
de pendejos, moralistas o bobos
solo porque no quieren dejarse marcar
con el hierro candente de la maldad.
Quiero un mundo sin pornografia
pero tampoco pederastas ni los que compran y venden la inocencia
para que nuestros niños corran
o naveguen en su mar transparente
sin el miedo de recibir un regalo envenenado.
Un mundo donde los virus de adulto
no contaminen la inocencia
y esta puedan usar las paginas solo para dibujar sueños.
Quiero un mundo
donde gobierne la inocencia
aun sea en el mundo de la utopía
o el jardín del eden,
pero sin la serpiente voladora,
madre del 99% de los políticos
mentirosos y corruptos.
Quisiera un mundo donde los hombres
como niños, dejen la prisa,
para volver a ser inocente y conquistar la libertad
que perdieron al hacerse adultos.
Quiero ver un mundo donde los grandes, dejen los niños en paz,
sin guerra, violencia ni abuso sexual,
para que duerman en su mundo imaginario
y su sonrisa sea eterna y sus miradas se conviertan
en las medicinas que sane la humanidad.
Un Mundo donde el amor sea el aliciente del dolor
de los que ya perdieron la inocencia
y la esperanza para que no contaminen
con el virus de la maldad disfrazada de “libertad”
a los pocos que todavía la conservan.
Quiero un mundo donde a la ignorancia, la mediocridad y al miedo
le pongamos piedras de molino se las colguemos del cuello
y sin pensarlo dos veces las lancemos al mar
para que la inocencia no teman dlas manos que la guian.
Quiero un mundo donde los hombres seamos hermanos y humanos
La libertad duerma con la inocencia, y esta,
a su vez mate de hambre a los mentirosos
que venden la religión hipócrita
cómplice de este sistema sub-acuático del mal.
Quiero un mundo donde los inocentes
mantenga sus ojos cerrados
y solo lo abran para ver la verdad
para defenderse de las alturas y los abismos
que chorrean su nauseabundo orgullo y maldad,
y jamás lo abran para ver la malicia saladas y sazonadas con palabras,
que matan muy lentamente pero se muestran arrogante
ante los ojos dormidos de la bella inocente.
Sigan dormidas mis niñas inocentes
No dejen de perfumar el mundo con su candor,
para que el amor de Dios se siga derramando
en los corazones de los hombres sordos
y estos aprendan a perdonarse
(Pedro Paolo Mendez)
Traduzione di Mariarosa Cupani dallo spagnolo - MANIFESTO DELLA INNOCENZA . Vorrei guardare indietro e vedere la innocenza correre / Non esiterei nel cambiare tutto con la felicità che rubarono gli uomini del tempo presente. / Se solamente così ritornassero / i momenti della nostra mente pura / insegnerei agli innocenti a porre argini nelle loro vite / in modo da preoccuparsi di quelli che uccidono senza uccidere / di quelli che amano senza amare di quelli che odono senza ascoltare / di quelli che distruggono la innocenza per venderla come merce di seduzione / con il sapore dei traumi risentimento e dolore / Se solo tu potessi vedere il mondo dove gli innocenti non sono considerati codardi moralisti / o sciocchi soltanto perché non vogliono lasciarsi forgiare con il ferro incandescente della malvagità / Voglio un mondo senza pornografia / Ma nemmeno pedofili né quelli che comprano e vendono la innocenza in modo che i nostri bambini corrano o navighino nel loro mare trasparente / senza la paura di ricevere un regalo avvelenato. / Un mondo dove i virus di adulto / non contaminino la innocenza / E che questa possa essere usata per disegnare le pagine dei loro sogni. / Voglio un mondo dove governi la innocenza / anche se fosse un mondo di utopia / o il giardino dell'eden ma senza il serpente volante / padre dei politici menzogneri e corrotti / Vorrei un mondo in cui gli uomini / come bambini abbandonino la fretta / per ritornare ad essere innocenti e conquistare la libertà / che persero nel diventare adulti./ Voglio vedere un mondo in cui i grandi lasciano i bambini in pace, senza guerra, violenza né abuso sessuale, / in modo che dormano nel loro mondo immaginario / e il loro sorriso sia eterno e i loro sguardi si trasformino nelle medicine che guariscono l'umanità. / Un mondo dove l'amore sia il conforto per il dolore/ di quelli che persero l'innocenza / e la speranza in modo che non contaminino con il virus della malvagità / mascherata da libertà di pochi che ancora la conservano. / Voglio un mondo dove all'ignoranza mediocrità / e alla paura mettiamo delle macine gli e le appendiamo al collo / e senza pensarci due volte le lanciamo a mare / in modo che la innocenza non temano le mani che la guidano. / Voglio un mondo dove gli uomini siano fratelli e pieni di umanità / la libertà dorma con l'innocenza e questa, a sua volta, / faccia morire di fame i bugiardi che vendono una religione ipocrita / complice di questo sistema sommerso del male. / Voglio un mondo dove gli innocenti / mantengano i loro occhi chiusi / e li aprano solamente per vedere la verità / per difendersi dalle altezzosità e dalle bassezze abissali / Che grondano il loro nauseabondo orgoglio e malvagità / e mai li aprano per vedere le malizie argute e condite con parole / che uccidono molto lentamente ma si mostrano arroganti davanti gli occhi dormienti della bella innocenza. / Continuino a dormire le mie bambine innocenti non smettano di profumare il mondo con il loro candore / in modo che l'amore di Dio continui a diffondersi / nei cuori degli uomini sordi / e questi imparino a perdonarsi.
Menozzi Giorgio
VORREI
Vorrei riviver ancor quel magico presente
con te vissuto...ormai passato opprimente.
Riassaporar quelle dolci emozioni volute
con immenso ardore, cercate e poi perdute.
Volare.....spensierati sulle ali della fantasia
tutte le volte che siamo stati: io tuo tu mia.
Meraviglioso, quel mondo tutto nostro
ora, cosi cupo... più nero dell'inchiostro.
Che indelebile ha macchiato la mia vita
su di una felicità, sfuggitami fra le dita.
E resto imprigionato in una folle illusione
ad un ritorno impossibile, pieno di passione.
(Giorgio Menozzi)
Merino Mirella
IL MESSAGGIO DELLA GRANDE MADRE
In una notte tranquilla come tante, all’improvviso un boato.
La Terra avanza e si apre, squarciando e inghiottendo tutto quello che è su di Lei.
L’uomo distratto ha costruito senza rispettarla e
molte volte ha violato le sue Leggi Armoniche:
Simbolo di perfezione dell’Intero Creato.
La gente fugge…ha paura.
Trema e prega… cercando di placare l’Ira
della Grande Madre che si è Risvegliata.
Paura… terrore e sgomento sono ora presenti.
Pianti, lamenti e grida d’aiuto: è il Caos.
Il Cuore del genere umano per troppo tempo è stato deviato.
Non conosce più la Saggezza dello Spirito,
ma… unicamente la corruzione del genere umano.
Non capisce che non è il Terremoto il problema… ma ciò che l’ha generato.
Ad un tratto quiete e non si sente più nulla.
Esiste ora il niente: né esseri, né case, né voci, né tuoni.
Compare, inesorabilmente il dolore…Racchiuso nel Silenzio Delle Parole…
negli Occhi Spenti di Chi E’ Rimasto… e nelle Mani solo Cenere e Polvere.
Ora… la Signora del Creato… Osserva…
Ha ristabilito la sua Volontà… e dice agli Esseri Umani:
“Ricordate… Voi Siete Parte di Me ed Io di Voi.
Vi custodisco nel Mio Ventre, ma …
Voi continuate a non Capire questo Nostro Legame D’Amore.
Il Vostro Cuore …è legato a Me…
all’Universo… e a Tutto ciò che vi Circonda.
Fino a quando lo travierete… piangerete sempre.
Non sapete vedere… oltre la reale apparenza.
Non sapete ascoltare… i Suoni che Insieme Cantiamo.
Non sapete custodire …l’Antico Segreto.
Non sapete più cercare … il Vero Valore che Insieme abbiamo Nascosto.
Il Tempo …passerà… e Tutto Rinascerà.
Di questo momento… fate in modo… che non rimanga unicamente il Ricordo…
ma, Insegnate Consapevolmente…
il Rispetto per la Vita… in Tutte le Sue Forme.”
(Mirella Merino)
Messana Giuseppe
VITA
Deciso a dar vita si alza il sole,
audace il suo banchetto,
enorme è il suo cospetto,
di flemma la sua mole.
Con dedita solerzia,
trafigge i passi al contadino,
miliandone il destino
sedando la pigrizia.
Piega fuscelli,
arde le fronti,
assecca ruscelli,
asseta le fonti.
Di vita egli s’intreccia,
da iena a volte divora,
ma è vita! E’ vita! E’ vita!
Per tutti arriva l’aurora.
(Giuseppe Messana)
Messina Maria Rosa
LA PETTEGOLA
Non fai niente tutto il giorno,
critichi tutti quelli che hai intorno.
Ogni difetto ad ognuno devi pur trovare,
senso alla tua vita non sai dare.
Dici: "Io non esco mai",
puntualmente i fatti delle persone sai.
Se ti raccontano una cosa, la fai immensa,
prima di inventare , pensa.
Qualsiasi cosa faccia una persona per te non va mai bene,
non fai altro che gioire delle sue pene.
Ti siedi con la tua vicina per spettegolare,
inventi che quella ragazza per altri motivi si deve sposare.
Dici: "Non so se si sposera' con l'abito bianco in Chiesa,
la ragazza è gia' in dolce attesa".
Quando incontri la ragazza, fai finta di niente
e le chiedi quando fara' un figlio,
ma la tua falsita' si vede lontano un miglio.
A volte non hai niente di meglio da fare,
il tuo grande hobby rimane giudicare.
(Maria Rosa Messina)
Mezzatesta Giuseppe
IL SORRISO DI MADRE
In questo tempo che è
gli occhi gementi dicono quel che
la voce non può più sussurrare
dura un solo istante
che attraversa me
come il sole l’immenso cielo.
Un solo brivido dipinge
affresco di essenze d’amore
adorna la parete dell’anima
meco tela delle nostre emozioni.
Ora, che è l’ora, abbraccio l’anima
volo nel vento divino,
mi ondeggia i capelli,
bacia il mio viso,
svela il mio sorriso
oggi divenuto Eternità.
Non disperate, sono nella serenità
dei celestiali luminosi raggi,
mi racchiudo in una sola lacrima
a dimora perenne nell’anima mia.
Non cercatemi nei sogni,
come sempre, sono
tra il vostro respiro e il pensiero
e sempre così sarà ovunque siate,
continuerò ad amarvi
come nella profondità del cuore
voi amate me.
Dal di quà, senza disturbare,
urlo ancora il tuo nome
nel silenzio raggiante di eco infinito
e guardando il celeste cielo
bacio il tuo sorriso splendente
stella del cammin di vita.
Arrivederci Madre mia
“Il sorriso inciso nel tempo.”
(Giuseppe Mezzatesta)
Millone Silvia
OCCHI DI BAMBINA
Sai amico mio,
ho visto lacrime di coccodrillo
far star male il proprio sangue,
ho visto sorrisi con dentro lacrime,
ma con tanta rabbia nel cuore.
Ho visto occhi di bambina piangere,
ma crescendo non capire,
la differenza di vivere a testa alta,
o di sopravvivere con la paura.
Ho lasciato che il tempo scivolasse,
corresse e si fermasse,
ho assaporato,
ogni sua più piccola sfaccettatura,
ma mi sono persa nella rabbia e nella arresa...
Ma ora son qui,
armata di un sorriso,
di una speranza,
di parole dette col cuore
da chi con amicizia
mi ha stretto al suo cuore.
Ora sono qui a guardare il sole che sorge
e la notte che lentamente si allontana
ai miei occhi.
(Silvia Millone)
Minnella Orazio
I DUBBI DI ‘N’ADDEVU
‘N’addevu prontu a scinniri ‘nto munnu
ci dissi o Patri Eternu preoccupatu:
-Dimmi comu haiu a vìviri ddà ‘n funnu
senza ccu mi proteggi ’nta ‘stu statu?
-Hai ‘n’angilu ccu tia sempri vicinu
tutti li santi jorna ‘n sintunia
ca ti cuntrolla puru ‘u pannulinu
e poi, ti canta sempri ‘a litania
‘nsignannuti ‘i paroli e a camminari.
-Si ju t’haiu a parrari comu fazzu ?
-’Ntrizza li to’ manuzzi ppi prijari.
-Sacciu ca l’omu e tìntu e vilinazzu.
-Cu’ ti sta attagghiu sapi comu a fàri
pi tèniri lu tìntu alla luntana
rischiannu, puru di non chiù campari,
tinennuti ddà d’intra a ‘na campana.
-Poi non ti vidu cchiù,chi ti nni pari?
Arrestu tristi d’intra ‘u cori miu.
-L’angilu to’, di mia ti sta a parràri
‘nsignanniti quant’è ‘a rannizza ‘i Diu-…..
Ma ‘nta ‘dd’istanti ‘o munnu fu mannatu
e mentri ch’jieva avanti ‘stu prugramma……
-Comu si chiama l’àngilu assignatu- ?...
Rispunni Dìu:-Lu poi chiamari mamma !...
(Orazio Minnella)
Traduzione dell'autore dal siciliano- I DUBBI DI UN BAMBINO. Un bimbo pronto a scendere nel mondo, / ci disse al Padreterno preoccupato: / com’è che devo vivere la in fondo, / senza chi mi protegge in questo stato ? / -Ci sarà un angelo con te vicino, / tutti quei santi giorni in sintonia, / che ti controlla pure il pannolino, / e canta sempre a te la “litania”, / insegnandoti a parlare e camminare. / -Se io voglio parlarti,come faccio ? / -Intreccia le manine per pregare!.. / -Io so’ che qualche uomo è un tipaccio !... / -Chi ti sta accanto sa quel che ha da fare, / per mettere il cattivo alla lontana , / rischiando di non vivere e morire, / dàndoti protezione e vita sana. / -Ma poi non ti vedrò,che te ne pare ? / Rimango triste dentro il cuore mio... / -L’angelo tuo di me ti sta a parlare, / spiegandoti cos’è l’amor di Dio… / Ma in quell’istante al mondo fu mandato, / e mentre andava avanti sto programma… / -Come si chiama l’angelo assegnato- ? / Rispose Dio:-Lo puoi chiamare mamma !..
Mirabile Totò
COSI D‘AVUTRI TEMPI
E vitti li carrubi lustri ‘nto ‘n cannistru,
‘na dicina di prennuli di zorbi appizzati a ‘na canna,
li cutugna torti e pilusi dintra un panaru,
e ranati russi e spinusi ci nn’eranu ‘na trintina.
Nespuli varvusi e azalori! Gridava lu mischinu.
Fìcurini gialli, virdi e russi dintra un catu,
castagni e pastigglia chi niscia di li sacchi
cu nuciddi di natali, mennuli e fìcu sicchi.
Parsi allura a mia di riturnari picciutteddu
quannu cuglia l’infìlamuredda a lu paisi
cu mangiati d'azzalori e ‘mmiaculiddi
e propriu ccà, taliati runni sunnu jttati iddi.
Cchiù luntanu c'era ‘na tavulata di virdura
cu finocchi ammazzunati, cicoria di li vigni,
burranii, sparaci e qualeddu virdi,
mazzi d'origanu, majurana e sarvia.
Marva e rosmarino sciavurusu!
Ogni tantu abbanniava lu murvusu.
E cu si li pò scurdari ddi ciciri fìurusi,
ddi beddi favi chiatti e rispicchiati.
Ma chiddu chi veramenti nun putia pinsari
era ca stu picciutteddu aranci amari putia aviri
e quannu mi dissi: Te! Piglia!
Maddunai ca erano aranci manigghia.
Ddru picciottu avia veramenti un beni di Diu,
tanta testa e ddi cosi d'avutri tempi.
Ma chiddu c’avia veramenti, dicu iu,
era ca di li minacci ‘un ci nni futtia nenti.
Cu accura e affezioni prisintava la mircanzia
e quannu si fici avanti un grossu malandrinu
isò li vrazza e ci fici vidiri li mani travagghiati
stanchi e caddusi comu un poviru mischinu.
Cu l’occhi spirdati, russi e chini di focu
lu taliò di la testa a li pedi e ci fici signu
di cangiari strata e livarisi di ddocu
picchì iddu vinnia senza pagari pignu.
Arristai sbalurdutu di ddu picciottu sfruntatu
e caminannu caminannu mi misi a pinsari
ca forsi li cosi stavanu cangiannu finarmenti
picchì li picciotti d’ora sunnu cchiù vigghianti.
(Totò Mirabile)
Traduzione dell'autore dal siciliano: COSE D'ALTRI TEMPI. E vidi le carrube lucide dentro una cesta, / una decina di grappoli di sorbole appesi ad una canna, / le mele cotogne brutte e pelose dentro un paniere / e melograni con rametti spinosi ce n’erano una trentina. / Nespole d’inverno e azzeruoli! Gridava il poveretto. / Fichidindia gialli, verdi e rossi dentro un secchio, / castagne fresche e secche traboccanti dai sacchi /con nocciole, mandorle e fichi secchi. / Sembrò così a me di ritornare ragazzino / quando raccoglievo le more al paese / con mangiate d’azzeruoli e corbezzoli / e proprio qui guardate dove sono posati loro. / Più lontano c’era un tavolo pieno di verdura /con finocchi a mazzetti e cicoria selvatica, / borragine, asparagi e cavolini verdi, /mazzi di origano, maggiorana e salvia. /Malva e rosmarino odoroso! / Ogni tanto gridava il ragazzetto. / E chi si può dimenticare di quei ceci belli, / di quelle belle fave piatte e sbucciate! / Ma quello che veramente non potevo immaginare / era che questo ragazzo arance amare potesse avere. / E quando mi disse: Tieni! Prendi! / Mi sono accorto che erano arance dolci. / Quel ragazzo aveva veramente un ben di Dio, / tanto cervello e quelle cose d’altri tempi. / Ma quello che aveva veramente, dico io / era che delle minacce non gliene fregava nulla. / Con cura e accortezza presentava la sua merce / e quando si fece avanti un grosso malandrino / alzò le braccia e gli fece vedere le mani di lavoratore / stanche e callose come quelle di un poveretto. /Con gli occhi fuori di se, rossi e pieni di fuoco / lo guardò dalla testa ai piedi e gli fece segno / di cambiare strada e togliersi di mezzo, / perché lui vendeva senza pagare il pizzo. / Rimasi sbalordito da quel ragazzo coraggioso / e camminando camminando misi a riflettere / che forse le cose stavano cambiando finalmente / perché i ragazzi di oggi sono più coraggiosi.
Mitko Gogov (Macedonia)
.брусни патеки
(затоа што нозете по други не знаат да одат)
те барам во сеното како игла,
како мразна полјана
на леден остров кој се топи
на која можам
да поставам поларна мечка
да се чувствува барем уште малку
безбедно.
те барам како одраз во огледалото кое ја
крие мојата старост
како скриен велосипед на таванот
за да ја игнорирам
мојата младост,
те барам како ножот на
соседот кој ни ги дупчеше топките,
како мрежата од кошот
и сакот со кој ловевме риба
по реката која се суши
те барам како конец од манила
откинат од фортуната
што одлета во недоглед
а ние спокојно го собиравме
за да можеме повторно да пуштиме
нова
те барам како тајната симпатија
во лудоста на моето детство,
како брусна хартија со која
ги гланцавме пивските капачиња
да лизгаат полесно по асфалтот
кога игравме
патеки
и ти знам дека изгубена на патеката
бараш нешто
и секогаш би се свртела
да го изговориш моето име
како аманет и заборевена сенка на претците
како доказ дека мојот луденс постои,
да докажеш дека не постои
прескокнат вир кој се обидел да ни наштети
и дека нема човек кој ја преплашил
нашата сегашност
нема неродено дете кое сакало да го скрши
нашето неврамено фамилијарно
О.гледало.
- секако ќе не следи седум години несреќа,
ако не и цел живот..
луѓе сме,
затоа и сме паднати
Овде.
(Mitko Gogov)
Traduzione dal macedone di Kristina Stamenova - .STRADE AFFILATE (siccome i miei piedi non camminano su altre). ti cerco come un ago in un pagliaio, / come un piano ghiacciato / di un’isola sciogliente / dove posso mettere un orso polare / per sentirsi almeno un po’ / al sicuro. // ti cerco come un riflesso allo specchio / dove si nasconde la mia vecchiaia, / come una bicicletta nascosta nell’attico / per poter trascurare / la mia giovinezza, / ti cerco come lo farei con il coltello del vicino / che bucava i nostri pallini, / oppure come la rete da pesca / con cui andavamo a pescare / lungo il fiume che cominciava ad asciugarsi. // ti cerco come lo farei con la canapa di Manila / strappata dall’aquilone / fuggita lungo il cielo immenso / e noi andavamo con pazienza a prenderla / per poter provare / di nuovo. // ti cerco come il mio primo amore / nella follia della mia infanzia, / oppure come la carta abrasiva / con cui smerigliavamo i tappi delle bottiglie di birra / per farli scivolare più facilmente sulla strada / durante il nostro gioco intitolato / strade. // e so che anche tu, persa sulla strada / cerchi qualcosa, / e ti girerai / pronunciando il mio nome / come una promessa ed ombra dimenticata degli avi, / come una prova dell’esistenza del mio ludens, / perchè dimostri che non esiste / nessuna pozzanghera che noi abbiamo saltato / che non ha provato a farci male / e che non c’è nessun uomo che ha spaventato / la nostra presenza. / non c’è un bambino che non è ancora nato / con il desiderio di rompere il nostro / specchio / familiare / senza cornice. // - certo, sette anni di sfortuna ci seguiranno, / l’intera vita, forse... // siamo uomini, / perciò siamo caduti / Qua.
Traduzione dal macedone di Kristina Stamenova - .WHETTED PATHS (since my feet will not walk on anything else). I look for you like a needle in a haystack / like an iced plane / on a melting island / in which I could / put a polar bear / so that it feels a bit / Safer // I look for you like I would a mirror reflection / hiding my age / like a bicycle hidden in the attic / in order to ignore my youth, / I look for you like I would the knife / of the neighbor who slaughtered our footballs, / or like the net, the fish trap, the sack / we went fishing with / along the riverhalf-dried up // I look for you like for a Manila hemp thread / torn off the kite / that would fly off in the endless blue / we would patiently go and pick it up / so that we could try / a new // I look for you like I would my secret crush / from the days of childhood folly / or like sandpaper / to sand off the beer bottle caps / so they’d slide down the tarmac / when we played / a game of Paths // and I know you are lost on a path / searching for something / and you’d turn round / and speak my name / like you would a pledge,or the ancestors’ / forgotten shadow / as proof that my ludens exists / to demonstrate there is / no pool we haven’t leaped over / that hasn’t tried to do us harm / and there is no man that has scared off / our presence / there is no child unborn wanting to break / our unframed family / mirror // - of course seven years of bad luck / will befall on us, / If not a lifetime… // we are human, / that’s why we’ve fallen / Here.
Monaco Agnese
I MIEI OCCHI
I miei occhi sono
L’anello di congiunzione
Tra paradiso ed inferi.
Visioni mistiche
Attanagliano i volti
di coloro che cercano
di scrutarmi nel profondo.
Ma io sono peccato e castità,
libertà e solitudine,
gemme amare
che solcano il viso.
Io sono vita nuova e morte
Allo stesso istante.
(Agnese Monaco)
Montalbano Antonella
FIORI NEL DESERTO
I. E’ buio fitto, di morte: tempo sospeso alla vita. Chi giunge in fondo al viale non veglia più. Quanto altro male, Signore, prima di giungere al porto sospirato?
Ci stordisce questo silenzio, come se fosse alieno dal dolore.
La luce traspare impercettibile: lo sguardo non si volge al cielo, ma alla terra.
Se almeno fosse per cercare il volto tuo, là ove piagato geme
sotto la sferza delle battiture!
La croce s’è di nuovo issata ove in origine, per primo, giunse l’annuncio della Sua vittoria! Sempre attuale la parola:
“Chi vuol venire dietro a me, prenda la croce e mi segua”.
II. Fiori nel deserto siano anfore che attingono acqua per dissetare i fratelli.
Le paure ci imprigionano nei recinti del tempio, ove
restiamo a lungo per sognare la speranza.
La luce del Risorto ci eleva a guardiani dell’universo
e di ogni povero che geme sulla terra: solo tu, Signore,
puoi guarire il mondo dal maligno; ma le ferite - sempre aperte - infettano tutto il corpo che langue.
Voci di lamento s’innalzano su Gerusalemme e invocano
il tuo Nome: non essere più sordo, Signore: ti imploriamo!
Il cuore s’è squarciato, come il tuo costato sul Golgota, ma la preghiera ci apre alla speranza, la carità ci spinge
a inginocchiarci: la fiducia non s’arrende nemmeno oggi
che piove martirio su Aleppo e su Mosul.
(Antonella Montalbano)
Montalbano Gianni
IL CICLO SI RIPETE
Il ciclo si ripete:
cadevan le foglie morte, roteando su se stesse,
impalpabili e silenziose, addosso a me,
che lì seduto in estasi sto,
nella solita mia amica panca in legno.
Lì sotto le stelle, a rimembrar le mie vaghezze,
il cortile, le urla mie di bambino,
il cane, l'altalena e l'ora della cena.
Perchè il tempo non si è fermato?
Il viale è buio e stretto, sol l'alone della luna irradia luce.
Come argentei petali le foglie morte,
mi sfiorano, mi accarezzano, mi strusciano, mi entran perfin nel petto,
e mi toccano il cuore, facendomi commuovere.
Poi, mi solleticano e mi abbracciano: almeno loro, ...... questo lo fanno,
in questa triste solitudine che l'anima mi divora.
Destati mi dicono, non darti pena,
il mondo va così all'incontrario, fattene una ragione.
Il ciclo si ripete:
Si nasce bimbi, per vecchi e soli morire.
Potremmo d'amor vivere,
ma l'amore del mondo ci vien negato.
Dolce è la sera, seduto in questa panca,
ma amari son i pensieri.
La solitudine accorcia ognor la vita,
mentre il ricordo dell'amor che fu,
allunga le mie pene.
Amavo ed amo, i tuoi occhi verde mare,
quando dentro essi mi smarrivo in cerca dell'oblio.
Amavo ed amo, i tuoi capelli biondi,
quando dentro essi affondavo l'anima mia nera, in cerca di salvezza.
Amavo ed amo, la bocca tua sublime,
perla rara di fiume, linfa di vita e di piacere,
quando il frutto assaporando, a nuova ebbrezza mi portava.
Il ciclo si ripete:
Amo ormai il nulla, avendo tutto perduto.
Il ciclo si ripete, ma non per me,
che senza scopo son rimasto.
Le foglie morte, l'anima m'accarezzano,
anch'essa morta nel dì che fu.
Di ricordi vivo ma, son essi che ogni giorno,
mi uccidono la voglia della vita.
D'amor si vive, ma.....anche si muore:
la mia vita è ormai con voi sepolta,
Adrienne e Sarah....amori miei perduti.
Il ciclo si ripete.
(Gianni Montalbano)
Montarello Silvana
UN ATTIMO PRIMA...
Mi piacerebbe sapere
a cosa pensavo
un attimo prima,
dalla serenità
alla morte.
Mi piacerebbe sapere
come si vede
la vita degli altri
seduti
sulle nuvole.
Mi piacerebbe sapere
come
si trasforma
una montagna
in una gomma.
E poi
il suono,
i colori
visti
ma non sentiti.
Mi piacerebbe sapere
come posso spiegare
il vuoto, l'immenso, il niente,
il grigio che mi tira giù,
mentre lotto per tornare su.
(Silvana Montarello)