Poesie Partecipanti alla IV edizione 2019
Abu - Cira
Abutrab Aleksandrovich Aliverdiev (Makhachkala, Russia)
А.А. Аливердиев
***
Заиграл на мандолине
Гондольер, поправив ус.
В липких звуков паутине
Я запутаться боюсь.
Только где там?! Не гондола,
Но из снов и песен плот
Не в Венеции, а дома
По волнам меня несёт.
От абсурдности химеры
Закружилась голова.
Мандолины, гондольеры
И созвучные слова
Пляшут в диких хороводах
Осознанья бытия,
Где растаял в мутных водах
Город мой после дождя.
(А.А. Аливердиев)
Traduzione in italiano dell’autore - ***. Gondoliere ha corretto i suoi baffi e ha iniziato a suonare il mandolino. (1)/ Ho paura di essere aggrovigliato nella ragnatela dei suoni appiccicosi di lui. // Ma dov'è?! Non una gondola, ma una zattera di sogni e canzoni (2)/ mi trasporta attraverso le onde non più a Venezia, ma a casa.// La mia testa è uscita dall'assurdità di questa chimera. (3)/ Mandolini, gondolieri e parole consonanti (4)// danza in danze selvagge di consapevolezza della vita,/ dove la mia città si sciolse nelle acque fangose dopo la pioggia. (5)
Traduzione in Inglese dell’autore - ***. Gondolier has corrected his mustache and began playing the mandolin. (1)/ I'm afraid of getting tangled in the spider's web of his sticky sounds.// But where is it?! Not a gondola, but a raft from dreams and songs (2)/ carries me through the waves no longer in Venice but at home.// My head spun from the absurdity of this chimera. (3)/ Mandolins, gondoliers and consonant words (4)// dance in wild dances of awareness of life,/ where my city melted in the muddy waters after the rain. (5)
Note dell’autore:
(1) Questa è una forte allusione al lavoro del governo locale in quel momento, ma nello stesso tempo è un'immagine senza tempo.
(2) Allusione a una canzone ben nota nello spazio di lingua russa.
(3) Vedi la foto allegata. Questa non è una parte del poema, ma comunque è un movente.
(4) Alcune parolacce russe, che sono molto consonanti per mandolino e gondoliere.
(5) Il mio rammarico per il destino della città dell'infanzia, che si sta sciogliendo davanti ai mia occhi.
Adamuccio Edoardo
D.R.O.G.A
Eroina, Cocaina, Ketamine,
Benzodiazepine, Ecstasy, Krokodil.
Ho sognato, per anni, una vita migliore
in un mare di sangue malato.
Ho preferito cercare continuamente
la vena più libera trovando piacevole torpore,
e perdendo di vista l'amore,
piuttosto che trovare una famiglia.
Ho disprezzato la vita,
rinchiuso in un mondo,
nel mio mondo, di merda,
con la paura di confrontarmi.
Ho corso in mondi fantastici,
camminando in equilibrio su instabili siringhe.
urlando con voce rauca,
mentre rullavo male la mia vita
come quelle maledette cartine.
Persistente nell’essere instabile,
come quel fastidioso tic nervoso al naso.
Ho pianto polvere bianca.
Vittima di situazioni avvolgenti,
che mi hanno tolto la libertà.
Ho davvero paura, ora.
Gli anni intanto, passano.
Sono artefice delle mie colpe.
Mi accorgo solo ora che la mia vita
è stata sottile come l'ago di quella
letale, maledetta siringa.
Il mio futuro?
(Sorrido)
Cos’è il futuro?
Spero solo di trovare
una vita migliore, lì sopra,
perché l'inferno l'ho già vissuto qui.
(Edoardo Adamuccio)
Addeo Dora
MI SIEDO ACCANTO...
Mi siedo accanto al dolore,
non mi guarda,
è troppo sofferente...
Mi siedo accanto alla tristezza,
non mi parla,
sta piangendo...
Mi siedo accanto alla nostalgia,
non mi vede,
sta ricordando tempi passati...
Mi siedo accanto al rimpianto,
non mi ascolta,
è occupato a pentirsi...
Allora provo a sedermi accanto al sorriso,
mi guarda
e mi illumina il volto...
Mi siedo accanto alla gioia,
mi parla
e mi riempie il cuore...
Mi siedo accanto alla generosità,
mi vede
e mi infonde fiducia...
Mi siedo accanto a una stretta di mano,
mi sente
e mi dà tanto calore...
Infine mi siedo accanto all' amore,
mi abbraccia
ed io finalmente
non ho più paura!
(Dora Addeo)
Alberti Maria
COME LA SAMARITANA
Trema la terra
al fragore dei tuoni
e le saette denudano la mia anima.
O mio Gesù, pervaso d'angoscia
imploro pietà,
temo il Tuo giudizio.
Spaurito e tremante
attendo bagliori di stelle e il soffio
del vento che accarezzando placa
lo spirito affranto.
Sono come la Samaritana, perdonami,
il peso del mio peccato mi opprime,
ma sono dono d'amore del
Tuo vermiglio cuore.
Spalanca la porta
della Misericordia,
lenisci il mio dolore,
l'arcobaleno della vita mi attende.
Ti supplico, guariscimi,
saziami con l'acqua che risana
e fammi gridare alla vita.
(Maria Alberti)
Alexandrina Cristina Niculescu (Romania)
LUMI DIN HAOSUL CEL MIC
Seara,
la lumini de candelabre,
diamantele aruncă raze,
ca niște ceruri infinite,
astrale,
abisale.
Stele multicolore săgetează ochiul și se transformă una-ntr-alta.
Și poate lumi din haosul cel mic
se învârtesc în diamante,
în jurul sorilor din ele.
(Alexandrina Cristina Niculescu)
Traduzione dell’autrice - MONDI DAL PICCOLO CAOS. In serata/ alle luci dei lampadari/ i diamanti lanciano raggi/ come infiniti cieli/ astrale/ abissale.// La stella multicolore attacca l'occhio/ e transforma l'uno nell'altro.// E potrebbe essere i mondi dal piccolo caos/ girano in diamanti/ intorno ai Soli di loro.
Ambrosino Salvatore
IL POETA
Profondo è il suo mare
e nei suoi abissi
insegue con sguardo
minuzioso
ogni evento
che si perde
nella sua profondità
E’ un’abile pescatore
il poeta
va oltre all’oscurità
e riporta alla luce
nuda
solo l’essenza
la veste
della propria anima
gli da voce e suono
e... diventa Poesia
(Salvatore Ambrosino)
Ambrosio Alessio
IL RESPIRO DEL MARE
Il calamo magico
del mare,
a sonanti tinte,
incornicia
le orecchie
con parole
lusinghiere,
colorite
dal concerto
di fruscii
e sasso-fonia.
L'anima
divora
ogni criptico
sussurro marino
che il lucente
inchiostro
del sole
rivela
alla vergine
intuizione.
(Francesco Ambrosio)
Amodio Angela
FERRAGOSTO A GENOVA
Si è gelato il cuore oggi.
Questo caldo lo ha trafitto
con un acquazzone di sangue
affogando in un fiume di macerie.
Un ponte stanco della vita
ha tranciato giovani vite.
Un volo diretto al Paradiso,
urla soffocate
nel vortice di nubi di fumo.
La vita in un istante.
La vita su un filo.
Attimi di panico,
urla vane nel vuoto
che ti risucchia!
Un vortice di macerie che ti riducono in polvere.
La vita in un istante!
Vorresti viverla tutta d’un soffio.
È quello che rimane
di un ultimo saluto lontano.
Ciao mamma e papà.
Genitori stringono forte
il loro bimbo per dissetarsi
in quel fiume e
bere l’ultimo sorso di vita
per poi correre verso la luce dell’arcobaleno.
La vita!
La vita in un istante...adesso...a te che puoi viverla,
a te che non c’eri,
a te che puoi solo immaginare
e non potrai mai provare
a volare nell’infinito
dolore!
(Angela Amodio)
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Anaclerio Nicola
MODERNITÀ
Frattaglie di tempo
sopravvissute tra le pieghe di uno smozzicato giorno,
interstizi di unti ingranaggi
che macinano senza tregua le nostre esistenze.
È la modernità (dicono)
liquide sabbie mobili
in cui si sta a galla
come ridotti in brandelli.
(Nicola Anaclerio)
Angeli Rossana
RISONANZA SINCERA
Vieni con il cuore in mano,
a riportar spiraglio di luce
nei miei occhi.
Dipingi sui muri dei miei deserti
il colore del cielo e, sopra
le nuvole, danzeranno
tutte le mie maliconie
appese alla vita.
Il mondo mi sembrerá
diverso senza coltelli
nelle piaghe, dove anche
il buio trema all'orizzonte
dei miei passi.
L'anima ha levigato
il corpo di donna
nella sua sensibilitá
ed ha spiccato il volo
nel divenire creazione
d'amore, risonanza
sincera di madre terra.
(Rossana Angeli)
Antonio de Curtis (pseudonimo)
IL PADRE
Uomo
mai stanco
che vegli ancora
come una volta
le mie notti;
mai domo
che su ogni delusione
che ti porto,
alzi nuovi castelli
di speranza.
Uomo:
soggetto incomparabile
d’amore
tu sei mio padre
ed io,
oh!
come vorrei
essere tuo figlio.
(Antonio de Curtis)
Anzaldo Alessia
FALENA
Avanti e indietro, farfalla notturna,
succhi i silenzi dell'estate,
in armoniosa danza con il tempo.
Vigili sui raccolti,
dormi con le sirene
e il tempo non ti imbavaglia
con il suo peplo di seta.
Vola con i miei pensieri, farfalla notturna,
racconta agli astri i miei desideri
e pensa che le tue ali
prima o poi smetteranno di battere.
Le mie ciglia no, ancora per molto.
Non vendicarti dei miei desideri,
piccola farfalla notturna:
la notte è lunga.
Tu la spenderai cercando in un lampione il tuo sole,
io, invece, riposerò le membra
e godrò del silenzio
e delle preghiere
e dei sogni.
Notte, piccola farfalla notturna.
(Alessia Anzaldo)
Ardizone Pietro Venezuela
FACITIMI STU FAVURI (Siciliano)
Comu putissi niari c´aju bisognu di tia,
Si pinzannuti pigghiu forza e lu me cori s´arricria…
Parlu cu la genti di stu cuntinenti
E si nun parlu di tia megghiu ca un dicu nenti!!
Giá ´sá fattu comu´na mania,
Dintra la me vita la portu sempri ´nsemula appiccicata
…nun sulu ´nta lu sangu ammiscata
Criu puru, ´nmenzu la cárni ´mpastata.
Tant´ anni annu passatu pi putiri cumpruvari
Si era cosa passeggera, o duvia d´arristari
Comu stemma riali, o casteddi midiuvali…
O como la storia antica, ca sempri s´avá cuntari…
Soccu è scritu leggiri si voli e comu s´avissi
´ná stiddra ´ntá frunti stampata…
Eccu picchi dicu cá la me sorti e marcata
Appuntu pi chissu aiu fattu ´ná pinzata:
A tutti l´amici, a la me famigghia e cumpagnia
S´avissi a chiudiri l´occhi luntanu di tia,
Circati pi favuri, dunni sia,sia, e…
Attuppatimi cu li culura di la Sicilia mia!!
(Pietro Ardizzone)
Traduzione dell’autore – FATEMI QUESTO FAVORE. Come potrei negare che ho bisogno di te,/ Se pensandoti prtrendo forza e il cuore gode…/ Parlo con la gente di questo continente/ E se non parlo di te, meglio che non dico niente!/ Giá è come una mania,/ Nella mia vita, la porto sempre incollata insieme/ ... non solo mescolata con il sangue/ Penso anche in mezzo alla carne impastata./ Tanti anni sono passati per poterti dimostrare/ Se fosse una cosa passeggera, o cosa ben salda/ Come stemmi reali o medievali .../ Oppure, come la storia antica, che raccontiamo sempre .../ Quello che è scritto è fatto per essere letto/ E’ come se avesse una stella stampata in fronte/ Ecco perché dico che la mia sorte è segnata/ Proprio per questo ho pensato:/ A tutti i miei amici, alla mia famiglia e alla mia compagnia/ Se dovessi chiudere chiudere gli occhi lontano da te,/ Certcate per favore ovunque sia e ... / copritemi con i colori della mia Sicilia!
Arecchio Lucia
***
Ricorda chi sei, e la storia
che dal fondo degli occhi
trapela, i nodi di vento
a ogni passo lasciato per strada,
in ogni pugno o carezza
ad ogni volto incontrato
in albe di grandi premesse
di vita, in biglietti a ricordare
viaggi e ritorni, in giorni
e occasioni al volo afferrate
oppure sprecate,
frutti rimasti attaccati
ai rami dei sogni
cucendo il futuro
come un nuovo vestito
e frasi a forma di ponte
per far passerella d'incontro
sotto le stelle del tempo
che aprono arcate d'immenso.
Ricorda chi sei, con tutto
il traffico indietro e a venire
e la bussola antica
dei tuoi desideri,
le ciocche tagliate per darsi
un' immagine nuova
e il sangue che gira
all'interno é sempre lo stesso
una ruota come una giostra
e tutti i cavalli d'infanzia
la mamma che chiama
alla solita ora, e tu che ritardi
per perderti dentro te stesso,
in ogni mattino lasciato invecchiare
come un buon vino
lungo le strade dribblando
sguardi e semafori
con ansia leggera
a premere in cuore
ed un pomeriggio
scaduto che non hai frequentato ...
e piccoli colpi di tosse
inquietudini e strappi di pianto,
sperimentando mancanze ed ombre follie
per vedersi riflessi di scorcio
e toccarsi sentendo di esserci ancora..
(Lucia Arecchio)
Arnao Igea
***
L'immenso ci sovrasta
col suo azzurro, che non cela
gli inganni.
Stringimi forte, nel delirio di un'ora
siamo solo fiori su steli stanchi
siamo solo noi
anime smarrite
viviamo all'ombra di ricordi lontani.
Penso soltanto a te, mentre
aspetto il respiro delle stelle
Penso soltanto a te ...
ti penso ... e non ti vedo ...
(Igea Arnao)
Arnone Giovanna
LA DANZA DEL VENTRE
Guardo allo specchio
il mio ventre vuoto di carne,
lontano il tempo in cui raccoglieva l'amore
e scaldava la vita che cresceva.
Vibrava, di pulsioni mature
o di battiti d'ali.
Dolente di vita che nasceva,
reggeva le fatiche
e lentamente riprendeva turgore.
Un giorno lì spensero quel piccolo cuore pulsante,
e non ci fu più candore.
Le mani lo coprono,
nascondono le tracce degli anni
e curvo sta a ripararsi da un nuovo fragore.
(Giovanna Arnone)
Aspa Gaetano
ERA DESTINO CHE DOVEVAMO INCONTRARCI
Nel silenzio della notte
guardo il cielo
coperto di stelle
che segnano la via
che conduce a te.
Nel silenzio della notte
mentre tutto dorme,
la candida luna
brilla tenue
in una fredda notte
illuminando i sogni
di un caldo oro,
che sanno di te.
Nel silenzio della notte,
una leggera brezza
mi scompiglia i capelli
e i pensieri
i pensieri di te
e di quel giorno
quando con quel sorriso dolce
mi dicesti:
"Era destino che dovevamo incontrarci".
Nel silenzio della notte
un dolce canto
accompagna i miei lenti passi
verso il giorno che verrà,
il giorno in cui
mano nella mano
cammineremo sulle ali del tempo
verso l'orizzonte della vita
dove guardando nella stessa direzione
vedremo i sogni diventare
Realtá.
(Gaetano Aspa)
Audia Lucia
LE MIE RADICI
Sul colle s’erge,baciato dal sole,
piccolo eroe senza tempo,
senza fama.
Silente è il canto della sua gente,
il cor sospira, mosso a tormento,
per quelle madri, alberi spogli,
per quelle case vuote, rimpiante.
Sparsi nel mondo braccia e cervelli.
Padri contadini,
piccoli uomini curvi nei campi,
calli alle mani,
temon la sorte di quelle terre,
ove le messi più delle spose
ne han soddisfatto gli occhi e
la fame.
Ove padri e ancor prima,
padri di padri,
ne han sparso sudore e semi.
Narran gli ulivi di quel paese,
storie di vita,
storie di gioia,affanni e dolori,
insegnan muti,
le fronde al vento,
non v’è futuro senza radici.
(Lucia Audia)
Bacci Alessandro
LA GUERRA PIÙ LUNGA
Oltre quei brandelli di muro
dove tutto è niente,
sbocciano fiori di vento
che stuprano l’aria
per la perversa gioia
di chi li ha seminati.
Oltre quel muro di cinta
dove la luce è buio,
cadono freddi coriandoli
di neve rubata ai monti
presto sciolta dal sale
dei ricordi di un’estate.
Oltre quelle scritte sui muri
dove il silenzio fa baccano,
c’è sempre un televisore
acceso
da chi muove le dita sul telecomando
alla ricerca di sesso e violenza.
Le stagioni cambiano
ma la gente resta sempre la stessa,
quella che al bar
ostenta ricchezza e piange povertà.
Dove le strade hanno un nome
e la gente un prezzo,
dove i ragazzi all'uscita dalla scuola
vendono libri per comprare la droga
e dove il sabato sera
finisce in un intreccio di lamiere incendiate,
la pace
è la guerra più lunga.
(Alessandro Bacci)
Balan Gabriela Ana (România)
OCHII
mama mi-a dat cu împrumut culoarea ochilor
nu i-o înapoiez până nu mă învață să plâng
doar plânsul meu
nu plânsul mamei care își leapădă pruncul
nu plânsul pruncului care își pierde mama
nu plânsul băut din palmele Vitoriei Lipan
nu plânsul copilului după copilăria pierdută
nu plânsul elefantului
nu plânsul roz albastru verde
de acadea de cer de măr de sân nemângâiat
plânsul meu
plânsul femeii care scrie
plânsul din doi ochi nu ai mei
încă ai mamei
care toată viața mi-a spus nu mai plânge
până când mama mă învață să plâng
atunci când ochii mei își vor schimba culoarea
înseamnă că mama mă lasă să plâng
abia atunci fă mamă un semn
închide ochii ține-i strânși
pe urmă deschide-i
să nu mai am de ce plânge
(Gabriela Ana Balan - România)
Traduzione di Rodi Vinau – OCCHI. La mamma mi ha dato in prestito il colore degli occhi/ non lo restituirò finché non mi insegnerà a piangere/ solo il mio pianto// non il pianto della madre che abbandona il suo bambino/ non il pianto del bambino che perde sua madre/ non il pianto sorseggiato dalle mani di Vitoria Lipan/ non il pianto del bambino per l'infanzia perduta/ non il pianto dell'elefante/ non il pianto rosa blu verde/ di caramella di cielo di mela di seno non accarezzato// il mio pianto/ il pianto della donna che scrive/ il pianto a due occhi non i miei/ ancora di mia madre/ che per tutta la vita mi ha detto di non piangere / fino a quando la mamma mi insegnerà il pianto// solo quando i miei occhi avrano un altro colore / mamma mi consentirà di piangere// soltanto allora tu mamma puoi fare un segno/ chiudi gli occhi tienili stretti/ quindi aprili/ per far smettere il mio pianto.
Baldinu Stefano
QUESTI SCILENÇI (Genovese)
Tegnimmo asséizi questi scilençi
e a sinsâa che i ponse,
queste cöse piccinn-e che pe fucciàra
consûmman o vèrtice da tâgnâ de-o invèrno.
Sott’a-e aegue freide de-o çè
a néutte cangia a coniugaçion da-a lûxe
in sciô a schénna di i rammi, intra inte petene
do mæ séunno, inpia o canto ciöso da mæ stànsa
de un ingànno estrêmo de âia.
Chino da questo létto de mizeicòrdia
sôlo pa amiârte, ligâ in gîo a-e mæ vénn-e
un respîo.
Ma comme crovan, òua, co una fia de voxe
e féugge insémme a-e veitae, farfalle che
a èuggi sereti stramûan in segretto
a eterna malinconîa de e stélle
in quéllo spàçio brêve tra a pûa e e rêuze
cosci...sôle e in scilénçio comme una sarsitûa
de öxelli infinîi in sciô tesciûo de-a ànima
Traduzione dell’autore - QUESTI SILENZI. Teniamo accesi questi silenzi/e la zanzara che li punse,/queste piccole cose che per inerzia/consumano il vertice della ragnatela dell'inverno.//Sotto le acque fredde del cielo/ la notte muta la coniugazione della luce/sul dorso dei rami, entra nel pettine/del mio sonno, riempie l'angolo cieco della mia stanza/di un inganno estremo d'aria.//Scendo da questo letto di misericordia/solo per guardarti, legare intorno alle mie vene/un respiro.//Ma come cadono, adesso, con un filo di voce/le foglie insieme alle verità, farfalle che/a occhi chiusi traslocano in segreto/ l'eterna malinconia delle stelle/in quello spazio breve tra la polvere e le rose/così...sole e in silenzio come un rammendo/di uccelli infiniti sul tessuto dell'anima
Stefano Baldinu
Barbu Daniel (Romania)
OARE... CE?
Ce să-ți dau și ce să-ți cer, când o lacrimă de cer, ne brăzdează calea sorții,
Când prin sute de ruine, ce păcat și ce rușine, am pierdut năframa morții,
Sufletu-n speranță vie, aruncat prin nebunie și prin faceri nepermise,
Rătăcește prin pustie, descântat cu apă vie, de prin vise interzise!
Ce a fost și ce-a rămas, din iubirea fără glas, ce a deschis ușa nopții,
Amintire pentr-o lume, renăscută din genune si zidită-n coasta porții,
Ferecat cu două lanțuri ș-aruncat prin multe șanțuri, îți inund sufletul gol,
Să-ți ademenesc sărutul, când te definește lutul...din luceferi în pârjol!
Ce să fac să pot să sper, vreau iubirea să-ți ofer, mă-ncui în altar c-o rugă,
Închide-mi rana tristeții, c-un petec din haina vieții și-ți voi fi pe veci o slugă,
Pe-o petală de suspin, cu o lacrimă de chin și c-o mângâiere-aprinsă,
Îți divinizez tăcerea, să-nțelegi ce e iubirea și-o dragoste reaprinsă!
Noaptea vin la tine-n vis, dintr-un cuget necuprins, ziua vin, în amintire,
Să-ți alung nefericirea, să te poarte doar iubirea, prin clipe de fericire...
(Daniel Barbu)
Traduzione dell’autore - COSA ... COSA?/ Cosa regalarti e cosa chiederti quando lo strappiamo dal cielo, ci dice la via del destino,/ Quando, attraverso centinaia di rovine, quale vergogna e vergogna abbiamo perso la puzza della morte,/ Anima in una speranza viva, generata dalla pazzia e attraverso un lavoro inaccettabile,/ Vaga attraverso il deserto, alla deriva con acqua viva, attraverso sogni proibiti!// Che cosa era e cosa restava della voce senza amore che apriva la porta della notte,/ Ricordo per un mondo, rinato e ronzante ai margini del cancello,/ Picchiato con due catene e lanciato attraverso molte trincee, hai inondato la tua anima nuda,/ Per attirare il tuo bacio, quando definisce la tua argilla ... da lucifero a sputo!// Cosa fare per poter sperare, voglio che l'amore ti doni, per andare all'altare a pregare,/ Chiudimi la ferita del dolore, una penna di vita, e sarò il tuo servo per sempre,/ Con un sospiro di petali, con una lacrima di angoscia e un caldo,/ Divido il tuo silenzio, per capire cos'è l'amore e l'amore!// La notte arriva a te nel sogno, da una mente incomprensibile, arriva il giorno, nella memoria,/ Per gettarti infelicità, per amarti solo nei momenti di felicità ...
Barracato Antonio
LIBERE RIFLESSIONI
Non sarà mai uno specchio
a dirmi che son vecchio,
ma la mia mente lucida
a dar conferma al mio occhio.
Seppur tante incertezze
affliggono il mio cuore,
non mi piegherò mai al tempo
fino a quando esisterà l’ amore.
Fuggo dalla pigrizia
che ruba ai pensieri vitalità,
rendendo oscura ed impervia
la strada della verità.
Quando nel silenzio
rivedo i miei giorni passati,
cancello l’inquietudine
del male che li ha segnati.
Mi chiedo e mi tormento
cercando una proposta,
dove inseguire un po’ di pace
senza ottenere risposta.
Solo le virtù più antiche
mi sanno donar ricchezza,
serbano il mio spirito vivo
dell’ immortal giovinezza.
Siamo fatti di pasta di sogni
di tenere dolci illusioni,
ma la nostra vita è troppo breve
e non ama aver catene.
(Antonio Barracato)
Belardi Agnese
UNA POESIA PER IL PAPA’
Papà, caro papà ti stringo forte nel ricordo
dentro al cuore.
Dimenticare i rancori (passati) e ritrovare
la freschezza.
Ti ricordo papà dotato di arguta ironia,
fisica e integrità
Eppure, sentivo aspra la distanza.
Eri arroccato nei principi
che mi allontanavano da te.
Papà, tanto meraviglioso quanto dannato,
simile a un amore deluso.
Sospesa, io, tra passato e futuro
attraversavo la vita caparbia quanto te.
Come su una giostra giravo, inseguendo il sogno.
Inciampavo nel tortuoso percorso della vita,
e tu severo, inflessibile e testardo
non volevi capirmi mi tenevi distante.
Infliggevi silenzi insopportabili e sonore punizioni.
Quanta inutile sofferenza, papà!
Il tempo scioglie i rancori, come la neve di marzo.
Oggi, bramosa ti tendo le braccia
Papà mio, ti cerco seduta su questa panchina!
Approfittiamo, di questo scampo di sole,
per scaldare insieme le delusioni della vita.
E… ritornare ad amarci come una volta,
nell’ incantevole primavera.
(Agnese Belardi)
Bellanca Giuseppe
SULU SULU (Siciliano)
Nni ‘sta sirata friddulina
sulu sulu staju a pinzari
ccu lu luci di ‘n fucularu
ca nunn’arrinesci a farimi calliari.
Li pinzera sunu tanti
mi firrianu ‘nn’’a testa
duppu scinninu ‘nn’’o cori
facinnulu battiri a cintu all’ura.
Sintu ancora ‘a so’ vuci
tutta muscia e chianciulina
mi dissi:”Arrivà ‘a mo’ ura”
mentri ‘a manu mi strinciva.
Rispunniu di stari bona
pirchì ancora nun jera ura
e mentri chistu diciva
‘u me’ cori chianciva.
Ppi tia ‘u suli cchiù nun spunta
ti cupina ‘na valata
fridda cumu ‘na jlata
‘u to’ nomi c’è appizzatu
ccu ‘na data e ‘na fotografì.
Ora sugnu sulu sulu
‘n cumpagnì di li me’ pinzera
mi dumannu a ccu jè cuntari
l’affanni di ‘stu cori.
(Bellanca Giuseppe)
Traduzione dell’autore - SOLO SOLO. In questa sera d'inverno/ solo solo sto a pensare/ con il calore di un focolaio/ che non riesce a farmi riscaldare./ I pensieri sono tanti/ mi girano nella testa/ dopo scendono al cuore/ facendolo battere a cento all’ora./ Sento ancora la sua voce/ tutta mogia e piagnucolosa/ mi ha detto: ”E’ arrivata la mia ora”/ mentre la mano mi stringeva./ Ho risposto di stare tranquilla/ perché ancora non era ora/ e mentre questo dicevo/ il mio cuore piangeva./ Per te il sole più non spunta/ ti ricopre una lapide/ fredda come una gelata/ c'è scritto il tuo nome/ con una data e una fotografia./ Ora sono solo, solo/ in compagnia dei miei pensieri/ mi chiedo a chi debbo raccontare/ gli affanni di questo cuore.
Bergamasco Francesco
CI SONO LUOGHI
Ci sono luoghi
dove crescono
prati:
funerali senza fiori…
Cappelle
dove non s’ode più sentimento
Ci sono vite
che prive d'alba
si ubriacano di tempo
Notti
che s’espandono
in un eterno big bang…
Ci sono giorni
piatti ritornelli senza eco...
Lacrime
che nessuno asciuga più
Sangue
stanco d’aspettare
Ci sono luoghi
luoghi dentro di noi
intrappolati fuori…
(Francesco Bergamasco)
Bertelli Mirko
LA MIA COCCINELLA
Sei piccolissima leggera
Voli piano I tuoi dolci colori mi piacciono tantissimo.
Mi dai sollievo nelle difficolta'.
Quando ti vedo mi rendi felice.
Un giorno ti sei appoggiata nella mia mano mi sembravi grandissima.
Mi guardavi per darmi protezione.
Io ti ho lasciata volare libera perche' mi sembrava giusto.
Quel giorno mi hai portato fortuna.
Sei tutta rossa con delle macchioline nere.
Sei la mia coccinella.
La prossima volta ti appoggerai nel mio cuore e farai tutto quello che vuoi.
Io ti vorro' sempre un mondo di bene perche' te lo meriti.
Mi sorridi sempre tanto.
Io ogni volta che ti vedro' mi prendero' cura di te
(Mirko Bertelli)
Bertolino Mattea
LA MATITA
Pacifico questo giorno
assolve anche l’andirivieni
delle nubi di aprile.
Richiamo alla Pasqua
è in disparte il rametto d’ulivo.
Vivo il tepore
che m’avvolge
in ogni piega,
è la matita che canta
un po’ stanca.
Mattea Bertolino
Betrolino Mattea
LA MATITA
Pacifico questo giorno
assolve anche l'andirivieni
delle nubi di aprile.
Richiamo alla Pasqua
è in disparte il rametto d'ulivo.
Vivo il tepore
che m'avvolge
in ogni piega,
e' la matita che canta
un po' stanca.
(Mattea Bertolino)
Birladeanu Geanina (Romania)
Al şaptelea ceas
Hoinăresc ...
prin apele tale
precum un pirat
cu ochiul săpat,cu piciorul tăiat
duhnind a tăcere de rom
şi a sare de mare
a lemn de corabie
din zdrențele velelor tale...
Tot strig...
spre mareele noastre
să aibă răbdare
tornadele minții s-aducă
a şaptea chemare
a şaptea lumină a lunii
în țărmuri din noi
mult prea goale...
Cutreier...
un al şaptelea val
cerşetor de nisipuri
ostoit,eşuat spre liman
răstignit sub cădelniți de sare
spre a şaptea chemare ,
inelar peste-al şaptelea pas
condamnat într-al şaptelea ceas
La uitare!
(Geanina Birladeanu)
Traduzione dell’autrice – SETTIMA ORA. Inseguendo .../ Attraverso le tue acque/ Come un pirata/ Con l'occhio di scavo, con la gamba tagliata/ Odorando di silenzio di rum/ e di sale di mare/ A legname di nave/ degli stracci delle tue vele ...// Sto gridando....../ Alle nostre maree/ Di aver pazienza/ Per portare i tornado della mente/ La settima chiamata/ La settima luce della luna/ Sulle rive di noi/ Troppo vuoto ...// Passeggiate .../ Una settima onda/ Mendicante di sabbia/ Stanco, fallito il limite/ Crocifisso sotto sale si raffredda/ Alla settima chiamata,/ Squillare sul settimo gradino/ Condannato nella settima/ Per dimenticare......
Bologna Silvia
NON C’È PIÙ
Il tuo grembiule blu
Il tuo cavatappi strano
Il tuo bicchiere colorato
Dal viola del vino
Non c’è neppure
Un vino a pasto come si deve
Una fetta di salame
Il profumo di camino acceso
E di sole
Né
Il frusciare del giornale
Un rumore di ciabatte di legno
Il frusciare impercettibile
Del tuo sorriso
Non so a chi raccontare
Tutte le mie storie piccole
Mi dicono quaggiù che adesso mi sei dentro
Ma io ero abituata ad averti fuori
Anche se ti sento
Quando scelgo una canzone
O a volte
Nei miei gesti
E in tutto l’amore che ho
Per questo sconfinato
E sbagliato
Bel
Mondo,
Non per questo
Mi manchi un po’ meno.
Ho visto.
Che ci vuole davvero un attimo a perderci.
Fatti di una fiammella
Nel vento forte.
La cera rimane in mano a chi resta.
E sta li a guardarla
Con le dita scottate.
In un volo di farfalle.
Tante tante tante ali veloci verso il cielo
TI passano in faccia e ti guastano i capelli
E te le senti addosso
Sul viso
Sugli occhi e nel naso.
Così si va via.
(Silvia Bologna)
Bonaiuti Maria Giovanna
IL MIO PRIMO BALLO CON TE
Era primavera.
I raggi obliqui del sole attraversavano i vetri
E si adagiavano scintillanti di pigrizia,
sui bordi sfuggenti dei vecchi mobili del salotto.
Io ero seduta
E tu mi guardavi,appoggiato alla parete,
guardavi il mio vestito rosso e le mie scarpe di vernice dorata,
mentre io aspettavo che mi invitassi a ballare.
In un attimo improvviso,
hai preso la mia mano e mi hai condotto tra le note,
accarezzando lieve i miei capelli.
Ancora oggi vorrei percorrere I vicoli logori del paese,
acciottolati di silenzio
cercando,sotto la luce fioca di lampioni accondiscendenti
la tenerezza del tuo desiderio.
La sera,spesso ,mi rannicchio sulla poltrona,
sperando di vederti apparire,di nuovo appoggiato alla parete,
magari sdrucciolato da quella finestra,
ritagliata nel cielo buio scheggiato di stelle,
che si affaccia sulla terra dei sogni.
Attendo impaziente
Di tornare a ballare nella nostra musica di nostalgia.
Intanto ,mi fa compagnia
il canto di passione di un gatto innamorato,
innamorato come me.
(Maria Giovanna Bonaiuti)
Bonetti Graziella
STALKING
L’autunno fa volar le foglie, pensai quel giorno fatale,
io che per nulla triste, scendevo da quelle lunghe scale.
Quelle stesse scale che per chieder giustizia, salii tante volte da esser stremata.
Per il mio diritto alla vita e per non esser ancor violentata.
Quel giorno dopo l’umil preghiera arrivò il frutto,
ottenni la condanna per chi mi tolse tutto.
Uscii dal grande palazzo cosi fiera e non arresa
che non mi accorsi subito, della tenera sorpresa.
Una foglia sfiora il mio capo, pensai quell’istante,
ma quanto mi chinai capii che era presente.
Un’immaginetta col suo volto scolpito,
era lui Rosario Livatino, il giudice ferito.
Ferito nel cuore da chi non sa nulla d’onore,
qualità gloriosa che abita nell’amore.
Grazie o Giudice, che indimenticabile, sia per tutti noi la tua morte
che ha reso piccolo, l’uomo disonesto, ma grande la Giustizia e ancor più forte.
Al Giudice Rosario Livatino
(Graziella Bonetti)
Bortoletto Giuliana
NON VIVO PIÙ SENZA TE
Sciogli i capelli
lasciali liberi,
liberi di volare al vento,
indossa il tuo sorriso più bello
e vieni incontro
a me,
le mie braccia sono pronte
ad accoglierti
in un caldo e lungo abbraccio
e mentre ci leghiamo
l’uno nell’altro,
ardo dal desiderio
di guardarti dentro,
accarezzare la tua anima
con la mente,
sfiorare il tuo cuore
e sentirlo battere
solo per me.
Nel profondo silenzio
che ci unisce
ti sussurro dolcemente:
“Amami Tesoro mio
Non vivo più senza Te”.
(Giuliana Bortoletto)
Bosca Paola
L'ECO DEI MIEI PASSI
Desiste la frenesia degli antichi giochi
e l'inquietudine che assaliva l'attesa
ormai scalza di ogni giovinezza
metto a nudo le antiche domande
è nuova l'arroganza di questa alba
sprona alla gola parole mai osate.
Il tuo sguardo smarrito cerca un appiglio d'afferare
il mio corpo non più impacciato affoga la tua insicurezza.
Ricordi i miei strani silenzi?
E le lacrime ingoiate dai sorrisi?
E quei profumi che placavano la tua febbre?
penavo in ogni bocca che baciavi
erano brandelli di vita che scavavi dal cuore.
Tutto ha fine incosciente amore
anche le tue occhiaie hanno oscurato l'ultimo slancio
infierire sulla memoria di ieri stimola collera
meglio un diverso colore di rossetto
parlare del freddo di questo ottobre
lasciarti nel palato quell'amaro insudiciato di solitudine.
Ascolto l'eco dei miei passi per le scale.
(Paola Bosca)
Bosi Eva
* * *
Stringo i ricordi di te
Tra le mie mani,
Come granelli di sabbia
scaldata dal sole,
Li lascio scorrere
cadono a terra.
Guardo lontano
ma sei troppo vicino.
La mia ombra sul tuo viso
puzzle di emozioni
cade il pezzo mancante,
Perso nei meandri dei sogni infranti,
Tra le mani rimane il vento.
(Eva Bosi)
Bota Claudia (Romania)
DULCELE MEU SUSPIN
Dulcele Meu suspin
Când am să creez
Am sa mă înalţ ajutat fiind
Ca şi cum azi, ultimul Cuvânt s-ar termina.
Şi lumea aceasta,
Deveni- va iubire desăvârşită,
Şi preschimbată de armonia înaltului,
Care cauta sufletul să-l înalţe,
La încununarea cununii dăruite
De puterea Divinului.
(Claudia Bota)
Traduzione dell’autrice - IL MIO DOLCE SOSPIRO. Il mio dolce sospiro./ Quando creerò/ Aiutato mi esalterò, / Avrebbe fine, come oggi, l'ultima Parola./ E questo mondo,/ Diventerà amore perfetto,/ Ripagato dall’armonia dell’eccelso,/ Che cerca l’anima per innalzarla,/ all’incoronazione delle nozze offerte/ Dal Potere del divino.
Bove Damiano
ASCOLTO
Ascolto il mare
che burrascoso
vive dentro di me,
quando l’incongruenza
si fa persona con la cravatta
su abito blu.
Ascolto il mio mare
un tempo sereno tramonto
con le onde a sciabordare
su bianche pietre
a levigare.
Sfioro con i pensieri
quella striscia di orizzonte
con un rasene volo
di gabbiano.
E con l’ala scrivo…
non descrivo.
Respiro il profumo amaro
di rabbia e alga di mare
che traspare
come il riflesso cristallino
che ambisco a cercare.
E mi trovo a naufragare
su bianca spuma
che sfuma dietro il molo
oltre ogni possibile ragionare
fino a perdermi
in questo azzurro mare,
aggrappato alla mia dannata voglia
d’amare.
(Damiano Bove)
Bresar Nevenka (Slovenia)
STEKLENA VRATA
Stojim pri kavnem aparatu,
pogledam skozi steklo
steklenih vrat.
Na oni strani malega hodnika
so še ena steklena vrata.
Ob drugem kavnem aparatu
stojiš ti.
Isti čas si kuhaš kavo.
Tvoj pogled strmi v mojo smer
najina pogleda se srečata.
Tista drobna stotinka
je bila dolga kot minuta.
Rada bi ti podarila nasmeh,
da bi ti zbrisala skrbi.
Steklena vrata prepričujejo
dobro vidljivost.
Počasi si odšel z kavo v roki.
V meni si pustil
eno in tisoč besed .
Morda se kdaj srečava
ob enem kavnem aparatu.
(Nevenka Bresar)
Traduzione dell’autrice - PORTA DI VETRO. Sono in piedi davanti a una macchinetta del caffè,/ Guardo attraverso il vetro/ porte di vetro./ Da quel lato del piccolo corridoio/ c'è un'altra porta a vetri./ Accanto a un'altra macchina da caffè/ Tu stai/ Nello stesso tempo tu prepari il caffè./ Il tuo sguardo fissa nella mia direzione/ i nostri occhi si incontrano./ Quel piccolo centesimo/ è stato un lungo minuto./ Vorrei darti un sorriso/ per cancellare le tue preoccupazioni./ La porta a vetri convince/ buona visibilità/ Lentamente hai lasciato il caffè con la tua mano./ Mi fai entrare/ una e mille parole./ Forse ci incontriamo qualche volta/ su una caffettiera.
Traduzione in inglese dell’autrice - GLASS DOOR. I'm standing at a coffee machine,/ I look through the glass/ glass doors./ On that side of the small hallway/ there's another glass door./ Next to another coffee machine/ You stand./ The same time you cook coffee./ Your look stares in my direction/ our eyes meet./ That tiny hundred/ it was a long minute./ I would like to give you a smile,/ to wipe out your worries./ The glass door convinces/ good visibility./ Slowly you left coffee with your hand./ You let me in/ one and a thousand words./ Maybe we meet sometime/ on one coffee maker./
Bruno Maria Rosa
LA CASA SUL CAMPO
Sta su di un poggio
Come faro nella nebbia
A guardare l’orizzonte lontano
Con la sua pietra tagliata da umili artigiani
Oramai corrosa dagli umori del tempo
Si staglia su un nudo campo
Da sempre curato arato lavorato
Che la gramigna ha reso improduttivo
Sta lì dimenticata
Tra immensi campi lussureggianti
A delineare la sua impotenza
È sentinella privata della vista
Lasciata lì come testimone del tempo andato
Su un fianco
Unico compagno
Un albero dai rami spogli che si innalzano nel cielo
Come braccia imploranti una risposta
Di tanto in tanto
Un fiore bianco
Sboccia tra le branche secche
Ed un usignolo curioso vi si posa
rallegrando l’aria col suo melodioso canto
(Maria Rosa Bruno)
Caiano Lino
TRADITA DOPO
AVER AMATO
Beata te o donna
Beata te per ogni tuo passo ...
Beata te per ogni sorriso ...
Beata te per ogni veglia d'amore....
Beata te per ogni lacrima versata ...
Beata te per tutto l'Amore
che hai donato...!!
Per tutte le creature
che hai amate e
che non sono più lì
ad accogliere le tue
benevolenti grazie...le tue
comprensione e le tue
attenzioni vere ed uniche!!
Beata te che tutto ciò che
hai donato con amore poi
il ritorno è stato attraverso
laceranti fetite ...!!
Tu sei beata perché hai
molto amato!!
Chi si è beato della tua
presenza succhiandone la
parte più succulente. ...ha
solo mani vuote da offrire!!
Mani vuote e cuore di pietra
non fanno che riprodurre menzogne! !
Mani vuote e cuore duro
portone tristezza ed angoscia...
più nessuna creatura potrà
amare sognare e gioie come
chi ebbe la capacità di conservare
quegli istanti meravigliosi senza
rancore alcuno.
Chi ama conserva indelebile
ciò che nasce dal cuore!!
(Lino Caiano)
Calì Maria Grazia
OLTRE LA BRUMA
Con dei sogni di carta, nei miei
passi stranieri, ho solcato
le sponde di una terra
che ancora non sa coltivare
l'amore. Hanno sete
i miei anni
e le tasche, consunte
da un vuoto
che mangia la speme
di giorni diversi
da poter camminare
È ancora inverno qui sulle colline
- chè non crescono i fiori...
Lì, oltre la bruma
già sorge un pallido sole
Che m'incammina
(Maria Grazia Calì) email [email protected]
Calio Louisa (USA)
ANGIE’S HANDS HAVE SEASONING
(for, my Grandmother Angelina Consolmagno Marchesani)
Angie’s hands have seasoning
the neighbors and relatives would say
when they got to partake in one of her home made meals.
Her hands would go through each tomato or vegetable
sorting the good from the bad
the freshly picked garden varieties
delicately, as though she was touching a bit of eternity
or the cosmic web lined with ancient secrets.
She could sense the life force in the greens or reds
the messages of love carried from the ancestors
which seemed mirrored in her warn and well worn hands.
Without any ego driven desire
she took her medium of expression
and laid it out perfectly on the table
like an artist preparing her tools
for an object of great beauty.
She worked with focus and intention
to shape her creation.
Then before cooking the ingredients of any dish
whether a complex pastry, home made ravioli
or a simple soup she mixed,
Angie placed her hands a few inches
above the contents
the way a healer does
when he scans the human energy field
and moved them around
not like a magician to distract the viewer
but with tenderness, sensitivity,
an awareness of the mystery
She knew the greatness within the small
the secrets of how to nourish us all
with what she created through nature
and those well seasoned hands.
(Louisa Calio)
Traduzione di Elisabbetta Marino - LE MANI DI ANGIE DAVANO SAPORE
(per mia nonna Angelina Consolmagno Marchesani). Le mani di Angie danno sapore/ dicevano vicini e parenti/ quando partecipavano a uno dei suoi pranzi fatti in casa./ Le mani passavano in rassegna ogni pomodoro o verdura/ separando i buoni dai cattivi/ le varietà dell’orto, appena colte,/ con delicatezza, come se stesse toccando un granello d’eternità/ o l’intreccio del cosmo, orlato di segreti antichi./ sapeva percepire l’energia vitale negli ortaggi verdi e in quelli rossi/ i messaggi d’amore dei predecessori/ che sembravano riflessi nelle sue mani calde e consumate.// Senza desiderio alcuno di farsi notare/ prendeva il suo mezzo d’espressione/ e lo disponeva, impeccabile, sul tavolo/ come un artista che prepara i suoi strumenti / per realizzare un oggetto di grande bellezza./ Lavorava concentrata e attenta / per dare forma alla sua creazione./ Poi, prima di mischiare gli ingredienti di qualsiasi piatto/ sia che fosse un dolce elaborato, ravioli fatti in casa/ o una semplice zuppa,/ Angie vi poneva sopra le sue mani, / a qualche centimetro,/ come un guaritore / quando scruta il campo d’energia nell’uomo/ e le muoveva/ non come fa il mago, per distrarre l’attenzione di chi guarda, ma con dolcezza, sensibilità,/ e consapevolezza del mistero.// Conosceva la grandezza in ciò che è piccolo/ i segreti di come nutrirci tutti/ con quello che creava attraverso la natura/ e quel sapore dalle sue mani antiche.
Camagna Francesco
IL TERREMOTO DEL '68
La terra, quella notte,
si svegliò rigirandosi
dall'altra parte con
un brusco movimento
nel suo letto, spezzò
il fragile cristallo cui
era attaccata la vita
degli uomini e rimasero
schegge di dolore
attorno al fiume e
il tratto di penna
che cancella paesaggi,
case, bambini senza
più futuro costretti
a navigare nel passato
a vivere al di là del muro.
Uomini,abbarbicati
ad un cuore ostinato
a battere, scoprirono
l'addiaccio, paure
ancestrali, freddi
primordiali dentro
vecchie seicento
di seconda mano,
poi nelle umide baracche
senza luce, nel fango.
Sono andato un giorno
in giro in uno di quei
paesi, rimessi a nuovo,
senza storia, senza memoria,
ho sentito da spettri di case,
voci gridare: "Perché?".
L'eterna domanda dell'uomo.
(Francesco Camagna)
Campagna Dina
DISSOLVENZE
Vaghezza d'intenti mi assale
Mi libro nell'aria atomizzandomi mutevole
A ricomporre la mia essenza.
Mi dissolvo nella vita
Non opporrò più resistenze
L'esistenza degli opposti e il loro conciliarsi
In modi da inventare o forse solo da scoprire
Per l'armonia del vivere, per la felicità di un attimo.
Passi in fretta tempo ingrato
Con il tuo incedere dissimulato
Arrivi al traguardo in un momento qualsiasi di un giorno qualunque
Mentre troppo impegnati con il nulla non riusciamo ad afferrare il tutto
E le tue promesse non mantenute rincorriamo fino alla fine
Tanto c'è tempo
Dimenticandoci troppo spesso della tua ingratitudine.
Ascolto il silenzio, il suo palpitare leggero
Come sabbia accarezzata dalla lieve brezza di un mattino di primavera
La mia anima si modella dolcemente
E assume forme finanche a me stessa perfette sconosciute.
Una stella, un cerchio, un fiore
Momenti epifanici di piacevole solitudine, di esistenza vera
Mentre arriva la sera del giorno in cui
Ho colto un fiore, ho chiuso un cerchio, ho guardato una stella.
(Dina Campagna)
Camplone Cristina
UN GRANELLO
Sfuggo tra le dita.
Se fossi vento
mi porterei
vagando
tra angoli
di cielo.
Ma mi impasto,
costruisco,
crollo,
mi re-impasto,
sopravvivo,
torno di nuovo
un granello.
Un granello di sabbia
tra le dita
serrate
che sfugge
ad ogni folata,
per plasmarmi
ancora
senza un pugno
a cercarmi.
(Cristina Camplone)
Candelori Cecilia
SEHNSUCHT
Non commettere desiderio,
Non bramare l’uomo altrui.
Anche se è un cavaliere errante
E lotta contro il suo mulino a vento.
Non sfiorarlo col pensiero tantomeno con lo sguardo,
Metti la maschera dell’ipocrita e gli farai da riflesso.
Non gridare il tuo silenzio nella conchiglia del suo orecchio
Mentre ti penetra a fondo con il suo intelletto.
Non trasformarlo in paradiso,
Non trasformarlo in abisso
Perché non è un’idea ma un essere umano col cuore in subaffitto.
Non provare a cambiare la sua essenza,
Piuttosto cambia il suo nome.
Rendilo impalpabile, inavvicinabile, fatto di fango e di ombre.
E dopo tutte queste negazioni ti ritroverai ad annaspare in uno specchio che non parla più al tuo occhio
Ma ti fa sentire l’eco di un mea culpa che sul petto hai ripetuto
Per quel comandamento disobbedito
Che ha il sapore agrodolce di un segreto.
(Cecilia Candelori)
Cannata Giovanna
TINIRIZZA D’AMURI (Siciliano)
Accarizza la surata peddi duopu l'affannu d’amuri,
comu ri 'na nivira iumenta, la cursa.
E' 'nu drappu situsu,
comu carnusa e villutata rosa.
Ri piaciri, ogni stizza,
è matiniera acqua,
supra pampini ri dilicata biddizza.
(Giovanna Cannata)
Traduzione dell’autrice - LA TENEREZZA DELL’AMORE. Accarezza/ la madida pelle dopo l’affanno d’amore/ corsa d’una nera giumenta./ Soave come un drappo di seta,/ carnosa e vellutata rosa./ Del piacere, ogni goccia,/ è rugiada/ sopra petali di delicata bellezza.
Cannatella Cetty
MIA MADRE È SIRIANA
Apri le braccia oh madre
fammi sentire ancora il tuo ventre.
Chiuderò i pugni e gli occhi
Sentirò ancora il sapore del tuo latte
e la ninna nanna dolce.
Apri le braccia oh madre
perché questa guerra è troppo dolore
perché tu non debba vedermi morire
I tuoi occhi brillano è luce
orgoglio
coraggio
oppure solo lacrime?
Sono la forza della donna
che dopo aver partorito un figlio
non regge l'inumano dolore di vederlo inutilmente morire.
(Cetty Cannatella)
Cannatella Maria
MI DISPIACE
Non potrò mai scrivere una bella poesia su di te.
Mi dispiace ma è così.
Non ho bei ricordi, io ho rovistare nella mia memoria,
ho selezionato gli anni, ma son tutti brutti quei ricordi.
Non mi hai mai dato un bacio, non mi hai mai fatto una carezza.
Figuriamoci un abbraccio.
Nemmeno abbiamo mai parlato come se fossimo due grandi amiche.
Così. .semplicemente, mentre sorridevamo, ed io non ti ho mai vista ridere.
Non mi hai mai rimboccato le coperte,
mentre magari mi davi un bacio per la buona notte e dirmi .......
Buonanotte amore mio!
Sai! Non era poi tanto difficile.
Per me non hai mai avuto parole dolci,
ma solo parole offensive, che mi hanno ferito per anni e anni.
Addirittura non mi hai mai chiesto se stavo bene,
se ero innamorata, oppure se ero felice.
Se soffrivo per qualcosa.
No ! Non lo hai mai fatto.
Mi dispiace, ma oggi non posso scrivere una bella poesia su di te.
Di te...che sei mia madre.
Perché non ho nulla da raccontare, anzi sto cercando di dimenticare.
Ci vuole tanto tempo, forse più del previsto,
ma mi serve per non soffrire ancora di più, pensando ti per nulla.
Non voglio più pensare a te, mi dispiace ma non mi hai mai voluto bene,
amata, ne rispettata come figlia e come persona.
Tutto questo non è stato giusto, nessuno mi darà quello che io ho perso,
perché l'ho perso solo per colpa tua.
Mi dispiace per te.....
Non potrai mai sapere cosa ti sei persa.
Ma mi dispiace per me, nessuno mi darà quella parte che manca nella mia vita.
Nessun altro potrà.
(Maria Cannatella)
Cannatella Monica
HO SOGNATO*
Ho sognato che mi stringevi forte mamma, che con la
tua dolce voce mi cantavi una ninna nanna.
Ho sognato di avere freddo, e tu, correvi a scaldarmi.
Poi ho immaginato...chissà come sarebbe stata bella la
nostra vita insieme, quante cose mi avresti insegnato.
Penso che tu mamma, ti saresti commossa nel sentirmi
pronunciare il tuo nome per la prima volta, e papà,
avrebbe sorriso nel vedermi tirare la pappa.
Non lo so chi mi avrebbe sorretta durante i miei primi
passetti, ma, sono sicura che entrambi, vi sareste
preoccupati di tenere saldamente le mie manine e di
sorreggermi ogni volta che vacillavo.
Se avessi avuto la possibilità di rimanere, mi sarebbe
piaciuto tanto studiare.
Sarei potuta diventare avvocato...
L'idea di difendere i deboli mi piaceva tanto.
Magari sarei diventata un architetto, così avrei
progettato case per darle a chi non ne ha.
Sai mamma, magari sarei diventata un medico.
Quante vite avrei potuto salvare se tu, non me lo avessi
impedito, se non mi avessi gettata via in quel
cassonetto.
Ti avevo fatto un dono, e non l'hai apprezzato.
I bambini non chiedono mai di venire al mondo, ma
sperano tanto che questo accada.
Ma poi, si rendono conto che la vita è ingiusta!
Ti sei persa tanto amore mamma, ti sei persa me.
Quanto egoismo, tu non mi hai voluta, ma questo non
ti dava il diritto di uccidermi.
Avresti potuto lasciare a qualcun'altra la possibilità di
farmi conoscere il mondo e la vita.
Era tuo dovere lasciare che io, potessi conoscere e
imparare cosa vuol dire amore e famiglia.
Lo sai mamma, sono arrabbiata! E credo di averne tutto
il diritto! Ma adesso io, sono un angelo tra gli angeli, e
tu, dovrai convivere a vita con il rimorso di non sapere
mai, quanto vi avrei reso fieri di me.
*dedicata ad una bambina abbandonata in un cassonetto
(Monica Cannatella)
Canterani Maria Rita
AUSCHWITZ PE NUN SCORDÀ (dialetto Genzanese – Roma)
Ce sò provato,
ho giuro
Ce sò provato
a mettime
dentro i panni de chill’ommini
Pori Cristi,
deportati,
strappati da e case e da e città sie
‘mmazzati, offesi, umijati.
Mio Dio…
quantu terrore drento a chill’occhi
e m’perchè che spetta ancora na risposta
Ideologia? Religgiò? No…..
Solo ommini malati dentro l’anima
ponno fa cose così tremenne
follie omicide…esartazziò
Spesso sento i strilli…
strilli de femmine,de munelli
chiusi drento a chelle cammere e ‘ddormiti pe sempre…
Me sento stregne a gola
brucià l’occhi…. soffocà
Nun resisto a entrà
drento a chilli panni
de pelle e de ossa
senza capelli… senza nome…
solo nummeri unu appresso a n’atru
Intimu violatu…
occhi senza tempu…
voti…
senza ricordi
Immensu u dolore
che sento dentro
a u core miu
(Maria Rita Canterani)
Traduzione dell’autrice - AUSCHWITZ PER NON DIMENTICARE. Ho provato/ Giuro/ ho provato/ a mettermi/ nei non panni/ di quegli uomini/ poveri cristi/ esseri deportati/ strappati dalle loro case/ dalle loro città/ uccisi/ offesi/ umiliati/Mio Dio/ quanto terrore/ nei loro occhi/ ed un perché/ che aspetta ancora/ una sensata risposta./ Ideologia?/ Religione?/ No…/ solo uomini/ malati nell’anima/ possono compiere/ gesta orribili/ follie omicide/ esaltazioni/ Spesso/ sento le loro grida/ grida di donne/ di bambini/ chiusi in quelle stanze/ e addormentati per sempre…/ mi sento stringere la gola/ bruciare gli occhi/ soffocare/ Non resisto/ ad entrare/ in quei non panni/ di pelle e ossa/ senza capelli/ senza nome/ solo numeri/che si susseguono/intimità violate…/ Occhi senza tempo…./ vuoti…/ senza ricordi/ immenso dolore/ dentro il mio cuore
Cantini Florindo
SONO I CAPRICCI DEGLI DEI I SOGNI DEGLI AMANTI
Cercatori d’oro
dagli occhi bendati
le mie mani
sui seni alabastrini.
Allattami di miele chiaro
la gola ed ogni bacio.
Sono il bambino
con la tua foto
contro il petto.
E già divento cielo.
Ma dimmi quale stella sei.
“Sono follia di luce,
cometa degli amanti.
Sono quella con il nome tuo.”
(Florindo Cantini)
Cappalonga Salvatore
PREGHIERA (Siciliano)
“Nun ti dissi di nasciri pi forza
Chistu fu un piaciri certu tua
Cu ssu fazzulettu ssa lacrima smorza
Pirchì lu capivu che cchiu nun mi vua
Ma poi dimmi tu cu quali coraggiu
Mi jetti accussì nno gabinettu
Dai permettimi di fari stu viaggiu
Dopu staju mutu ti promettu
Lassami in chiesa, chi possu diri
Nun ti chiangi lu cori puru a tia
Fammi in qualchi modu binidiri
Puru di una chi passa di la via
Ora … pirchì m’ha livari la vita
Dopu che mi la dasti tu p’amuri?
Quindi ti pregu, falla tu finita
riflitti beni, fammi stu favuri”
----------------------------------------------------
“Papa nun voli” mi dissi la mamma
E mentri parlava idda chiangiva
“Un farmacu mi detti pi stu dramma”
Ma lu so cori forti cci battiva
“Ma tu si ranni e sai chiddu che fai
mentri parli ti tremanu li gammi?
Ti pregu mamma, ascuntami, dai
Ascunta stu to figliu di 2 grammi”
----------------------------------------------------------
Un po’ di sangu, l’acqua du sciacquni
Ed un tampone giustu qualchi jornu
Si fici cumannar di ddu buffuni
Ma sempri carusi vidi attornu
(Salvatore Cappalonga)
Traduzione dell’autore – PREGHIERA. “Non ti ho chiesto di nascere per forza// questo è stato certo un tuo piacere// con quel fazzoletto, quella lacrima smorza// perché l’ho capito che non mi vuoi più// // Poi dimmi, con quale coraggio// mi butti così nel gabinetto// dai, permettimi di fare questo viaggio// Dopo me ne sto muto, ti prometto// // Lasciami in chiesa, che posso dire// Non ti piange il cuore pure a te// Fammi in qualche modo benedire// Pure da una che passa dalla via// // Ora … perché mi devi togliere la vita// Dopo che me l’hai data tu per amore// Quindi ti prego, falla finita// Rifletti bene fammi questo favore” // // “Papà non vuole” mi ha detto la mamma// E mentre parlava lei piangeva// “Un farmaco mi ha dato per questo dramma” // ma il suo cuore forte le batteva// // “Ma tu sei grande e sai quello che fai// Mentre parli ti tremano le gambe? //Ti prego mamma, ascoltami dai// Ascolta questo tuo figlio di 2 grammi” // // Un poco di sangue, l’acqua dello sciacquone// Ed un tampone giusto qualche giorno//Si è fatta comandar da quel buffone// Ma sempre bambini vede attorno. //
Cappalonga Salvatore
CANE RANDAGIO (siciliano)
L’autra jurnata na povira signura
Tutta strazzata e puru malandata
Ta je diri che quasi facia paura
Mentri eravamu in mezzu la strata
N’autra signura, tutta allicchittata
Passiava idda allegra cu gran cura
Era china d’oru, tutta ben curata
Cu taccu altu e di passu sicura
Ad un trattu un cani che abbaiava
Pi la strazzata subitu s’abbenta
Dda mischina, impaurita si scantava
Mentri la ricca quasi era cuntenta
tantu ad idda nemmenu la taliava
Forsi pi chissu idda nun si lamenta
(Salvatore Cappalonga)
Traduzione dell’autore dal dialetto nisseno – CANE RANDAGIO. L’altra giornata una povera signora//tutta stracciata e pure malandata//ti devo dire che quasi faceva paura//mentre eravamo in mezzo la strada// Un’altra signora, tutta ben vestita// passeggiava lei allegra con gran cura//era piena d’oro, tutta ben curata //con tacco alto e dal passo sicura// Ad un tratto un cane che abbaiava//per la stracciata subito s’avventa// quella poverina impaurita si spaventava// Mentre la ricca quasi era contenta//tanto a lei nemmeno la guardava//forse per questo lei non si lamenta
Caputo Maria
METAFISICO
Giaceva sulla sabbia
un corpo accaldato
con un
respiro
selvaggio,
spruzzato,
di brezza
spalmato
di sabbia,
scosso
dal
profumo
del mare,
Inerte
ad
ascoltare
lo
scroscio
delle
onde…
(Maria Caputo)
Caradonna Cresy Crescenza
"Mia terra"
Il mare remoto
della mia terra
nuda
e
cristallina
rotonda come seni floridi
splende ...
e diviene germoglio di vita,
generosa
crogiolo di genti dagli occhi color ambra,
accogliente
amata
dirompente
accecata dal giallo sole
celebra l'amore,
sei fata madrina
dei braccianti dalle callose mani,
a te innaffio parole
sgorgate dal mio cor
nel nostalgico ricordo di te.
(Cresy Crescenza Caradonna)
Carbonari Roberto
ALEPPO
Straniato da un tempo di ombre cupe
Mi perdo a cercare un dove e un quando
Fissare un chiodo a quest’anima vaga
Che vuole fermarsi se mai fosse paga.
Se quest’ onda turpe di rosso fango
Che travolge ogni scoglio e ogni rupe
Dal mare orientale e mi trafigge le vene
Placasse la furia dolente e in catene
Chiudesse l’anima mia in cambio di pace
Troverei la quiete che cerco invano.
Rinascerà Aleppo libera e non sarà stato
Vano sognarlo in questo tempo straniato.
(Roberto Carbonari)
Carbone Rosiaria
SCURU (Siciliano)
“Si l’annata è bona lu paisi è cuntentu!”
C’è ancora sciavuru di racina e di vinu cuottu pè vii,
ma cu si l’ha ‘nnacatu, avi vogghia d’aspittari prima di spampinari!
Chiovi forti stasira. Lu celu fa scantari:
scursuna lucenti ietta a ccu forti lu talìa
…e la muntagna canta.
“ ‘Ntò, priparammu na canniledda,
quantu prima la luci s’astuta!
Quantu prima scura! Chiovi forti stasira,
troppu fangu sta scarruzzannu, nun mi piaci!
‘Ntò, pripara na cannila quantu prima scura!”
….E u scuru astutani li mecca.
Comu un sciumi chinu di fangu, petri e dulura. Calà,
la muntagna spugghiata.
N’arbuliddu stacca li so rami:
“Veni nuccintuzzu, nun ti scantari abbrazzati a mia!”
Chiangi la terra sbuttata, chiossai di tìa
e la so vuci ‘nguttuta a lu scuru trimulìa:
…..Pirdunatimi figghiuzzi si li ma ossa fradici
nun potti chiù firmari.
Ppi anni e anni vi lu dissi… addumannannu:
“Aiutatimi curuzzi miei, li ma forza stanu ppi allintari!”
Ma vuavutri… forsi, pinsastuvu ca la vicchiaia
m’avissu fattu strammuliari: vi mindissuvu a cantari!
Radichi di erba bona accuminciassuvu a scippari
e casi senza ritegnu accuminciassuvu a ‘chianari.
“ ‘Ntò, la luci sinniiu! ‘Ntò, unna si!
Addrumala sta cannila!”
Scuru………
ma la curpa… nun né mia!
E’ tò! Di idda! E’ di tia, ca nun sai guvirnari!
E’sò, pirchì ti fici acchianari! E ora?....
Aspiettu ca do celu cadi na manu ppi putirimi sullivari!
…Ppi putiriti sullivari?
“ ‘Ntò, pirchì ancora nun addrumi sta cannila!”
“Ascutami! Amuri miu! La luci nun pò cchiù turnari,
‘nchiuditi lu duluri e rispetta lu silenziu
nun po’ fari cchiù nenti! Ascutami, cori miu!”
“ ‘Ntò, unna sì! Resta ccu mia!
Veni cca! Unna sì! Resta ccu miaaaaaa!”
Scinnìu mutu supra li tetti, u scuru! Scinnìu
assiemi a lu duluri.
“Scurìu ‘Ntò, scurìu e la luci s’innìu!
Scurìu?! E u Bammineddu, c’ora nasci
unna u mintu senza luci!?
(Rosaria Carbone)
Traduzione dell’autrice – BUIO. “Se l’annata è buona il paese è contento”/si sente ancora il profumo dell’uva e del vino cotto per le vie/ma chi ha perso tempo dovrà aspettare prima di ripulire le viti. Piove forte stasera/il cielo mette paura:/ dona serpenti lucenti a chi sofferma lo sguardo/… e la montagna canta. “Antonio, prepariamo una candela,/ quanto prima la luce và via!/ quanto prima fa buio!/Piove forte stasera,/troppo fango scende giù,/non mi piace!/Antonio, prepara una candela quanto prima fa buio!” …E il buio spense gli stoppini./ Come un fiume in piena/ di fango,/pietre e dolori./Calò,/la montagna denudata./ Un alberello stacca i suoi rami:/ “Vieni pargoletto, non aver paura abbracciami!”/ Piange la terra sconquassata più di te/ e la sua voce strozzata al buio trema:/…perdonatemi figliuoli miei se le mie ossa consumate non sono riuscita a frenare./ Per anni ed anni vi ho implorato:/ “Aiutatemi miei figliuoli, le mie forze stanno per cedere!”/…Forse, avete pensato che con la vecchia mi fossi rimbambita/ e così vi siete messi a cantare! Le uniche radici sane avete sradicato/e case irregolari avete edificato./ “Antonio, la luce è andata via!/ Antonio, dove sei! E accendi sta candela!”/ Buio/ma la colpa …non è mia! E’ tua! E’ sua! E’ di chi non sa governare! E’ sua, perché la poltrona ti ha fatto conquistare!/ E adesso?.../Aspetto che dal cielo scenda una mano che mi sappia risollevare!/….per poter ricominciare?/ “Antonio, perché ancora non accendi la candela!”/ Buio…/arrivò forte, il buio!/ “Ascoltami! La luce non può più ritornare,/chiuditi nel dolore e rispetta il silenzio/ non puoi più far niente!/Ascoltami, cuore mio!”/ “Antonio, dove sei! Resta con me! Vieni qui! Dove sei!/ Resta con meeeeee!/ Calò muto sopra i tetti, il buio!/Calò! “E già sera Antonio,/ c’è buio e la luce è andata via!/E’ già sera?! E il Bambinello Gesù, che sta per nascere/ dove lo poso senza luce!?
Carinato Valentina
POESIA PER TE
Fermati
solo un istante e
respira la poesia del tuo cuore
rallentare il verso
rallentare il respiro.
Sulla tua mente
c'è una nebbia
di paure ed agonia
che lentamente scende
e si fa pioggia di lacrime.
Fermati
ancora un istante
ascolta la poesia
del sole,
la poesia che c'è in te
nel tuo vivere
e sopravvivere.
(Valentina Carinato)
Carinci Giustino
POETRY FOR A BIG ACTOR
Ad Albertone, grande attore romano.
Ricordo ancora tante scene,
tante risate di botto sgorgate;
tante storie filmate, per niente oscene,
un po’ d’irriverenza e frasi garbate;
lunghe o concise telefonate ascoltate in radio
dicendo:’ Rispondo io, sono Mario Pio;
e poi, quando dai maccheroni fu provocato
e pure quando dai lavoratori fu quasi linciato;
fece pure il vigile nella Roma del boom
e dava la voce a Ollio e Yoghi nei cartoon.
Non posso, inoltre, dimenticare l’interpretazione
nella Roma passata nobiliare e papale: che lezione
diede alla plebe bisognosa di un po’ di denaro;
e non subi’ alcun richiamo dal Papa, e’ chiaro !
E poi quando interpreto’ l’attore di varieta’
con la bella( e brava) Monica Vitti, da paese in citta’,
su carrozzoni di seconda classe e costumi decenti
per guadagnare quel poco da mettere sotto i denti.
(Giustino Carinci)
Caruso Benedetta
L'ARCHIVIO DEL CUORE
Lascia che il mare culli i ricordi,
che il sole accarezzi i pensieri,
lasciali riaffiorare nitidi, limpidi,
a sconvolgerti la mente.
Fà che perle trasparenti ti righino il viso,
lasciando solchi di sale nel loro percorso,
nessuna lacrima cancella un ricordo,
quando il cuore non può dimenticare.
Tieni i ricordi nell'archivio segreto,
sempre lì pronti a riemergere,
liberali un attimo, un attimo soltanto,
per far capolino nella mente,
mettere a soqquadro i pensieri,
per poi, lentamente scemando,
ritornare nell'archivio del cuore!
(Benedetta Caruso)
Casati Giusy
COGLI L'ATTIMO
Sei entrato nella
mia vita
come il sole
che scalda in
un giorno di
gelo ....tu con
il tuo sorriso
hai fatto breccia
in quell'angolo
di cuore impenetrabile...
ricordandomi che...
l'amore non conosce
età...né limiti...
Non chiediamoci
nulla ma....
Godiamoci
gli attimi
"CARP DIEM"...
Grazie amore
per ciò che
mi regali...
(Giusy Casati)
Cascioli Carla
VECCHIE FOTO
Teste rasate,
Occhi grandi da venir fuori...
Piccole ginocchia circoscritte da poca carne.
Bambini del passato, vestiti di povere stoffe.immensi sandali.
Foto in bianco e nero.
Bambini di quartiere,
Di tutti e di nessuno
Bambini da lavoro,
Piccoli adulti mascherati.
Bambini della terra mani sporche e abili.
Piccoli ladri Di cibo
Nascosti dentro un vicolo stretto ad aspettare,una cena,
Una voce,che li venga a stanare...
Occhi larghi bramosi di vita
Giovani cuccioli nella foresta del mondo.
Frecce da lancio verso il futuro
(Cascioli Carla)
Castagnetta Pierangela
LU VULITI NU CUNSIGGHIU? (Siciliano)
Vi pari ca stassi esagerannu ma si ci pensu…
m’addugnu ca ‘u pinzeru unnè lu stissu,
ca prima ogni cosa mi pisava
e oggi m’addumannu… chi m’arresta?
E’ sulu ‘na poesia ca scriviri addisìu,
quacchi parola chi fa rima cu l’amuri
e tanti strofi pi putiri cunsulari.
Mi pisanu l’anni ma mi miravigghiu ancora:
si rapu oggi l’occhi… la luci m’arricria,
si vjiu lu suli ‘ncelu mi metti l’alligria,
si chiovi e tira ventu
li lacrimi mi fannu cumpagnìa,
o viju la terra cu l’aranci e mandarini
pigghiati di tanti latri ca parinu critini.
Lu pinzeru nun è lu stissu picchì matura ‘u tempu
e l’anni sunnu tanti,
mità l’haiu giù vissuti
ma l’autri nun si sa si sunnu puru tanti.
E lu disignu chi ni veni fora
è chiddu ca nuddu sapi di guadagnari,
nuddu canusci lu so distinu e nenti si po’ cchiù abbruciari.
Li cunti sunnu fatti.
Lu vuliti nu cunsigghiu?
Futtitivinni di chiddu chi v’arresta,
li picciuli spinnitili, nun li sarbati
picchì l’età passa e nenti cchiù c’arresta
megghiu si ‘u cori lu spartiti tra genti spinsirati,
c’è cu avi di bisognu d’anticchia ‘i nustalgia
e cu vulissi nu pocu d’amuri e fantasia.
Rialatili sti libri di riordi
picchì, liggennuli, ponnu fari scantari
o falli addivintari viritati
p’ajiutari tanta genti sfurtunati.
L’ommini sunnu sulu ommini, nenti ponnu fari d’infinitu
ma tutti avemu vuci e cori arditu
p’arrialari tanti sogni all’infinitu.
(Pierangela Castagnetta)
Traduzione dell’autrice - LO VOLETE UN CONSIGLIO?. Vi pare che sto esagerando ma se ci penso… m’accorgo che i pensieri non son gli stessi, che prima ogni cosa mi pesava e oggi mi chiedo che mi resta? Desidero solo scrivere poesie, qualche parola che fa rima con amore e versi per potere consolare. Gli anni son pesanti ma mi stupisco ancora: se guardo la luce e mi fa felice, se vedo il sole nel cielo mi mette allegria, se piove e tira vento l’emozione mi fa compagnia o guardo la terra con arance e mandarini raccolti da ladri come tanti cretini. I pensieri non son più gli stessi e gli anni passano, metà li ho già vissuti e quelli che restano non si sa quanti siano, e di quel che resta non si sa se è guadagnato, nessuno conosce il proprio destino e nulla si può più cancellare. I conti sono fatti. Lo volete un consiglio? Fregatevene di quel che resta, regalate i vostri averi, non li conservate perché l’età passa e nulla ci rimane, meglio dare il vostro cuore agli altri, c’è chi abbisogna di nostalgia e chi d’amore e fantasia. Regalate i vostri ricordi perché, ascoltandoli, possono pure spaventare oppure aiutare tanta gente. Gli uomini sono solo uomini, nulla possono fare di infinito ma tutti abbiamo parole e cuore per regalare tanti sogni all’infinito.
Castrogiovanni Sveva
***
Amore:
Potrebbe essere anche dedizione
Ma lo riconosci ego e non sacrificio.
Oh, caro errore
D'amar fuori me senza cognizione
Dell'artificio.
(Sveva Castrogiovanni)
Cataldi Andrea
FRAMMENTO D'AMORE del 25 - 12 - 2014
A mio padre
E sarà così?
Nasce così?
Nell'altro me riflesso
in un lamento,
implorazione al cielo
in un verso rauco.
Nasci così
e mi rincuori,
dalla sponda d'un bianco
giaciglio;
i nostri silenzi,
mentre il mondo si fa esplodere.
Ed io, prometto,
non voglio più negarmi alla vita.
(Andrea Cataldi)
Caturano Domenico
O’ VOT (Napoletano)
E tiemp e l’elezjion
Se mett’n e mascher
Che cupion man
Vann rind e cas r agent..
Chi prumett,
chi pav pe t r ana man..
t fa fess chianu chian,
pe nu post e fatic!
Pass ò tiemp,
e nisciun sap chiù nient,
l’attor a saput recità
è sagliut a puter..
E tu, caro popolo..
Aspiett aspiett…
A prumess fatt
Pe colp e nu vot!
Ma a chi e crerut?
A’ mascher e o cupion suoje.
(Domenico Caturano)
Traduzione dell’autore - IL VOTO. Il tempo dell’elezioni/ Indossano maschere/ Con copioni in mano/ Entrano nelle case della gente../ Chi promette,/ chi paga per darti una mano../ ti prende in giro piano piano,/ per un posto di lavoro!/ Passa il tempo,/ nessuno sa più niente,/ l’attore ha saputo recitare,/ è salito al potere.. / E tu, caro popolo.. / Aspetti, aspetti/ La promessa fatta/ per colpa di un voto!/ Ma a chi hai creduto?/ Alla maschera ed al suo copione.
Cau Francesco
PREGNA TERRA
Eri come un prato incolto
ti inseminai dentro e sotto,
come aratro con i buoi
imponente col mio giogo .
spingendo forte per penetrar,
questo solco dovetti far,
per vivere e campar,
come terra da amare.
L’odore caldo della terra
mi invogliava tu eri la mia serva.
Alternando i solchi
proponendo nuovi orizzonti .
E cosi fu che ogni solco
cigolava il mio giogo
la fatica non fu vana
perché vestita d’ogni brama
del mio seme che germogliava
dando vita e tu fosti
mamma .
(Francesco Cau)
Cau Maria
L'ULTIMO SOGNO
In un cielo azzurro
ho rincorso il vento,
con rabbia strattonava
le nuvole oscurando il sole.
Aggrappata ai colori dell'arcobaleno
che solcava il mio cielo,
ho immerso i miei giorni in un
sogno che parlava di speranza.
Sono partita,
Senza tempo ho viaggiato in un
mare ostile, dove il mio sogno
si è interrotto.
In un silenzio infernale,
sbalzata dalle onde con il
buio della notte e del cuore
attendevo la luna.
Nulla intorno a me se non
morte e desolazione,
non lamenti, non preghiere,
non bestemmie ad evocare
il sorgere del sole.
Solo rassegnati desideri ondeggiavano
con il mio corpo sulle acque
scure al calar della sera.
Ho cercato nei fili dell'immaginazione
gocce di rugiada desiata per
poter alleviare la mia sete,
ma veleni salati hanno affogato
il mio corpo e scavato i miei occhi.
Miglia e miglia lontano
era il sole della mia terra.
Lo vedevo piangere,
si arrotolava tra le onde a sostenere
i miei pensieri colmi di dolore
e senza più speranza volteggiavano
su tutta la mia vita.
Chiudendo gli occhi per sempre
ho continuato a sognare la mia
terra amata e da me così lontana.
(Maria Cau)
Cavallo Franca
Ô CAMPUSANTU (Siciliano)
Calàu la negghia supra ô Campusantu
scinni rê rami stisi all’ancilina,
comu nìuru velu, comu ‘n mantu
cummògghia vivi e muorti, l’acquazzina.
Sulu suliddu, affrittu e scunzulatu
cianci supra ‘na tomba ‘u sâ ruluri
nu vicciareddu misu addinucciuni
ca ciama lu sâ juornu rassignatu.
E penza a la sô vita, ora ch’è sulu …
penza a li jorna ri ‘n tiempu passatu …
iddu, c’ha travagghiatu comu ‘n mulu,
mancu arricogghi soccu ha siminatu.
‘Nc’è nuddu ca ‘u cuverna e ‘u fa filici …
nuddu ccu ‘na parola affizziunata.
Vasa ‘u ritrattu râ cumpagna e ddici
“ Vulissi a ttia pi l’ùrtima ciamata!”
(Franca Cavallo)
Traduzione dell’autrice - AL CAMPOSANTO. E’ scesa la nebbia sopra il Camposanto/ scende dai rami stesi a volo d’angelo,/ come un velo nero, come un manto/ ricopre vivi e morti , la brina,/ Solo soletto, afflitto e sconsolato/piange sopra una tomba il suo dolore/ un vecchietto inginocchiato/ che invoca il suo giorno con rassegnazione./ E pensa alla sua vita, ora che è solo …/ pensa ai giorni del tempo passato …/ lui che ha lavorato come un mulo/ non raccoglie neppure ciò che ha seminato./ Non c’è nessuno che lo accudisce e lo rende felice … / nessuno con una parola affettuosa./ Bacia la foto della compagna e dice/ “Vorrei averti accanto per l’ultima chiamata!”
Cazzato Giovanni
COME UN GABBIANO
Si libra in volo
nel tumulto delle onde,
mentre nel cielo
con il mare
si confonde,
vaga libero
cercando nuovi mari,
dove l’acqua trraspare
senza veli
e gli orizzonti
sono chiari,
dove il sole
non si oscura,
dove la notte è breve
non fa paura.
E’ un sogno strano, vero,
dove fugge sempre
il mio esule pensiero.
(Giovanni Cazzato)
Celli Maria Laura
DONNA
Donna tu sei
Un angelo biondo,
Un dolce sorriso,
Che sprigiona
Amore profondo.
I tuoi occhi neri
Parlano al cuore
Di chi
Ascoltare non vuole
Le tue mani scarne
Accarezzano il viso
Dell'unico amore
Che ti ha sempre
Derisa
Forte il tuo cuore
Batte per amore
Ma
I suoi rumorosi battiti
Non fan compassione
A chi
Ti divide tra
La brutalità e
L'amore.
(Maria Laura Celli)
Chiapparo Anna Maria
TANTE COSE HO DIMENTICATO
Ho dimenticato lo stormire del vento
tra i rami d'ulivo
quando l'argento si confonde
col grigio verde che sa di casa
Ho dimenticato la fiamma del fuoco
che arroventa il forno e lo sbianca
con la sua magia
Ho dimenticato il suo calore
nelle fredde giornate di pioggia
quando fumano tutti i camini
annebbiando l'aria
Ho dimenticato il profumo del pane
e del mosto per le vie
Ho dimenticato voci e suoni
familiari che tenevano compagnia
Ascolto il vento che unico ancora culla
i miei ricordi portati dal mare
Rivedo vicoli antichi
che sanno di pianto
Grida festose di bambini
e chiacchiere di serate estive
Tante cose ho dimenticato e
non basta più il vento
(Anna Maria Chiapparo)
Chiarello Maria
VOGLIO VIVERE
Venti impetuosi, i pensieri
che invadono il mio spirito.
Quale brezza dovrò seguire?
evadere … è un’ossessione
che imperversa,
desideri incontrollati nella mia mente.
Fluttua la zagara nell’aria di primavera.
sogno, solo sogno.
Mille catene imprigionano le mie voglie,
le mie fantasie.
Quant’è bello il mondo!
io bramo,
solo la gioia, la libertà,
ali di gabbiano volteggiano nei cieli,
striati di rosso, di rosa e di cielo.
Montagne da respirare, mare da accarezzare
rigagnoli ambrate di sole
lambiscono le mie nude mani
una preghiera giunge a te Signore.
Nel silenzio, io, aspetto
(Maria Chiarello)
Chico Giuseppe
PALINGENESI DELL'IO
Le notti solitarie d’incenso
Immersi in apnea emotiva
Alla cosciente ricerca
Della palingenesi dell’io.
Mi inseguo e mi agguanto
Nei respiri infossati
Che spaccano il vuoto.
È un sussulto spogliare
La ricchezza archetipica
Che ci appartiene.
È un tremito toccare
Il seme primordiale
Da cui discendiamo.
(Giuseppe Chico)
Chiro Lina
LE MIE FERITE
Diverso è
guardarsi dentro
Scrutarsi
e confondersi
in un battito
in un respiro
Ogni giorno
io cerco la strada
nelle crepe della
mia anima
Il sentiero
che s’inerpica
nel mio cuore
sempre in salita
Il mio viaggio
comincia ogni giorno
e s’interrompe
la notte
per poi riprendere
il cammino
con la nuova alba
Cerco me
in un sogno
interminabile
E’ difficile
a volte vedermi
Scorgere la parte
nascosta di me
Ma cammino
nonostante le paure
Cammino
e corro verso
nuovi orizzonti
che sanno di eternità
che odorano
d’Amore
Questa è la risposta
a tutte le ferite
che ancora oggi
bruciano sulla
mia pelle
(Lina Chiro)
Cirami Sabrina
LA PROMESSA
Vorrei aver cura di voi;
Vorrei darvi il mio amore incondizionato,senza i limiti del tempo;
Vorrei potervi amare senza le angosce di una vita quotidiana non sempre giusta;
Vorrei regalarvi l’azzurro del cielo, la forza del mare, l'impetuosità del vento;
Vorrei regalarvi la mia esperienza di bimba mai cresciuta, perché adulta da sempre;
Vorrei garantirvi un meraviglioso futuro, senza dolori, senza ferite,
senza nubi che ledano l'azzurro del vostro cielo;
Vorrei tutto questo e molto altro per voi, amori miei, consapevole dei limiti del mio
essere.
Vorrei regalarvi il tempo che sognate,sollevarvi dalle fatiche e dagli immani sforzi
quotidiani che affrontate;
Vorrei potervi dire che i vostri sogni saranno realtà,
che nulla vi mancherà; che sarete amate come meritate;
che la felicità sarà pane quotidiano.
Vorrei che non perdeste mai le guerriere che siete e che siete state;
la forza che vi ha spinto oltre i limiti del dolore e dell'abbandono,
il coraggio temerario di lottare contro nemici invisibili e latenti.
Griderò al mondo io esisto per il vostro amore; la dedizione,la forza, il coraggio,
l'allegria e la gioia che ogni giorno sostengono il mio cuore.
Vorrei darvi il sole, la luna, le stelle;
vorrei regalarvi la gioia perenne e la felicità ,la gratificazione e la stabilità;
ma oggi,come ieri, ciò che posso darvi è me stessa e una promessa:
Avrò sempre cura di voi.
(Sabrina Cirami)
А.А. Аливердиев
***
Заиграл на мандолине
Гондольер, поправив ус.
В липких звуков паутине
Я запутаться боюсь.
Только где там?! Не гондола,
Но из снов и песен плот
Не в Венеции, а дома
По волнам меня несёт.
От абсурдности химеры
Закружилась голова.
Мандолины, гондольеры
И созвучные слова
Пляшут в диких хороводах
Осознанья бытия,
Где растаял в мутных водах
Город мой после дождя.
(А.А. Аливердиев)
Traduzione in italiano dell’autore - ***. Gondoliere ha corretto i suoi baffi e ha iniziato a suonare il mandolino. (1)/ Ho paura di essere aggrovigliato nella ragnatela dei suoni appiccicosi di lui. // Ma dov'è?! Non una gondola, ma una zattera di sogni e canzoni (2)/ mi trasporta attraverso le onde non più a Venezia, ma a casa.// La mia testa è uscita dall'assurdità di questa chimera. (3)/ Mandolini, gondolieri e parole consonanti (4)// danza in danze selvagge di consapevolezza della vita,/ dove la mia città si sciolse nelle acque fangose dopo la pioggia. (5)
Traduzione in Inglese dell’autore - ***. Gondolier has corrected his mustache and began playing the mandolin. (1)/ I'm afraid of getting tangled in the spider's web of his sticky sounds.// But where is it?! Not a gondola, but a raft from dreams and songs (2)/ carries me through the waves no longer in Venice but at home.// My head spun from the absurdity of this chimera. (3)/ Mandolins, gondoliers and consonant words (4)// dance in wild dances of awareness of life,/ where my city melted in the muddy waters after the rain. (5)
Note dell’autore:
(1) Questa è una forte allusione al lavoro del governo locale in quel momento, ma nello stesso tempo è un'immagine senza tempo.
(2) Allusione a una canzone ben nota nello spazio di lingua russa.
(3) Vedi la foto allegata. Questa non è una parte del poema, ma comunque è un movente.
(4) Alcune parolacce russe, che sono molto consonanti per mandolino e gondoliere.
(5) Il mio rammarico per il destino della città dell'infanzia, che si sta sciogliendo davanti ai mia occhi.
Adamuccio Edoardo
D.R.O.G.A
Eroina, Cocaina, Ketamine,
Benzodiazepine, Ecstasy, Krokodil.
Ho sognato, per anni, una vita migliore
in un mare di sangue malato.
Ho preferito cercare continuamente
la vena più libera trovando piacevole torpore,
e perdendo di vista l'amore,
piuttosto che trovare una famiglia.
Ho disprezzato la vita,
rinchiuso in un mondo,
nel mio mondo, di merda,
con la paura di confrontarmi.
Ho corso in mondi fantastici,
camminando in equilibrio su instabili siringhe.
urlando con voce rauca,
mentre rullavo male la mia vita
come quelle maledette cartine.
Persistente nell’essere instabile,
come quel fastidioso tic nervoso al naso.
Ho pianto polvere bianca.
Vittima di situazioni avvolgenti,
che mi hanno tolto la libertà.
Ho davvero paura, ora.
Gli anni intanto, passano.
Sono artefice delle mie colpe.
Mi accorgo solo ora che la mia vita
è stata sottile come l'ago di quella
letale, maledetta siringa.
Il mio futuro?
(Sorrido)
Cos’è il futuro?
Spero solo di trovare
una vita migliore, lì sopra,
perché l'inferno l'ho già vissuto qui.
(Edoardo Adamuccio)
Addeo Dora
MI SIEDO ACCANTO...
Mi siedo accanto al dolore,
non mi guarda,
è troppo sofferente...
Mi siedo accanto alla tristezza,
non mi parla,
sta piangendo...
Mi siedo accanto alla nostalgia,
non mi vede,
sta ricordando tempi passati...
Mi siedo accanto al rimpianto,
non mi ascolta,
è occupato a pentirsi...
Allora provo a sedermi accanto al sorriso,
mi guarda
e mi illumina il volto...
Mi siedo accanto alla gioia,
mi parla
e mi riempie il cuore...
Mi siedo accanto alla generosità,
mi vede
e mi infonde fiducia...
Mi siedo accanto a una stretta di mano,
mi sente
e mi dà tanto calore...
Infine mi siedo accanto all' amore,
mi abbraccia
ed io finalmente
non ho più paura!
(Dora Addeo)
Alberti Maria
COME LA SAMARITANA
Trema la terra
al fragore dei tuoni
e le saette denudano la mia anima.
O mio Gesù, pervaso d'angoscia
imploro pietà,
temo il Tuo giudizio.
Spaurito e tremante
attendo bagliori di stelle e il soffio
del vento che accarezzando placa
lo spirito affranto.
Sono come la Samaritana, perdonami,
il peso del mio peccato mi opprime,
ma sono dono d'amore del
Tuo vermiglio cuore.
Spalanca la porta
della Misericordia,
lenisci il mio dolore,
l'arcobaleno della vita mi attende.
Ti supplico, guariscimi,
saziami con l'acqua che risana
e fammi gridare alla vita.
(Maria Alberti)
Alexandrina Cristina Niculescu (Romania)
LUMI DIN HAOSUL CEL MIC
Seara,
la lumini de candelabre,
diamantele aruncă raze,
ca niște ceruri infinite,
astrale,
abisale.
Stele multicolore săgetează ochiul și se transformă una-ntr-alta.
Și poate lumi din haosul cel mic
se învârtesc în diamante,
în jurul sorilor din ele.
(Alexandrina Cristina Niculescu)
Traduzione dell’autrice - MONDI DAL PICCOLO CAOS. In serata/ alle luci dei lampadari/ i diamanti lanciano raggi/ come infiniti cieli/ astrale/ abissale.// La stella multicolore attacca l'occhio/ e transforma l'uno nell'altro.// E potrebbe essere i mondi dal piccolo caos/ girano in diamanti/ intorno ai Soli di loro.
Ambrosino Salvatore
IL POETA
Profondo è il suo mare
e nei suoi abissi
insegue con sguardo
minuzioso
ogni evento
che si perde
nella sua profondità
E’ un’abile pescatore
il poeta
va oltre all’oscurità
e riporta alla luce
nuda
solo l’essenza
la veste
della propria anima
gli da voce e suono
e... diventa Poesia
(Salvatore Ambrosino)
Ambrosio Alessio
IL RESPIRO DEL MARE
Il calamo magico
del mare,
a sonanti tinte,
incornicia
le orecchie
con parole
lusinghiere,
colorite
dal concerto
di fruscii
e sasso-fonia.
L'anima
divora
ogni criptico
sussurro marino
che il lucente
inchiostro
del sole
rivela
alla vergine
intuizione.
(Francesco Ambrosio)
Amodio Angela
FERRAGOSTO A GENOVA
Si è gelato il cuore oggi.
Questo caldo lo ha trafitto
con un acquazzone di sangue
affogando in un fiume di macerie.
Un ponte stanco della vita
ha tranciato giovani vite.
Un volo diretto al Paradiso,
urla soffocate
nel vortice di nubi di fumo.
La vita in un istante.
La vita su un filo.
Attimi di panico,
urla vane nel vuoto
che ti risucchia!
Un vortice di macerie che ti riducono in polvere.
La vita in un istante!
Vorresti viverla tutta d’un soffio.
È quello che rimane
di un ultimo saluto lontano.
Ciao mamma e papà.
Genitori stringono forte
il loro bimbo per dissetarsi
in quel fiume e
bere l’ultimo sorso di vita
per poi correre verso la luce dell’arcobaleno.
La vita!
La vita in un istante...adesso...a te che puoi viverla,
a te che non c’eri,
a te che puoi solo immaginare
e non potrai mai provare
a volare nell’infinito
dolore!
(Angela Amodio)
https://www.facebook.com/angela.amodio.967
Anaclerio Nicola
MODERNITÀ
Frattaglie di tempo
sopravvissute tra le pieghe di uno smozzicato giorno,
interstizi di unti ingranaggi
che macinano senza tregua le nostre esistenze.
È la modernità (dicono)
liquide sabbie mobili
in cui si sta a galla
come ridotti in brandelli.
(Nicola Anaclerio)
Angeli Rossana
RISONANZA SINCERA
Vieni con il cuore in mano,
a riportar spiraglio di luce
nei miei occhi.
Dipingi sui muri dei miei deserti
il colore del cielo e, sopra
le nuvole, danzeranno
tutte le mie maliconie
appese alla vita.
Il mondo mi sembrerá
diverso senza coltelli
nelle piaghe, dove anche
il buio trema all'orizzonte
dei miei passi.
L'anima ha levigato
il corpo di donna
nella sua sensibilitá
ed ha spiccato il volo
nel divenire creazione
d'amore, risonanza
sincera di madre terra.
(Rossana Angeli)
Antonio de Curtis (pseudonimo)
IL PADRE
Uomo
mai stanco
che vegli ancora
come una volta
le mie notti;
mai domo
che su ogni delusione
che ti porto,
alzi nuovi castelli
di speranza.
Uomo:
soggetto incomparabile
d’amore
tu sei mio padre
ed io,
oh!
come vorrei
essere tuo figlio.
(Antonio de Curtis)
Anzaldo Alessia
FALENA
Avanti e indietro, farfalla notturna,
succhi i silenzi dell'estate,
in armoniosa danza con il tempo.
Vigili sui raccolti,
dormi con le sirene
e il tempo non ti imbavaglia
con il suo peplo di seta.
Vola con i miei pensieri, farfalla notturna,
racconta agli astri i miei desideri
e pensa che le tue ali
prima o poi smetteranno di battere.
Le mie ciglia no, ancora per molto.
Non vendicarti dei miei desideri,
piccola farfalla notturna:
la notte è lunga.
Tu la spenderai cercando in un lampione il tuo sole,
io, invece, riposerò le membra
e godrò del silenzio
e delle preghiere
e dei sogni.
Notte, piccola farfalla notturna.
(Alessia Anzaldo)
Ardizone Pietro Venezuela
FACITIMI STU FAVURI (Siciliano)
Comu putissi niari c´aju bisognu di tia,
Si pinzannuti pigghiu forza e lu me cori s´arricria…
Parlu cu la genti di stu cuntinenti
E si nun parlu di tia megghiu ca un dicu nenti!!
Giá ´sá fattu comu´na mania,
Dintra la me vita la portu sempri ´nsemula appiccicata
…nun sulu ´nta lu sangu ammiscata
Criu puru, ´nmenzu la cárni ´mpastata.
Tant´ anni annu passatu pi putiri cumpruvari
Si era cosa passeggera, o duvia d´arristari
Comu stemma riali, o casteddi midiuvali…
O como la storia antica, ca sempri s´avá cuntari…
Soccu è scritu leggiri si voli e comu s´avissi
´ná stiddra ´ntá frunti stampata…
Eccu picchi dicu cá la me sorti e marcata
Appuntu pi chissu aiu fattu ´ná pinzata:
A tutti l´amici, a la me famigghia e cumpagnia
S´avissi a chiudiri l´occhi luntanu di tia,
Circati pi favuri, dunni sia,sia, e…
Attuppatimi cu li culura di la Sicilia mia!!
(Pietro Ardizzone)
Traduzione dell’autore – FATEMI QUESTO FAVORE. Come potrei negare che ho bisogno di te,/ Se pensandoti prtrendo forza e il cuore gode…/ Parlo con la gente di questo continente/ E se non parlo di te, meglio che non dico niente!/ Giá è come una mania,/ Nella mia vita, la porto sempre incollata insieme/ ... non solo mescolata con il sangue/ Penso anche in mezzo alla carne impastata./ Tanti anni sono passati per poterti dimostrare/ Se fosse una cosa passeggera, o cosa ben salda/ Come stemmi reali o medievali .../ Oppure, come la storia antica, che raccontiamo sempre .../ Quello che è scritto è fatto per essere letto/ E’ come se avesse una stella stampata in fronte/ Ecco perché dico che la mia sorte è segnata/ Proprio per questo ho pensato:/ A tutti i miei amici, alla mia famiglia e alla mia compagnia/ Se dovessi chiudere chiudere gli occhi lontano da te,/ Certcate per favore ovunque sia e ... / copritemi con i colori della mia Sicilia!
Arecchio Lucia
***
Ricorda chi sei, e la storia
che dal fondo degli occhi
trapela, i nodi di vento
a ogni passo lasciato per strada,
in ogni pugno o carezza
ad ogni volto incontrato
in albe di grandi premesse
di vita, in biglietti a ricordare
viaggi e ritorni, in giorni
e occasioni al volo afferrate
oppure sprecate,
frutti rimasti attaccati
ai rami dei sogni
cucendo il futuro
come un nuovo vestito
e frasi a forma di ponte
per far passerella d'incontro
sotto le stelle del tempo
che aprono arcate d'immenso.
Ricorda chi sei, con tutto
il traffico indietro e a venire
e la bussola antica
dei tuoi desideri,
le ciocche tagliate per darsi
un' immagine nuova
e il sangue che gira
all'interno é sempre lo stesso
una ruota come una giostra
e tutti i cavalli d'infanzia
la mamma che chiama
alla solita ora, e tu che ritardi
per perderti dentro te stesso,
in ogni mattino lasciato invecchiare
come un buon vino
lungo le strade dribblando
sguardi e semafori
con ansia leggera
a premere in cuore
ed un pomeriggio
scaduto che non hai frequentato ...
e piccoli colpi di tosse
inquietudini e strappi di pianto,
sperimentando mancanze ed ombre follie
per vedersi riflessi di scorcio
e toccarsi sentendo di esserci ancora..
(Lucia Arecchio)
Arnao Igea
***
L'immenso ci sovrasta
col suo azzurro, che non cela
gli inganni.
Stringimi forte, nel delirio di un'ora
siamo solo fiori su steli stanchi
siamo solo noi
anime smarrite
viviamo all'ombra di ricordi lontani.
Penso soltanto a te, mentre
aspetto il respiro delle stelle
Penso soltanto a te ...
ti penso ... e non ti vedo ...
(Igea Arnao)
Arnone Giovanna
LA DANZA DEL VENTRE
Guardo allo specchio
il mio ventre vuoto di carne,
lontano il tempo in cui raccoglieva l'amore
e scaldava la vita che cresceva.
Vibrava, di pulsioni mature
o di battiti d'ali.
Dolente di vita che nasceva,
reggeva le fatiche
e lentamente riprendeva turgore.
Un giorno lì spensero quel piccolo cuore pulsante,
e non ci fu più candore.
Le mani lo coprono,
nascondono le tracce degli anni
e curvo sta a ripararsi da un nuovo fragore.
(Giovanna Arnone)
Aspa Gaetano
ERA DESTINO CHE DOVEVAMO INCONTRARCI
Nel silenzio della notte
guardo il cielo
coperto di stelle
che segnano la via
che conduce a te.
Nel silenzio della notte
mentre tutto dorme,
la candida luna
brilla tenue
in una fredda notte
illuminando i sogni
di un caldo oro,
che sanno di te.
Nel silenzio della notte,
una leggera brezza
mi scompiglia i capelli
e i pensieri
i pensieri di te
e di quel giorno
quando con quel sorriso dolce
mi dicesti:
"Era destino che dovevamo incontrarci".
Nel silenzio della notte
un dolce canto
accompagna i miei lenti passi
verso il giorno che verrà,
il giorno in cui
mano nella mano
cammineremo sulle ali del tempo
verso l'orizzonte della vita
dove guardando nella stessa direzione
vedremo i sogni diventare
Realtá.
(Gaetano Aspa)
Audia Lucia
LE MIE RADICI
Sul colle s’erge,baciato dal sole,
piccolo eroe senza tempo,
senza fama.
Silente è il canto della sua gente,
il cor sospira, mosso a tormento,
per quelle madri, alberi spogli,
per quelle case vuote, rimpiante.
Sparsi nel mondo braccia e cervelli.
Padri contadini,
piccoli uomini curvi nei campi,
calli alle mani,
temon la sorte di quelle terre,
ove le messi più delle spose
ne han soddisfatto gli occhi e
la fame.
Ove padri e ancor prima,
padri di padri,
ne han sparso sudore e semi.
Narran gli ulivi di quel paese,
storie di vita,
storie di gioia,affanni e dolori,
insegnan muti,
le fronde al vento,
non v’è futuro senza radici.
(Lucia Audia)
Bacci Alessandro
LA GUERRA PIÙ LUNGA
Oltre quei brandelli di muro
dove tutto è niente,
sbocciano fiori di vento
che stuprano l’aria
per la perversa gioia
di chi li ha seminati.
Oltre quel muro di cinta
dove la luce è buio,
cadono freddi coriandoli
di neve rubata ai monti
presto sciolta dal sale
dei ricordi di un’estate.
Oltre quelle scritte sui muri
dove il silenzio fa baccano,
c’è sempre un televisore
acceso
da chi muove le dita sul telecomando
alla ricerca di sesso e violenza.
Le stagioni cambiano
ma la gente resta sempre la stessa,
quella che al bar
ostenta ricchezza e piange povertà.
Dove le strade hanno un nome
e la gente un prezzo,
dove i ragazzi all'uscita dalla scuola
vendono libri per comprare la droga
e dove il sabato sera
finisce in un intreccio di lamiere incendiate,
la pace
è la guerra più lunga.
(Alessandro Bacci)
Balan Gabriela Ana (România)
OCHII
mama mi-a dat cu împrumut culoarea ochilor
nu i-o înapoiez până nu mă învață să plâng
doar plânsul meu
nu plânsul mamei care își leapădă pruncul
nu plânsul pruncului care își pierde mama
nu plânsul băut din palmele Vitoriei Lipan
nu plânsul copilului după copilăria pierdută
nu plânsul elefantului
nu plânsul roz albastru verde
de acadea de cer de măr de sân nemângâiat
plânsul meu
plânsul femeii care scrie
plânsul din doi ochi nu ai mei
încă ai mamei
care toată viața mi-a spus nu mai plânge
până când mama mă învață să plâng
atunci când ochii mei își vor schimba culoarea
înseamnă că mama mă lasă să plâng
abia atunci fă mamă un semn
închide ochii ține-i strânși
pe urmă deschide-i
să nu mai am de ce plânge
(Gabriela Ana Balan - România)
Traduzione di Rodi Vinau – OCCHI. La mamma mi ha dato in prestito il colore degli occhi/ non lo restituirò finché non mi insegnerà a piangere/ solo il mio pianto// non il pianto della madre che abbandona il suo bambino/ non il pianto del bambino che perde sua madre/ non il pianto sorseggiato dalle mani di Vitoria Lipan/ non il pianto del bambino per l'infanzia perduta/ non il pianto dell'elefante/ non il pianto rosa blu verde/ di caramella di cielo di mela di seno non accarezzato// il mio pianto/ il pianto della donna che scrive/ il pianto a due occhi non i miei/ ancora di mia madre/ che per tutta la vita mi ha detto di non piangere / fino a quando la mamma mi insegnerà il pianto// solo quando i miei occhi avrano un altro colore / mamma mi consentirà di piangere// soltanto allora tu mamma puoi fare un segno/ chiudi gli occhi tienili stretti/ quindi aprili/ per far smettere il mio pianto.
Baldinu Stefano
QUESTI SCILENÇI (Genovese)
Tegnimmo asséizi questi scilençi
e a sinsâa che i ponse,
queste cöse piccinn-e che pe fucciàra
consûmman o vèrtice da tâgnâ de-o invèrno.
Sott’a-e aegue freide de-o çè
a néutte cangia a coniugaçion da-a lûxe
in sciô a schénna di i rammi, intra inte petene
do mæ séunno, inpia o canto ciöso da mæ stànsa
de un ingànno estrêmo de âia.
Chino da questo létto de mizeicòrdia
sôlo pa amiârte, ligâ in gîo a-e mæ vénn-e
un respîo.
Ma comme crovan, òua, co una fia de voxe
e féugge insémme a-e veitae, farfalle che
a èuggi sereti stramûan in segretto
a eterna malinconîa de e stélle
in quéllo spàçio brêve tra a pûa e e rêuze
cosci...sôle e in scilénçio comme una sarsitûa
de öxelli infinîi in sciô tesciûo de-a ànima
Traduzione dell’autore - QUESTI SILENZI. Teniamo accesi questi silenzi/e la zanzara che li punse,/queste piccole cose che per inerzia/consumano il vertice della ragnatela dell'inverno.//Sotto le acque fredde del cielo/ la notte muta la coniugazione della luce/sul dorso dei rami, entra nel pettine/del mio sonno, riempie l'angolo cieco della mia stanza/di un inganno estremo d'aria.//Scendo da questo letto di misericordia/solo per guardarti, legare intorno alle mie vene/un respiro.//Ma come cadono, adesso, con un filo di voce/le foglie insieme alle verità, farfalle che/a occhi chiusi traslocano in segreto/ l'eterna malinconia delle stelle/in quello spazio breve tra la polvere e le rose/così...sole e in silenzio come un rammendo/di uccelli infiniti sul tessuto dell'anima
Stefano Baldinu
Barbu Daniel (Romania)
OARE... CE?
Ce să-ți dau și ce să-ți cer, când o lacrimă de cer, ne brăzdează calea sorții,
Când prin sute de ruine, ce păcat și ce rușine, am pierdut năframa morții,
Sufletu-n speranță vie, aruncat prin nebunie și prin faceri nepermise,
Rătăcește prin pustie, descântat cu apă vie, de prin vise interzise!
Ce a fost și ce-a rămas, din iubirea fără glas, ce a deschis ușa nopții,
Amintire pentr-o lume, renăscută din genune si zidită-n coasta porții,
Ferecat cu două lanțuri ș-aruncat prin multe șanțuri, îți inund sufletul gol,
Să-ți ademenesc sărutul, când te definește lutul...din luceferi în pârjol!
Ce să fac să pot să sper, vreau iubirea să-ți ofer, mă-ncui în altar c-o rugă,
Închide-mi rana tristeții, c-un petec din haina vieții și-ți voi fi pe veci o slugă,
Pe-o petală de suspin, cu o lacrimă de chin și c-o mângâiere-aprinsă,
Îți divinizez tăcerea, să-nțelegi ce e iubirea și-o dragoste reaprinsă!
Noaptea vin la tine-n vis, dintr-un cuget necuprins, ziua vin, în amintire,
Să-ți alung nefericirea, să te poarte doar iubirea, prin clipe de fericire...
(Daniel Barbu)
Traduzione dell’autore - COSA ... COSA?/ Cosa regalarti e cosa chiederti quando lo strappiamo dal cielo, ci dice la via del destino,/ Quando, attraverso centinaia di rovine, quale vergogna e vergogna abbiamo perso la puzza della morte,/ Anima in una speranza viva, generata dalla pazzia e attraverso un lavoro inaccettabile,/ Vaga attraverso il deserto, alla deriva con acqua viva, attraverso sogni proibiti!// Che cosa era e cosa restava della voce senza amore che apriva la porta della notte,/ Ricordo per un mondo, rinato e ronzante ai margini del cancello,/ Picchiato con due catene e lanciato attraverso molte trincee, hai inondato la tua anima nuda,/ Per attirare il tuo bacio, quando definisce la tua argilla ... da lucifero a sputo!// Cosa fare per poter sperare, voglio che l'amore ti doni, per andare all'altare a pregare,/ Chiudimi la ferita del dolore, una penna di vita, e sarò il tuo servo per sempre,/ Con un sospiro di petali, con una lacrima di angoscia e un caldo,/ Divido il tuo silenzio, per capire cos'è l'amore e l'amore!// La notte arriva a te nel sogno, da una mente incomprensibile, arriva il giorno, nella memoria,/ Per gettarti infelicità, per amarti solo nei momenti di felicità ...
Barracato Antonio
LIBERE RIFLESSIONI
Non sarà mai uno specchio
a dirmi che son vecchio,
ma la mia mente lucida
a dar conferma al mio occhio.
Seppur tante incertezze
affliggono il mio cuore,
non mi piegherò mai al tempo
fino a quando esisterà l’ amore.
Fuggo dalla pigrizia
che ruba ai pensieri vitalità,
rendendo oscura ed impervia
la strada della verità.
Quando nel silenzio
rivedo i miei giorni passati,
cancello l’inquietudine
del male che li ha segnati.
Mi chiedo e mi tormento
cercando una proposta,
dove inseguire un po’ di pace
senza ottenere risposta.
Solo le virtù più antiche
mi sanno donar ricchezza,
serbano il mio spirito vivo
dell’ immortal giovinezza.
Siamo fatti di pasta di sogni
di tenere dolci illusioni,
ma la nostra vita è troppo breve
e non ama aver catene.
(Antonio Barracato)
Belardi Agnese
UNA POESIA PER IL PAPA’
Papà, caro papà ti stringo forte nel ricordo
dentro al cuore.
Dimenticare i rancori (passati) e ritrovare
la freschezza.
Ti ricordo papà dotato di arguta ironia,
fisica e integrità
Eppure, sentivo aspra la distanza.
Eri arroccato nei principi
che mi allontanavano da te.
Papà, tanto meraviglioso quanto dannato,
simile a un amore deluso.
Sospesa, io, tra passato e futuro
attraversavo la vita caparbia quanto te.
Come su una giostra giravo, inseguendo il sogno.
Inciampavo nel tortuoso percorso della vita,
e tu severo, inflessibile e testardo
non volevi capirmi mi tenevi distante.
Infliggevi silenzi insopportabili e sonore punizioni.
Quanta inutile sofferenza, papà!
Il tempo scioglie i rancori, come la neve di marzo.
Oggi, bramosa ti tendo le braccia
Papà mio, ti cerco seduta su questa panchina!
Approfittiamo, di questo scampo di sole,
per scaldare insieme le delusioni della vita.
E… ritornare ad amarci come una volta,
nell’ incantevole primavera.
(Agnese Belardi)
Bellanca Giuseppe
SULU SULU (Siciliano)
Nni ‘sta sirata friddulina
sulu sulu staju a pinzari
ccu lu luci di ‘n fucularu
ca nunn’arrinesci a farimi calliari.
Li pinzera sunu tanti
mi firrianu ‘nn’’a testa
duppu scinninu ‘nn’’o cori
facinnulu battiri a cintu all’ura.
Sintu ancora ‘a so’ vuci
tutta muscia e chianciulina
mi dissi:”Arrivà ‘a mo’ ura”
mentri ‘a manu mi strinciva.
Rispunniu di stari bona
pirchì ancora nun jera ura
e mentri chistu diciva
‘u me’ cori chianciva.
Ppi tia ‘u suli cchiù nun spunta
ti cupina ‘na valata
fridda cumu ‘na jlata
‘u to’ nomi c’è appizzatu
ccu ‘na data e ‘na fotografì.
Ora sugnu sulu sulu
‘n cumpagnì di li me’ pinzera
mi dumannu a ccu jè cuntari
l’affanni di ‘stu cori.
(Bellanca Giuseppe)
Traduzione dell’autore - SOLO SOLO. In questa sera d'inverno/ solo solo sto a pensare/ con il calore di un focolaio/ che non riesce a farmi riscaldare./ I pensieri sono tanti/ mi girano nella testa/ dopo scendono al cuore/ facendolo battere a cento all’ora./ Sento ancora la sua voce/ tutta mogia e piagnucolosa/ mi ha detto: ”E’ arrivata la mia ora”/ mentre la mano mi stringeva./ Ho risposto di stare tranquilla/ perché ancora non era ora/ e mentre questo dicevo/ il mio cuore piangeva./ Per te il sole più non spunta/ ti ricopre una lapide/ fredda come una gelata/ c'è scritto il tuo nome/ con una data e una fotografia./ Ora sono solo, solo/ in compagnia dei miei pensieri/ mi chiedo a chi debbo raccontare/ gli affanni di questo cuore.
Bergamasco Francesco
CI SONO LUOGHI
Ci sono luoghi
dove crescono
prati:
funerali senza fiori…
Cappelle
dove non s’ode più sentimento
Ci sono vite
che prive d'alba
si ubriacano di tempo
Notti
che s’espandono
in un eterno big bang…
Ci sono giorni
piatti ritornelli senza eco...
Lacrime
che nessuno asciuga più
Sangue
stanco d’aspettare
Ci sono luoghi
luoghi dentro di noi
intrappolati fuori…
(Francesco Bergamasco)
Bertelli Mirko
LA MIA COCCINELLA
Sei piccolissima leggera
Voli piano I tuoi dolci colori mi piacciono tantissimo.
Mi dai sollievo nelle difficolta'.
Quando ti vedo mi rendi felice.
Un giorno ti sei appoggiata nella mia mano mi sembravi grandissima.
Mi guardavi per darmi protezione.
Io ti ho lasciata volare libera perche' mi sembrava giusto.
Quel giorno mi hai portato fortuna.
Sei tutta rossa con delle macchioline nere.
Sei la mia coccinella.
La prossima volta ti appoggerai nel mio cuore e farai tutto quello che vuoi.
Io ti vorro' sempre un mondo di bene perche' te lo meriti.
Mi sorridi sempre tanto.
Io ogni volta che ti vedro' mi prendero' cura di te
(Mirko Bertelli)
Bertolino Mattea
LA MATITA
Pacifico questo giorno
assolve anche l’andirivieni
delle nubi di aprile.
Richiamo alla Pasqua
è in disparte il rametto d’ulivo.
Vivo il tepore
che m’avvolge
in ogni piega,
è la matita che canta
un po’ stanca.
Mattea Bertolino
Betrolino Mattea
LA MATITA
Pacifico questo giorno
assolve anche l'andirivieni
delle nubi di aprile.
Richiamo alla Pasqua
è in disparte il rametto d'ulivo.
Vivo il tepore
che m'avvolge
in ogni piega,
e' la matita che canta
un po' stanca.
(Mattea Bertolino)
Birladeanu Geanina (Romania)
Al şaptelea ceas
Hoinăresc ...
prin apele tale
precum un pirat
cu ochiul săpat,cu piciorul tăiat
duhnind a tăcere de rom
şi a sare de mare
a lemn de corabie
din zdrențele velelor tale...
Tot strig...
spre mareele noastre
să aibă răbdare
tornadele minții s-aducă
a şaptea chemare
a şaptea lumină a lunii
în țărmuri din noi
mult prea goale...
Cutreier...
un al şaptelea val
cerşetor de nisipuri
ostoit,eşuat spre liman
răstignit sub cădelniți de sare
spre a şaptea chemare ,
inelar peste-al şaptelea pas
condamnat într-al şaptelea ceas
La uitare!
(Geanina Birladeanu)
Traduzione dell’autrice – SETTIMA ORA. Inseguendo .../ Attraverso le tue acque/ Come un pirata/ Con l'occhio di scavo, con la gamba tagliata/ Odorando di silenzio di rum/ e di sale di mare/ A legname di nave/ degli stracci delle tue vele ...// Sto gridando....../ Alle nostre maree/ Di aver pazienza/ Per portare i tornado della mente/ La settima chiamata/ La settima luce della luna/ Sulle rive di noi/ Troppo vuoto ...// Passeggiate .../ Una settima onda/ Mendicante di sabbia/ Stanco, fallito il limite/ Crocifisso sotto sale si raffredda/ Alla settima chiamata,/ Squillare sul settimo gradino/ Condannato nella settima/ Per dimenticare......
Bologna Silvia
NON C’È PIÙ
Il tuo grembiule blu
Il tuo cavatappi strano
Il tuo bicchiere colorato
Dal viola del vino
Non c’è neppure
Un vino a pasto come si deve
Una fetta di salame
Il profumo di camino acceso
E di sole
Né
Il frusciare del giornale
Un rumore di ciabatte di legno
Il frusciare impercettibile
Del tuo sorriso
Non so a chi raccontare
Tutte le mie storie piccole
Mi dicono quaggiù che adesso mi sei dentro
Ma io ero abituata ad averti fuori
Anche se ti sento
Quando scelgo una canzone
O a volte
Nei miei gesti
E in tutto l’amore che ho
Per questo sconfinato
E sbagliato
Bel
Mondo,
Non per questo
Mi manchi un po’ meno.
Ho visto.
Che ci vuole davvero un attimo a perderci.
Fatti di una fiammella
Nel vento forte.
La cera rimane in mano a chi resta.
E sta li a guardarla
Con le dita scottate.
In un volo di farfalle.
Tante tante tante ali veloci verso il cielo
TI passano in faccia e ti guastano i capelli
E te le senti addosso
Sul viso
Sugli occhi e nel naso.
Così si va via.
(Silvia Bologna)
Bonaiuti Maria Giovanna
IL MIO PRIMO BALLO CON TE
Era primavera.
I raggi obliqui del sole attraversavano i vetri
E si adagiavano scintillanti di pigrizia,
sui bordi sfuggenti dei vecchi mobili del salotto.
Io ero seduta
E tu mi guardavi,appoggiato alla parete,
guardavi il mio vestito rosso e le mie scarpe di vernice dorata,
mentre io aspettavo che mi invitassi a ballare.
In un attimo improvviso,
hai preso la mia mano e mi hai condotto tra le note,
accarezzando lieve i miei capelli.
Ancora oggi vorrei percorrere I vicoli logori del paese,
acciottolati di silenzio
cercando,sotto la luce fioca di lampioni accondiscendenti
la tenerezza del tuo desiderio.
La sera,spesso ,mi rannicchio sulla poltrona,
sperando di vederti apparire,di nuovo appoggiato alla parete,
magari sdrucciolato da quella finestra,
ritagliata nel cielo buio scheggiato di stelle,
che si affaccia sulla terra dei sogni.
Attendo impaziente
Di tornare a ballare nella nostra musica di nostalgia.
Intanto ,mi fa compagnia
il canto di passione di un gatto innamorato,
innamorato come me.
(Maria Giovanna Bonaiuti)
Bonetti Graziella
STALKING
L’autunno fa volar le foglie, pensai quel giorno fatale,
io che per nulla triste, scendevo da quelle lunghe scale.
Quelle stesse scale che per chieder giustizia, salii tante volte da esser stremata.
Per il mio diritto alla vita e per non esser ancor violentata.
Quel giorno dopo l’umil preghiera arrivò il frutto,
ottenni la condanna per chi mi tolse tutto.
Uscii dal grande palazzo cosi fiera e non arresa
che non mi accorsi subito, della tenera sorpresa.
Una foglia sfiora il mio capo, pensai quell’istante,
ma quanto mi chinai capii che era presente.
Un’immaginetta col suo volto scolpito,
era lui Rosario Livatino, il giudice ferito.
Ferito nel cuore da chi non sa nulla d’onore,
qualità gloriosa che abita nell’amore.
Grazie o Giudice, che indimenticabile, sia per tutti noi la tua morte
che ha reso piccolo, l’uomo disonesto, ma grande la Giustizia e ancor più forte.
Al Giudice Rosario Livatino
(Graziella Bonetti)
Bortoletto Giuliana
NON VIVO PIÙ SENZA TE
Sciogli i capelli
lasciali liberi,
liberi di volare al vento,
indossa il tuo sorriso più bello
e vieni incontro
a me,
le mie braccia sono pronte
ad accoglierti
in un caldo e lungo abbraccio
e mentre ci leghiamo
l’uno nell’altro,
ardo dal desiderio
di guardarti dentro,
accarezzare la tua anima
con la mente,
sfiorare il tuo cuore
e sentirlo battere
solo per me.
Nel profondo silenzio
che ci unisce
ti sussurro dolcemente:
“Amami Tesoro mio
Non vivo più senza Te”.
(Giuliana Bortoletto)
Bosca Paola
L'ECO DEI MIEI PASSI
Desiste la frenesia degli antichi giochi
e l'inquietudine che assaliva l'attesa
ormai scalza di ogni giovinezza
metto a nudo le antiche domande
è nuova l'arroganza di questa alba
sprona alla gola parole mai osate.
Il tuo sguardo smarrito cerca un appiglio d'afferare
il mio corpo non più impacciato affoga la tua insicurezza.
Ricordi i miei strani silenzi?
E le lacrime ingoiate dai sorrisi?
E quei profumi che placavano la tua febbre?
penavo in ogni bocca che baciavi
erano brandelli di vita che scavavi dal cuore.
Tutto ha fine incosciente amore
anche le tue occhiaie hanno oscurato l'ultimo slancio
infierire sulla memoria di ieri stimola collera
meglio un diverso colore di rossetto
parlare del freddo di questo ottobre
lasciarti nel palato quell'amaro insudiciato di solitudine.
Ascolto l'eco dei miei passi per le scale.
(Paola Bosca)
Bosi Eva
* * *
Stringo i ricordi di te
Tra le mie mani,
Come granelli di sabbia
scaldata dal sole,
Li lascio scorrere
cadono a terra.
Guardo lontano
ma sei troppo vicino.
La mia ombra sul tuo viso
puzzle di emozioni
cade il pezzo mancante,
Perso nei meandri dei sogni infranti,
Tra le mani rimane il vento.
(Eva Bosi)
Bota Claudia (Romania)
DULCELE MEU SUSPIN
Dulcele Meu suspin
Când am să creez
Am sa mă înalţ ajutat fiind
Ca şi cum azi, ultimul Cuvânt s-ar termina.
Şi lumea aceasta,
Deveni- va iubire desăvârşită,
Şi preschimbată de armonia înaltului,
Care cauta sufletul să-l înalţe,
La încununarea cununii dăruite
De puterea Divinului.
(Claudia Bota)
Traduzione dell’autrice - IL MIO DOLCE SOSPIRO. Il mio dolce sospiro./ Quando creerò/ Aiutato mi esalterò, / Avrebbe fine, come oggi, l'ultima Parola./ E questo mondo,/ Diventerà amore perfetto,/ Ripagato dall’armonia dell’eccelso,/ Che cerca l’anima per innalzarla,/ all’incoronazione delle nozze offerte/ Dal Potere del divino.
Bove Damiano
ASCOLTO
Ascolto il mare
che burrascoso
vive dentro di me,
quando l’incongruenza
si fa persona con la cravatta
su abito blu.
Ascolto il mio mare
un tempo sereno tramonto
con le onde a sciabordare
su bianche pietre
a levigare.
Sfioro con i pensieri
quella striscia di orizzonte
con un rasene volo
di gabbiano.
E con l’ala scrivo…
non descrivo.
Respiro il profumo amaro
di rabbia e alga di mare
che traspare
come il riflesso cristallino
che ambisco a cercare.
E mi trovo a naufragare
su bianca spuma
che sfuma dietro il molo
oltre ogni possibile ragionare
fino a perdermi
in questo azzurro mare,
aggrappato alla mia dannata voglia
d’amare.
(Damiano Bove)
Bresar Nevenka (Slovenia)
STEKLENA VRATA
Stojim pri kavnem aparatu,
pogledam skozi steklo
steklenih vrat.
Na oni strani malega hodnika
so še ena steklena vrata.
Ob drugem kavnem aparatu
stojiš ti.
Isti čas si kuhaš kavo.
Tvoj pogled strmi v mojo smer
najina pogleda se srečata.
Tista drobna stotinka
je bila dolga kot minuta.
Rada bi ti podarila nasmeh,
da bi ti zbrisala skrbi.
Steklena vrata prepričujejo
dobro vidljivost.
Počasi si odšel z kavo v roki.
V meni si pustil
eno in tisoč besed .
Morda se kdaj srečava
ob enem kavnem aparatu.
(Nevenka Bresar)
Traduzione dell’autrice - PORTA DI VETRO. Sono in piedi davanti a una macchinetta del caffè,/ Guardo attraverso il vetro/ porte di vetro./ Da quel lato del piccolo corridoio/ c'è un'altra porta a vetri./ Accanto a un'altra macchina da caffè/ Tu stai/ Nello stesso tempo tu prepari il caffè./ Il tuo sguardo fissa nella mia direzione/ i nostri occhi si incontrano./ Quel piccolo centesimo/ è stato un lungo minuto./ Vorrei darti un sorriso/ per cancellare le tue preoccupazioni./ La porta a vetri convince/ buona visibilità/ Lentamente hai lasciato il caffè con la tua mano./ Mi fai entrare/ una e mille parole./ Forse ci incontriamo qualche volta/ su una caffettiera.
Traduzione in inglese dell’autrice - GLASS DOOR. I'm standing at a coffee machine,/ I look through the glass/ glass doors./ On that side of the small hallway/ there's another glass door./ Next to another coffee machine/ You stand./ The same time you cook coffee./ Your look stares in my direction/ our eyes meet./ That tiny hundred/ it was a long minute./ I would like to give you a smile,/ to wipe out your worries./ The glass door convinces/ good visibility./ Slowly you left coffee with your hand./ You let me in/ one and a thousand words./ Maybe we meet sometime/ on one coffee maker./
Bruno Maria Rosa
LA CASA SUL CAMPO
Sta su di un poggio
Come faro nella nebbia
A guardare l’orizzonte lontano
Con la sua pietra tagliata da umili artigiani
Oramai corrosa dagli umori del tempo
Si staglia su un nudo campo
Da sempre curato arato lavorato
Che la gramigna ha reso improduttivo
Sta lì dimenticata
Tra immensi campi lussureggianti
A delineare la sua impotenza
È sentinella privata della vista
Lasciata lì come testimone del tempo andato
Su un fianco
Unico compagno
Un albero dai rami spogli che si innalzano nel cielo
Come braccia imploranti una risposta
Di tanto in tanto
Un fiore bianco
Sboccia tra le branche secche
Ed un usignolo curioso vi si posa
rallegrando l’aria col suo melodioso canto
(Maria Rosa Bruno)
Caiano Lino
TRADITA DOPO
AVER AMATO
Beata te o donna
Beata te per ogni tuo passo ...
Beata te per ogni sorriso ...
Beata te per ogni veglia d'amore....
Beata te per ogni lacrima versata ...
Beata te per tutto l'Amore
che hai donato...!!
Per tutte le creature
che hai amate e
che non sono più lì
ad accogliere le tue
benevolenti grazie...le tue
comprensione e le tue
attenzioni vere ed uniche!!
Beata te che tutto ciò che
hai donato con amore poi
il ritorno è stato attraverso
laceranti fetite ...!!
Tu sei beata perché hai
molto amato!!
Chi si è beato della tua
presenza succhiandone la
parte più succulente. ...ha
solo mani vuote da offrire!!
Mani vuote e cuore di pietra
non fanno che riprodurre menzogne! !
Mani vuote e cuore duro
portone tristezza ed angoscia...
più nessuna creatura potrà
amare sognare e gioie come
chi ebbe la capacità di conservare
quegli istanti meravigliosi senza
rancore alcuno.
Chi ama conserva indelebile
ciò che nasce dal cuore!!
(Lino Caiano)
Calì Maria Grazia
OLTRE LA BRUMA
Con dei sogni di carta, nei miei
passi stranieri, ho solcato
le sponde di una terra
che ancora non sa coltivare
l'amore. Hanno sete
i miei anni
e le tasche, consunte
da un vuoto
che mangia la speme
di giorni diversi
da poter camminare
È ancora inverno qui sulle colline
- chè non crescono i fiori...
Lì, oltre la bruma
già sorge un pallido sole
Che m'incammina
(Maria Grazia Calì) email [email protected]
Calio Louisa (USA)
ANGIE’S HANDS HAVE SEASONING
(for, my Grandmother Angelina Consolmagno Marchesani)
Angie’s hands have seasoning
the neighbors and relatives would say
when they got to partake in one of her home made meals.
Her hands would go through each tomato or vegetable
sorting the good from the bad
the freshly picked garden varieties
delicately, as though she was touching a bit of eternity
or the cosmic web lined with ancient secrets.
She could sense the life force in the greens or reds
the messages of love carried from the ancestors
which seemed mirrored in her warn and well worn hands.
Without any ego driven desire
she took her medium of expression
and laid it out perfectly on the table
like an artist preparing her tools
for an object of great beauty.
She worked with focus and intention
to shape her creation.
Then before cooking the ingredients of any dish
whether a complex pastry, home made ravioli
or a simple soup she mixed,
Angie placed her hands a few inches
above the contents
the way a healer does
when he scans the human energy field
and moved them around
not like a magician to distract the viewer
but with tenderness, sensitivity,
an awareness of the mystery
She knew the greatness within the small
the secrets of how to nourish us all
with what she created through nature
and those well seasoned hands.
(Louisa Calio)
Traduzione di Elisabbetta Marino - LE MANI DI ANGIE DAVANO SAPORE
(per mia nonna Angelina Consolmagno Marchesani). Le mani di Angie danno sapore/ dicevano vicini e parenti/ quando partecipavano a uno dei suoi pranzi fatti in casa./ Le mani passavano in rassegna ogni pomodoro o verdura/ separando i buoni dai cattivi/ le varietà dell’orto, appena colte,/ con delicatezza, come se stesse toccando un granello d’eternità/ o l’intreccio del cosmo, orlato di segreti antichi./ sapeva percepire l’energia vitale negli ortaggi verdi e in quelli rossi/ i messaggi d’amore dei predecessori/ che sembravano riflessi nelle sue mani calde e consumate.// Senza desiderio alcuno di farsi notare/ prendeva il suo mezzo d’espressione/ e lo disponeva, impeccabile, sul tavolo/ come un artista che prepara i suoi strumenti / per realizzare un oggetto di grande bellezza./ Lavorava concentrata e attenta / per dare forma alla sua creazione./ Poi, prima di mischiare gli ingredienti di qualsiasi piatto/ sia che fosse un dolce elaborato, ravioli fatti in casa/ o una semplice zuppa,/ Angie vi poneva sopra le sue mani, / a qualche centimetro,/ come un guaritore / quando scruta il campo d’energia nell’uomo/ e le muoveva/ non come fa il mago, per distrarre l’attenzione di chi guarda, ma con dolcezza, sensibilità,/ e consapevolezza del mistero.// Conosceva la grandezza in ciò che è piccolo/ i segreti di come nutrirci tutti/ con quello che creava attraverso la natura/ e quel sapore dalle sue mani antiche.
Camagna Francesco
IL TERREMOTO DEL '68
La terra, quella notte,
si svegliò rigirandosi
dall'altra parte con
un brusco movimento
nel suo letto, spezzò
il fragile cristallo cui
era attaccata la vita
degli uomini e rimasero
schegge di dolore
attorno al fiume e
il tratto di penna
che cancella paesaggi,
case, bambini senza
più futuro costretti
a navigare nel passato
a vivere al di là del muro.
Uomini,abbarbicati
ad un cuore ostinato
a battere, scoprirono
l'addiaccio, paure
ancestrali, freddi
primordiali dentro
vecchie seicento
di seconda mano,
poi nelle umide baracche
senza luce, nel fango.
Sono andato un giorno
in giro in uno di quei
paesi, rimessi a nuovo,
senza storia, senza memoria,
ho sentito da spettri di case,
voci gridare: "Perché?".
L'eterna domanda dell'uomo.
(Francesco Camagna)
Campagna Dina
DISSOLVENZE
Vaghezza d'intenti mi assale
Mi libro nell'aria atomizzandomi mutevole
A ricomporre la mia essenza.
Mi dissolvo nella vita
Non opporrò più resistenze
L'esistenza degli opposti e il loro conciliarsi
In modi da inventare o forse solo da scoprire
Per l'armonia del vivere, per la felicità di un attimo.
Passi in fretta tempo ingrato
Con il tuo incedere dissimulato
Arrivi al traguardo in un momento qualsiasi di un giorno qualunque
Mentre troppo impegnati con il nulla non riusciamo ad afferrare il tutto
E le tue promesse non mantenute rincorriamo fino alla fine
Tanto c'è tempo
Dimenticandoci troppo spesso della tua ingratitudine.
Ascolto il silenzio, il suo palpitare leggero
Come sabbia accarezzata dalla lieve brezza di un mattino di primavera
La mia anima si modella dolcemente
E assume forme finanche a me stessa perfette sconosciute.
Una stella, un cerchio, un fiore
Momenti epifanici di piacevole solitudine, di esistenza vera
Mentre arriva la sera del giorno in cui
Ho colto un fiore, ho chiuso un cerchio, ho guardato una stella.
(Dina Campagna)
Camplone Cristina
UN GRANELLO
Sfuggo tra le dita.
Se fossi vento
mi porterei
vagando
tra angoli
di cielo.
Ma mi impasto,
costruisco,
crollo,
mi re-impasto,
sopravvivo,
torno di nuovo
un granello.
Un granello di sabbia
tra le dita
serrate
che sfugge
ad ogni folata,
per plasmarmi
ancora
senza un pugno
a cercarmi.
(Cristina Camplone)
Candelori Cecilia
SEHNSUCHT
Non commettere desiderio,
Non bramare l’uomo altrui.
Anche se è un cavaliere errante
E lotta contro il suo mulino a vento.
Non sfiorarlo col pensiero tantomeno con lo sguardo,
Metti la maschera dell’ipocrita e gli farai da riflesso.
Non gridare il tuo silenzio nella conchiglia del suo orecchio
Mentre ti penetra a fondo con il suo intelletto.
Non trasformarlo in paradiso,
Non trasformarlo in abisso
Perché non è un’idea ma un essere umano col cuore in subaffitto.
Non provare a cambiare la sua essenza,
Piuttosto cambia il suo nome.
Rendilo impalpabile, inavvicinabile, fatto di fango e di ombre.
E dopo tutte queste negazioni ti ritroverai ad annaspare in uno specchio che non parla più al tuo occhio
Ma ti fa sentire l’eco di un mea culpa che sul petto hai ripetuto
Per quel comandamento disobbedito
Che ha il sapore agrodolce di un segreto.
(Cecilia Candelori)
Cannata Giovanna
TINIRIZZA D’AMURI (Siciliano)
Accarizza la surata peddi duopu l'affannu d’amuri,
comu ri 'na nivira iumenta, la cursa.
E' 'nu drappu situsu,
comu carnusa e villutata rosa.
Ri piaciri, ogni stizza,
è matiniera acqua,
supra pampini ri dilicata biddizza.
(Giovanna Cannata)
Traduzione dell’autrice - LA TENEREZZA DELL’AMORE. Accarezza/ la madida pelle dopo l’affanno d’amore/ corsa d’una nera giumenta./ Soave come un drappo di seta,/ carnosa e vellutata rosa./ Del piacere, ogni goccia,/ è rugiada/ sopra petali di delicata bellezza.
Cannatella Cetty
MIA MADRE È SIRIANA
Apri le braccia oh madre
fammi sentire ancora il tuo ventre.
Chiuderò i pugni e gli occhi
Sentirò ancora il sapore del tuo latte
e la ninna nanna dolce.
Apri le braccia oh madre
perché questa guerra è troppo dolore
perché tu non debba vedermi morire
I tuoi occhi brillano è luce
orgoglio
coraggio
oppure solo lacrime?
Sono la forza della donna
che dopo aver partorito un figlio
non regge l'inumano dolore di vederlo inutilmente morire.
(Cetty Cannatella)
Cannatella Maria
MI DISPIACE
Non potrò mai scrivere una bella poesia su di te.
Mi dispiace ma è così.
Non ho bei ricordi, io ho rovistare nella mia memoria,
ho selezionato gli anni, ma son tutti brutti quei ricordi.
Non mi hai mai dato un bacio, non mi hai mai fatto una carezza.
Figuriamoci un abbraccio.
Nemmeno abbiamo mai parlato come se fossimo due grandi amiche.
Così. .semplicemente, mentre sorridevamo, ed io non ti ho mai vista ridere.
Non mi hai mai rimboccato le coperte,
mentre magari mi davi un bacio per la buona notte e dirmi .......
Buonanotte amore mio!
Sai! Non era poi tanto difficile.
Per me non hai mai avuto parole dolci,
ma solo parole offensive, che mi hanno ferito per anni e anni.
Addirittura non mi hai mai chiesto se stavo bene,
se ero innamorata, oppure se ero felice.
Se soffrivo per qualcosa.
No ! Non lo hai mai fatto.
Mi dispiace, ma oggi non posso scrivere una bella poesia su di te.
Di te...che sei mia madre.
Perché non ho nulla da raccontare, anzi sto cercando di dimenticare.
Ci vuole tanto tempo, forse più del previsto,
ma mi serve per non soffrire ancora di più, pensando ti per nulla.
Non voglio più pensare a te, mi dispiace ma non mi hai mai voluto bene,
amata, ne rispettata come figlia e come persona.
Tutto questo non è stato giusto, nessuno mi darà quello che io ho perso,
perché l'ho perso solo per colpa tua.
Mi dispiace per te.....
Non potrai mai sapere cosa ti sei persa.
Ma mi dispiace per me, nessuno mi darà quella parte che manca nella mia vita.
Nessun altro potrà.
(Maria Cannatella)
Cannatella Monica
HO SOGNATO*
Ho sognato che mi stringevi forte mamma, che con la
tua dolce voce mi cantavi una ninna nanna.
Ho sognato di avere freddo, e tu, correvi a scaldarmi.
Poi ho immaginato...chissà come sarebbe stata bella la
nostra vita insieme, quante cose mi avresti insegnato.
Penso che tu mamma, ti saresti commossa nel sentirmi
pronunciare il tuo nome per la prima volta, e papà,
avrebbe sorriso nel vedermi tirare la pappa.
Non lo so chi mi avrebbe sorretta durante i miei primi
passetti, ma, sono sicura che entrambi, vi sareste
preoccupati di tenere saldamente le mie manine e di
sorreggermi ogni volta che vacillavo.
Se avessi avuto la possibilità di rimanere, mi sarebbe
piaciuto tanto studiare.
Sarei potuta diventare avvocato...
L'idea di difendere i deboli mi piaceva tanto.
Magari sarei diventata un architetto, così avrei
progettato case per darle a chi non ne ha.
Sai mamma, magari sarei diventata un medico.
Quante vite avrei potuto salvare se tu, non me lo avessi
impedito, se non mi avessi gettata via in quel
cassonetto.
Ti avevo fatto un dono, e non l'hai apprezzato.
I bambini non chiedono mai di venire al mondo, ma
sperano tanto che questo accada.
Ma poi, si rendono conto che la vita è ingiusta!
Ti sei persa tanto amore mamma, ti sei persa me.
Quanto egoismo, tu non mi hai voluta, ma questo non
ti dava il diritto di uccidermi.
Avresti potuto lasciare a qualcun'altra la possibilità di
farmi conoscere il mondo e la vita.
Era tuo dovere lasciare che io, potessi conoscere e
imparare cosa vuol dire amore e famiglia.
Lo sai mamma, sono arrabbiata! E credo di averne tutto
il diritto! Ma adesso io, sono un angelo tra gli angeli, e
tu, dovrai convivere a vita con il rimorso di non sapere
mai, quanto vi avrei reso fieri di me.
*dedicata ad una bambina abbandonata in un cassonetto
(Monica Cannatella)
Canterani Maria Rita
AUSCHWITZ PE NUN SCORDÀ (dialetto Genzanese – Roma)
Ce sò provato,
ho giuro
Ce sò provato
a mettime
dentro i panni de chill’ommini
Pori Cristi,
deportati,
strappati da e case e da e città sie
‘mmazzati, offesi, umijati.
Mio Dio…
quantu terrore drento a chill’occhi
e m’perchè che spetta ancora na risposta
Ideologia? Religgiò? No…..
Solo ommini malati dentro l’anima
ponno fa cose così tremenne
follie omicide…esartazziò
Spesso sento i strilli…
strilli de femmine,de munelli
chiusi drento a chelle cammere e ‘ddormiti pe sempre…
Me sento stregne a gola
brucià l’occhi…. soffocà
Nun resisto a entrà
drento a chilli panni
de pelle e de ossa
senza capelli… senza nome…
solo nummeri unu appresso a n’atru
Intimu violatu…
occhi senza tempu…
voti…
senza ricordi
Immensu u dolore
che sento dentro
a u core miu
(Maria Rita Canterani)
Traduzione dell’autrice - AUSCHWITZ PER NON DIMENTICARE. Ho provato/ Giuro/ ho provato/ a mettermi/ nei non panni/ di quegli uomini/ poveri cristi/ esseri deportati/ strappati dalle loro case/ dalle loro città/ uccisi/ offesi/ umiliati/Mio Dio/ quanto terrore/ nei loro occhi/ ed un perché/ che aspetta ancora/ una sensata risposta./ Ideologia?/ Religione?/ No…/ solo uomini/ malati nell’anima/ possono compiere/ gesta orribili/ follie omicide/ esaltazioni/ Spesso/ sento le loro grida/ grida di donne/ di bambini/ chiusi in quelle stanze/ e addormentati per sempre…/ mi sento stringere la gola/ bruciare gli occhi/ soffocare/ Non resisto/ ad entrare/ in quei non panni/ di pelle e ossa/ senza capelli/ senza nome/ solo numeri/che si susseguono/intimità violate…/ Occhi senza tempo…./ vuoti…/ senza ricordi/ immenso dolore/ dentro il mio cuore
Cantini Florindo
SONO I CAPRICCI DEGLI DEI I SOGNI DEGLI AMANTI
Cercatori d’oro
dagli occhi bendati
le mie mani
sui seni alabastrini.
Allattami di miele chiaro
la gola ed ogni bacio.
Sono il bambino
con la tua foto
contro il petto.
E già divento cielo.
Ma dimmi quale stella sei.
“Sono follia di luce,
cometa degli amanti.
Sono quella con il nome tuo.”
(Florindo Cantini)
Cappalonga Salvatore
PREGHIERA (Siciliano)
“Nun ti dissi di nasciri pi forza
Chistu fu un piaciri certu tua
Cu ssu fazzulettu ssa lacrima smorza
Pirchì lu capivu che cchiu nun mi vua
Ma poi dimmi tu cu quali coraggiu
Mi jetti accussì nno gabinettu
Dai permettimi di fari stu viaggiu
Dopu staju mutu ti promettu
Lassami in chiesa, chi possu diri
Nun ti chiangi lu cori puru a tia
Fammi in qualchi modu binidiri
Puru di una chi passa di la via
Ora … pirchì m’ha livari la vita
Dopu che mi la dasti tu p’amuri?
Quindi ti pregu, falla tu finita
riflitti beni, fammi stu favuri”
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“Papa nun voli” mi dissi la mamma
E mentri parlava idda chiangiva
“Un farmacu mi detti pi stu dramma”
Ma lu so cori forti cci battiva
“Ma tu si ranni e sai chiddu che fai
mentri parli ti tremanu li gammi?
Ti pregu mamma, ascuntami, dai
Ascunta stu to figliu di 2 grammi”
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Un po’ di sangu, l’acqua du sciacquni
Ed un tampone giustu qualchi jornu
Si fici cumannar di ddu buffuni
Ma sempri carusi vidi attornu
(Salvatore Cappalonga)
Traduzione dell’autore – PREGHIERA. “Non ti ho chiesto di nascere per forza// questo è stato certo un tuo piacere// con quel fazzoletto, quella lacrima smorza// perché l’ho capito che non mi vuoi più// // Poi dimmi, con quale coraggio// mi butti così nel gabinetto// dai, permettimi di fare questo viaggio// Dopo me ne sto muto, ti prometto// // Lasciami in chiesa, che posso dire// Non ti piange il cuore pure a te// Fammi in qualche modo benedire// Pure da una che passa dalla via// // Ora … perché mi devi togliere la vita// Dopo che me l’hai data tu per amore// Quindi ti prego, falla finita// Rifletti bene fammi questo favore” // // “Papà non vuole” mi ha detto la mamma// E mentre parlava lei piangeva// “Un farmaco mi ha dato per questo dramma” // ma il suo cuore forte le batteva// // “Ma tu sei grande e sai quello che fai// Mentre parli ti tremano le gambe? //Ti prego mamma, ascoltami dai// Ascolta questo tuo figlio di 2 grammi” // // Un poco di sangue, l’acqua dello sciacquone// Ed un tampone giusto qualche giorno//Si è fatta comandar da quel buffone// Ma sempre bambini vede attorno. //
Cappalonga Salvatore
CANE RANDAGIO (siciliano)
L’autra jurnata na povira signura
Tutta strazzata e puru malandata
Ta je diri che quasi facia paura
Mentri eravamu in mezzu la strata
N’autra signura, tutta allicchittata
Passiava idda allegra cu gran cura
Era china d’oru, tutta ben curata
Cu taccu altu e di passu sicura
Ad un trattu un cani che abbaiava
Pi la strazzata subitu s’abbenta
Dda mischina, impaurita si scantava
Mentri la ricca quasi era cuntenta
tantu ad idda nemmenu la taliava
Forsi pi chissu idda nun si lamenta
(Salvatore Cappalonga)
Traduzione dell’autore dal dialetto nisseno – CANE RANDAGIO. L’altra giornata una povera signora//tutta stracciata e pure malandata//ti devo dire che quasi faceva paura//mentre eravamo in mezzo la strada// Un’altra signora, tutta ben vestita// passeggiava lei allegra con gran cura//era piena d’oro, tutta ben curata //con tacco alto e dal passo sicura// Ad un tratto un cane che abbaiava//per la stracciata subito s’avventa// quella poverina impaurita si spaventava// Mentre la ricca quasi era contenta//tanto a lei nemmeno la guardava//forse per questo lei non si lamenta
Caputo Maria
METAFISICO
Giaceva sulla sabbia
un corpo accaldato
con un
respiro
selvaggio,
spruzzato,
di brezza
spalmato
di sabbia,
scosso
dal
profumo
del mare,
Inerte
ad
ascoltare
lo
scroscio
delle
onde…
(Maria Caputo)
Caradonna Cresy Crescenza
"Mia terra"
Il mare remoto
della mia terra
nuda
e
cristallina
rotonda come seni floridi
splende ...
e diviene germoglio di vita,
generosa
crogiolo di genti dagli occhi color ambra,
accogliente
amata
dirompente
accecata dal giallo sole
celebra l'amore,
sei fata madrina
dei braccianti dalle callose mani,
a te innaffio parole
sgorgate dal mio cor
nel nostalgico ricordo di te.
(Cresy Crescenza Caradonna)
Carbonari Roberto
ALEPPO
Straniato da un tempo di ombre cupe
Mi perdo a cercare un dove e un quando
Fissare un chiodo a quest’anima vaga
Che vuole fermarsi se mai fosse paga.
Se quest’ onda turpe di rosso fango
Che travolge ogni scoglio e ogni rupe
Dal mare orientale e mi trafigge le vene
Placasse la furia dolente e in catene
Chiudesse l’anima mia in cambio di pace
Troverei la quiete che cerco invano.
Rinascerà Aleppo libera e non sarà stato
Vano sognarlo in questo tempo straniato.
(Roberto Carbonari)
Carbone Rosiaria
SCURU (Siciliano)
“Si l’annata è bona lu paisi è cuntentu!”
C’è ancora sciavuru di racina e di vinu cuottu pè vii,
ma cu si l’ha ‘nnacatu, avi vogghia d’aspittari prima di spampinari!
Chiovi forti stasira. Lu celu fa scantari:
scursuna lucenti ietta a ccu forti lu talìa
…e la muntagna canta.
“ ‘Ntò, priparammu na canniledda,
quantu prima la luci s’astuta!
Quantu prima scura! Chiovi forti stasira,
troppu fangu sta scarruzzannu, nun mi piaci!
‘Ntò, pripara na cannila quantu prima scura!”
….E u scuru astutani li mecca.
Comu un sciumi chinu di fangu, petri e dulura. Calà,
la muntagna spugghiata.
N’arbuliddu stacca li so rami:
“Veni nuccintuzzu, nun ti scantari abbrazzati a mia!”
Chiangi la terra sbuttata, chiossai di tìa
e la so vuci ‘nguttuta a lu scuru trimulìa:
…..Pirdunatimi figghiuzzi si li ma ossa fradici
nun potti chiù firmari.
Ppi anni e anni vi lu dissi… addumannannu:
“Aiutatimi curuzzi miei, li ma forza stanu ppi allintari!”
Ma vuavutri… forsi, pinsastuvu ca la vicchiaia
m’avissu fattu strammuliari: vi mindissuvu a cantari!
Radichi di erba bona accuminciassuvu a scippari
e casi senza ritegnu accuminciassuvu a ‘chianari.
“ ‘Ntò, la luci sinniiu! ‘Ntò, unna si!
Addrumala sta cannila!”
Scuru………
ma la curpa… nun né mia!
E’ tò! Di idda! E’ di tia, ca nun sai guvirnari!
E’sò, pirchì ti fici acchianari! E ora?....
Aspiettu ca do celu cadi na manu ppi putirimi sullivari!
…Ppi putiriti sullivari?
“ ‘Ntò, pirchì ancora nun addrumi sta cannila!”
“Ascutami! Amuri miu! La luci nun pò cchiù turnari,
‘nchiuditi lu duluri e rispetta lu silenziu
nun po’ fari cchiù nenti! Ascutami, cori miu!”
“ ‘Ntò, unna sì! Resta ccu mia!
Veni cca! Unna sì! Resta ccu miaaaaaa!”
Scinnìu mutu supra li tetti, u scuru! Scinnìu
assiemi a lu duluri.
“Scurìu ‘Ntò, scurìu e la luci s’innìu!
Scurìu?! E u Bammineddu, c’ora nasci
unna u mintu senza luci!?
(Rosaria Carbone)
Traduzione dell’autrice – BUIO. “Se l’annata è buona il paese è contento”/si sente ancora il profumo dell’uva e del vino cotto per le vie/ma chi ha perso tempo dovrà aspettare prima di ripulire le viti. Piove forte stasera/il cielo mette paura:/ dona serpenti lucenti a chi sofferma lo sguardo/… e la montagna canta. “Antonio, prepariamo una candela,/ quanto prima la luce và via!/ quanto prima fa buio!/Piove forte stasera,/troppo fango scende giù,/non mi piace!/Antonio, prepara una candela quanto prima fa buio!” …E il buio spense gli stoppini./ Come un fiume in piena/ di fango,/pietre e dolori./Calò,/la montagna denudata./ Un alberello stacca i suoi rami:/ “Vieni pargoletto, non aver paura abbracciami!”/ Piange la terra sconquassata più di te/ e la sua voce strozzata al buio trema:/…perdonatemi figliuoli miei se le mie ossa consumate non sono riuscita a frenare./ Per anni ed anni vi ho implorato:/ “Aiutatemi miei figliuoli, le mie forze stanno per cedere!”/…Forse, avete pensato che con la vecchia mi fossi rimbambita/ e così vi siete messi a cantare! Le uniche radici sane avete sradicato/e case irregolari avete edificato./ “Antonio, la luce è andata via!/ Antonio, dove sei! E accendi sta candela!”/ Buio/ma la colpa …non è mia! E’ tua! E’ sua! E’ di chi non sa governare! E’ sua, perché la poltrona ti ha fatto conquistare!/ E adesso?.../Aspetto che dal cielo scenda una mano che mi sappia risollevare!/….per poter ricominciare?/ “Antonio, perché ancora non accendi la candela!”/ Buio…/arrivò forte, il buio!/ “Ascoltami! La luce non può più ritornare,/chiuditi nel dolore e rispetta il silenzio/ non puoi più far niente!/Ascoltami, cuore mio!”/ “Antonio, dove sei! Resta con me! Vieni qui! Dove sei!/ Resta con meeeeee!/ Calò muto sopra i tetti, il buio!/Calò! “E già sera Antonio,/ c’è buio e la luce è andata via!/E’ già sera?! E il Bambinello Gesù, che sta per nascere/ dove lo poso senza luce!?
Carinato Valentina
POESIA PER TE
Fermati
solo un istante e
respira la poesia del tuo cuore
rallentare il verso
rallentare il respiro.
Sulla tua mente
c'è una nebbia
di paure ed agonia
che lentamente scende
e si fa pioggia di lacrime.
Fermati
ancora un istante
ascolta la poesia
del sole,
la poesia che c'è in te
nel tuo vivere
e sopravvivere.
(Valentina Carinato)
Carinci Giustino
POETRY FOR A BIG ACTOR
Ad Albertone, grande attore romano.
Ricordo ancora tante scene,
tante risate di botto sgorgate;
tante storie filmate, per niente oscene,
un po’ d’irriverenza e frasi garbate;
lunghe o concise telefonate ascoltate in radio
dicendo:’ Rispondo io, sono Mario Pio;
e poi, quando dai maccheroni fu provocato
e pure quando dai lavoratori fu quasi linciato;
fece pure il vigile nella Roma del boom
e dava la voce a Ollio e Yoghi nei cartoon.
Non posso, inoltre, dimenticare l’interpretazione
nella Roma passata nobiliare e papale: che lezione
diede alla plebe bisognosa di un po’ di denaro;
e non subi’ alcun richiamo dal Papa, e’ chiaro !
E poi quando interpreto’ l’attore di varieta’
con la bella( e brava) Monica Vitti, da paese in citta’,
su carrozzoni di seconda classe e costumi decenti
per guadagnare quel poco da mettere sotto i denti.
(Giustino Carinci)
Caruso Benedetta
L'ARCHIVIO DEL CUORE
Lascia che il mare culli i ricordi,
che il sole accarezzi i pensieri,
lasciali riaffiorare nitidi, limpidi,
a sconvolgerti la mente.
Fà che perle trasparenti ti righino il viso,
lasciando solchi di sale nel loro percorso,
nessuna lacrima cancella un ricordo,
quando il cuore non può dimenticare.
Tieni i ricordi nell'archivio segreto,
sempre lì pronti a riemergere,
liberali un attimo, un attimo soltanto,
per far capolino nella mente,
mettere a soqquadro i pensieri,
per poi, lentamente scemando,
ritornare nell'archivio del cuore!
(Benedetta Caruso)
Casati Giusy
COGLI L'ATTIMO
Sei entrato nella
mia vita
come il sole
che scalda in
un giorno di
gelo ....tu con
il tuo sorriso
hai fatto breccia
in quell'angolo
di cuore impenetrabile...
ricordandomi che...
l'amore non conosce
età...né limiti...
Non chiediamoci
nulla ma....
Godiamoci
gli attimi
"CARP DIEM"...
Grazie amore
per ciò che
mi regali...
(Giusy Casati)
Cascioli Carla
VECCHIE FOTO
Teste rasate,
Occhi grandi da venir fuori...
Piccole ginocchia circoscritte da poca carne.
Bambini del passato, vestiti di povere stoffe.immensi sandali.
Foto in bianco e nero.
Bambini di quartiere,
Di tutti e di nessuno
Bambini da lavoro,
Piccoli adulti mascherati.
Bambini della terra mani sporche e abili.
Piccoli ladri Di cibo
Nascosti dentro un vicolo stretto ad aspettare,una cena,
Una voce,che li venga a stanare...
Occhi larghi bramosi di vita
Giovani cuccioli nella foresta del mondo.
Frecce da lancio verso il futuro
(Cascioli Carla)
Castagnetta Pierangela
LU VULITI NU CUNSIGGHIU? (Siciliano)
Vi pari ca stassi esagerannu ma si ci pensu…
m’addugnu ca ‘u pinzeru unnè lu stissu,
ca prima ogni cosa mi pisava
e oggi m’addumannu… chi m’arresta?
E’ sulu ‘na poesia ca scriviri addisìu,
quacchi parola chi fa rima cu l’amuri
e tanti strofi pi putiri cunsulari.
Mi pisanu l’anni ma mi miravigghiu ancora:
si rapu oggi l’occhi… la luci m’arricria,
si vjiu lu suli ‘ncelu mi metti l’alligria,
si chiovi e tira ventu
li lacrimi mi fannu cumpagnìa,
o viju la terra cu l’aranci e mandarini
pigghiati di tanti latri ca parinu critini.
Lu pinzeru nun è lu stissu picchì matura ‘u tempu
e l’anni sunnu tanti,
mità l’haiu giù vissuti
ma l’autri nun si sa si sunnu puru tanti.
E lu disignu chi ni veni fora
è chiddu ca nuddu sapi di guadagnari,
nuddu canusci lu so distinu e nenti si po’ cchiù abbruciari.
Li cunti sunnu fatti.
Lu vuliti nu cunsigghiu?
Futtitivinni di chiddu chi v’arresta,
li picciuli spinnitili, nun li sarbati
picchì l’età passa e nenti cchiù c’arresta
megghiu si ‘u cori lu spartiti tra genti spinsirati,
c’è cu avi di bisognu d’anticchia ‘i nustalgia
e cu vulissi nu pocu d’amuri e fantasia.
Rialatili sti libri di riordi
picchì, liggennuli, ponnu fari scantari
o falli addivintari viritati
p’ajiutari tanta genti sfurtunati.
L’ommini sunnu sulu ommini, nenti ponnu fari d’infinitu
ma tutti avemu vuci e cori arditu
p’arrialari tanti sogni all’infinitu.
(Pierangela Castagnetta)
Traduzione dell’autrice - LO VOLETE UN CONSIGLIO?. Vi pare che sto esagerando ma se ci penso… m’accorgo che i pensieri non son gli stessi, che prima ogni cosa mi pesava e oggi mi chiedo che mi resta? Desidero solo scrivere poesie, qualche parola che fa rima con amore e versi per potere consolare. Gli anni son pesanti ma mi stupisco ancora: se guardo la luce e mi fa felice, se vedo il sole nel cielo mi mette allegria, se piove e tira vento l’emozione mi fa compagnia o guardo la terra con arance e mandarini raccolti da ladri come tanti cretini. I pensieri non son più gli stessi e gli anni passano, metà li ho già vissuti e quelli che restano non si sa quanti siano, e di quel che resta non si sa se è guadagnato, nessuno conosce il proprio destino e nulla si può più cancellare. I conti sono fatti. Lo volete un consiglio? Fregatevene di quel che resta, regalate i vostri averi, non li conservate perché l’età passa e nulla ci rimane, meglio dare il vostro cuore agli altri, c’è chi abbisogna di nostalgia e chi d’amore e fantasia. Regalate i vostri ricordi perché, ascoltandoli, possono pure spaventare oppure aiutare tanta gente. Gli uomini sono solo uomini, nulla possono fare di infinito ma tutti abbiamo parole e cuore per regalare tanti sogni all’infinito.
Castrogiovanni Sveva
***
Amore:
Potrebbe essere anche dedizione
Ma lo riconosci ego e non sacrificio.
Oh, caro errore
D'amar fuori me senza cognizione
Dell'artificio.
(Sveva Castrogiovanni)
Cataldi Andrea
FRAMMENTO D'AMORE del 25 - 12 - 2014
A mio padre
E sarà così?
Nasce così?
Nell'altro me riflesso
in un lamento,
implorazione al cielo
in un verso rauco.
Nasci così
e mi rincuori,
dalla sponda d'un bianco
giaciglio;
i nostri silenzi,
mentre il mondo si fa esplodere.
Ed io, prometto,
non voglio più negarmi alla vita.
(Andrea Cataldi)
Caturano Domenico
O’ VOT (Napoletano)
E tiemp e l’elezjion
Se mett’n e mascher
Che cupion man
Vann rind e cas r agent..
Chi prumett,
chi pav pe t r ana man..
t fa fess chianu chian,
pe nu post e fatic!
Pass ò tiemp,
e nisciun sap chiù nient,
l’attor a saput recità
è sagliut a puter..
E tu, caro popolo..
Aspiett aspiett…
A prumess fatt
Pe colp e nu vot!
Ma a chi e crerut?
A’ mascher e o cupion suoje.
(Domenico Caturano)
Traduzione dell’autore - IL VOTO. Il tempo dell’elezioni/ Indossano maschere/ Con copioni in mano/ Entrano nelle case della gente../ Chi promette,/ chi paga per darti una mano../ ti prende in giro piano piano,/ per un posto di lavoro!/ Passa il tempo,/ nessuno sa più niente,/ l’attore ha saputo recitare,/ è salito al potere.. / E tu, caro popolo.. / Aspetti, aspetti/ La promessa fatta/ per colpa di un voto!/ Ma a chi hai creduto?/ Alla maschera ed al suo copione.
Cau Francesco
PREGNA TERRA
Eri come un prato incolto
ti inseminai dentro e sotto,
come aratro con i buoi
imponente col mio giogo .
spingendo forte per penetrar,
questo solco dovetti far,
per vivere e campar,
come terra da amare.
L’odore caldo della terra
mi invogliava tu eri la mia serva.
Alternando i solchi
proponendo nuovi orizzonti .
E cosi fu che ogni solco
cigolava il mio giogo
la fatica non fu vana
perché vestita d’ogni brama
del mio seme che germogliava
dando vita e tu fosti
mamma .
(Francesco Cau)
Cau Maria
L'ULTIMO SOGNO
In un cielo azzurro
ho rincorso il vento,
con rabbia strattonava
le nuvole oscurando il sole.
Aggrappata ai colori dell'arcobaleno
che solcava il mio cielo,
ho immerso i miei giorni in un
sogno che parlava di speranza.
Sono partita,
Senza tempo ho viaggiato in un
mare ostile, dove il mio sogno
si è interrotto.
In un silenzio infernale,
sbalzata dalle onde con il
buio della notte e del cuore
attendevo la luna.
Nulla intorno a me se non
morte e desolazione,
non lamenti, non preghiere,
non bestemmie ad evocare
il sorgere del sole.
Solo rassegnati desideri ondeggiavano
con il mio corpo sulle acque
scure al calar della sera.
Ho cercato nei fili dell'immaginazione
gocce di rugiada desiata per
poter alleviare la mia sete,
ma veleni salati hanno affogato
il mio corpo e scavato i miei occhi.
Miglia e miglia lontano
era il sole della mia terra.
Lo vedevo piangere,
si arrotolava tra le onde a sostenere
i miei pensieri colmi di dolore
e senza più speranza volteggiavano
su tutta la mia vita.
Chiudendo gli occhi per sempre
ho continuato a sognare la mia
terra amata e da me così lontana.
(Maria Cau)
Cavallo Franca
Ô CAMPUSANTU (Siciliano)
Calàu la negghia supra ô Campusantu
scinni rê rami stisi all’ancilina,
comu nìuru velu, comu ‘n mantu
cummògghia vivi e muorti, l’acquazzina.
Sulu suliddu, affrittu e scunzulatu
cianci supra ‘na tomba ‘u sâ ruluri
nu vicciareddu misu addinucciuni
ca ciama lu sâ juornu rassignatu.
E penza a la sô vita, ora ch’è sulu …
penza a li jorna ri ‘n tiempu passatu …
iddu, c’ha travagghiatu comu ‘n mulu,
mancu arricogghi soccu ha siminatu.
‘Nc’è nuddu ca ‘u cuverna e ‘u fa filici …
nuddu ccu ‘na parola affizziunata.
Vasa ‘u ritrattu râ cumpagna e ddici
“ Vulissi a ttia pi l’ùrtima ciamata!”
(Franca Cavallo)
Traduzione dell’autrice - AL CAMPOSANTO. E’ scesa la nebbia sopra il Camposanto/ scende dai rami stesi a volo d’angelo,/ come un velo nero, come un manto/ ricopre vivi e morti , la brina,/ Solo soletto, afflitto e sconsolato/piange sopra una tomba il suo dolore/ un vecchietto inginocchiato/ che invoca il suo giorno con rassegnazione./ E pensa alla sua vita, ora che è solo …/ pensa ai giorni del tempo passato …/ lui che ha lavorato come un mulo/ non raccoglie neppure ciò che ha seminato./ Non c’è nessuno che lo accudisce e lo rende felice … / nessuno con una parola affettuosa./ Bacia la foto della compagna e dice/ “Vorrei averti accanto per l’ultima chiamata!”
Cazzato Giovanni
COME UN GABBIANO
Si libra in volo
nel tumulto delle onde,
mentre nel cielo
con il mare
si confonde,
vaga libero
cercando nuovi mari,
dove l’acqua trraspare
senza veli
e gli orizzonti
sono chiari,
dove il sole
non si oscura,
dove la notte è breve
non fa paura.
E’ un sogno strano, vero,
dove fugge sempre
il mio esule pensiero.
(Giovanni Cazzato)
Celli Maria Laura
DONNA
Donna tu sei
Un angelo biondo,
Un dolce sorriso,
Che sprigiona
Amore profondo.
I tuoi occhi neri
Parlano al cuore
Di chi
Ascoltare non vuole
Le tue mani scarne
Accarezzano il viso
Dell'unico amore
Che ti ha sempre
Derisa
Forte il tuo cuore
Batte per amore
Ma
I suoi rumorosi battiti
Non fan compassione
A chi
Ti divide tra
La brutalità e
L'amore.
(Maria Laura Celli)
Chiapparo Anna Maria
TANTE COSE HO DIMENTICATO
Ho dimenticato lo stormire del vento
tra i rami d'ulivo
quando l'argento si confonde
col grigio verde che sa di casa
Ho dimenticato la fiamma del fuoco
che arroventa il forno e lo sbianca
con la sua magia
Ho dimenticato il suo calore
nelle fredde giornate di pioggia
quando fumano tutti i camini
annebbiando l'aria
Ho dimenticato il profumo del pane
e del mosto per le vie
Ho dimenticato voci e suoni
familiari che tenevano compagnia
Ascolto il vento che unico ancora culla
i miei ricordi portati dal mare
Rivedo vicoli antichi
che sanno di pianto
Grida festose di bambini
e chiacchiere di serate estive
Tante cose ho dimenticato e
non basta più il vento
(Anna Maria Chiapparo)
Chiarello Maria
VOGLIO VIVERE
Venti impetuosi, i pensieri
che invadono il mio spirito.
Quale brezza dovrò seguire?
evadere … è un’ossessione
che imperversa,
desideri incontrollati nella mia mente.
Fluttua la zagara nell’aria di primavera.
sogno, solo sogno.
Mille catene imprigionano le mie voglie,
le mie fantasie.
Quant’è bello il mondo!
io bramo,
solo la gioia, la libertà,
ali di gabbiano volteggiano nei cieli,
striati di rosso, di rosa e di cielo.
Montagne da respirare, mare da accarezzare
rigagnoli ambrate di sole
lambiscono le mie nude mani
una preghiera giunge a te Signore.
Nel silenzio, io, aspetto
(Maria Chiarello)
Chico Giuseppe
PALINGENESI DELL'IO
Le notti solitarie d’incenso
Immersi in apnea emotiva
Alla cosciente ricerca
Della palingenesi dell’io.
Mi inseguo e mi agguanto
Nei respiri infossati
Che spaccano il vuoto.
È un sussulto spogliare
La ricchezza archetipica
Che ci appartiene.
È un tremito toccare
Il seme primordiale
Da cui discendiamo.
(Giuseppe Chico)
Chiro Lina
LE MIE FERITE
Diverso è
guardarsi dentro
Scrutarsi
e confondersi
in un battito
in un respiro
Ogni giorno
io cerco la strada
nelle crepe della
mia anima
Il sentiero
che s’inerpica
nel mio cuore
sempre in salita
Il mio viaggio
comincia ogni giorno
e s’interrompe
la notte
per poi riprendere
il cammino
con la nuova alba
Cerco me
in un sogno
interminabile
E’ difficile
a volte vedermi
Scorgere la parte
nascosta di me
Ma cammino
nonostante le paure
Cammino
e corro verso
nuovi orizzonti
che sanno di eternità
che odorano
d’Amore
Questa è la risposta
a tutte le ferite
che ancora oggi
bruciano sulla
mia pelle
(Lina Chiro)
Cirami Sabrina
LA PROMESSA
Vorrei aver cura di voi;
Vorrei darvi il mio amore incondizionato,senza i limiti del tempo;
Vorrei potervi amare senza le angosce di una vita quotidiana non sempre giusta;
Vorrei regalarvi l’azzurro del cielo, la forza del mare, l'impetuosità del vento;
Vorrei regalarvi la mia esperienza di bimba mai cresciuta, perché adulta da sempre;
Vorrei garantirvi un meraviglioso futuro, senza dolori, senza ferite,
senza nubi che ledano l'azzurro del vostro cielo;
Vorrei tutto questo e molto altro per voi, amori miei, consapevole dei limiti del mio
essere.
Vorrei regalarvi il tempo che sognate,sollevarvi dalle fatiche e dagli immani sforzi
quotidiani che affrontate;
Vorrei potervi dire che i vostri sogni saranno realtà,
che nulla vi mancherà; che sarete amate come meritate;
che la felicità sarà pane quotidiano.
Vorrei che non perdeste mai le guerriere che siete e che siete state;
la forza che vi ha spinto oltre i limiti del dolore e dell'abbandono,
il coraggio temerario di lottare contro nemici invisibili e latenti.
Griderò al mondo io esisto per il vostro amore; la dedizione,la forza, il coraggio,
l'allegria e la gioia che ogni giorno sostengono il mio cuore.
Vorrei darvi il sole, la luna, le stelle;
vorrei regalarvi la gioia perenne e la felicità ,la gratificazione e la stabilità;
ma oggi,come ieri, ciò che posso darvi è me stessa e una promessa:
Avrò sempre cura di voi.
(Sabrina Cirami)