Autori e poesie della seconda edizione (2016/17) - parte VII - da Rev a Zen
Reversi Giuseppe
LA “M” DI MUCCA
Quando mi leso, a matina,
‘n toco de libro o en poeta,
tuta de pressia la me neodina
la vegni a saludarme, benedeta.
L’è zà pronta per la so scola
con en grembiul tuto stirado
con su la spala na gran cartela
che gnanca ‘n musso l’avaria portado.
Ma nei oceti tuta la sluse
coi so coini ben petenadi
col so soriso senza pretese
coi so baseti grandi e butadi.
Me sento alora ‘n omo ‘mportante:
el cor el se slarga, el se verze,
el giorno scomensia sereno, ‘nvitante!
La ciapo, la tiro sora le cuerte,
ghe fo le garissole e na caressa,
ghe tiro i coini tuto contento;
la se remena, le se ‘mboressa
come na rama sbalsà dal vento.
Po la me dise: “Con la maestra
faremo insieme le consonanti!”.
Mi vardo fora da la finestra
e penso ai ani passadi, tanti!
“Questa matina toca la “m”!
Me rivedo picolo co la cartela
e con en ciufo ch’el varda ‘n sù,
con la me mama e la me sorela.
Ghe digo alora la “m” di mucca.
“Anche di mamma” la me risponde.
“Va pure a scola, ciao, mamaluca!”.
E la me ride a sguanse rotonde.
(Giuseppe Reversi)
Traduzione dell'autore dal dialetto Veronese - LA "M" DI MUCCA. Quando leggo al mattino/ qualche pagina di un libro o di un poeta/ tutta di corsa la mia nipotina/viene a salutarmi, che cara!// E’ già pronta per andare a scuola/ col suo grembiule ben stirato/ con sulla spalla la sua cartella così pesante/ che un mulo si rifiuterebbe di portare.// Ma risplende nei suoi occhi vivaci/ con i suoi codini ben pettinati/ con un sorriso aperto e sincero/ con i suoi grandi slanci d’affetto.// Allora mi fa sentire un uomo importante,/ il mio cuore si fa più grande, si apre,/ la mia giornata inizia piacevole e serena!/ La prendo, la trascino sopra le coperte/ le faccio il solletico e delle carezze,/ le tiro i codini con grande gioia;/ lei si dibatte, ridendo sussulta/ come un piccolo ramo in balia del vento.// Poi mi dice: “Con la maestra/ faremo insieme le consonanti!”./ Io guardo fuori dalla finestra/ penso a tutti gli anni passati, tanti!/ “Questa mattina tocca la “M”!”/ Mi rivedo piccolo con la cartella/ con un ciuffo rivolto all’insù/ insieme con mia madre e mia sorella.// Allora le suggerisco: “La “M” di mucca”./ “Anche di “Mamma” lei mi risponde:/ “Adesso vai pure a scuola, piacevole furbetta!”./ Mi sorride nel suo volto grazioso .
Maria Rosaria Ricci
UN ABBRACCIO INVISIBILE E PERCETTIBILE
Non avrò paura,
poiché il tempo
ha fatto si che ti
Accogliessi
abituandomi all’idea
di TE.
Non avrò paura,
perché
dentro negli angoli
più profondi
del Cuore, dell’Anima
trovo la tua presenza,
la tua Amicizia
il tuo volermi bene
il tuo modo di farmi compagnia
Allora si, che
i miei timori,
le mie incertezze,
le mie insicurezze,
verranno giù come Macerie.
Non avrò più paura,
quando sentirò, la
tua mano asciugarmi
ogni lacrima sul mio Viso..
quando sentirò poggiarti
alle mie spalle, per giungere
a me in un abbraccio invisibile
ma molto più percettibile
dei soliti Abbracci.
Allora si che
non avrò più paura,
poiché avrò un’unica
Certezza e Sicurezza di TE,
che per Sempre sei al mio Fianco,
e sostieni le mie
stupide Paure.
(Maria Rosaria Ricci)
Ricci Mariagrazia
F I G L I O
Eri gia seme
mettevi radici
germoglio fiorivi
delicatamente lieve
Gemmato in me crescevi
Ti ascoltavo silente
espanderti accogliendo
accennate vibrazioni
Vagheggiavo giochi
carezze baci tenerezze
tu già presenza
Mio nel cuore nell'anima
dilatavi la tua essenza
ed è dolore ora l'addio
Lacerata convivo
con la tua assenza
alito sempre al mio fianco.
(Mariagrazia Ricci)
Rispoli Giovanna
AMO E LODO
Amo e lodo
quella madre e quel padre
che mi fecero donna di valori
di umiltà e semplicità.
Amo e lodo
ogni singolo giorno
che lento come petalo
di margherita si stacca
nel suo ignoto
indovinello della vita.
Amo e lodo
l'Amore che mi è stato donato
dopo lungo peregrinare.
Amo e lodo
l'Amicizia e i frutti
che da essa nascono.
Ho Amato e lodato
ogni qual volta dentro di me
è caduto un seme
e morendo ha dato la vita.
Amerò e loderò
per ogni brivido
che sia di freddo o di caldo
perché ogni qual volta che
lo percepirò percorrere
ogni singolo osso e muscolo
del mio corpo
saprò che la vita è in me…
e di lei
ne sto bevendo
ancora la sua linfa!
(Giovanna Rispoli)
Rivaroli Patrizia
DOLCE AMICO
Caro amico mio lo splendore
dell'amicizia che ci unisce
mi appaga più di ogni altra
cosa.La distanza ha misurato
la solitudine che caparbia si è
innamorata delle nostre anime.
Dolce amico avrei voluto
impadronirmi di quel poco
che era rimasto del tuo
essere uomo. Non ascoltare
le mie parole e non rimpiangere
quello che hai lasciato indietro.
Non pensare a quello che
volevi fare ma a quello che
la tua vita ha deciso di fare
Il nostro sole è stanco non ha
più voglia di rincorrere
paradisi e scuotere fronde
appassite.I suoi raggi piegati
dal gelo si sono inerpicati
lungo sentieri solcando i nostri
volti segnati dal tempo.
Non ci saranno più sguardi ma
solo gocce di lacrime nascoste.
Non rincorrere sogni impossibili
colora quel che resta di noi
siamo anime dissecate fiere di
aver suggellato la fine di un
amore in una calda amicizia
firmando un immenso
capolavoro.
(Patrizia Rachele Rivaroli)
Riviere Susana (Argentina)
LAS VICERAS
Desde que mi madre me trajo
a traves de las manos de DIOS.
Sus viseras me hablaron,
su boca se callo
y
en silencio
escucho lento
su decir,
El diccionario no de palabras
lento se fue abriendo
sus paginas,
y
se despertaron las mias.........
comence a saber que eran mis viceras
las que galopando
salian a leer avidamente
la vida,
los misterios,
En un momento fueron gritos
los mios,
grito mi madre mas fuerte,
luego comprendio
que yo lo hacia desesperada
por las verdades,
Callo , bajo la mirada
y
lento se miro las manos
mi abuela,
su madre la mira y me mira
las dos edades,
las dos fuerzas,
y
terminan comprendiendo
sus viceras.
Antaño,
las viceras de la tierra,
se repartieron
en los vientres de las mujeres
pariendo silencios
revoltosos,
risas y llantos que a veces
los cerros devuelven el eco.
(Susana Riviere)
Traduzione di Maria Rosa Cupani dallo spagnolo – LE VISCERE. Da quando mia madre mi partorì / attraverso le mani di Dio / le sue viscere mi parlarono / La sua bocca tacque / e / in silenzio / ascolto lentamente / il suo dire / il vocabolario delle parole non dette / lentamente cominciò ad aprire / le sue pagine / e / si svegliarono le mie / cominciai a sapere che erano le mie viscere / quelle che galoppando / uscivano a leggere avidamente / la vita / i misteri / In un momento furono grida / le mie / gridò mia madre più forte / Subito comprese / che io lo facevo con disperazione / per le verità / Tacque abbassò lo sguardo / e / lentamente si guardò le mani / mia nonna / sua madre la guarda e mi guarda / le due età / le due forze / e / terminano comprendendo / le loro viscere / Un tempo / le viscere della terra / si ripartirono / nel ventre delle donne / partorendo silenzi / ribelli / risa e pianti che a volte / le colline restituiscono con l'eco.
Rizza Giovanni
UN VACABUNNU
`Nto quarteri di tutti e canusciutu,
è 'n vecchiu, ca matina, a mia m'aspetta,
è un vacabunnu maluvistutu,
ca spissu m'addumanna a sigaretta.
`Nta la facci, u vidu tristi, e ammaciatu,
e suciali, o jornu, mi duna a parrari,
`na pena provu pi ssu svinturatu,
cci vaiu vidennu lacrimi asciugari.
Pi mia, havi stima, e ricunuscenza,
stamatinu cci vosi addumannari,
n'apprufittu da nostra cunfidenza
pirchì ssa vita ss'arridduciu a fari' ?
M'arruspunniu ccu l'occhi lacrimusi,
patruni i fabbrica eru minazzatu,
l'estorsioni mi ficiru i mafiusi,
cci dissi no ! E tuttu, m'hannu abbruciatu.
Un veru omu, non scinni a cumprumisu,
a pulizia, ci dissi cu era l'autori,
la mafia, ca morti mi desi avvisu,
cci ddimustrai ca dignità non mori!
Do statu non vosi essiri prutettu,
i cunti e banchi, erunu co russu,
dda muggheri... persi amuri... e l'affettu,
mi Iassau, non puteva fari u lussu.
Dilusioni n'avutu troppu brutti,
a cu era amicu... si scurdau di mia
peni ‘nta lu cori, mi tegnu tutti,
scusa amicu, lu sfou ca ti fazzu a tia.
Anni i sacrificiu, sunu canigghia,
iu l'onuri non l'à pirdutu nenti,
abbannunatu sugnu da famigghia,
campu ca buntà di l'umana genti.
(Giovanni Rizza)
Traduzione dell'autore dal siciliano: IL VAGABONDO. Dentro il quartiere da tutti è conosciuto / è un vecchio, che la mattina, mi aspetta, / è un vagabondo malvestito, / che spesso mi domanda la sigaretta. / In viso, lo vedo triste e inzuppato, / è socievole, di giorno, mi parla,/ una pena provo per questo sventurato, / gli vedo le lacrime asciugare. / Per me, ha stima e riconoscenza, / stamattina gli volli domandare: / ne approfitto della vostra confidenza, / perché questa vita è arrivato a fare? / Mi rispose con gli occhi lacrimosi / padrone di fabbrica ero minacciato, / l'estorsione mi fecero i mafiosi, / gli dissi di no! E tutto mi bruciarono! / Un vero uomo, non scende a compromessi, / alla polizia gli dissi chi era l'autore, / la mafia con la morte mi diede avviso, / le dimostrai che la dignità non muore! / Dallo Stato non volli esser protetto, / i conti e le banche erano col rosso, / quella moglie... persi amore... e l'affetto, / mi lasciò, non poteva fare il lusso. / Delusioni, ne ho avute troppo brutte, / di chi erd amico... si scordò di me, / pene dentro al cuore, le tengo tutte, / scusa amico, lo sfogo che ti faccio. / Anni di sacrifici, sono crusca, / io l'onore non l'ho perduto per niente, / abbandonato sono dalla famiglia, / campo con la bontà dell'umana gente.
Rizzo Mario
NÌ LI TÒ VRÀZZA
Vulissi dormiri ancòra, comu un piccìlìddru, nì li tò vràzza.
Unna, quannu chjiàncìva m’ aggiùccàvatu
comu un puddrìcinièddru chjinu di friddu,
strinciènnumi fòrti a lù pièttu.
Cù la pòrta avaràta, pì nun fàri tràsiri lùscjiu,
dù annàcùna, nì ddrà sèggia cà scrùscjiva tùtta,
e ddrà vuccùzza tùa cà cantava:
“Alòlò lu lupu si mancìà la picurèddra”,
e l’uòcchi mia adàscjiu adàscjiu,si chjiùivanu a pampìnèddra.
Li tò vràzza erànu dù ràmi di ulivi,
e jiu, era la zàsa, lù tò scjiùri.
Ma pianu pianu, vajiu criscjiènnu
e tu nzèmmula a mia passi li jiòrna..
Ancòra mi tòna jintra lù còri
l’àmùri tua matrùzza bèddra,
comu tòna nà manàta a nà quartàra vacànti.
Lù sièntu, taliànnuti nì l’ucchiùzzi
c’àddìvintàru dù prunìddra sicchi cadùti ntèrra,
cà mi vulissitu abbràzzari e annàcàri
anchi ora cà sùgnu rànni.
Lu vijiu cà li vrazzùddra tua sù sempri apièrti,
ma ormai sì stànca e ti manca la forza.
Nun ci fa nènti Mà, mì vàsta stàriti vicinu
e di lì tò scjiàtùna jinghiri st’àrma.
Cantami ancòra la canzunèddra di carùsu,
cuntami li cunta di ddrì siràti di mmièrnu,
quantu m’addrùmmiscjiu natra vòta a lu tò scjiàncu.
Sièmmu còmu lu vièntu di livànti,
cà parti furiùsu e nun tàlìa nènti,
scrupècchia li casi lassànnuli nùdi,
ammutta li varchi nfùnnu a lù màri….,
poi s’àlluntana, cancia facci,e perdi tutta la sò ràggia
Agnìddrùzzu addìvènta lù liùni,
e a nuddru fà trimàri cchiù…viscjicèddra di stàscjiùni.
(Mario Rizzo)
Traduzione dell'autore dal siciliano - NELLE TUA BRACCIA. Vorrei dormire ancora, come un bambino, / nelle tue braccia. / Dove quando piangevo mi accovacciavi / come un piccolo pulcino infreddolito, / stringendomi forte al petto. / Con la porta socchiusa, per non fare entrare la luce, / due dondolii, in quella sedia che scricchiolava tutta, / e quella boccuccia tua che cantava: / “Alolò il lupo si è mangiato la pecorella”, / e i miei occhi piano piano / si socchiudevano. / Le tue braccia erano due rami di ulivo, / ed io ero la mignola, il tuo fiore. / Ma piano piano, stò crescendo / e tu come me passi i giorni. / Ancora mi rimbomba dentro il cuore / l’amore tuo madre bella, / come rimbomba una manata ad una brocca vuota. / Lo sento, guardandoti nei piccoli occhi / che sono diventati due prugne secche cadute a terra, / che mi vorresti abbracciare e dondolare / anche ora che sono grande. / Lo vedo che le tue piccole braccia sono sempre aperte, / ma ormai sei stanca e ti manca la forza. / Non fa niente Madre, mi basta starti vicino / e dei tuoi respiri riempirmi quest’anima. / Cantami ancora la canzoncina di bambino, / raccontami i racconti di quelle sere d’inverno, / in modo che mi addormento un’altra volta al tuo fianco. / Siamo come il vento di levante, / che parte furioso e non si cura di niente, / scoperchia le case lasciandole nude, / spinge le barche in fondo al mare, / poi si allontana, cambia faccia, e perde tutta la sua rabbia. / Agnello diventa il leone, a nessuno fa tremare più / venticello di stagione.
Rizzo Valentina
AD UN PASSO DAI TUOI OCCHI
Ad un passo dai tuoi occhi
il mondo è un fiammifero di stelle,
un' aforisma apostrofato di brina
tra coriandoli d' alveari notturni.
Ad un passo dai tuoi occhi
gocce d' alfabeto del mio cuore,
in un granaio spettinato d' emozione,
germinavano eco tra l' argento del vento.
Ad un passo dai tuoi occhi
il mondo è un guerriero assolato d' amore,
meraviglioso timido fazzoletto di cielo
nell' anaforica estasi poetica di gentili parole.
Ad un passo dai tuoi occhi
silenziose gocce d' abbraccio e conversazione
infuocano coscienza e fragile presente
fra sguardi inimitabili di romantiche primavere.
(Valentina Rizzo)
Romano Salvatore
MUSEO LOMBROSO TORINO
E non parla quel vento che pure è voce dolente.
E non piange quel mare che pure è anima fremente.
E non grida quel fulmine che pure è morte del sangue gemente.
E non geme quel silenzio che pure è dolore di quella gente.
E non respira quell’anima che pure è vita interrotta dal fetente.
E non vive quella foglia che pure è illusione di un cattivo vincente.
E non vola quel soffio che pure è canzone di un brigante.
E non sentono quelle dita che pure sono carezze di un migrante.
E non vede quel cuore che pure è solito guardare oltre la teca.
E non dice quel verbo che pure è nella storia di ogni biblioteca.
E non profuma quel fiore che pure è.
E non suona quel verso che pure è.
Stanno nelle teche del museo Lombroso ed è tutta brava gente.
Abbi pudore piccolo ma piccolo visitatore.
Lascia che almeno la morte renda onore al vinto e non al millantatore.
(Opera protetta di Salvatore ROMANO)
Rosa Fabio
STON CI CHE SPETI
Stón ci ‘mpalà che spèti, no me muévi,
no védi ‘nzùn, no vivi scasi, spèti.
Spèti sì che la pàssia ca zandróna,
che la cògn pur pasar, e mi la brinci,
gi salti adòss, co sto pal ci la cópi,
e, pò, min vón bel bel zó par chel fòss,
che vivo o mòrt cacì l’é tut compàgn.
Però ti no sta nàrtin, par plazér,
no sta farme el zughét de l’auter bòt
che m’as lagià ‘n chel stróf come ‘n per còt.
(Fabio Rosa)
Traduzione dell'autore dal dialetto "alto anaunico" - SON QUI CHE ASPETTO. Sono qui impalato che aspetto, non mi muovo, / non vedo nessuno, non vivo quasi, aspetto. / Aspetto, sì, che passi quella sgualdrina, / che deve pur passare, e allora l’afferro, / le salto addosso, con questo palo qui la accoppo, / e, poi, me ne vado bel bello giù per quel fosso, / perché vivo o morto qui è tutto uguale. / Ma tu non andartene, per piacere, / non farmi il giochino dell’altra volta / che m’hai lasciato in quel buio come una pera cotta.
Rossello Carmela
NESSUNO
Nessuno sente il profumo delle rose
neanche dell'erba stropicciata dai passi
ne il lamento nella notte
di cose lasciate
nessuno avverte
i rumori assordanti chiusi nella testa
neanche la sofferenza
che calpesta la memoria
nessuno percepisce
che quello che gli passa accanto
è il dolore
che si incontra ovunque
e viene sfiorato costantemente
nessuno respira il profumo dei gelsomini
che con odore forte si inoltra
e a forza si insinua
nessuno tocca accarezza e respira
l'anima che grida per farsi sentire
nessuno.......
(Carmela Rossello)
Rossi Paola
L'INFERNO (la mia lotta contro il tumore)
Se Dante ha scritto dell'inferno
io ci sono entrata dentro.
Tanti occhi esterrefatti fissano
un punto oltre l'orizzonte.
Increduli di stare lì
su poltrone di spine
dove il veleno scende per uccidere
ciò che può uccidere te.
Esco dal mio corpo
così me ne vado su nuvole soffici
che accolgono la mia anima
che cullano i miei sogni
indistruttibili nell'umana vita.
Sono io, sempre io che risorgo ogni volta
e nonostante tutto sorrido al mondo
che apre le braccia per farmi vincere.
(Paola Rossi)
Rovai Dino
COME UN GABBIANO
Come un Gabbiano volteggio su l’onda spumosa di un mare
lontano, inseguo quell’acqua arricciata fino allo scoglio ne sento
lo sbatter che rompe il silenzio che dà pace alla sera io sento
l’infrangersi cupo su quella scogliera,volteggio con ali ben ferme ma
acuto il mio sguardo ad un tratto come baglior l’apparir d’un triste
fardello il corpo di un piccolo angelo che l’onde trascinano inerme
il corpo di un bimbo che pare invochi un mio gesto,che chieda
sollevami tu nel tuo volo perché anch’io possa dare uno scopo
al mio triste destino,son piccolo è vero domani sarò nell’immenso
e al sicuro nel cielo,mio approdo di una terra promessa,paradiso
sognato di un paese lontano tante volte agognato dal perenne desio
di coloro che eran con me su quel fragile legno,come loro chimera
la speranza di giunger a destino,fan di me testimone a i tuoi occhi
come piccolo e inerme fardello fra le braccia e coperto da un velo
di una madre che ora aspetta sù in cielo,da domani con ali piumate
come te volerò in qell’aurea distesa a nessuno lassù importerà
il mio colore, sarò candido volerò su de gli alberi d’oro come un piccolo
uccello, sarò un’angelo con i miei riccioli neri, sarò forse il più bello.
(Dino Rovai)
Ruffo Rosanna
LA PAROLA
La parola…
come la pioggia nella
fitta vegetazione
penetra nella mente
anche dei disattenti, che
ascoltandola, cercano
invano di ripararsi
per non infradiciarsi.
Ma la parola, è libertà
e se pur lentamente
fa cambiare il pensiero
che ostinato rimane
attaccato alle radici.
Il bosco, trattiene in serbo
tutto il miracolo della vita
e, al tiepido sole che
penetra tra i fitti rami
fiorisce miracolosamente
risvegliando la natura
assopita.
Anche il cuore,
se pur tiepido torna a vivere
e la parola, trionfa
amorevolmente.
(Rosanna Ruffo)
Ruggeri Dimitri
LE PENE SPAZIALI DELL'AMORE
Domani, forse, i binari si scaleranno dal cielo
per scardinare insieme i parallelismi distratti dell'amore
e le stelle insofferenti si spegneranno per sempre
sul "tremila" volt dei tuoi occhi verdi
e lo sciame delle tue efelidi negre annegherà la mia via lattea
e la folle fuga verso Dio
Le massicciate e le traverse
ti regaleranno il freddo e il caldo di Mercurio
con la Luna elettrica che impiglia gli angeli
sull'alta tensione di pietrosi baci.
Poi, ammonita da una ciurma di marziani, afferrerai dal vento
cirri liquefatti partoriti dall'Orsa minore e ti ricorderai:
che "è vietato attraversare i binari".
Poi, ti riconcilierai con il pianeta Nessuno
e diverrai un minuscolo neo fluorescente
che si addormenta in piedi come un cipresso
purosangue imbizzarrito e spaziale.
(Aspettando me)
Poi, divenuta tu una sirena volante
potrai finalmente riderci in faccia
dal girone degli innamorati con un perentorio:
"è vietato attraversare le pene del cuore"
E Saturno con quella cinta intorno al collo
ti proteggerà dai raid aerei
della disumanità
che puntuali li accogli
nel timore di una stazione terminale.
(Dimitri Ruggeri)
Rugna Anna
ESSERI
Camminiamo in un mondo
dove poche verità sappiamo,
il velo della vita ci copre i sentieri
e a passo lento osserviamo,
e intuiamo, e perdiamo la nostra realtà.
Spogliati, nudi siamo nati partoriti di dolore
per guardarci allo specchio
senza aver paura del nostro percorso.
Ci siamo denudati dell'anima
e immersi nel peccato di chi non sa amare,
per capire il profondo di noi stessi,
per prendere in mano le certezze delle nostre incertezze.
Creare l'infinito di un universo
e prendere in mano il sole splendere dalla sua luce,
esseri belli come fiori nati dalla mamma di primavera.
Avere gli occhi innocenti
di chi sa guardare più avanti del nostro cammino,
siamo esseri nati dall'acqua per amare.
(Anna Rugna)
Russotti José
MADRE SOLA
Madre di nulla vestita,
vestita del tuo colore che è pianto,
del tuo lamento che è canto.
Sei cresciuta senza neppure aspettare
e quasi alla fine dei miei passi
ti riscopro terra antica, respiro dei miei sospiri,
fuoco per l’inverno inoltrato.
Il tuo sguardo mi lacerava il cuore
come frusta nell’aria.
Moglie svestita, madre sola,
sprazzi nell’aria di mosto amaro,
terra di lava e ortiche,
terra scabra dopo lo scirocco.
La tua voce acuminata scendeva nelle valli
come raggio dentro il buio di mezzanotte,
come una goccia di sangue sulla neve.
Donna sola, madre svestita,
presenza divina che tutti vogliono avere,
presenza calma dietro le tempeste:
quando piangevi mi sembravi più bella!
All’ombra dei tuoi capelli
diventavo quieto come un agnello
ed aspettavo le carezze della notte.
Madre sola, moglie impedita,
il tuo onore è rimasto impresso sulle facciate,
prima che Lei ti portasse via
ed io qui a struggermi per sempre
nell’affanno perenne di tutti i giorni.
(José Russotti)
Sabella Maria Cristina
NEL SILENZIO DELLA NOTTE BUIA
Trema la terra
madre del tempo
scossa dal fato
o dalla guerra,
si accascia il tetto
si spegne la vita
piccola stella
spenta nel cielo,
il blu della notte
un manto coperto
freddo il dolore
sulla tua pelle.
Cantano gli angeli
su questa terra
squarciata e tetra,
la stella ponente
indica la strada
della speranza,
quella che l'uomo
ha già smarrito
lungo il sentiero
di polvere e sassi ferito
sangue e amore
in un silente dolore.
(Sabella Maria Cristina)
Salanitri Monica
E PASSA
La paura di essere e non essere ...poi passa
L'emozione di vivere e non vivere ..poi passa
Come passa la paura di perdere,
come passa la gioia di vincere.
Come passa la vita lentamente
al suono di una risata che dolcemente....passa
(Monica Salanitri)
Salvitti Angela
SFIORI
Sfiori con le dita
polpastrelli segnati
la medaglia che hai al collo:
c'è una foto, una foto di un uomo.
Occhi rugosi,assenti, guardano
lontano
mentre tieni quel ciondolo in mano.
Sfiori con le dita
polpastrelli stanchi
la medaglia che hai al collo:
c'è una foto, cosa vorresti dire a quell'uomo?
Quanta vita insieme avete condiviso,Signora?
E' un fratello un figlio, marito, padre?
La guerra te l'ha portato via?
Sfiori con le dita
ricordi perduti
come la medaglia che hai al collo:
c'è una foto, sorridi teneramente a quell'uomo.
(Angela Salvitti)
Salvo Valeria
TRINACRIA
Di sale brillano Templi di tufo
poggiati sui palmi di secolari ulivi
e raggianti onde invadono la Scala dei Turchi,
la marna attaccata alla pelle bruciata
dal sole mediterraneo.
La Sicilia riflessa sui duomi e le piazze,
sulle statue celebrate a festa,
le ceramiche di Sciacca
e le basole bianche di Ortigia.
I carretti per le strade palermitane
e i pesci ancora vivi sulle baracche di Ballarò.
I rustici borghi e il castello di Erice,
polvere nera d’Etna sulle inferriate
e il Teatro Greco di Taormina che stringe il mare
in un abbraccio.
E camminar su questa terra
mi porta emozione:
la parlata e il canto,
la Trinacria sventolante sui tetti
e i vasi di basilico nelle terrazze.
Le case chiuse e vecchi ricordi da spolverare,
i pomodori essiccati al sole
e sapori di pistacchio e di cassate.
Sicilia e le strade franate, i ponti crollati
e un figlio che parte.
Il Platani che scorre tra le campagne,
un pastore su una roccia e il belare delle sue pecore.
Sei il dolce e l’amaro,
sei la Sicilia che porto dentro
e che, nonostante tutto, amo.
(Valeria Salvo)
Sammartino Francesco
LA FESTA DI LA MENNULA SCIURUTA
Vaiu a Cammarata e c’è la nivi,
tornu a Giurgenti e li mennuli su ‘nsciuri .
Finì jnnaru e quasi pi magia,
intra sta valli è già primavera.
Sciuri bianchi e monumenti antichi
sunnu vasati da raggi dorati;
lu ramu finu a ieri spampinatu
ora è copertu d’un sciuri villutatu,
li strati deserti d’ajeri,
su chini di tanti pirsuni .
Intra li chiazzi sonu di tammurina,
di ciarameddri e di marranzana;
vuci di genti, sbattitu di mani,
aceddri spavintati supra i rami;
‘ncontri spissu nell’aria, …. diluitu,
lu sciauru di lu zuccheru filatu.
Aria di festa ni sti quattru mura,
u munnu si raduna ‘ncasa nostra,
c’è cu scinni ‘nchiazza cu primura
e cu è ca piglia postu a la finestra.
Picciotti di tutti li terri festeggianu ni sta cità,
un cercanu armi, ne guerri, sulu amicizia e fraternità.
Ci scappa di li mani a un picciliddru,
un palloncinu azzurru comu u mari,
e vola ‘ncelu acchianannu tisu tisu ;
…va a prigari pi la paci, ‘mparadisu .
(Francesco Sammartino)
Traduzione dell'autore dal siciliano - LA FESTA DEL MANDORLO IN FIORE. Vado a Cammarata e c’è la neve, / torno ad Agrigento e i mandorli sono in fiore. / Finito Gennaio, quasi per magia, / in questa valle è già primavera. / fiori bianchi e monumenti antichi / sono baciati da raggi dorati; / il ramo fino a ieri scheletrito / ora è coperto d’un fiore vellutato, / le strade deserte di ieri, / sono piene di tante persone. / Nelle piazze suono di tamburi, / di cornamuse e di marranzani; / voci di gente, applausi a piene mani, / uccelli spaventati sopra i rami; / incontri spesso nell’aria, …. diluito, / l’odore dello zucchero filato./ Aria di festa in queste quattro mura, / il mondo si raduna in casa nostra, / c’è chi scende in piazza con premura / chi invece prende posto alla finestra. / giovani di tutte le terre festeggiano in questa città, / non cercano armi, ne guerre; solo amicizia e fraternità. / sfugge dalle mani di un bambino, / un palloncino azzurro come il mare / e vola in cielo salendo all’improvviso; / …. va a pregare per la pace, in Paradiso .
Sannipoli Fabio
ALI...
Vorrei due ali.
Vorrei che questi sogno sia vero,
per poter volare fino in cielo dove tutto è più blu,
per riportare giù chi non c'è più
e viverci accanto ne avrei tanto bisogno.
Vorrei due ali per aiutare il mondo,
per raggiungere gli ospedali
per aiutare i bambini che stanno male,
per far finire le guerre.
Si vorrei due ali per volare fino dal signore
a chiedere questo favore,
ma sono solo un sognatore......
(Fabio Sannipoli)
Santucci Adalgisa
VIAGGIO DI RITORNO
come bagaglio sono vestita di stracci...
ho visitato l'inferno e amalgamata,dissolta in esso ho respirato odio...
inganno...
paura...
ho barattato la mia anima dentro le frustrazioni altrui...
fatto da scudo a menzogne...
accuse...
ho coperto,custodito...
cullato ogni cosa...
con amore lascio andare...
prosegue il viaggio...
viaggio di ritorno...
verso casa...
verso la luce...
verso e attraverso il tuo volto.
(Adalgisa Santucci)
Scaglione Caterina Antonietta Maria
REMEMBER …
Chiudo gli occhi e mi immergo in un mondo passato di ricordi.
Ricordo i tuoi baci infuocati.
Ricordo i tuoi caldi abbracci.
Ricordo i nostri corpi avvinghiati.
Ricordi … ricordi di un tempo lontano.
Ora nell’autunno della mia vita, con l’inverno ormai imminente … ricordo.
Tanti dolcissimi ricordi del nostro amore giovanile.
Ora siam qui, insieme … sempre insieme con un amore diverso ma più profondo.
Come la natura ha le sue stagioni anche noi abbiamo avuto le nostre.
Nella nostra primavera ci amavamo carnalmente, nel nostro autunno ci amiamo spiritualmente …
sempre amore è.
Giovani , godete la vostra primavera perché passerà e mai più tornerà.
Dal nostro amore germogliò un frutto prezioso, nostro figlio.
Amore, misterioso sentimento che tutto può.
Amore sotto varie forme ma potente.
Viva la vita e viva l’amore.
Dott.ssa Caterina Antonietta Maria Scaglione
Neurologa
Scarparolo Ines
SOGNO SUL MAR
Sora de na barcheta
che slìssega sul mare
va el vogador
descatejàndo sogni.
El fa sfilànci
de tuti i so pensieri
e’l zola in alto
‘fa on cocàl inamorà.
I remi sbate
a caressare l’onda
e ronpe co s’ciantìsi
‘a bianca sbiùma.
Canta la note,
slùse ‘tel sièl la luna…
(Ines Scarparolo)
Traduzione dell'autrice dal vicentino (?) - SOGNO SUL MARE. Sopra una barchetta / che scivola sul mare / va il vogatore / dipanando sogni. / Sfrangia / ogni suo pensiero / e vola in alto / come un gabbiano innamorato. / I remi sbattono / carezzando l'onda / e si frangono con scintille / contro la bianca schiuma. / La notte canta, / brilla in cielo la luna...
Schiavone Michele
Riverbero d’amore
Amore che riscaldi i nostri cuori,
unendo con acume, suoni e odori.
Tu guidi la mia mano sul suo viso,
ed io posso sognare il suo sorriso.
Quel viso non potevo io guardare,
potevo sua bellezza immaginare.
Se ami la tua donna oltre ogni cosa,
anche nel buio sarà tua dolce sposa.
Non mi spaventa notte nei miei occhi
spaventa sol perfidia degli sciocchi.
Usano gli occhi, e non il loro cuore,
e mai sapran provare il vero amore.
(Michele Sciavone)
Sciabica Giuseppe
OLIMPICA SICILIANA
Qui da noi è in uso
un’antica disciplina,
qui ci si contende ancora
l’alloro sacro alla musa divina.
Qui, tra suoni di cembali e lire,
udirai flauti, zampogne e liuti fluire,
qui vedrai bagni misteriosi
dagli incanti ancora inesplicati,
tramonti di cui non si può dire
a chi non li ha provati;
qui, tra campi dorati e disperse colline,
su rupi assolate e in astratte marine,
tra orti modesti ed ibridi rari,
in sere celesti di computi astrali,
tracce copiose di anime austere,
canti soavi di vergini eteree.
O roseo pritaneo
per lo spirito semplice,
o dolce conforto
per l’animo grave,
qui un intimo fremito
vibra perenne,
qui un mistico anelito
trasale soave.
Qui tutti gli anni,
in un giorno sempre diverso,
svolgesi la più grande gara
olimpica del verso.
Schiere di satiri danzanti
seguiti da sileni, menadi e baccanti,
accompagnano Dioniso ad un altare,
e soltanto una sarà
l’alma che a lui ascenderà
per farsi incoronare.
( Giuseppe Sciabica)
Scimone Ena
AD ALDA MERINI
Non so se fosti “folle”, perché tutti lo siamo.
E’ certo che lo furono coloro che rinchiusero,
col corpo tuo, i tuoi sogni,
tra le sbarre di angosce (non solo tue),
che scopri, adesso, nei ricordi a farti il fiato corto…
Di certo era terribile sotterrare il germoglio
che, da sotto, emergeva (e fu così più volte…).
Nella seconda vita (non so chi te la diede),
ti cercarono in tanti, perché quelle barriere,
tramutate ora in bosco, lasciavano filtrare
la prima luce, all’alba, l’odore delle resine,
balsamo dei respiri, che allargavano il cuore
e i piccoli viventi, a dire: <<Siamo vivi!>>.
Così, le tue parole, l’eccentrico acconciarti,
i nuovi amici VERI, sembravano... “rifarti”,
pronta a donarti ancora.
Però se scrivo,ora, di te (che quasi ignoro)
è perché oso sperare, un giorno, che i tuoi scritti,
fossero un po’ trovati nel mio rozzo lavoro.
Ma… “poetare ” è difficile,
non lo sa lo scrittore: lo vive solamente
come affanno o sospiro.
Sarà d’altri il parere, la sentenza, il giudizio.
A Te l’avevan dato da tantissimo tempo,
ma ci fu una “Signora” che un giorno disse: <<Vengo!>>.
Certo non fu tua colpa: quel che di te rimane
ci emoziona e ci lascia il desiderio, in bocca,
come filante zucchero, che assapori e scompare,
di averne ancor di più.
(Ena Scimone)
Secondino Agostino
RESTERÀ L’ANIMA
Quando le mie orme saranno
cancellate dal tempo, l’aura del
mio spirito ti inonderà e meno
grave renderà la tua solitudine.
Il bello di ieri, gli indelebili ricordi,
i sorrisi archiviati dal tempo che
graffiano dentro e trattengono
il respiro oltre il calice dell’anima
ti accompagneranno nei tuoi sogni.
Resterà l’anima a seguire i tuoi anni
azzurri nel volto celeste con emozioni
di un’altra luce sacra e benedetta nella
beatitudine di una stella colorata dagli angeli .
(Agostino Secondino)
Sellitto Raffaele
PAROLE…
Rabdomante in cerca di sorgente,
scavo nella fertile terra dell’anima,
annaspo, vado a cercar parole
Parole per capire parole, parole
per spiegare parole. Parole lontane,
urlate o parole vicine, sussurrate,
celate nel profumo di gelsomino
del tiepido amico vento africano,
quella notte che accadde, e ci
amammo come nel tempo lontano.
Parole rubate a occhi ridenti, felici,
maliziosi, di una ragazza innamorata,
o al sorriso rugoso, dolce, beffardo
di un vecchio, che ha consegnato
il futuro alla solitudine e ai ricordi.
Parole struggenti nel canto antico
di un fado, che narra di amori perduti.
Parole dure come pietre, che dicono
di dolori, ed angosce del mondo.
Frammenti di parole lievi con i mille
e mille colori rilucenti della speranza,
Parole. Proiettate, lanciate a piene mani
con geometrica e ineffabile armonia,
riprese, e ancora lanciate e poi ancora,
come il giocoliere lancia le sue mazze
col ritmo di un gioco. Abile e infinito
(Raffaele Sellitto)
Serio Anna
CHI SEI, POETA ?
Chiamale poesia, quelle gocce di rugiada
che ancor bruciano la pelle dei tuoi petali
non più in fiore, dentro un'anima ancorata
al verde sospiro del cuore che non si arrende.
Chiamala poesia, quella fronte corrugata
che disegna radici umane tese ad abbracciare
i pensieri e gli sguardi di amore e dolore,
nel sogno di vita che non muore.
Chiamale poesia, quelle grida silenziose
sussurrate coi sorrisi che nascondono timori
e sanguinanti spine nelle carni della gioia,
mentre sveli alla luna il buio di notti stanche.
Tu chiamali poesia, quei tormenti e la gelida nebbia
nel tuo sguardo aggrappato all'orizzonte naufragato...
e quel costato trafitto più volte,
mondato dal mare generoso dei tuoi versi, oh poeta rinnegato.
(Anna Serio)
Serra Anna
LA VITA VA
Il primo battito
Il primo lieve palpito
Un sorriso sulle mie labbra
So che ci sei..
E poi sei nato tu
Un raggio di sole
Quanta gioia quanta emozione
Mi danno quegli occhi azzurri!
La vita va
E sei già fanciullo
Ti rivedo adolescente
Un sorriso che incanta
Ti affacci al mondo femminile
I primi approcci
Il primo amore.
La vita va
E sei già uomo, sei padre.
Un grande cuore che sa dare
Un grande cuore che sa amare.
All'improvviso
Il cielo si fa scuro
Non vedo più l'orizzonte
Con tutti quei colori che tu ami
Così come ami il suo mare
Così come ami la vita.
Un vento gelido mi avvolge
La vita va ma ti ha tradito!
L'ultima strada
da percorrere con te
Rimane il tuo splendido sorriso
E l'eco di quell'ultimo saluto
" CIAO MA"
(Anna Serra)
Serra Michela Amelie
MALINCONIA D'OTTOBRE
cinguetti e poi te ne vai
senza troppe scuse
e guai
se non rispondi al cenno
suo d'amore
quando irrompe
a cullare il tempo
invecchiato in poco tempo.
Persuadi i tuoi dolori
affanni e torpori
ch'ella arriva
dove l'anima la chiama
per trovare ristoro
un soffice giaciglio
in questa notte che altrimenti
non poserebbe mai
(Michela Amelie Serra)
Sessa Sgueglia Cristinapia
L’AUTORE IN CERCA DI POESIA
L'autore stanco
dell'usuale verso
trova innovative
ricerche meste
cerca connubi
d'ossimori
allargati
per parlar
d'amori
di sospiri
e baci ardenti
di passione
ai quattro venti
di dolcezze
assai squisite
di promesse
mai tradite.
Grandi amori
al lanternino
mascherati
al femminino
febbricianti
di sol sesso
coaudivante
mai soppresso
Per finire
è un tutto dire
l'amor tuo
non puoi tradire.
(Cristinapia Sessa Sgueglia)
Simone Luisa
SE TU MI CHIAMASSI
Se tu mi chiamassi
Io lascerei la mia casa
La mia terra. .
Il mio mare
Vicino..
Questo cielo
Indeciso
Mi spoglierei dei miei
Vestiti
Dei miei strani pensieri
Dei miei tristi sorrisi
Ma tu non lo fai... passano I giorni..
Son lunghi
I mesi..
Interminabili gli anni
Se tu mi chiamassi..
Ti offrirei ..
La frutta piu' dolce ..
Quella fragola..
Rossa..
Per dartela io stessa. .
Nella tua bocca
Vogliosa..
Se tu mi chiamassi...
Diventerei d'un tratto radiosa
Come lo ero quando ero tua sposa
Se tu mi chiamassi
Ogni notte
Verrei a cercarti....
Ruberei la luna
Per poter ancora baciarti...
Continuo ad invocarti....
Ma son muti verso me....
I tuoi passi.
(Luisa Simone)
Spanu Marcello
L'ELOGIO CHE C'È NEL CAMBIAMENTO. ( Per un'anima infelice)
Corre la littorina là nelle rotaie
e convince la mente di una impressione:
che il suo viaggiar ripete ugual pellicole
imprimendo indifferenza e afflizione.
D'altro canto invece, ogni suo passaggio
nello stesso tratto delle fredde rotaie
l'ombra non è più la stessa,
la selva di fogliame ed erbe selvatiche intorno
inventano altre sfumature,
reclamano altre interpretazioni di tempo, di vento...
Tutto passa, il vecchio fluisce, viene il cambiamento
e si divincola come girino nello stagno.
Il nuovo sopravanza anche nella nostra vita.
Ti presto o mente stanca il mio dinamismo,
perchè poi tu possa ripartire e portarmi in giro
per terre lontane nel vagone della tua amicizia.
Ti presto o mente ferita il mio ricordo di bambino,
quello più epico, così che ti possa colare dolcemente
come unguento sulle tue piaghe nascoste.
Ti presto o anima confusa, la mia fantasia
cosi che assieme alla tua che rinasce dalle viscere dell'inganno,
possiamo abbattere ogni avido succhione di gemma dormiente.
Tutto gridi di novità di fresco pensiero, per non soffocare,
per sopravvivere ancora... per non morire... ancora...
Attardati o dolce anima mia in dolci disquisizioni col tuo io;
sola tra te e te; carezzati con la tua intelligenza,
raccontati bugie come fanno i bimbi
che sbarrano le porte delle sconfitte
e dischiudono mondi preziosi.
Mentre piangi sulle scure nubi della tua vita,
apri con coraggio ad altre latitudini.
Fallo con forza ti dico, alzati! ...
Perchè c'è il nuovo, forse in embrione,
ma provaci davvero a cambiare
perchè più forte della morte è l'amore per la vita:
la tua vita!
(Marcello Spanu)
Spataru Elena
SCENDERE NEL TUO CUORE
Come vorrei scendere
nel tuo cuore,
per sempre ti voglio
qua ...
Assaporare
il tuo miele d'acacia,
alla fine d'agosto
cantare
sulla tua intelligenza,
all'alba tersa
che mi adagia al mare,
quando tu stai per andare
sul vento maestrale,
cercarti e portarti con me
per sempre
a sfiorar la terra,
ti pare o no ...
(Elena Spataru)
Spurio Lorenzo
L’ULTIMO BATTITO (L'ECATOMBE A NIZZA)
A chi darà la mano
la bambola nuova
acquistata ieri l’altro?
È appena diventata orfana.
L’invertebrata bambola
sfregiata dal secco asfalto
i capelli smossi da fiati:
ma non è vento.
Ogni corpo falciato è
piombato d’aria fradicia
a terra ancorato, greve
in pose turbolente.
Il fantoccio amico
non accetta il lutto
del pargolo padrone.
Lambisce il minuto indice,
gli sussurra una nenia,
gli strizza l’occhio:
anche il cuore di plastica
ha cessato il battito.
(Liquefatta la passeggiata inglese
In una pozione di odio fluido.)
(Lorenzo Spurio)
Squicciarini Serenella
IL SILENZIO DELLA NOTTE
Al tramontar del sole
la malinconia m’assale
del giorno che muore.
Ricopre il buio ogni cosa
e nel blu notte di un cielo stellato
scompare ai miei occhi la città.
D’incanto,
sparisce il brusio della gente
e fa male al cuore il silenzio
che cala improvviso su di noi.
D’un tratto
si accendono le luci.
E quelle luci che
sembrano parlare,
sembrano danzare,
annullano la paura del silenzio.
Su, nel cielo,
in mezzo a miriadi di stelle,
allegra passeggia la luna
e mi lancia con un raggio un sorriso.
Poi,
quasi a volermi dire non sei sola,
ti tengo io compagnia,
dipinge d’argento il mare
e prosegue il suo magico cammino
seguita da un satellite innamorato.
Tanta bellezza
affascina, commuove,
mi lascia estasiata,
rallegra l’animo mio.
Svanisce la mia malinconia;
non temo più la notte,
non mi angoscia più il silenzio.
Anche la notte e il suo silenzio
hanno le loro voci , le loro luci,
i loro colori, il loro fascino.
(Serenella Squicciarini)
Stagnoli Agnese
LE MIE SCARPE!
Venni al mondo a piedi nudi,
tra le mani, mamma li scaldava:
due ferri, un po' di lana rubata ai rovi,
e ecco le mie scarpe su misura.
Quando il passo era lieve,
con scarpette di cristallo
ballavo lieta sulla neve,
il freddo no, non mi pungeva,
lasciavo impronte come gli uccellini.
Audace, su tacchi a spillo
mordevo d'impazienza,
volteggiando con la gonna corta,
imputente a mostrare avvenenza:
beata, incosciente giovinezza.
Tra le braccia un figlio
e tante notti insonni,
ai piedi il tacco è comodo:
ha da sorreggere il peso nuovo
di una vita in boccio.
E gli anni volano, senz'ali ai piedi,
i rami si fan secchi, con qualche venatura,
la scarpa è vecchia, ma sostiene
la lenta mia andatura:
ho tre piedi ora,nuovo dono di natura.
Non metterò calzari all'ultimo mio viaggio:
mi regaleranno ali per il volo,
un po' mi fa paura, ...
...non so al mio arrivo
si aprirà l'inferno o il paradiso!
(Agnase Stagnoli)
Strazzi Maria
LEI
Lei amava
i colori
ed era
burrascoso
vento
aveva
un sorriso
chiaro
occhi
di cielo
aperto
taglienti
come diamanti
lei aveva
la primavera
addosso
ali
ai piedi
e trascinava
sassi
di cuore
lei cantava
alla luna
poesie d' amore
lasciandola
morir d' inedia
lei era
solo
il suo mondo
e tu
la sua innocente
ubriaca creatura.
(Maria Strazzi)
Tabucchi Maurizio
HO SETE DI TE
Sei acqua lontana
per spengere la sete di te
sorgente nascosta
dove non posso attingere
per dissetare
la mia bocca arida
continuerò a cercare
dove si forma
il tuo ruscello
per bagnare
la mia anima
e dare refrigerio
al mio cuore
(Maurizio Tabucchi)
Tadè Davide
SCORCIO DI UN VECCHIO CIMITERO
(POESIA D'AUTUNNO)
Dormono le foglie, senza la vita
accasciate silenziose su letti di pietra
le accarezza il vento con flebili dita
come fa una madre, giunta la sera
per addormentare il proprio figliuol.
Non rispondono esse a sì dolce carezza
sognano quando sui rami
ascoltavan la brezza
e s'inchinavano allo Scirocco, che correva elegante
e facevano l'amore con Zefiro e Levante.
Si facevano belle per i venti del cielo
ognuna sceglieva un color per il suo velo;
Colei che vestiva un manto rosso
voleva che Grecale le volasse addosso,
strappandola dal ramo,
provoncandole dolore,
lasciandola a terra, con uno splendido colore.
Ascolta le storie, le senti sottovoce,
di chi ora dorme sotto una croce;
ascolta il racconto, ascolta il canto
di chi se ne andò, accompagnato dal pianto.
Un nome tra tutti, inciso nel sasso
ti strappa una lacrima, un sorriso e un ricordo.
Cinguetta dall'alto un timido pettirosso
tre note incantate di un magico accordo.
(Davide Tadè)
Tagliabue Antonella
PORTO VENERE
Si apre tra gli archi lo scenario
e un'onda solca la mia mente.
Ascolto il suono del vento che sale
che arriva da lontano
dalle reminiscenze dell'anima
accompagno il ritmo,
in un attimo giunge lieve e limpido
alle note del mare.
Il tocco si infrange sospinto
nei caldi colori d'azzurro
assorta nell'infinito incanto
dai riflessi rosso dorato della roccia
mentre il rumore dei gabbiani in volo
intona il ricordo.
Cielo e mare alchimia sulla scogliera
è di nuovo il suono dell'arpa a sorprendermi.
L'armonia delle corde sfiorate
raggiunge l'emozione
e l'eco di una lacrima si incontra
nel lembo in terra di poeti.
(Antonella Tagliabue)
Talarico Ambra sina
COSE E NU PAISE
Nascivi a nu paisiallu piccirillu e biallu
a casa mia era alla colla
e tutte e porte eranu aperte
Davanti c'era na seggiulla
cu na vecchiarella
Tante vecchiarelle chi
nun sapianu scrivere e leire
ma sapianu cose
che nessunu libru sa mparare
Cuntavanu cose vere e cose mbentate
nue piccirille staviamu a sentire
e crediamu a tutto chillu chi dicianu
E cose chiu belle
me le cuntava Mamma Rande mia
a nanna chiu brava e duce
che mai nipute potia avire
Illa e rimasta intra u core miu
e sempre me ricuardu tuttu chillu che me cuntava
Eranu atri gianti ....
chi oie nun c'è su chiù...
Nun simu chiù capaci nè de cuntare
e menu ancora e stare a sentire
Tutti istruiti e tutti capaci
peccatu ca aviamu persu u core..
U paesillu però e sembre biallu
ce signu nata e le signu grata
Su quaranta anni chi mi de signu iuta
ma nun signu comu tanti
chi sinde su scordati
che piaiu ancora l'hannu rinnegatu.
Nun capiscenu na cosa
e comu rinnegare a Mamma e lu Patre
ca là cianu datu a vita
E chi iu ancora tegnu a fortuna
e iere a truvare ogni annu
allu picculu e biallu paIsiallu miu
(Ambra Sina Talarico)
Traduzione dell'autrice dal calabrese - COSE DI PAESE. Nacqui in un paesino piccolo e bello / la mia casa era alla colla / Tutte le porte erano aperte / e davanti c'era una seggiola / con una vecchiarella / Tante vecchiette / che non sapevano scrivere e leggere / Ma sapevano coseche in nessun libro impari / Raccontavano cose vere e altre inventate / Noi piccoline stavamo ad ascoltare / credendo in ogni loro parola // Le cose più belle / me le raccontava mamma / grande mia / la nonna più brava e dolce / che un nipote potesse avere / Lei è rimasta nel mio cuore / e con lei tutti i suoi racconti // Erano altra gente / che oggi non si trovano più // Oggi non siamo più capaci di raccontare / e ancora meno di stare ad ascoltare / Tutti istruiti e capaci / Peccato che abbiamo perso il cuore // Il mio paesello però è sempre bello / Lì sono nata e gli sono grata / Sono 40 anni che me ne sono andata / ma non ho fatto come tanti che se ne sono scordati / O peggio ancora lo hanno rinnegato // Non capiscono una cosa / E come rinnegare il padre e la madre / che li ci hanno dato la vita / e che io ho ancora la fortuna di avere / e andare ogni anno a trovare / al piccolo e bello paesello mio
Tamburrino Antonella
Il mare e un bambino
Mare calmo di sera
come cioccolato per il bambino,
lo osserva con stupore,
fosse un angelo custode.
Il cuore batte,
si cerca il sole,
basta guerre
basta dolore. .
Il bambino batte le mani.
E ride.
E ride.
E poi la tempesta.
Le onde.
La schiuma dell'acqua vicino al gommone.
Il freddo gelido taglia la pelle.
Arriva all'anima..
Una giostra.
La più pericolosa.
Un vortice.
E le mani smettono di battere.
Il sole non arriverà..
Il bambino è stanco.
Sempre più stanco.
Chiude gli occhi e si addormenta per sempre,
il mare lo culla in una dolce ninna nanna...
(Antonella Tamburrino)
Tarsi Antonio
APRILE SALENTINO
trapassano oziose le giornate di quest’aprile salentino
ti lasciano una luce dentro fatta di tempi prolungati
misteri bocche chiuse lontane
l’aria del giorno ti rasserena ti chiarisce dentro
i giorni poi scorrono lenti lunghi senza fine
come un fiume addormentato
un paese di montagna un villaggio sperduto
fra le gole di una catena montuosa di due colline piene d’insidie
un gregge nell’ora della siesta
due amanti nella calura di mezza estate appagati
l’imbrunire delle cose ti giunge attraverso una luce che si attenua
la sera la notte tardano a farsi vedere
l’aria ti ristora e compaiono a frotte i primi passeri
mentre qualche gazza furtiva si affaccia sui muretti della tua casa
rifiorisce il tuo noce il tuo pepe agreste
quel noce che fiorisce nel giorno che l’uomo mandò in croce l’Uomo
quel noce che protegge il tuo amore
ristora con le sue foglie la tua anima
si vestono di mille colori le tue rose i campi dei tuoi vicini
t’immagino pronta a riaprire le finestre della tua casa al mare
il tuo cuore le tue braccia
a riaffacciarti nella tua casa di campagna
nella terra che ti ha visto bambina muovere i primi passi
fra vigneti ulivi in festa raccogliere ascoltare il canto delle cicale
sognare a sera accompagnata dal canto dei grilli sino all’alba
t’immagino seduta sui muretti a secco dei nostri trisavoli
avvertire cogliere distinguere nell’attesa i miei passi
sognare fra le mie braccia sotto un cielo azzurro
immenso sereno stellato
scorrono oziosi questi giorni d’aprile
fra pomeriggi abbandonati ali di rondini in arrivo
mentre si riaprono le stanze delle nostre case al mare in campagna
il tuo cuore le tue braccia
e la pioggia e il vento ed un’aria a tratti fredda non intende abbandonarci
con questo vento con questa pioggia chi è che bussa al mio convento?
sonnecchiano stanchi lenti lievi scorrono fra i tuoi baci le mie braccia
questi giorni d’aprile
mentre t’immagino intenta a riaprire le nostre case al mare in campagna
le tue braccia il tuo cuore
mentre s’involano sonnacchiosi gli ultimi giorni di quest’aprile salentino
fra mare cielo e terra
(Antonio Tarsi)
Tartaglia Giovanni
GABBIA
Tu che nel corso della vita hai donato
tanto amore.
Tu che hai vissuto
con i sentimenti legati ,
come in una gabbia
che non ti permetteva di urlare la tua felicità
e il tuo amore.
Tutto era vano ,
non venivi ascoltata,
circondata da anime
che non hanno mai
letto il tuo amore.
Lentamente iniziavi un agonia
che cancellava i tuoi dolci sentimenti.
Ora hai aperto quella gabbia,
scoprendo la gioia
che hai sempre cercato,
iniziando a volare e assaporare quello che hai sempre meritato,
cantando la gioia
infinita del tuo cuore
fondendo due anime in
una sola.
Non rientrerai
più in quella gabbia,
perché tu sei amore e dai amore.
Tu,
con la tua bellezza infinita dai felicità agli occhi.
Quando ti apri con i sentimenti ,
e fai leggere all'amato la tua vera bellezza,
quella dell'anima,
fai si che il cuore dell'innamorato possa
ammirare lo splendore
della tua essenza infinita.
Ammirera' quello che tu sai donare e sarà infinitamente grato di poter amare il tuo splendore.
(Giovanni Tartaglia)
Taverniti Cosetta
SEGRETA LIBERTÀ
Or desta, pur bambina tornar vorrei,
per stringerti e farti tutta mia.
Saltar tra fresche acque di ruscello,
giocar a nascondino dietro siepi
di fiorito biancospino,
e cavalcar indomiti puledri
sulla giostra di una luna nuova.
Volar alta legata al ciuffo di una nuvola,
confondermi nel volo di bianchi gabbiani.
Tuffarmi nel mio mare
quando la luna ricama merletti
sull’acqua assopita,
farmi cullare a ritmo danzante
mentre tra le barche contemplo
innamorate anime viver d’amore.
Torna a me mia libertà
quale volo di candida colomba,
bussami al cuore t’aprirà gagliardo,
fermati nei miei muti occhi,
e ne assaggerò il tuo caldo e dolce miele.
Vola sublime nel soave canto di un coro,
che eccelsi inni a te dedicherà
e trasforma la pelle di tutti
in un unico e solo colore.
Quando poi a sera il sole
ci ossequierà da dietro il monte,
allungando le ombre intorno
e il buio con se porterà gli affanni,
sbriciolando il cuore alla malinconia,
io donna sola per la
via andrò,
e sulle spalle, quale mio segreto,
oltre la notte ti porterò.
(Cosetta Taverniti)
Teti Nicola
ESSE' DONNA … CHE FORTUNA!
Nun piagne se 'r tempo passa 'n fretta e se ne và …
Godi ogn'attimo che sta' Vita te darà!
Sciogli quei bei Capelli e fatte Bella …
prepara la cena e poi … rincorri 'na Stella!
La Fortuna se sà … è 'na Farfalla …
e 'n giorno sur tuo capo sá da posà, tu Rosa dell'Umanità! ...
È 'n Segno der Destino se t' ha beccata!
e … nun fa' gesti strani … sennò la farai scappà!
Sii prudente, ma lascia che posi i Germi de la Felicità!
Nun fosse mai che n' giorno, a giù di li ...
passi 'n ber Principe pe 'te Fecondà ...
e l'Amore nasca Candido, cor Bacio intenso de quer bel dì.
Chi più de 'na Donna pó dì … d'esse' Felice,
creà 'n marmocchio sano … che te riemp' er Core ogni mattino!
Nun fosse per l'età ... vorresse er Cielo …
riviver vorrei da Donna, sol' pe sentì st' immenso Affetto Genuino!
(Nicola Teti)
Traduzione dell’autore dal romanesco - ESSERA DONNA … CHE FORTUNA!. Non piagere se il tempo passa in fretta e se ne và … / Godi ogn'attimo che questa Vita ti darà! / Sciogli quei bei Capelli e fatti Bella … / prepara la cena e poi … rincorri una Stella! / La Fortuna si sà … è una Farfalla … / e un giorno (anche) sul tuo capo si dovrà posare, tu Rosa dell'Umanità! ... / È un Segno del Destino se si è posata su di te! / e … non fare gesti strani … altrimenti la farai scappare! / Sii prudente, ma lascia che (essa) posi i Germi della Felicità! / Non fosse mai che un giorno, a giù di li ... / passi un ber Principe per poterti Fecondare ... / l'Amore nasca Candido, con il Bacio intenso di quel bel dì. / Chi più di una Donna puó dire … d'esser più Felice, / creare un marmocchio ((figlio) sano … che ti riempia il Cuore ogni mattino! / Non fosse per l'età ... volesse il Cielo … / vorrei rivivere (rinascere) da Donna, solo per (poter) sentìre quest' immenso Affetto Genuino!
Tognini Karen
L'UMANITÀ PIÚ PURA
Non disturbate gli alberi in Autunno
Quando silenziosi si spogliano
degli ori e rossi decori
Rimangono pudici rami nudi
Timidi e semplici
Come l'umanità piú pura
(Karen Tognini)
Tommasi Jessica
CONGEDO INCERTO
Tra gli spifferi del cielo
e gli screzi solfuri della terra
s’accende la lanterna
che di virtù è stata priva
fin dal giorno della nascita della nuova vita.
Angoli dove gli occhi perlustrano
del riposo il marchio si intravede
impresso con così veemenza
ma signora
non è forse poca cosa?
Fruscii di vesti regali
in giro giro tondo danzano ignari
della mano ottenebrata che ha guidato i loro passi finali.
E all’unisono vanno incontro alla sorte
che li attende a braccia conserte
e con cipiglio austero e duro
capiranno che è stato carpito il loro futuro?
Di volteggio in volteggio
lungo le anguste stanze di tetri dimore
si risvegliano i baroni oltrepassando le porte
la cera gocciola stantia sulle dita
è finita, è finita!
Si congedano gli spasimanti di notte stanchi
lasciano l’impronta velata
di un occhiello che sa d’amore
sboccia al centro del petto un rossastro fiore.
Tu la mia lanterna d’oscurità,
io il tuo barlume empio di vanità.
(Jessica Tommasi)
Tomovska Jagotka (Rep. di Macedonia)
ИТАЛИЈО,ТЕ МОЛАМ (Italia, ti prego)
07 март 2005,11ч во Дело,Италија
Еве ме ,
на плоштадот молкум стојам,
пред мене во црквата
Santa Maria degli Angeli
Никола го оплакуваат сите ,
тој во Ирак убиен беше
но, во Corticelle, во близина на Dello,
Во празен стан друг Никола живее ,
Но тој Милорад се вика
Македонец е тој
Сеуште е жив, срцето му крвари
Муграта за него сива и студена е
бидејќи саканите далеку одовде се
нив пранги околу нозете ги стегат
сопругата , децата, внуците
никогаш не можат да ги симнат,
та и птици да се
дури и тогаш
не би можеле да летат
внатре во границите
на Европа
името на тие пренги е Шенген
Дали е тоа правина?Секако дека не!
Видете,Никола и Џована во Ирак заминале
Можеби тие не заминале таму
заради корка леб
но тој, тој тука дојде
пари да заработи за пиленцата свои
кои во гнездото го чекат
во сончева Македонија
Почитувана Италијо, те молам
Себична немој да си
само за себе немој да гледаш
Мисли и на оние
кои тука трошка надеж нашле
храни ги, како што јас ги хранев
Гулабите на плоштадот
Во близина на амфитеатарот на Верона,
градот на љубовта
на сестра ми подари и малку милост
на друшката на Миле, на чедата нивни
Помисли на нив сите
Пружи им рака
Спаси им ги дните
Татковината им биди
за нив
дом на радоста изгради
Нека на прозорци замаглени
весели обравчиња на внуците зиркат
додека од хранителот лебец чекат !
ПС:25 ноември 201601,13 ч
Европа за нас порти ширум отвори
Пранги скина ,рожба
Во новото гнездо замина
(Jagotka Tomovska)
Traduzione dal macedone dell'autrice - ITALIA, TI PREGO (07. di marzo .2005,11h,Dello-Italia). Sono qui, sulla piazza, / davanti a me la chiesa santa Maria degli Angeli, / tutti e tutte lamentavano Nikola, / lui, è stato ucciso in Iraq / Ma in Corticelle, / vicino a Dello, / nell'appartamento vuoto / vive un altro Nikola / Si chiama Milorad / è macedone / lui, incece, è vivo / ma il suo cuore sanguina / la mattina è il grigia e fredda per lui / perché i suoi amati abitano lontano da qui / indossano catene intorno ai piedi / sua moglie, i bambini, i nipotini / non possono romperle mai / anche se fossero uccelli cadrebbero a terra / non potrebbero volare sopra i confini dell'Europa / le catene hanno il nome Schengen / c’è la giustizia? Certo che no! / Nikola e Giovanna sono andati in Irak / forse non sono andati lì per una crosta di pane, / ma lui, / è venuto qui / per guadagnare denaro / per i suoi uccellini / che l’aspettano nel nido / giù nella Macedonia scintillante / Cara Italia, ti prego, non essere egoista / Non pensare solo a te / ma pensa a quelli / che hanno trovato un poco di speranza qui / sfama i suoi piccoli / come i piccioni che ho sfamato / sulla piazza / vicino all'Anfiteatro di Verona, / La città dell’ amore / Dai un pezzetto di pietà alla sorella mia, / la moglie di Milorad ed ai bambini / Pensa a tutti / Estendi il braccio / Salva i bambini / Sii loro paese d'origine / Costruisci una casa di gioia / Che alle finestre nebbiose / le facce allegre dai nipotini / aspettano il loro Capofamiglia / PS 25 novembre 2016-11-25 le catene rotte / Tutte le famiglie sono unite
Traduzione dal Macedone dell'autrice - ITALIA ,TI PREGO.( 07.of March .2005,11h- Dello, Italy). I’m here ,on the place, / in front of me the church / Santa Maria degli Angeli / everyone lamenting Nikola, / he was killed in Iraq / But in Corticelle, near Dello, / In the empty apartment / lives other Nikola, / Milorad his name is / He’s Macedonian / still alive but his heart is bleeding / the morn for him gray is and cold / because his beloved are far away / wearing chains around feet / wife, children, grandchildren / could never pull them apart / if they were birds
even then / they couldn’t fly / inside the boundaries / of Europe / the name of these chains is Schengen / Is it a justice? Of course not! / Nikola and Giovanna have gone to Irak / But , maybe they haven’t gone there / Just for crust of bread / but him, he came here / to earn some money for the birdies / waiting for him in the nest / down ,in shiny Macedonia / Dear Italia, please / Don’t be so selfish / Don’t think only on you / Think of the ones / having found here a crumb of hope / Feed them as I was / nourishing / The pigeons on the place / Near the Amphitheater of Verona, / The city of love / Give a bit of mercy to my sister / Milorad’s wife and his children / Think to all of them / Extend the hand / Save them / Be their fatherland / Build a house of joy / Let’s / On the misty windows be / the merry faces of the grandchildren / waiting for their procreator / PS 25 0f November 2016 ,01,28 / The chains are broken / All family is together now and forever.
Tornabene Barbara
IL MARE DELLE “EMOZIONI”
Il fragore
dello schianto
delle onde sugli scogli
è impietoso,
delirante,
accecante
violenza del non ritorno...
Tutto s'acquieta
nell'attimo dell'attesa,
nel frangente del trattenuto sospiro...
Per poi risalire potente
dalle viscere della terra,
per ripeter prepotente
l'estenuante e sempre
eccitante danza
della vita sulla morte
Rito di rinascita,
per raggiungere
l'eccelsa meraviglia estrema
del cuore sull'amore
(Barbara Tornabene)
Torres Sánchez Derechos Maria Ernestina (Messico)
ABSTRACCIÓN
Desmadejar inútiles pesares,
pulverizarlos con el puño del coraje,
machacarlos con piedras de olvido,
hacerlos basura y lanzarlos al aire.
Apagar la lámpara de la ilusión,
como Ulises tapó sus oídos....
....para no escuchar el canto de las sirenas....
cerrarse a los encantos de la falsa ensoñación.
Aplastar esos recuerdos mentirosos,
ahogar las nostalgias y la desazón,
liberar al corazón de los apegos,
hundirse en una dulce abstracción.
Ir por la vida pateando piedras,
sacando fuerzas de la decepción,
ser un fantasma que escribe poemas,
único alivio,
¡ obligada desintoxicación.
(Maria Ernestina Torres Sánchez Derechos)
Traduzione di Mariarosa Cupani dallo spagnolo - ASTRAZIONE. Affievolire inutili dispiaceri / polverizzarli con il pugno del coraggio / frantumarli con pietre di oblio / ridurli in rifiuto e lanciarli in aria / spegnere la lampada della illusione / Come Ulisse tappo' le sue orecchie. .. / per non ascoltare il canto delle sirene / chiudersi agli incanti della falsa fantasticheria / Schiacciare questi ricordi ingannevoli / annegare le nostalgie e la inquietudine / liberare il cuore dagli affetti / immergersi in una dolce astrazione / Passare la vita dando calci alle pietre / traendo forza dalla delusione / essere un fantasma che scrive poemi / unico sollievo necessaria disintossicazione
Torriglia Grazia
OLTRE IL MIO IO
Questa sera
Ho trovato il mio cuore
Sciolto per terra.
Guardandomi intorno....
Non per la prima volta...
Ma con più attenzione...
Ho letto nel racconto di un amica
La vera causa del dolore....
Non le sciocchezze d amore
Non.le sofferenze comuni a tanti
Che accompagnano la vita.. superabili e superate.....
Ma le vere e dolorose
Quelle senza rimedio
Che condannano ad un esistenza
Limitata
Quelle che vedono
Occhi di figli senza luce..
Mani che non possono accarezzare
Gambe che non possono Correre
Labbra che non possono parlare
E madri
E padri
Che...senza speranze..
Cullato creature
Che non sanno di esistere.
Cosi' ho visto
Il mio cuore stasera
Questa volta
Giustamente sciolto
Nel dolore.
(Grazia Torriglia)
Torriglia Grazia
OLTRE IL MIO IO
Questa sera
Ho trovato il mio cuore
Sciolto per terra.
Guardandomi intorno....
Non per la prima volta...
Ma con più attenzione...
Ho letto nel racconto di un amica
La vera causa del dolore....
Non le sciocchezze d amore
Non.le sofferenze comuni a tanti
Che accompagnano la vita.. superabili e superate.....
Ma le vere e dolorose
Quelle senza rimedio
Che condannano ad un esistenza
Limitata
Quelle che vedono
Occhi di figli senza luce..
Mani che non possono accarezzare
Gambe che non possono Correre
Labbra che non possono parlare
E madri
E padri
Che...senza speranze..
Cullato creature
Che non sanno di esistere.
Cosi' ho visto
Il mio cuore stasera
Questa volta
Giustamente sciolto
Nel dolore.
(Grazia Torriglia)
Tremonti Osvaldo
***
...non aprire questa lettera,
una simile me l'aveva portata un angelo..
sapevo cosa conteneva:
in mancanza d'amore
mi voleva insegnare che tutto è amore
e ho amato i sassi, le pietre, gli alberi,
le stelle, le pozzanghere, il mare...
ho amato un orto, i cieli azzurri, il futuro,i ricordi..
ma non è bastato, volevo amare gli uomini..
poi un soffio improvviso di vento
mi ha strappato quella lettera dalle dita!..
ora guardo disperato le mani vuote
intorno le pietre, gli alberi, i sentieri,
un pozzo, il mare, le stelle,
son tornate delle semplici cose,
ed io con loro!
(Osvaldo Tremonti)
Treppiedi Salvatore
ODE A UN POETA
Un manto nero avvolse la luce,
identico a quello che aspettavi
talvolta per esorcizzarlo
talvolta come liberazione.
Silenzioso venne in una notte buia,
ti trovò lì inerme ma conscio,
ghermendoti con le sue scarne membra
ti portò via alla vita.
Per il karma, sarà il Nirvana
per la cristianità il Paradiso
per il Corano un giardino di delizie
per la scienza solo atomi in libertà.
Per noi, il ricordo che riaffiora,
un concetto, una poesia, la parola.
Come geroglifici riscoperti dopo lunga notte
domani qualcuno leggerà di te ricordandoti.
Scrivesti a venti anni
“m’immolerò per la vecchia terra,
si che germogli il grano più rigoglioso
e l’uomo non perirà mai, invano”.
Questo è l’inizio e la fine di un poeta,
lasciare orme del suo passaggio con l’inchiostro.
Finché la scrittura sarà espressione di libertà,
ci sarà sempre chi ne carpirà l’essenza.
Tu uomo di quercia
in balìa di procellosa esistenza,
abbandonasti il tuo corpo malandato.
(Salvatore Treppiedi)
Triolo Lucia
STRANA NOTTE
Voglio essere bella
questa notte
strana notte di luce.
Voglio essere di luce
questa notte.
Strana notte, che è un'alba
per noi.
Voglio essere l'alba
questa notte
alla fine del giorno.
Sacra questa notte per noi,
d'effimera eternità
e cento e mille volti
mostrarti io, donna
unica al mondo
ora, tra il tuo sogno
e la tua realtà.
Imboccherò la tua fantasia
mi sistemerò tra le tue verità.
Voglio essere sola con te
questa notte di carne,
udire tutte le parole del tuo corpo
vibrare a comporne una sola,
la più antica del tempo.
Giocherò con te la mia partita.
La truccherò con le più sottili arti.
Nuda ti canterò, nuda ti danzerò,
nuda ti vincerò.
Si, vincerò per te, a te questa notte,
ore di baci, non di minuti
e sarò io
a far bello l'amore
(Lucia Triolo)
Tritto Elisa
6 MAGGIO
Non siamo che desideri inespressi,
germogliati fra sedimenti di queste gabbie,
sotto stelle che vi tendono i raggi
a serrare le argentee sbarre.
Non è che un passo il respiro sul valico
ai Mondi Imperituri, immergendo all' Aria Vergine
il nostro capo flesso, cosparso d'un velo bianco;
soffi, sulle polveri che diventano carni nuove.
'Ché oltre ogni umano pensiero, proferito o inenarrato,
sui cumuli degli anni cavalcati attraverso,
al di là delle colpe segnate a cerchio rosso
sul petto che brama ancora Amore,
s'inerpicano, come edere alle rocce,
sui cigli dell'indefesso Destino, le radici
che attorcono l' implacabile Gioia,
agli Uomini che conoscono se stessi.
(Elisa Tritto)
Trovato Giancarlo
MIO PADRE
Ti cerco anche oggi
un tuo sorriso!
un tuo abbraccio succinto!
Ti cerco come ieri
quando non sapevo che fare
quando i pugni stringevo
Per non gridare!
Ti cerco in un flemito gesto
In un semplice sorriso
In una frase d'affetto!
Ancor oggi ti cerco e cerco
e mi ritrovo ad immaginarti
su di altre persone
diventate al tuo pari!
Ti ho sempre cercato papà
ma sempre non me lo hai permesso!
Sei sempre fiero e superbo!
ma! Resta il fatto
che ancor oggi ti cerco.
(Giancarlo Trovato)
Tutino Rosa
PROFONDO AUTUNNO
È l'autunno reciso
della foglia che si
sperde nel vento,
di una rosa che
lenta si snuda
dei suoi petali;
di un profondo
squarcio che
svela le radici
nella fredda terra.
(Rosa Tutino)
Vagnarelli Natasha
TRONO DI CHIODI
Sorridi, mia bambina,
posa come una ballerina,
siedi sul trono della regina.
Quel trono è fatto di chiodi,
ma se graziosi rimarranno i tuoi modi
sarai per sempre coperta di lodi.
Sorridi, bambina mia,
con il tuo niveo viso nascondi la scia
del sangue che dalle cosce tue scorre via.
(Natasha Vagnarelli)
Valenzano Angelo
E' VERO...
E’ vero sai
che chi ama
riesce a vedere il vento
tra le foglie d’autunno
spogliare gli alberi
e poi in primavera,
tra verdi colline,
rivedere quegli alberi
rinascere
sulla strada verso il mare.
E’ vero sai
che quando ho sentito
il sapore di salsedine
sulle tue labbra
ho pensato a quel vento,
a quel mare in burrasca
come una passione
sbocciata all’improvviso
e poi acquietata
quando abbracciati
per la prima volta
ho sentito il tuo corpo,
e coi tuoi occhi ho parlato.
E’ vero sai
che questo amore,
dinanzi ai miei occhi
danza,
nella fragranza della sera,
e mi dona il tuo respiro
ed io quell’aria catturo,
e come quegli alberi
mi fa morire,
poi mi lascia rivivere
e poi morire ancora!
(Angelo Velenzano)
Valle Daniele
PERCHÉ TU
Perché tu,
mi hai fatto
toccare il fondo,
per riempire
un vuoto.
Col maremoto,
col terremoto,
hai messo a soqquadro
il mio mondo ordinato.
Come un quadro astratto
ho perso il contatto
con la realtà.
Sei una forza
della natura,
sublime
angelo
ribelle.
Con un sorriso velato
mi hai tolto le catene,
mi hai fatto intravvedere
le stelle incontaminate.
Non ti so contenere,
non mi so spiegare,
perché tu
vivi in me,
di soli respiri
d'amore.
(Daniele Valle)
Vangelista Rosalba
FIUMI DI PORPORA
Ancestrale e carnale
è l'amore
che mi lega a te...
Come fiumi di porpora
mi pervade e mi annega
nel suo miele d'incanto...
(Rosalba Vangelista)
Vanni Antonello
* * *
E venne il giorno,
venne...
e allora il verbo nacque.
Nacque,
e tutto attorno tacque,
tacque...
Il Sol si spense,
e con esso,
il tiepido calor
che tutto avvolse,
battè la pioggia allor,
serrata ed incessante,
che trascinò via
quel sogno a dondolo,
del pianto mio incurante...
(Antonello Vanni)
Vecchione Mario Morgan
Rock cafe'
ricominciare uguale
sempre il giorno dopo,
sembra facile
ma ci vuole del coraggio,
nella mente gira, sai, lo stesso sogno
un posto migliore...
poi arrivi a sera
quasi fatto a pezzi
e rimugini sul tempo ormai andato,
ti addormenti e pensi alla stessa cosa,
un posto migliore.
certo, e' proprio impossibile
pensare di andare,
libero in volo,
si', e' tutto un illudersi
pensar di trovare
un posto migliore,
quel posto migliore...
(Mario Morgan Vecchione)
Vergari Cinzia
DUE "LUI"
Non v'è sesso di carezze
non nei baci
o nell'amore,
batte forte il loro cuore.
Sciolti da quel pregiudizio
colla ignominiosa
del non saper amare.
Di rifugio e di salvezza
è la stanza
e di seta le lenzuola,
affrancati dalla loro appartenenza.
Ma di loro due da soli
dove tutto il mondo è fuori,
il profumo è delicato,
su quei corpi si è posato
glabro il corpo
ben slanciato,
e le spalle
grandi e larghe,
le camicie hanno strappato.
Forte il vortice dei sentimenti
ove i corpi sono *ombria senza sesso
dove il cuore cade spesso
senza chiedersi un perchè.
Non v'è sesso
è amore,
trova gioco nella mente
ritma forte la paura
che di baci vince ancora,
dove siete Lui e Te.
(Cinzia Vergari)
*ombria : termine poetico che designa un'ombra leggera.
Vignali Marco
PUNK
Sublime distorsione atonale
penetrante e suadente,
distruttrice di idee ed emozioni.
Il mio cuore fugge impaurito
dalla gabbia del petto.
Il ritmo;
ancestralmente animalesco,
disintegra il mio animo
oblia le paure.
Salvatore apocalittico
dell'infida società.
Niente più vita.
Niente più emozioni.
Solo annichilimento.
(Marco Vignali)
Vignola Iris
SE D'AMOR E' COSTELLATO
Dedalo di tombe, sì squallide e penose,
abbandonate, nel correre del tempo, che l'ha inasprite.
Colgo espressioni vive, da immagini ingiallite, di volti antichi.
Sguardi sfocati, che celan l'incognito movente d'esser vivi.
Immaginarie salme sconosciute, cinte in sepolcri,
testé pregnati sol di cenere sbiadita.
L'essenza, invero, s'è dipartita, dall'ultimo sospiro della vita.
Quesiti sorgon, in veste di pensieri, pur privi di sentenze giuste,
ma sol di presupposti.
Colei... colui, che fu materia, tessuta d'impeto d'amore,
lo alimentò, in vita? Ne fece la sua Bibbia, il suo volere?
Tal labbra, ormai più rimembrate, ch'han gli angoli ch'atteggiano sorrisi,
quant'amore, allor, hanno donato? Di quanto, altresì, parlato?
Il vento del silenzio cela storie,
che narran di vissuto e di rimpianto, per quel che non è stato,
di morte e di rancore, di gioia e di dolore,
seppur, innanzi tutto, dissolva il velo nero da quel canto,
che s'alza dalla terra in ogni dove, circuendo ogni cuore solitario,
per riversarci amore, sgombrando l'ombra nera del livore.
Bene sempiterno e imperituro male, in lotta solitaria, senza scampo,
leggendario, il lor fluire antagonista, nella gara del potere,
di cui saggi sono i tumuli, ch'ognor san quel che è vero,
quel ch'era stato scritto, dal principio.
Peccare, al pari di sbagliare scelte esistenziali.
Debole, la carne, si flagella, infine, tuttavia, divien, perdono, l'essenziale,
se d'amor, è costellato,
qual prospetto di ricchezza universale, che non lascia nulla al caso,
ma s'è fuso, nel plasmare l'entità, quale fulcro del concetto d'esistenza,
coniugata alla luce dell'Eterno.
Ingiunge, la coscienza, nell'attuar le scelte,
sian esse grame o giuste, al suo parere, falsato, talune volte, al cuore,
che, di rimando, brama affrancarsi, dall'assoggettarsi,
s'è posto in discussione, cosicché ribellarsi,
ponendosi al comando, onorando l'Amore.
(Iris Vignola)
Visione Giovanni
FERMA A NON FERMARTI
Ho provato a raccontarti emozioni e a fartele provare,
scoperte labili di cose di casa che non a caso
erano le nostre cose ma che da oggi sono solo
petali di appassite rose.
Vuoi vedere altri orizzonti oltre la nebbia dei dispiaceri,
è giusto che tu le vedi,
e per me impossibile raggiungerti ancora
anche se giungo per aggiungerti,
non potrei mai più giungere in tempo,
per fermare il tuo passo
e i tuoi non posso.
In fondo al viale, oltre la pioggia e foglie di quercia,
tu troverai te stessa mentre io solo la stessa messa,
per di più anche recitata male.
Ho sentito di Gitane spaventate in terre sconosciute,
ho sentito pianti persi in tanti versi
e poi ho sentito il tuo di spalle,
protetto e non corretto dal rumore della pioggia,
e credimi, amore mio,
ho anche io,
insieme a Dio,
pianto per amore.
Adesso vedo il mondo nei modi degli altri
e questo mi spaventa,
come questo vento in questo momento,
di un nostalgico e impossibilitato evento,
che non consente un presente,
ma solo filigrane forme di un luttuoso futuro.
Fermati dopo l'ultimo respiro di querce secolari,
attendi attenta l'arrivo del confine nuovo,
oltre i limiti dei lividi al cuore,
ci sono ancora orizzonti dell'anima da salvare.
Tra un pianto e una promessa,
ricordati di noi,
ma soprattutto salva se puoi,
qualcosa anche di me
che tanto hai amato
e che tanto io,
ancor per tanto,
amerò per sempre più della vita che mi diede tanto.
(Giovanni Visione)
Viva Valeria
OMELIA
Mi accingo sovente
bensì mistero appare,
glorioso mio sentire
amare, l' infinito quotidiano
divino redentore,
potessi disegnare
angelico fervore,
alleluia! sacro rito esulta
eucaristico dono,
m' illumina sovrano regno
l'accorato perdono,
primo salmo eterna visione,
eucaristica enigmatica
confessione,
mi travolge clemente credo,
nonostante impulso
angelus lodare vedo.
(Valeria Viva)
Volti Roberto
IL MONDO INTERO ERAVAMO
Ed io
ero la notte.
Io ero la luna
Io le stelle
Ed IO .
Sì io ero Io !
Io là sulle tenere zolle
e tu la terra calda e dolcissima
Oh quanta ...l'attesa
ed ora
FINALMENTE
io...IO ero! e tu...TU !
................
Noi eravamo NOI !
Nient'altro! e nessun altro che noi.
NOI eravamo la notte
e il Giorno, la Luna e il Sole le Stelle e il Mare...
Noi eravamo Ogni Cosa
Tutto eravamo
e Tutto era in Noi !
il mondo intero
Nel volgere del tempo...
delle stagioni .
............
Nel grembo più profondo
del tuo IO
Nella tua mano
calma e sorridente
nel tuo caldo sospiro
nel palmo del tuo respiro
nell'alito del tuo abbraccio
nell'attimo del tuo
petalo più tenue e dolce,
nello sguardo dei tuoi sensi
nell'infinito pedalare della notte...
nel malinconico battito d'un'ala
nell'ancestrale ricordo del passato
nel gorgoglio perenne di sorgente
nell'assolato raggio
del mattino .......................
(Roberto Volti)
Zena Leme (pseudonimo)
Rinascita
Ho vagato tra i sentieri della vita
alcune discese, ma soprattutto ardue salite
ho consumato scarpe e unghie delle dita
aggrappandomi per evitare le cadute
ho fatto bene... ho fatto male?...
So che ho fatto il meglio che ho potuto
E so che ho dato molto in cambio del poco ricevuto.
Poi avevo chiuso il mio mondo in un cassetto.
Senza più programmi, senza prospettive,
perché quando poi sei troppo stanco,
appendi al chiodo l'anima ed il cuore
E aspetti rassegnato lo scorrere del tempo.
Ma la vita a volte ti sorprende,
il buio poi si accende all'improvviso
e una stella illumina il cammino.
Due occhi che mi parlano e raccontano
Due occhi che sanno anche ascoltare
E allora tutto cambia, si apre uno spiraglio
si apre quel cassetto
E si è perso nel tuo mondo il mio.
Ma è un perdersi che è anche un ritrovarsi
un rinascere da ceneri di marmo
l'alba dopo una lunga notte buia.
Sei tu, la nuova vita mia.
(Zena Leme)
LA “M” DI MUCCA
Quando mi leso, a matina,
‘n toco de libro o en poeta,
tuta de pressia la me neodina
la vegni a saludarme, benedeta.
L’è zà pronta per la so scola
con en grembiul tuto stirado
con su la spala na gran cartela
che gnanca ‘n musso l’avaria portado.
Ma nei oceti tuta la sluse
coi so coini ben petenadi
col so soriso senza pretese
coi so baseti grandi e butadi.
Me sento alora ‘n omo ‘mportante:
el cor el se slarga, el se verze,
el giorno scomensia sereno, ‘nvitante!
La ciapo, la tiro sora le cuerte,
ghe fo le garissole e na caressa,
ghe tiro i coini tuto contento;
la se remena, le se ‘mboressa
come na rama sbalsà dal vento.
Po la me dise: “Con la maestra
faremo insieme le consonanti!”.
Mi vardo fora da la finestra
e penso ai ani passadi, tanti!
“Questa matina toca la “m”!
Me rivedo picolo co la cartela
e con en ciufo ch’el varda ‘n sù,
con la me mama e la me sorela.
Ghe digo alora la “m” di mucca.
“Anche di mamma” la me risponde.
“Va pure a scola, ciao, mamaluca!”.
E la me ride a sguanse rotonde.
(Giuseppe Reversi)
Traduzione dell'autore dal dialetto Veronese - LA "M" DI MUCCA. Quando leggo al mattino/ qualche pagina di un libro o di un poeta/ tutta di corsa la mia nipotina/viene a salutarmi, che cara!// E’ già pronta per andare a scuola/ col suo grembiule ben stirato/ con sulla spalla la sua cartella così pesante/ che un mulo si rifiuterebbe di portare.// Ma risplende nei suoi occhi vivaci/ con i suoi codini ben pettinati/ con un sorriso aperto e sincero/ con i suoi grandi slanci d’affetto.// Allora mi fa sentire un uomo importante,/ il mio cuore si fa più grande, si apre,/ la mia giornata inizia piacevole e serena!/ La prendo, la trascino sopra le coperte/ le faccio il solletico e delle carezze,/ le tiro i codini con grande gioia;/ lei si dibatte, ridendo sussulta/ come un piccolo ramo in balia del vento.// Poi mi dice: “Con la maestra/ faremo insieme le consonanti!”./ Io guardo fuori dalla finestra/ penso a tutti gli anni passati, tanti!/ “Questa mattina tocca la “M”!”/ Mi rivedo piccolo con la cartella/ con un ciuffo rivolto all’insù/ insieme con mia madre e mia sorella.// Allora le suggerisco: “La “M” di mucca”./ “Anche di “Mamma” lei mi risponde:/ “Adesso vai pure a scuola, piacevole furbetta!”./ Mi sorride nel suo volto grazioso .
Maria Rosaria Ricci
UN ABBRACCIO INVISIBILE E PERCETTIBILE
Non avrò paura,
poiché il tempo
ha fatto si che ti
Accogliessi
abituandomi all’idea
di TE.
Non avrò paura,
perché
dentro negli angoli
più profondi
del Cuore, dell’Anima
trovo la tua presenza,
la tua Amicizia
il tuo volermi bene
il tuo modo di farmi compagnia
Allora si, che
i miei timori,
le mie incertezze,
le mie insicurezze,
verranno giù come Macerie.
Non avrò più paura,
quando sentirò, la
tua mano asciugarmi
ogni lacrima sul mio Viso..
quando sentirò poggiarti
alle mie spalle, per giungere
a me in un abbraccio invisibile
ma molto più percettibile
dei soliti Abbracci.
Allora si che
non avrò più paura,
poiché avrò un’unica
Certezza e Sicurezza di TE,
che per Sempre sei al mio Fianco,
e sostieni le mie
stupide Paure.
(Maria Rosaria Ricci)
Ricci Mariagrazia
F I G L I O
Eri gia seme
mettevi radici
germoglio fiorivi
delicatamente lieve
Gemmato in me crescevi
Ti ascoltavo silente
espanderti accogliendo
accennate vibrazioni
Vagheggiavo giochi
carezze baci tenerezze
tu già presenza
Mio nel cuore nell'anima
dilatavi la tua essenza
ed è dolore ora l'addio
Lacerata convivo
con la tua assenza
alito sempre al mio fianco.
(Mariagrazia Ricci)
Rispoli Giovanna
AMO E LODO
Amo e lodo
quella madre e quel padre
che mi fecero donna di valori
di umiltà e semplicità.
Amo e lodo
ogni singolo giorno
che lento come petalo
di margherita si stacca
nel suo ignoto
indovinello della vita.
Amo e lodo
l'Amore che mi è stato donato
dopo lungo peregrinare.
Amo e lodo
l'Amicizia e i frutti
che da essa nascono.
Ho Amato e lodato
ogni qual volta dentro di me
è caduto un seme
e morendo ha dato la vita.
Amerò e loderò
per ogni brivido
che sia di freddo o di caldo
perché ogni qual volta che
lo percepirò percorrere
ogni singolo osso e muscolo
del mio corpo
saprò che la vita è in me…
e di lei
ne sto bevendo
ancora la sua linfa!
(Giovanna Rispoli)
Rivaroli Patrizia
DOLCE AMICO
Caro amico mio lo splendore
dell'amicizia che ci unisce
mi appaga più di ogni altra
cosa.La distanza ha misurato
la solitudine che caparbia si è
innamorata delle nostre anime.
Dolce amico avrei voluto
impadronirmi di quel poco
che era rimasto del tuo
essere uomo. Non ascoltare
le mie parole e non rimpiangere
quello che hai lasciato indietro.
Non pensare a quello che
volevi fare ma a quello che
la tua vita ha deciso di fare
Il nostro sole è stanco non ha
più voglia di rincorrere
paradisi e scuotere fronde
appassite.I suoi raggi piegati
dal gelo si sono inerpicati
lungo sentieri solcando i nostri
volti segnati dal tempo.
Non ci saranno più sguardi ma
solo gocce di lacrime nascoste.
Non rincorrere sogni impossibili
colora quel che resta di noi
siamo anime dissecate fiere di
aver suggellato la fine di un
amore in una calda amicizia
firmando un immenso
capolavoro.
(Patrizia Rachele Rivaroli)
Riviere Susana (Argentina)
LAS VICERAS
Desde que mi madre me trajo
a traves de las manos de DIOS.
Sus viseras me hablaron,
su boca se callo
y
en silencio
escucho lento
su decir,
El diccionario no de palabras
lento se fue abriendo
sus paginas,
y
se despertaron las mias.........
comence a saber que eran mis viceras
las que galopando
salian a leer avidamente
la vida,
los misterios,
En un momento fueron gritos
los mios,
grito mi madre mas fuerte,
luego comprendio
que yo lo hacia desesperada
por las verdades,
Callo , bajo la mirada
y
lento se miro las manos
mi abuela,
su madre la mira y me mira
las dos edades,
las dos fuerzas,
y
terminan comprendiendo
sus viceras.
Antaño,
las viceras de la tierra,
se repartieron
en los vientres de las mujeres
pariendo silencios
revoltosos,
risas y llantos que a veces
los cerros devuelven el eco.
(Susana Riviere)
Traduzione di Maria Rosa Cupani dallo spagnolo – LE VISCERE. Da quando mia madre mi partorì / attraverso le mani di Dio / le sue viscere mi parlarono / La sua bocca tacque / e / in silenzio / ascolto lentamente / il suo dire / il vocabolario delle parole non dette / lentamente cominciò ad aprire / le sue pagine / e / si svegliarono le mie / cominciai a sapere che erano le mie viscere / quelle che galoppando / uscivano a leggere avidamente / la vita / i misteri / In un momento furono grida / le mie / gridò mia madre più forte / Subito comprese / che io lo facevo con disperazione / per le verità / Tacque abbassò lo sguardo / e / lentamente si guardò le mani / mia nonna / sua madre la guarda e mi guarda / le due età / le due forze / e / terminano comprendendo / le loro viscere / Un tempo / le viscere della terra / si ripartirono / nel ventre delle donne / partorendo silenzi / ribelli / risa e pianti che a volte / le colline restituiscono con l'eco.
Rizza Giovanni
UN VACABUNNU
`Nto quarteri di tutti e canusciutu,
è 'n vecchiu, ca matina, a mia m'aspetta,
è un vacabunnu maluvistutu,
ca spissu m'addumanna a sigaretta.
`Nta la facci, u vidu tristi, e ammaciatu,
e suciali, o jornu, mi duna a parrari,
`na pena provu pi ssu svinturatu,
cci vaiu vidennu lacrimi asciugari.
Pi mia, havi stima, e ricunuscenza,
stamatinu cci vosi addumannari,
n'apprufittu da nostra cunfidenza
pirchì ssa vita ss'arridduciu a fari' ?
M'arruspunniu ccu l'occhi lacrimusi,
patruni i fabbrica eru minazzatu,
l'estorsioni mi ficiru i mafiusi,
cci dissi no ! E tuttu, m'hannu abbruciatu.
Un veru omu, non scinni a cumprumisu,
a pulizia, ci dissi cu era l'autori,
la mafia, ca morti mi desi avvisu,
cci ddimustrai ca dignità non mori!
Do statu non vosi essiri prutettu,
i cunti e banchi, erunu co russu,
dda muggheri... persi amuri... e l'affettu,
mi Iassau, non puteva fari u lussu.
Dilusioni n'avutu troppu brutti,
a cu era amicu... si scurdau di mia
peni ‘nta lu cori, mi tegnu tutti,
scusa amicu, lu sfou ca ti fazzu a tia.
Anni i sacrificiu, sunu canigghia,
iu l'onuri non l'à pirdutu nenti,
abbannunatu sugnu da famigghia,
campu ca buntà di l'umana genti.
(Giovanni Rizza)
Traduzione dell'autore dal siciliano: IL VAGABONDO. Dentro il quartiere da tutti è conosciuto / è un vecchio, che la mattina, mi aspetta, / è un vagabondo malvestito, / che spesso mi domanda la sigaretta. / In viso, lo vedo triste e inzuppato, / è socievole, di giorno, mi parla,/ una pena provo per questo sventurato, / gli vedo le lacrime asciugare. / Per me, ha stima e riconoscenza, / stamattina gli volli domandare: / ne approfitto della vostra confidenza, / perché questa vita è arrivato a fare? / Mi rispose con gli occhi lacrimosi / padrone di fabbrica ero minacciato, / l'estorsione mi fecero i mafiosi, / gli dissi di no! E tutto mi bruciarono! / Un vero uomo, non scende a compromessi, / alla polizia gli dissi chi era l'autore, / la mafia con la morte mi diede avviso, / le dimostrai che la dignità non muore! / Dallo Stato non volli esser protetto, / i conti e le banche erano col rosso, / quella moglie... persi amore... e l'affetto, / mi lasciò, non poteva fare il lusso. / Delusioni, ne ho avute troppo brutte, / di chi erd amico... si scordò di me, / pene dentro al cuore, le tengo tutte, / scusa amico, lo sfogo che ti faccio. / Anni di sacrifici, sono crusca, / io l'onore non l'ho perduto per niente, / abbandonato sono dalla famiglia, / campo con la bontà dell'umana gente.
Rizzo Mario
NÌ LI TÒ VRÀZZA
Vulissi dormiri ancòra, comu un piccìlìddru, nì li tò vràzza.
Unna, quannu chjiàncìva m’ aggiùccàvatu
comu un puddrìcinièddru chjinu di friddu,
strinciènnumi fòrti a lù pièttu.
Cù la pòrta avaràta, pì nun fàri tràsiri lùscjiu,
dù annàcùna, nì ddrà sèggia cà scrùscjiva tùtta,
e ddrà vuccùzza tùa cà cantava:
“Alòlò lu lupu si mancìà la picurèddra”,
e l’uòcchi mia adàscjiu adàscjiu,si chjiùivanu a pampìnèddra.
Li tò vràzza erànu dù ràmi di ulivi,
e jiu, era la zàsa, lù tò scjiùri.
Ma pianu pianu, vajiu criscjiènnu
e tu nzèmmula a mia passi li jiòrna..
Ancòra mi tòna jintra lù còri
l’àmùri tua matrùzza bèddra,
comu tòna nà manàta a nà quartàra vacànti.
Lù sièntu, taliànnuti nì l’ucchiùzzi
c’àddìvintàru dù prunìddra sicchi cadùti ntèrra,
cà mi vulissitu abbràzzari e annàcàri
anchi ora cà sùgnu rànni.
Lu vijiu cà li vrazzùddra tua sù sempri apièrti,
ma ormai sì stànca e ti manca la forza.
Nun ci fa nènti Mà, mì vàsta stàriti vicinu
e di lì tò scjiàtùna jinghiri st’àrma.
Cantami ancòra la canzunèddra di carùsu,
cuntami li cunta di ddrì siràti di mmièrnu,
quantu m’addrùmmiscjiu natra vòta a lu tò scjiàncu.
Sièmmu còmu lu vièntu di livànti,
cà parti furiùsu e nun tàlìa nènti,
scrupècchia li casi lassànnuli nùdi,
ammutta li varchi nfùnnu a lù màri….,
poi s’àlluntana, cancia facci,e perdi tutta la sò ràggia
Agnìddrùzzu addìvènta lù liùni,
e a nuddru fà trimàri cchiù…viscjicèddra di stàscjiùni.
(Mario Rizzo)
Traduzione dell'autore dal siciliano - NELLE TUA BRACCIA. Vorrei dormire ancora, come un bambino, / nelle tue braccia. / Dove quando piangevo mi accovacciavi / come un piccolo pulcino infreddolito, / stringendomi forte al petto. / Con la porta socchiusa, per non fare entrare la luce, / due dondolii, in quella sedia che scricchiolava tutta, / e quella boccuccia tua che cantava: / “Alolò il lupo si è mangiato la pecorella”, / e i miei occhi piano piano / si socchiudevano. / Le tue braccia erano due rami di ulivo, / ed io ero la mignola, il tuo fiore. / Ma piano piano, stò crescendo / e tu come me passi i giorni. / Ancora mi rimbomba dentro il cuore / l’amore tuo madre bella, / come rimbomba una manata ad una brocca vuota. / Lo sento, guardandoti nei piccoli occhi / che sono diventati due prugne secche cadute a terra, / che mi vorresti abbracciare e dondolare / anche ora che sono grande. / Lo vedo che le tue piccole braccia sono sempre aperte, / ma ormai sei stanca e ti manca la forza. / Non fa niente Madre, mi basta starti vicino / e dei tuoi respiri riempirmi quest’anima. / Cantami ancora la canzoncina di bambino, / raccontami i racconti di quelle sere d’inverno, / in modo che mi addormento un’altra volta al tuo fianco. / Siamo come il vento di levante, / che parte furioso e non si cura di niente, / scoperchia le case lasciandole nude, / spinge le barche in fondo al mare, / poi si allontana, cambia faccia, e perde tutta la sua rabbia. / Agnello diventa il leone, a nessuno fa tremare più / venticello di stagione.
Rizzo Valentina
AD UN PASSO DAI TUOI OCCHI
Ad un passo dai tuoi occhi
il mondo è un fiammifero di stelle,
un' aforisma apostrofato di brina
tra coriandoli d' alveari notturni.
Ad un passo dai tuoi occhi
gocce d' alfabeto del mio cuore,
in un granaio spettinato d' emozione,
germinavano eco tra l' argento del vento.
Ad un passo dai tuoi occhi
il mondo è un guerriero assolato d' amore,
meraviglioso timido fazzoletto di cielo
nell' anaforica estasi poetica di gentili parole.
Ad un passo dai tuoi occhi
silenziose gocce d' abbraccio e conversazione
infuocano coscienza e fragile presente
fra sguardi inimitabili di romantiche primavere.
(Valentina Rizzo)
Romano Salvatore
MUSEO LOMBROSO TORINO
E non parla quel vento che pure è voce dolente.
E non piange quel mare che pure è anima fremente.
E non grida quel fulmine che pure è morte del sangue gemente.
E non geme quel silenzio che pure è dolore di quella gente.
E non respira quell’anima che pure è vita interrotta dal fetente.
E non vive quella foglia che pure è illusione di un cattivo vincente.
E non vola quel soffio che pure è canzone di un brigante.
E non sentono quelle dita che pure sono carezze di un migrante.
E non vede quel cuore che pure è solito guardare oltre la teca.
E non dice quel verbo che pure è nella storia di ogni biblioteca.
E non profuma quel fiore che pure è.
E non suona quel verso che pure è.
Stanno nelle teche del museo Lombroso ed è tutta brava gente.
Abbi pudore piccolo ma piccolo visitatore.
Lascia che almeno la morte renda onore al vinto e non al millantatore.
(Opera protetta di Salvatore ROMANO)
Rosa Fabio
STON CI CHE SPETI
Stón ci ‘mpalà che spèti, no me muévi,
no védi ‘nzùn, no vivi scasi, spèti.
Spèti sì che la pàssia ca zandróna,
che la cògn pur pasar, e mi la brinci,
gi salti adòss, co sto pal ci la cópi,
e, pò, min vón bel bel zó par chel fòss,
che vivo o mòrt cacì l’é tut compàgn.
Però ti no sta nàrtin, par plazér,
no sta farme el zughét de l’auter bòt
che m’as lagià ‘n chel stróf come ‘n per còt.
(Fabio Rosa)
Traduzione dell'autore dal dialetto "alto anaunico" - SON QUI CHE ASPETTO. Sono qui impalato che aspetto, non mi muovo, / non vedo nessuno, non vivo quasi, aspetto. / Aspetto, sì, che passi quella sgualdrina, / che deve pur passare, e allora l’afferro, / le salto addosso, con questo palo qui la accoppo, / e, poi, me ne vado bel bello giù per quel fosso, / perché vivo o morto qui è tutto uguale. / Ma tu non andartene, per piacere, / non farmi il giochino dell’altra volta / che m’hai lasciato in quel buio come una pera cotta.
Rossello Carmela
NESSUNO
Nessuno sente il profumo delle rose
neanche dell'erba stropicciata dai passi
ne il lamento nella notte
di cose lasciate
nessuno avverte
i rumori assordanti chiusi nella testa
neanche la sofferenza
che calpesta la memoria
nessuno percepisce
che quello che gli passa accanto
è il dolore
che si incontra ovunque
e viene sfiorato costantemente
nessuno respira il profumo dei gelsomini
che con odore forte si inoltra
e a forza si insinua
nessuno tocca accarezza e respira
l'anima che grida per farsi sentire
nessuno.......
(Carmela Rossello)
Rossi Paola
L'INFERNO (la mia lotta contro il tumore)
Se Dante ha scritto dell'inferno
io ci sono entrata dentro.
Tanti occhi esterrefatti fissano
un punto oltre l'orizzonte.
Increduli di stare lì
su poltrone di spine
dove il veleno scende per uccidere
ciò che può uccidere te.
Esco dal mio corpo
così me ne vado su nuvole soffici
che accolgono la mia anima
che cullano i miei sogni
indistruttibili nell'umana vita.
Sono io, sempre io che risorgo ogni volta
e nonostante tutto sorrido al mondo
che apre le braccia per farmi vincere.
(Paola Rossi)
Rovai Dino
COME UN GABBIANO
Come un Gabbiano volteggio su l’onda spumosa di un mare
lontano, inseguo quell’acqua arricciata fino allo scoglio ne sento
lo sbatter che rompe il silenzio che dà pace alla sera io sento
l’infrangersi cupo su quella scogliera,volteggio con ali ben ferme ma
acuto il mio sguardo ad un tratto come baglior l’apparir d’un triste
fardello il corpo di un piccolo angelo che l’onde trascinano inerme
il corpo di un bimbo che pare invochi un mio gesto,che chieda
sollevami tu nel tuo volo perché anch’io possa dare uno scopo
al mio triste destino,son piccolo è vero domani sarò nell’immenso
e al sicuro nel cielo,mio approdo di una terra promessa,paradiso
sognato di un paese lontano tante volte agognato dal perenne desio
di coloro che eran con me su quel fragile legno,come loro chimera
la speranza di giunger a destino,fan di me testimone a i tuoi occhi
come piccolo e inerme fardello fra le braccia e coperto da un velo
di una madre che ora aspetta sù in cielo,da domani con ali piumate
come te volerò in qell’aurea distesa a nessuno lassù importerà
il mio colore, sarò candido volerò su de gli alberi d’oro come un piccolo
uccello, sarò un’angelo con i miei riccioli neri, sarò forse il più bello.
(Dino Rovai)
Ruffo Rosanna
LA PAROLA
La parola…
come la pioggia nella
fitta vegetazione
penetra nella mente
anche dei disattenti, che
ascoltandola, cercano
invano di ripararsi
per non infradiciarsi.
Ma la parola, è libertà
e se pur lentamente
fa cambiare il pensiero
che ostinato rimane
attaccato alle radici.
Il bosco, trattiene in serbo
tutto il miracolo della vita
e, al tiepido sole che
penetra tra i fitti rami
fiorisce miracolosamente
risvegliando la natura
assopita.
Anche il cuore,
se pur tiepido torna a vivere
e la parola, trionfa
amorevolmente.
(Rosanna Ruffo)
Ruggeri Dimitri
LE PENE SPAZIALI DELL'AMORE
Domani, forse, i binari si scaleranno dal cielo
per scardinare insieme i parallelismi distratti dell'amore
e le stelle insofferenti si spegneranno per sempre
sul "tremila" volt dei tuoi occhi verdi
e lo sciame delle tue efelidi negre annegherà la mia via lattea
e la folle fuga verso Dio
Le massicciate e le traverse
ti regaleranno il freddo e il caldo di Mercurio
con la Luna elettrica che impiglia gli angeli
sull'alta tensione di pietrosi baci.
Poi, ammonita da una ciurma di marziani, afferrerai dal vento
cirri liquefatti partoriti dall'Orsa minore e ti ricorderai:
che "è vietato attraversare i binari".
Poi, ti riconcilierai con il pianeta Nessuno
e diverrai un minuscolo neo fluorescente
che si addormenta in piedi come un cipresso
purosangue imbizzarrito e spaziale.
(Aspettando me)
Poi, divenuta tu una sirena volante
potrai finalmente riderci in faccia
dal girone degli innamorati con un perentorio:
"è vietato attraversare le pene del cuore"
E Saturno con quella cinta intorno al collo
ti proteggerà dai raid aerei
della disumanità
che puntuali li accogli
nel timore di una stazione terminale.
(Dimitri Ruggeri)
Rugna Anna
ESSERI
Camminiamo in un mondo
dove poche verità sappiamo,
il velo della vita ci copre i sentieri
e a passo lento osserviamo,
e intuiamo, e perdiamo la nostra realtà.
Spogliati, nudi siamo nati partoriti di dolore
per guardarci allo specchio
senza aver paura del nostro percorso.
Ci siamo denudati dell'anima
e immersi nel peccato di chi non sa amare,
per capire il profondo di noi stessi,
per prendere in mano le certezze delle nostre incertezze.
Creare l'infinito di un universo
e prendere in mano il sole splendere dalla sua luce,
esseri belli come fiori nati dalla mamma di primavera.
Avere gli occhi innocenti
di chi sa guardare più avanti del nostro cammino,
siamo esseri nati dall'acqua per amare.
(Anna Rugna)
Russotti José
MADRE SOLA
Madre di nulla vestita,
vestita del tuo colore che è pianto,
del tuo lamento che è canto.
Sei cresciuta senza neppure aspettare
e quasi alla fine dei miei passi
ti riscopro terra antica, respiro dei miei sospiri,
fuoco per l’inverno inoltrato.
Il tuo sguardo mi lacerava il cuore
come frusta nell’aria.
Moglie svestita, madre sola,
sprazzi nell’aria di mosto amaro,
terra di lava e ortiche,
terra scabra dopo lo scirocco.
La tua voce acuminata scendeva nelle valli
come raggio dentro il buio di mezzanotte,
come una goccia di sangue sulla neve.
Donna sola, madre svestita,
presenza divina che tutti vogliono avere,
presenza calma dietro le tempeste:
quando piangevi mi sembravi più bella!
All’ombra dei tuoi capelli
diventavo quieto come un agnello
ed aspettavo le carezze della notte.
Madre sola, moglie impedita,
il tuo onore è rimasto impresso sulle facciate,
prima che Lei ti portasse via
ed io qui a struggermi per sempre
nell’affanno perenne di tutti i giorni.
(José Russotti)
Sabella Maria Cristina
NEL SILENZIO DELLA NOTTE BUIA
Trema la terra
madre del tempo
scossa dal fato
o dalla guerra,
si accascia il tetto
si spegne la vita
piccola stella
spenta nel cielo,
il blu della notte
un manto coperto
freddo il dolore
sulla tua pelle.
Cantano gli angeli
su questa terra
squarciata e tetra,
la stella ponente
indica la strada
della speranza,
quella che l'uomo
ha già smarrito
lungo il sentiero
di polvere e sassi ferito
sangue e amore
in un silente dolore.
(Sabella Maria Cristina)
Salanitri Monica
E PASSA
La paura di essere e non essere ...poi passa
L'emozione di vivere e non vivere ..poi passa
Come passa la paura di perdere,
come passa la gioia di vincere.
Come passa la vita lentamente
al suono di una risata che dolcemente....passa
(Monica Salanitri)
Salvitti Angela
SFIORI
Sfiori con le dita
polpastrelli segnati
la medaglia che hai al collo:
c'è una foto, una foto di un uomo.
Occhi rugosi,assenti, guardano
lontano
mentre tieni quel ciondolo in mano.
Sfiori con le dita
polpastrelli stanchi
la medaglia che hai al collo:
c'è una foto, cosa vorresti dire a quell'uomo?
Quanta vita insieme avete condiviso,Signora?
E' un fratello un figlio, marito, padre?
La guerra te l'ha portato via?
Sfiori con le dita
ricordi perduti
come la medaglia che hai al collo:
c'è una foto, sorridi teneramente a quell'uomo.
(Angela Salvitti)
Salvo Valeria
TRINACRIA
Di sale brillano Templi di tufo
poggiati sui palmi di secolari ulivi
e raggianti onde invadono la Scala dei Turchi,
la marna attaccata alla pelle bruciata
dal sole mediterraneo.
La Sicilia riflessa sui duomi e le piazze,
sulle statue celebrate a festa,
le ceramiche di Sciacca
e le basole bianche di Ortigia.
I carretti per le strade palermitane
e i pesci ancora vivi sulle baracche di Ballarò.
I rustici borghi e il castello di Erice,
polvere nera d’Etna sulle inferriate
e il Teatro Greco di Taormina che stringe il mare
in un abbraccio.
E camminar su questa terra
mi porta emozione:
la parlata e il canto,
la Trinacria sventolante sui tetti
e i vasi di basilico nelle terrazze.
Le case chiuse e vecchi ricordi da spolverare,
i pomodori essiccati al sole
e sapori di pistacchio e di cassate.
Sicilia e le strade franate, i ponti crollati
e un figlio che parte.
Il Platani che scorre tra le campagne,
un pastore su una roccia e il belare delle sue pecore.
Sei il dolce e l’amaro,
sei la Sicilia che porto dentro
e che, nonostante tutto, amo.
(Valeria Salvo)
Sammartino Francesco
LA FESTA DI LA MENNULA SCIURUTA
Vaiu a Cammarata e c’è la nivi,
tornu a Giurgenti e li mennuli su ‘nsciuri .
Finì jnnaru e quasi pi magia,
intra sta valli è già primavera.
Sciuri bianchi e monumenti antichi
sunnu vasati da raggi dorati;
lu ramu finu a ieri spampinatu
ora è copertu d’un sciuri villutatu,
li strati deserti d’ajeri,
su chini di tanti pirsuni .
Intra li chiazzi sonu di tammurina,
di ciarameddri e di marranzana;
vuci di genti, sbattitu di mani,
aceddri spavintati supra i rami;
‘ncontri spissu nell’aria, …. diluitu,
lu sciauru di lu zuccheru filatu.
Aria di festa ni sti quattru mura,
u munnu si raduna ‘ncasa nostra,
c’è cu scinni ‘nchiazza cu primura
e cu è ca piglia postu a la finestra.
Picciotti di tutti li terri festeggianu ni sta cità,
un cercanu armi, ne guerri, sulu amicizia e fraternità.
Ci scappa di li mani a un picciliddru,
un palloncinu azzurru comu u mari,
e vola ‘ncelu acchianannu tisu tisu ;
…va a prigari pi la paci, ‘mparadisu .
(Francesco Sammartino)
Traduzione dell'autore dal siciliano - LA FESTA DEL MANDORLO IN FIORE. Vado a Cammarata e c’è la neve, / torno ad Agrigento e i mandorli sono in fiore. / Finito Gennaio, quasi per magia, / in questa valle è già primavera. / fiori bianchi e monumenti antichi / sono baciati da raggi dorati; / il ramo fino a ieri scheletrito / ora è coperto d’un fiore vellutato, / le strade deserte di ieri, / sono piene di tante persone. / Nelle piazze suono di tamburi, / di cornamuse e di marranzani; / voci di gente, applausi a piene mani, / uccelli spaventati sopra i rami; / incontri spesso nell’aria, …. diluito, / l’odore dello zucchero filato./ Aria di festa in queste quattro mura, / il mondo si raduna in casa nostra, / c’è chi scende in piazza con premura / chi invece prende posto alla finestra. / giovani di tutte le terre festeggiano in questa città, / non cercano armi, ne guerre; solo amicizia e fraternità. / sfugge dalle mani di un bambino, / un palloncino azzurro come il mare / e vola in cielo salendo all’improvviso; / …. va a pregare per la pace, in Paradiso .
Sannipoli Fabio
ALI...
Vorrei due ali.
Vorrei che questi sogno sia vero,
per poter volare fino in cielo dove tutto è più blu,
per riportare giù chi non c'è più
e viverci accanto ne avrei tanto bisogno.
Vorrei due ali per aiutare il mondo,
per raggiungere gli ospedali
per aiutare i bambini che stanno male,
per far finire le guerre.
Si vorrei due ali per volare fino dal signore
a chiedere questo favore,
ma sono solo un sognatore......
(Fabio Sannipoli)
Santucci Adalgisa
VIAGGIO DI RITORNO
come bagaglio sono vestita di stracci...
ho visitato l'inferno e amalgamata,dissolta in esso ho respirato odio...
inganno...
paura...
ho barattato la mia anima dentro le frustrazioni altrui...
fatto da scudo a menzogne...
accuse...
ho coperto,custodito...
cullato ogni cosa...
con amore lascio andare...
prosegue il viaggio...
viaggio di ritorno...
verso casa...
verso la luce...
verso e attraverso il tuo volto.
(Adalgisa Santucci)
Scaglione Caterina Antonietta Maria
REMEMBER …
Chiudo gli occhi e mi immergo in un mondo passato di ricordi.
Ricordo i tuoi baci infuocati.
Ricordo i tuoi caldi abbracci.
Ricordo i nostri corpi avvinghiati.
Ricordi … ricordi di un tempo lontano.
Ora nell’autunno della mia vita, con l’inverno ormai imminente … ricordo.
Tanti dolcissimi ricordi del nostro amore giovanile.
Ora siam qui, insieme … sempre insieme con un amore diverso ma più profondo.
Come la natura ha le sue stagioni anche noi abbiamo avuto le nostre.
Nella nostra primavera ci amavamo carnalmente, nel nostro autunno ci amiamo spiritualmente …
sempre amore è.
Giovani , godete la vostra primavera perché passerà e mai più tornerà.
Dal nostro amore germogliò un frutto prezioso, nostro figlio.
Amore, misterioso sentimento che tutto può.
Amore sotto varie forme ma potente.
Viva la vita e viva l’amore.
Dott.ssa Caterina Antonietta Maria Scaglione
Neurologa
Scarparolo Ines
SOGNO SUL MAR
Sora de na barcheta
che slìssega sul mare
va el vogador
descatejàndo sogni.
El fa sfilànci
de tuti i so pensieri
e’l zola in alto
‘fa on cocàl inamorà.
I remi sbate
a caressare l’onda
e ronpe co s’ciantìsi
‘a bianca sbiùma.
Canta la note,
slùse ‘tel sièl la luna…
(Ines Scarparolo)
Traduzione dell'autrice dal vicentino (?) - SOGNO SUL MARE. Sopra una barchetta / che scivola sul mare / va il vogatore / dipanando sogni. / Sfrangia / ogni suo pensiero / e vola in alto / come un gabbiano innamorato. / I remi sbattono / carezzando l'onda / e si frangono con scintille / contro la bianca schiuma. / La notte canta, / brilla in cielo la luna...
Schiavone Michele
Riverbero d’amore
Amore che riscaldi i nostri cuori,
unendo con acume, suoni e odori.
Tu guidi la mia mano sul suo viso,
ed io posso sognare il suo sorriso.
Quel viso non potevo io guardare,
potevo sua bellezza immaginare.
Se ami la tua donna oltre ogni cosa,
anche nel buio sarà tua dolce sposa.
Non mi spaventa notte nei miei occhi
spaventa sol perfidia degli sciocchi.
Usano gli occhi, e non il loro cuore,
e mai sapran provare il vero amore.
(Michele Sciavone)
Sciabica Giuseppe
OLIMPICA SICILIANA
Qui da noi è in uso
un’antica disciplina,
qui ci si contende ancora
l’alloro sacro alla musa divina.
Qui, tra suoni di cembali e lire,
udirai flauti, zampogne e liuti fluire,
qui vedrai bagni misteriosi
dagli incanti ancora inesplicati,
tramonti di cui non si può dire
a chi non li ha provati;
qui, tra campi dorati e disperse colline,
su rupi assolate e in astratte marine,
tra orti modesti ed ibridi rari,
in sere celesti di computi astrali,
tracce copiose di anime austere,
canti soavi di vergini eteree.
O roseo pritaneo
per lo spirito semplice,
o dolce conforto
per l’animo grave,
qui un intimo fremito
vibra perenne,
qui un mistico anelito
trasale soave.
Qui tutti gli anni,
in un giorno sempre diverso,
svolgesi la più grande gara
olimpica del verso.
Schiere di satiri danzanti
seguiti da sileni, menadi e baccanti,
accompagnano Dioniso ad un altare,
e soltanto una sarà
l’alma che a lui ascenderà
per farsi incoronare.
( Giuseppe Sciabica)
Scimone Ena
AD ALDA MERINI
Non so se fosti “folle”, perché tutti lo siamo.
E’ certo che lo furono coloro che rinchiusero,
col corpo tuo, i tuoi sogni,
tra le sbarre di angosce (non solo tue),
che scopri, adesso, nei ricordi a farti il fiato corto…
Di certo era terribile sotterrare il germoglio
che, da sotto, emergeva (e fu così più volte…).
Nella seconda vita (non so chi te la diede),
ti cercarono in tanti, perché quelle barriere,
tramutate ora in bosco, lasciavano filtrare
la prima luce, all’alba, l’odore delle resine,
balsamo dei respiri, che allargavano il cuore
e i piccoli viventi, a dire: <<Siamo vivi!>>.
Così, le tue parole, l’eccentrico acconciarti,
i nuovi amici VERI, sembravano... “rifarti”,
pronta a donarti ancora.
Però se scrivo,ora, di te (che quasi ignoro)
è perché oso sperare, un giorno, che i tuoi scritti,
fossero un po’ trovati nel mio rozzo lavoro.
Ma… “poetare ” è difficile,
non lo sa lo scrittore: lo vive solamente
come affanno o sospiro.
Sarà d’altri il parere, la sentenza, il giudizio.
A Te l’avevan dato da tantissimo tempo,
ma ci fu una “Signora” che un giorno disse: <<Vengo!>>.
Certo non fu tua colpa: quel che di te rimane
ci emoziona e ci lascia il desiderio, in bocca,
come filante zucchero, che assapori e scompare,
di averne ancor di più.
(Ena Scimone)
Secondino Agostino
RESTERÀ L’ANIMA
Quando le mie orme saranno
cancellate dal tempo, l’aura del
mio spirito ti inonderà e meno
grave renderà la tua solitudine.
Il bello di ieri, gli indelebili ricordi,
i sorrisi archiviati dal tempo che
graffiano dentro e trattengono
il respiro oltre il calice dell’anima
ti accompagneranno nei tuoi sogni.
Resterà l’anima a seguire i tuoi anni
azzurri nel volto celeste con emozioni
di un’altra luce sacra e benedetta nella
beatitudine di una stella colorata dagli angeli .
(Agostino Secondino)
Sellitto Raffaele
PAROLE…
Rabdomante in cerca di sorgente,
scavo nella fertile terra dell’anima,
annaspo, vado a cercar parole
Parole per capire parole, parole
per spiegare parole. Parole lontane,
urlate o parole vicine, sussurrate,
celate nel profumo di gelsomino
del tiepido amico vento africano,
quella notte che accadde, e ci
amammo come nel tempo lontano.
Parole rubate a occhi ridenti, felici,
maliziosi, di una ragazza innamorata,
o al sorriso rugoso, dolce, beffardo
di un vecchio, che ha consegnato
il futuro alla solitudine e ai ricordi.
Parole struggenti nel canto antico
di un fado, che narra di amori perduti.
Parole dure come pietre, che dicono
di dolori, ed angosce del mondo.
Frammenti di parole lievi con i mille
e mille colori rilucenti della speranza,
Parole. Proiettate, lanciate a piene mani
con geometrica e ineffabile armonia,
riprese, e ancora lanciate e poi ancora,
come il giocoliere lancia le sue mazze
col ritmo di un gioco. Abile e infinito
(Raffaele Sellitto)
Serio Anna
CHI SEI, POETA ?
Chiamale poesia, quelle gocce di rugiada
che ancor bruciano la pelle dei tuoi petali
non più in fiore, dentro un'anima ancorata
al verde sospiro del cuore che non si arrende.
Chiamala poesia, quella fronte corrugata
che disegna radici umane tese ad abbracciare
i pensieri e gli sguardi di amore e dolore,
nel sogno di vita che non muore.
Chiamale poesia, quelle grida silenziose
sussurrate coi sorrisi che nascondono timori
e sanguinanti spine nelle carni della gioia,
mentre sveli alla luna il buio di notti stanche.
Tu chiamali poesia, quei tormenti e la gelida nebbia
nel tuo sguardo aggrappato all'orizzonte naufragato...
e quel costato trafitto più volte,
mondato dal mare generoso dei tuoi versi, oh poeta rinnegato.
(Anna Serio)
Serra Anna
LA VITA VA
Il primo battito
Il primo lieve palpito
Un sorriso sulle mie labbra
So che ci sei..
E poi sei nato tu
Un raggio di sole
Quanta gioia quanta emozione
Mi danno quegli occhi azzurri!
La vita va
E sei già fanciullo
Ti rivedo adolescente
Un sorriso che incanta
Ti affacci al mondo femminile
I primi approcci
Il primo amore.
La vita va
E sei già uomo, sei padre.
Un grande cuore che sa dare
Un grande cuore che sa amare.
All'improvviso
Il cielo si fa scuro
Non vedo più l'orizzonte
Con tutti quei colori che tu ami
Così come ami il suo mare
Così come ami la vita.
Un vento gelido mi avvolge
La vita va ma ti ha tradito!
L'ultima strada
da percorrere con te
Rimane il tuo splendido sorriso
E l'eco di quell'ultimo saluto
" CIAO MA"
(Anna Serra)
Serra Michela Amelie
MALINCONIA D'OTTOBRE
cinguetti e poi te ne vai
senza troppe scuse
e guai
se non rispondi al cenno
suo d'amore
quando irrompe
a cullare il tempo
invecchiato in poco tempo.
Persuadi i tuoi dolori
affanni e torpori
ch'ella arriva
dove l'anima la chiama
per trovare ristoro
un soffice giaciglio
in questa notte che altrimenti
non poserebbe mai
(Michela Amelie Serra)
Sessa Sgueglia Cristinapia
L’AUTORE IN CERCA DI POESIA
L'autore stanco
dell'usuale verso
trova innovative
ricerche meste
cerca connubi
d'ossimori
allargati
per parlar
d'amori
di sospiri
e baci ardenti
di passione
ai quattro venti
di dolcezze
assai squisite
di promesse
mai tradite.
Grandi amori
al lanternino
mascherati
al femminino
febbricianti
di sol sesso
coaudivante
mai soppresso
Per finire
è un tutto dire
l'amor tuo
non puoi tradire.
(Cristinapia Sessa Sgueglia)
Simone Luisa
SE TU MI CHIAMASSI
Se tu mi chiamassi
Io lascerei la mia casa
La mia terra. .
Il mio mare
Vicino..
Questo cielo
Indeciso
Mi spoglierei dei miei
Vestiti
Dei miei strani pensieri
Dei miei tristi sorrisi
Ma tu non lo fai... passano I giorni..
Son lunghi
I mesi..
Interminabili gli anni
Se tu mi chiamassi..
Ti offrirei ..
La frutta piu' dolce ..
Quella fragola..
Rossa..
Per dartela io stessa. .
Nella tua bocca
Vogliosa..
Se tu mi chiamassi...
Diventerei d'un tratto radiosa
Come lo ero quando ero tua sposa
Se tu mi chiamassi
Ogni notte
Verrei a cercarti....
Ruberei la luna
Per poter ancora baciarti...
Continuo ad invocarti....
Ma son muti verso me....
I tuoi passi.
(Luisa Simone)
Spanu Marcello
L'ELOGIO CHE C'È NEL CAMBIAMENTO. ( Per un'anima infelice)
Corre la littorina là nelle rotaie
e convince la mente di una impressione:
che il suo viaggiar ripete ugual pellicole
imprimendo indifferenza e afflizione.
D'altro canto invece, ogni suo passaggio
nello stesso tratto delle fredde rotaie
l'ombra non è più la stessa,
la selva di fogliame ed erbe selvatiche intorno
inventano altre sfumature,
reclamano altre interpretazioni di tempo, di vento...
Tutto passa, il vecchio fluisce, viene il cambiamento
e si divincola come girino nello stagno.
Il nuovo sopravanza anche nella nostra vita.
Ti presto o mente stanca il mio dinamismo,
perchè poi tu possa ripartire e portarmi in giro
per terre lontane nel vagone della tua amicizia.
Ti presto o mente ferita il mio ricordo di bambino,
quello più epico, così che ti possa colare dolcemente
come unguento sulle tue piaghe nascoste.
Ti presto o anima confusa, la mia fantasia
cosi che assieme alla tua che rinasce dalle viscere dell'inganno,
possiamo abbattere ogni avido succhione di gemma dormiente.
Tutto gridi di novità di fresco pensiero, per non soffocare,
per sopravvivere ancora... per non morire... ancora...
Attardati o dolce anima mia in dolci disquisizioni col tuo io;
sola tra te e te; carezzati con la tua intelligenza,
raccontati bugie come fanno i bimbi
che sbarrano le porte delle sconfitte
e dischiudono mondi preziosi.
Mentre piangi sulle scure nubi della tua vita,
apri con coraggio ad altre latitudini.
Fallo con forza ti dico, alzati! ...
Perchè c'è il nuovo, forse in embrione,
ma provaci davvero a cambiare
perchè più forte della morte è l'amore per la vita:
la tua vita!
(Marcello Spanu)
Spataru Elena
SCENDERE NEL TUO CUORE
Come vorrei scendere
nel tuo cuore,
per sempre ti voglio
qua ...
Assaporare
il tuo miele d'acacia,
alla fine d'agosto
cantare
sulla tua intelligenza,
all'alba tersa
che mi adagia al mare,
quando tu stai per andare
sul vento maestrale,
cercarti e portarti con me
per sempre
a sfiorar la terra,
ti pare o no ...
(Elena Spataru)
Spurio Lorenzo
L’ULTIMO BATTITO (L'ECATOMBE A NIZZA)
A chi darà la mano
la bambola nuova
acquistata ieri l’altro?
È appena diventata orfana.
L’invertebrata bambola
sfregiata dal secco asfalto
i capelli smossi da fiati:
ma non è vento.
Ogni corpo falciato è
piombato d’aria fradicia
a terra ancorato, greve
in pose turbolente.
Il fantoccio amico
non accetta il lutto
del pargolo padrone.
Lambisce il minuto indice,
gli sussurra una nenia,
gli strizza l’occhio:
anche il cuore di plastica
ha cessato il battito.
(Liquefatta la passeggiata inglese
In una pozione di odio fluido.)
(Lorenzo Spurio)
Squicciarini Serenella
IL SILENZIO DELLA NOTTE
Al tramontar del sole
la malinconia m’assale
del giorno che muore.
Ricopre il buio ogni cosa
e nel blu notte di un cielo stellato
scompare ai miei occhi la città.
D’incanto,
sparisce il brusio della gente
e fa male al cuore il silenzio
che cala improvviso su di noi.
D’un tratto
si accendono le luci.
E quelle luci che
sembrano parlare,
sembrano danzare,
annullano la paura del silenzio.
Su, nel cielo,
in mezzo a miriadi di stelle,
allegra passeggia la luna
e mi lancia con un raggio un sorriso.
Poi,
quasi a volermi dire non sei sola,
ti tengo io compagnia,
dipinge d’argento il mare
e prosegue il suo magico cammino
seguita da un satellite innamorato.
Tanta bellezza
affascina, commuove,
mi lascia estasiata,
rallegra l’animo mio.
Svanisce la mia malinconia;
non temo più la notte,
non mi angoscia più il silenzio.
Anche la notte e il suo silenzio
hanno le loro voci , le loro luci,
i loro colori, il loro fascino.
(Serenella Squicciarini)
Stagnoli Agnese
LE MIE SCARPE!
Venni al mondo a piedi nudi,
tra le mani, mamma li scaldava:
due ferri, un po' di lana rubata ai rovi,
e ecco le mie scarpe su misura.
Quando il passo era lieve,
con scarpette di cristallo
ballavo lieta sulla neve,
il freddo no, non mi pungeva,
lasciavo impronte come gli uccellini.
Audace, su tacchi a spillo
mordevo d'impazienza,
volteggiando con la gonna corta,
imputente a mostrare avvenenza:
beata, incosciente giovinezza.
Tra le braccia un figlio
e tante notti insonni,
ai piedi il tacco è comodo:
ha da sorreggere il peso nuovo
di una vita in boccio.
E gli anni volano, senz'ali ai piedi,
i rami si fan secchi, con qualche venatura,
la scarpa è vecchia, ma sostiene
la lenta mia andatura:
ho tre piedi ora,nuovo dono di natura.
Non metterò calzari all'ultimo mio viaggio:
mi regaleranno ali per il volo,
un po' mi fa paura, ...
...non so al mio arrivo
si aprirà l'inferno o il paradiso!
(Agnase Stagnoli)
Strazzi Maria
LEI
Lei amava
i colori
ed era
burrascoso
vento
aveva
un sorriso
chiaro
occhi
di cielo
aperto
taglienti
come diamanti
lei aveva
la primavera
addosso
ali
ai piedi
e trascinava
sassi
di cuore
lei cantava
alla luna
poesie d' amore
lasciandola
morir d' inedia
lei era
solo
il suo mondo
e tu
la sua innocente
ubriaca creatura.
(Maria Strazzi)
Tabucchi Maurizio
HO SETE DI TE
Sei acqua lontana
per spengere la sete di te
sorgente nascosta
dove non posso attingere
per dissetare
la mia bocca arida
continuerò a cercare
dove si forma
il tuo ruscello
per bagnare
la mia anima
e dare refrigerio
al mio cuore
(Maurizio Tabucchi)
Tadè Davide
SCORCIO DI UN VECCHIO CIMITERO
(POESIA D'AUTUNNO)
Dormono le foglie, senza la vita
accasciate silenziose su letti di pietra
le accarezza il vento con flebili dita
come fa una madre, giunta la sera
per addormentare il proprio figliuol.
Non rispondono esse a sì dolce carezza
sognano quando sui rami
ascoltavan la brezza
e s'inchinavano allo Scirocco, che correva elegante
e facevano l'amore con Zefiro e Levante.
Si facevano belle per i venti del cielo
ognuna sceglieva un color per il suo velo;
Colei che vestiva un manto rosso
voleva che Grecale le volasse addosso,
strappandola dal ramo,
provoncandole dolore,
lasciandola a terra, con uno splendido colore.
Ascolta le storie, le senti sottovoce,
di chi ora dorme sotto una croce;
ascolta il racconto, ascolta il canto
di chi se ne andò, accompagnato dal pianto.
Un nome tra tutti, inciso nel sasso
ti strappa una lacrima, un sorriso e un ricordo.
Cinguetta dall'alto un timido pettirosso
tre note incantate di un magico accordo.
(Davide Tadè)
Tagliabue Antonella
PORTO VENERE
Si apre tra gli archi lo scenario
e un'onda solca la mia mente.
Ascolto il suono del vento che sale
che arriva da lontano
dalle reminiscenze dell'anima
accompagno il ritmo,
in un attimo giunge lieve e limpido
alle note del mare.
Il tocco si infrange sospinto
nei caldi colori d'azzurro
assorta nell'infinito incanto
dai riflessi rosso dorato della roccia
mentre il rumore dei gabbiani in volo
intona il ricordo.
Cielo e mare alchimia sulla scogliera
è di nuovo il suono dell'arpa a sorprendermi.
L'armonia delle corde sfiorate
raggiunge l'emozione
e l'eco di una lacrima si incontra
nel lembo in terra di poeti.
(Antonella Tagliabue)
Talarico Ambra sina
COSE E NU PAISE
Nascivi a nu paisiallu piccirillu e biallu
a casa mia era alla colla
e tutte e porte eranu aperte
Davanti c'era na seggiulla
cu na vecchiarella
Tante vecchiarelle chi
nun sapianu scrivere e leire
ma sapianu cose
che nessunu libru sa mparare
Cuntavanu cose vere e cose mbentate
nue piccirille staviamu a sentire
e crediamu a tutto chillu chi dicianu
E cose chiu belle
me le cuntava Mamma Rande mia
a nanna chiu brava e duce
che mai nipute potia avire
Illa e rimasta intra u core miu
e sempre me ricuardu tuttu chillu che me cuntava
Eranu atri gianti ....
chi oie nun c'è su chiù...
Nun simu chiù capaci nè de cuntare
e menu ancora e stare a sentire
Tutti istruiti e tutti capaci
peccatu ca aviamu persu u core..
U paesillu però e sembre biallu
ce signu nata e le signu grata
Su quaranta anni chi mi de signu iuta
ma nun signu comu tanti
chi sinde su scordati
che piaiu ancora l'hannu rinnegatu.
Nun capiscenu na cosa
e comu rinnegare a Mamma e lu Patre
ca là cianu datu a vita
E chi iu ancora tegnu a fortuna
e iere a truvare ogni annu
allu picculu e biallu paIsiallu miu
(Ambra Sina Talarico)
Traduzione dell'autrice dal calabrese - COSE DI PAESE. Nacqui in un paesino piccolo e bello / la mia casa era alla colla / Tutte le porte erano aperte / e davanti c'era una seggiola / con una vecchiarella / Tante vecchiette / che non sapevano scrivere e leggere / Ma sapevano coseche in nessun libro impari / Raccontavano cose vere e altre inventate / Noi piccoline stavamo ad ascoltare / credendo in ogni loro parola // Le cose più belle / me le raccontava mamma / grande mia / la nonna più brava e dolce / che un nipote potesse avere / Lei è rimasta nel mio cuore / e con lei tutti i suoi racconti // Erano altra gente / che oggi non si trovano più // Oggi non siamo più capaci di raccontare / e ancora meno di stare ad ascoltare / Tutti istruiti e capaci / Peccato che abbiamo perso il cuore // Il mio paesello però è sempre bello / Lì sono nata e gli sono grata / Sono 40 anni che me ne sono andata / ma non ho fatto come tanti che se ne sono scordati / O peggio ancora lo hanno rinnegato // Non capiscono una cosa / E come rinnegare il padre e la madre / che li ci hanno dato la vita / e che io ho ancora la fortuna di avere / e andare ogni anno a trovare / al piccolo e bello paesello mio
Tamburrino Antonella
Il mare e un bambino
Mare calmo di sera
come cioccolato per il bambino,
lo osserva con stupore,
fosse un angelo custode.
Il cuore batte,
si cerca il sole,
basta guerre
basta dolore. .
Il bambino batte le mani.
E ride.
E ride.
E poi la tempesta.
Le onde.
La schiuma dell'acqua vicino al gommone.
Il freddo gelido taglia la pelle.
Arriva all'anima..
Una giostra.
La più pericolosa.
Un vortice.
E le mani smettono di battere.
Il sole non arriverà..
Il bambino è stanco.
Sempre più stanco.
Chiude gli occhi e si addormenta per sempre,
il mare lo culla in una dolce ninna nanna...
(Antonella Tamburrino)
Tarsi Antonio
APRILE SALENTINO
trapassano oziose le giornate di quest’aprile salentino
ti lasciano una luce dentro fatta di tempi prolungati
misteri bocche chiuse lontane
l’aria del giorno ti rasserena ti chiarisce dentro
i giorni poi scorrono lenti lunghi senza fine
come un fiume addormentato
un paese di montagna un villaggio sperduto
fra le gole di una catena montuosa di due colline piene d’insidie
un gregge nell’ora della siesta
due amanti nella calura di mezza estate appagati
l’imbrunire delle cose ti giunge attraverso una luce che si attenua
la sera la notte tardano a farsi vedere
l’aria ti ristora e compaiono a frotte i primi passeri
mentre qualche gazza furtiva si affaccia sui muretti della tua casa
rifiorisce il tuo noce il tuo pepe agreste
quel noce che fiorisce nel giorno che l’uomo mandò in croce l’Uomo
quel noce che protegge il tuo amore
ristora con le sue foglie la tua anima
si vestono di mille colori le tue rose i campi dei tuoi vicini
t’immagino pronta a riaprire le finestre della tua casa al mare
il tuo cuore le tue braccia
a riaffacciarti nella tua casa di campagna
nella terra che ti ha visto bambina muovere i primi passi
fra vigneti ulivi in festa raccogliere ascoltare il canto delle cicale
sognare a sera accompagnata dal canto dei grilli sino all’alba
t’immagino seduta sui muretti a secco dei nostri trisavoli
avvertire cogliere distinguere nell’attesa i miei passi
sognare fra le mie braccia sotto un cielo azzurro
immenso sereno stellato
scorrono oziosi questi giorni d’aprile
fra pomeriggi abbandonati ali di rondini in arrivo
mentre si riaprono le stanze delle nostre case al mare in campagna
il tuo cuore le tue braccia
e la pioggia e il vento ed un’aria a tratti fredda non intende abbandonarci
con questo vento con questa pioggia chi è che bussa al mio convento?
sonnecchiano stanchi lenti lievi scorrono fra i tuoi baci le mie braccia
questi giorni d’aprile
mentre t’immagino intenta a riaprire le nostre case al mare in campagna
le tue braccia il tuo cuore
mentre s’involano sonnacchiosi gli ultimi giorni di quest’aprile salentino
fra mare cielo e terra
(Antonio Tarsi)
Tartaglia Giovanni
GABBIA
Tu che nel corso della vita hai donato
tanto amore.
Tu che hai vissuto
con i sentimenti legati ,
come in una gabbia
che non ti permetteva di urlare la tua felicità
e il tuo amore.
Tutto era vano ,
non venivi ascoltata,
circondata da anime
che non hanno mai
letto il tuo amore.
Lentamente iniziavi un agonia
che cancellava i tuoi dolci sentimenti.
Ora hai aperto quella gabbia,
scoprendo la gioia
che hai sempre cercato,
iniziando a volare e assaporare quello che hai sempre meritato,
cantando la gioia
infinita del tuo cuore
fondendo due anime in
una sola.
Non rientrerai
più in quella gabbia,
perché tu sei amore e dai amore.
Tu,
con la tua bellezza infinita dai felicità agli occhi.
Quando ti apri con i sentimenti ,
e fai leggere all'amato la tua vera bellezza,
quella dell'anima,
fai si che il cuore dell'innamorato possa
ammirare lo splendore
della tua essenza infinita.
Ammirera' quello che tu sai donare e sarà infinitamente grato di poter amare il tuo splendore.
(Giovanni Tartaglia)
Taverniti Cosetta
SEGRETA LIBERTÀ
Or desta, pur bambina tornar vorrei,
per stringerti e farti tutta mia.
Saltar tra fresche acque di ruscello,
giocar a nascondino dietro siepi
di fiorito biancospino,
e cavalcar indomiti puledri
sulla giostra di una luna nuova.
Volar alta legata al ciuffo di una nuvola,
confondermi nel volo di bianchi gabbiani.
Tuffarmi nel mio mare
quando la luna ricama merletti
sull’acqua assopita,
farmi cullare a ritmo danzante
mentre tra le barche contemplo
innamorate anime viver d’amore.
Torna a me mia libertà
quale volo di candida colomba,
bussami al cuore t’aprirà gagliardo,
fermati nei miei muti occhi,
e ne assaggerò il tuo caldo e dolce miele.
Vola sublime nel soave canto di un coro,
che eccelsi inni a te dedicherà
e trasforma la pelle di tutti
in un unico e solo colore.
Quando poi a sera il sole
ci ossequierà da dietro il monte,
allungando le ombre intorno
e il buio con se porterà gli affanni,
sbriciolando il cuore alla malinconia,
io donna sola per la
via andrò,
e sulle spalle, quale mio segreto,
oltre la notte ti porterò.
(Cosetta Taverniti)
Teti Nicola
ESSE' DONNA … CHE FORTUNA!
Nun piagne se 'r tempo passa 'n fretta e se ne và …
Godi ogn'attimo che sta' Vita te darà!
Sciogli quei bei Capelli e fatte Bella …
prepara la cena e poi … rincorri 'na Stella!
La Fortuna se sà … è 'na Farfalla …
e 'n giorno sur tuo capo sá da posà, tu Rosa dell'Umanità! ...
È 'n Segno der Destino se t' ha beccata!
e … nun fa' gesti strani … sennò la farai scappà!
Sii prudente, ma lascia che posi i Germi de la Felicità!
Nun fosse mai che n' giorno, a giù di li ...
passi 'n ber Principe pe 'te Fecondà ...
e l'Amore nasca Candido, cor Bacio intenso de quer bel dì.
Chi più de 'na Donna pó dì … d'esse' Felice,
creà 'n marmocchio sano … che te riemp' er Core ogni mattino!
Nun fosse per l'età ... vorresse er Cielo …
riviver vorrei da Donna, sol' pe sentì st' immenso Affetto Genuino!
(Nicola Teti)
Traduzione dell’autore dal romanesco - ESSERA DONNA … CHE FORTUNA!. Non piagere se il tempo passa in fretta e se ne và … / Godi ogn'attimo che questa Vita ti darà! / Sciogli quei bei Capelli e fatti Bella … / prepara la cena e poi … rincorri una Stella! / La Fortuna si sà … è una Farfalla … / e un giorno (anche) sul tuo capo si dovrà posare, tu Rosa dell'Umanità! ... / È un Segno del Destino se si è posata su di te! / e … non fare gesti strani … altrimenti la farai scappare! / Sii prudente, ma lascia che (essa) posi i Germi della Felicità! / Non fosse mai che un giorno, a giù di li ... / passi un ber Principe per poterti Fecondare ... / l'Amore nasca Candido, con il Bacio intenso di quel bel dì. / Chi più di una Donna puó dire … d'esser più Felice, / creare un marmocchio ((figlio) sano … che ti riempia il Cuore ogni mattino! / Non fosse per l'età ... volesse il Cielo … / vorrei rivivere (rinascere) da Donna, solo per (poter) sentìre quest' immenso Affetto Genuino!
Tognini Karen
L'UMANITÀ PIÚ PURA
Non disturbate gli alberi in Autunno
Quando silenziosi si spogliano
degli ori e rossi decori
Rimangono pudici rami nudi
Timidi e semplici
Come l'umanità piú pura
(Karen Tognini)
Tommasi Jessica
CONGEDO INCERTO
Tra gli spifferi del cielo
e gli screzi solfuri della terra
s’accende la lanterna
che di virtù è stata priva
fin dal giorno della nascita della nuova vita.
Angoli dove gli occhi perlustrano
del riposo il marchio si intravede
impresso con così veemenza
ma signora
non è forse poca cosa?
Fruscii di vesti regali
in giro giro tondo danzano ignari
della mano ottenebrata che ha guidato i loro passi finali.
E all’unisono vanno incontro alla sorte
che li attende a braccia conserte
e con cipiglio austero e duro
capiranno che è stato carpito il loro futuro?
Di volteggio in volteggio
lungo le anguste stanze di tetri dimore
si risvegliano i baroni oltrepassando le porte
la cera gocciola stantia sulle dita
è finita, è finita!
Si congedano gli spasimanti di notte stanchi
lasciano l’impronta velata
di un occhiello che sa d’amore
sboccia al centro del petto un rossastro fiore.
Tu la mia lanterna d’oscurità,
io il tuo barlume empio di vanità.
(Jessica Tommasi)
Tomovska Jagotka (Rep. di Macedonia)
ИТАЛИЈО,ТЕ МОЛАМ (Italia, ti prego)
07 март 2005,11ч во Дело,Италија
Еве ме ,
на плоштадот молкум стојам,
пред мене во црквата
Santa Maria degli Angeli
Никола го оплакуваат сите ,
тој во Ирак убиен беше
но, во Corticelle, во близина на Dello,
Во празен стан друг Никола живее ,
Но тој Милорад се вика
Македонец е тој
Сеуште е жив, срцето му крвари
Муграта за него сива и студена е
бидејќи саканите далеку одовде се
нив пранги околу нозете ги стегат
сопругата , децата, внуците
никогаш не можат да ги симнат,
та и птици да се
дури и тогаш
не би можеле да летат
внатре во границите
на Европа
името на тие пренги е Шенген
Дали е тоа правина?Секако дека не!
Видете,Никола и Џована во Ирак заминале
Можеби тие не заминале таму
заради корка леб
но тој, тој тука дојде
пари да заработи за пиленцата свои
кои во гнездото го чекат
во сончева Македонија
Почитувана Италијо, те молам
Себична немој да си
само за себе немој да гледаш
Мисли и на оние
кои тука трошка надеж нашле
храни ги, како што јас ги хранев
Гулабите на плоштадот
Во близина на амфитеатарот на Верона,
градот на љубовта
на сестра ми подари и малку милост
на друшката на Миле, на чедата нивни
Помисли на нив сите
Пружи им рака
Спаси им ги дните
Татковината им биди
за нив
дом на радоста изгради
Нека на прозорци замаглени
весели обравчиња на внуците зиркат
додека од хранителот лебец чекат !
ПС:25 ноември 201601,13 ч
Европа за нас порти ширум отвори
Пранги скина ,рожба
Во новото гнездо замина
(Jagotka Tomovska)
Traduzione dal macedone dell'autrice - ITALIA, TI PREGO (07. di marzo .2005,11h,Dello-Italia). Sono qui, sulla piazza, / davanti a me la chiesa santa Maria degli Angeli, / tutti e tutte lamentavano Nikola, / lui, è stato ucciso in Iraq / Ma in Corticelle, / vicino a Dello, / nell'appartamento vuoto / vive un altro Nikola / Si chiama Milorad / è macedone / lui, incece, è vivo / ma il suo cuore sanguina / la mattina è il grigia e fredda per lui / perché i suoi amati abitano lontano da qui / indossano catene intorno ai piedi / sua moglie, i bambini, i nipotini / non possono romperle mai / anche se fossero uccelli cadrebbero a terra / non potrebbero volare sopra i confini dell'Europa / le catene hanno il nome Schengen / c’è la giustizia? Certo che no! / Nikola e Giovanna sono andati in Irak / forse non sono andati lì per una crosta di pane, / ma lui, / è venuto qui / per guadagnare denaro / per i suoi uccellini / che l’aspettano nel nido / giù nella Macedonia scintillante / Cara Italia, ti prego, non essere egoista / Non pensare solo a te / ma pensa a quelli / che hanno trovato un poco di speranza qui / sfama i suoi piccoli / come i piccioni che ho sfamato / sulla piazza / vicino all'Anfiteatro di Verona, / La città dell’ amore / Dai un pezzetto di pietà alla sorella mia, / la moglie di Milorad ed ai bambini / Pensa a tutti / Estendi il braccio / Salva i bambini / Sii loro paese d'origine / Costruisci una casa di gioia / Che alle finestre nebbiose / le facce allegre dai nipotini / aspettano il loro Capofamiglia / PS 25 novembre 2016-11-25 le catene rotte / Tutte le famiglie sono unite
Traduzione dal Macedone dell'autrice - ITALIA ,TI PREGO.( 07.of March .2005,11h- Dello, Italy). I’m here ,on the place, / in front of me the church / Santa Maria degli Angeli / everyone lamenting Nikola, / he was killed in Iraq / But in Corticelle, near Dello, / In the empty apartment / lives other Nikola, / Milorad his name is / He’s Macedonian / still alive but his heart is bleeding / the morn for him gray is and cold / because his beloved are far away / wearing chains around feet / wife, children, grandchildren / could never pull them apart / if they were birds
even then / they couldn’t fly / inside the boundaries / of Europe / the name of these chains is Schengen / Is it a justice? Of course not! / Nikola and Giovanna have gone to Irak / But , maybe they haven’t gone there / Just for crust of bread / but him, he came here / to earn some money for the birdies / waiting for him in the nest / down ,in shiny Macedonia / Dear Italia, please / Don’t be so selfish / Don’t think only on you / Think of the ones / having found here a crumb of hope / Feed them as I was / nourishing / The pigeons on the place / Near the Amphitheater of Verona, / The city of love / Give a bit of mercy to my sister / Milorad’s wife and his children / Think to all of them / Extend the hand / Save them / Be their fatherland / Build a house of joy / Let’s / On the misty windows be / the merry faces of the grandchildren / waiting for their procreator / PS 25 0f November 2016 ,01,28 / The chains are broken / All family is together now and forever.
Tornabene Barbara
IL MARE DELLE “EMOZIONI”
Il fragore
dello schianto
delle onde sugli scogli
è impietoso,
delirante,
accecante
violenza del non ritorno...
Tutto s'acquieta
nell'attimo dell'attesa,
nel frangente del trattenuto sospiro...
Per poi risalire potente
dalle viscere della terra,
per ripeter prepotente
l'estenuante e sempre
eccitante danza
della vita sulla morte
Rito di rinascita,
per raggiungere
l'eccelsa meraviglia estrema
del cuore sull'amore
(Barbara Tornabene)
Torres Sánchez Derechos Maria Ernestina (Messico)
ABSTRACCIÓN
Desmadejar inútiles pesares,
pulverizarlos con el puño del coraje,
machacarlos con piedras de olvido,
hacerlos basura y lanzarlos al aire.
Apagar la lámpara de la ilusión,
como Ulises tapó sus oídos....
....para no escuchar el canto de las sirenas....
cerrarse a los encantos de la falsa ensoñación.
Aplastar esos recuerdos mentirosos,
ahogar las nostalgias y la desazón,
liberar al corazón de los apegos,
hundirse en una dulce abstracción.
Ir por la vida pateando piedras,
sacando fuerzas de la decepción,
ser un fantasma que escribe poemas,
único alivio,
¡ obligada desintoxicación.
(Maria Ernestina Torres Sánchez Derechos)
Traduzione di Mariarosa Cupani dallo spagnolo - ASTRAZIONE. Affievolire inutili dispiaceri / polverizzarli con il pugno del coraggio / frantumarli con pietre di oblio / ridurli in rifiuto e lanciarli in aria / spegnere la lampada della illusione / Come Ulisse tappo' le sue orecchie. .. / per non ascoltare il canto delle sirene / chiudersi agli incanti della falsa fantasticheria / Schiacciare questi ricordi ingannevoli / annegare le nostalgie e la inquietudine / liberare il cuore dagli affetti / immergersi in una dolce astrazione / Passare la vita dando calci alle pietre / traendo forza dalla delusione / essere un fantasma che scrive poemi / unico sollievo necessaria disintossicazione
Torriglia Grazia
OLTRE IL MIO IO
Questa sera
Ho trovato il mio cuore
Sciolto per terra.
Guardandomi intorno....
Non per la prima volta...
Ma con più attenzione...
Ho letto nel racconto di un amica
La vera causa del dolore....
Non le sciocchezze d amore
Non.le sofferenze comuni a tanti
Che accompagnano la vita.. superabili e superate.....
Ma le vere e dolorose
Quelle senza rimedio
Che condannano ad un esistenza
Limitata
Quelle che vedono
Occhi di figli senza luce..
Mani che non possono accarezzare
Gambe che non possono Correre
Labbra che non possono parlare
E madri
E padri
Che...senza speranze..
Cullato creature
Che non sanno di esistere.
Cosi' ho visto
Il mio cuore stasera
Questa volta
Giustamente sciolto
Nel dolore.
(Grazia Torriglia)
Torriglia Grazia
OLTRE IL MIO IO
Questa sera
Ho trovato il mio cuore
Sciolto per terra.
Guardandomi intorno....
Non per la prima volta...
Ma con più attenzione...
Ho letto nel racconto di un amica
La vera causa del dolore....
Non le sciocchezze d amore
Non.le sofferenze comuni a tanti
Che accompagnano la vita.. superabili e superate.....
Ma le vere e dolorose
Quelle senza rimedio
Che condannano ad un esistenza
Limitata
Quelle che vedono
Occhi di figli senza luce..
Mani che non possono accarezzare
Gambe che non possono Correre
Labbra che non possono parlare
E madri
E padri
Che...senza speranze..
Cullato creature
Che non sanno di esistere.
Cosi' ho visto
Il mio cuore stasera
Questa volta
Giustamente sciolto
Nel dolore.
(Grazia Torriglia)
Tremonti Osvaldo
***
...non aprire questa lettera,
una simile me l'aveva portata un angelo..
sapevo cosa conteneva:
in mancanza d'amore
mi voleva insegnare che tutto è amore
e ho amato i sassi, le pietre, gli alberi,
le stelle, le pozzanghere, il mare...
ho amato un orto, i cieli azzurri, il futuro,i ricordi..
ma non è bastato, volevo amare gli uomini..
poi un soffio improvviso di vento
mi ha strappato quella lettera dalle dita!..
ora guardo disperato le mani vuote
intorno le pietre, gli alberi, i sentieri,
un pozzo, il mare, le stelle,
son tornate delle semplici cose,
ed io con loro!
(Osvaldo Tremonti)
Treppiedi Salvatore
ODE A UN POETA
Un manto nero avvolse la luce,
identico a quello che aspettavi
talvolta per esorcizzarlo
talvolta come liberazione.
Silenzioso venne in una notte buia,
ti trovò lì inerme ma conscio,
ghermendoti con le sue scarne membra
ti portò via alla vita.
Per il karma, sarà il Nirvana
per la cristianità il Paradiso
per il Corano un giardino di delizie
per la scienza solo atomi in libertà.
Per noi, il ricordo che riaffiora,
un concetto, una poesia, la parola.
Come geroglifici riscoperti dopo lunga notte
domani qualcuno leggerà di te ricordandoti.
Scrivesti a venti anni
“m’immolerò per la vecchia terra,
si che germogli il grano più rigoglioso
e l’uomo non perirà mai, invano”.
Questo è l’inizio e la fine di un poeta,
lasciare orme del suo passaggio con l’inchiostro.
Finché la scrittura sarà espressione di libertà,
ci sarà sempre chi ne carpirà l’essenza.
Tu uomo di quercia
in balìa di procellosa esistenza,
abbandonasti il tuo corpo malandato.
(Salvatore Treppiedi)
Triolo Lucia
STRANA NOTTE
Voglio essere bella
questa notte
strana notte di luce.
Voglio essere di luce
questa notte.
Strana notte, che è un'alba
per noi.
Voglio essere l'alba
questa notte
alla fine del giorno.
Sacra questa notte per noi,
d'effimera eternità
e cento e mille volti
mostrarti io, donna
unica al mondo
ora, tra il tuo sogno
e la tua realtà.
Imboccherò la tua fantasia
mi sistemerò tra le tue verità.
Voglio essere sola con te
questa notte di carne,
udire tutte le parole del tuo corpo
vibrare a comporne una sola,
la più antica del tempo.
Giocherò con te la mia partita.
La truccherò con le più sottili arti.
Nuda ti canterò, nuda ti danzerò,
nuda ti vincerò.
Si, vincerò per te, a te questa notte,
ore di baci, non di minuti
e sarò io
a far bello l'amore
(Lucia Triolo)
Tritto Elisa
6 MAGGIO
Non siamo che desideri inespressi,
germogliati fra sedimenti di queste gabbie,
sotto stelle che vi tendono i raggi
a serrare le argentee sbarre.
Non è che un passo il respiro sul valico
ai Mondi Imperituri, immergendo all' Aria Vergine
il nostro capo flesso, cosparso d'un velo bianco;
soffi, sulle polveri che diventano carni nuove.
'Ché oltre ogni umano pensiero, proferito o inenarrato,
sui cumuli degli anni cavalcati attraverso,
al di là delle colpe segnate a cerchio rosso
sul petto che brama ancora Amore,
s'inerpicano, come edere alle rocce,
sui cigli dell'indefesso Destino, le radici
che attorcono l' implacabile Gioia,
agli Uomini che conoscono se stessi.
(Elisa Tritto)
Trovato Giancarlo
MIO PADRE
Ti cerco anche oggi
un tuo sorriso!
un tuo abbraccio succinto!
Ti cerco come ieri
quando non sapevo che fare
quando i pugni stringevo
Per non gridare!
Ti cerco in un flemito gesto
In un semplice sorriso
In una frase d'affetto!
Ancor oggi ti cerco e cerco
e mi ritrovo ad immaginarti
su di altre persone
diventate al tuo pari!
Ti ho sempre cercato papà
ma sempre non me lo hai permesso!
Sei sempre fiero e superbo!
ma! Resta il fatto
che ancor oggi ti cerco.
(Giancarlo Trovato)
Tutino Rosa
PROFONDO AUTUNNO
È l'autunno reciso
della foglia che si
sperde nel vento,
di una rosa che
lenta si snuda
dei suoi petali;
di un profondo
squarcio che
svela le radici
nella fredda terra.
(Rosa Tutino)
Vagnarelli Natasha
TRONO DI CHIODI
Sorridi, mia bambina,
posa come una ballerina,
siedi sul trono della regina.
Quel trono è fatto di chiodi,
ma se graziosi rimarranno i tuoi modi
sarai per sempre coperta di lodi.
Sorridi, bambina mia,
con il tuo niveo viso nascondi la scia
del sangue che dalle cosce tue scorre via.
(Natasha Vagnarelli)
Valenzano Angelo
E' VERO...
E’ vero sai
che chi ama
riesce a vedere il vento
tra le foglie d’autunno
spogliare gli alberi
e poi in primavera,
tra verdi colline,
rivedere quegli alberi
rinascere
sulla strada verso il mare.
E’ vero sai
che quando ho sentito
il sapore di salsedine
sulle tue labbra
ho pensato a quel vento,
a quel mare in burrasca
come una passione
sbocciata all’improvviso
e poi acquietata
quando abbracciati
per la prima volta
ho sentito il tuo corpo,
e coi tuoi occhi ho parlato.
E’ vero sai
che questo amore,
dinanzi ai miei occhi
danza,
nella fragranza della sera,
e mi dona il tuo respiro
ed io quell’aria catturo,
e come quegli alberi
mi fa morire,
poi mi lascia rivivere
e poi morire ancora!
(Angelo Velenzano)
Valle Daniele
PERCHÉ TU
Perché tu,
mi hai fatto
toccare il fondo,
per riempire
un vuoto.
Col maremoto,
col terremoto,
hai messo a soqquadro
il mio mondo ordinato.
Come un quadro astratto
ho perso il contatto
con la realtà.
Sei una forza
della natura,
sublime
angelo
ribelle.
Con un sorriso velato
mi hai tolto le catene,
mi hai fatto intravvedere
le stelle incontaminate.
Non ti so contenere,
non mi so spiegare,
perché tu
vivi in me,
di soli respiri
d'amore.
(Daniele Valle)
Vangelista Rosalba
FIUMI DI PORPORA
Ancestrale e carnale
è l'amore
che mi lega a te...
Come fiumi di porpora
mi pervade e mi annega
nel suo miele d'incanto...
(Rosalba Vangelista)
Vanni Antonello
* * *
E venne il giorno,
venne...
e allora il verbo nacque.
Nacque,
e tutto attorno tacque,
tacque...
Il Sol si spense,
e con esso,
il tiepido calor
che tutto avvolse,
battè la pioggia allor,
serrata ed incessante,
che trascinò via
quel sogno a dondolo,
del pianto mio incurante...
(Antonello Vanni)
Vecchione Mario Morgan
Rock cafe'
ricominciare uguale
sempre il giorno dopo,
sembra facile
ma ci vuole del coraggio,
nella mente gira, sai, lo stesso sogno
un posto migliore...
poi arrivi a sera
quasi fatto a pezzi
e rimugini sul tempo ormai andato,
ti addormenti e pensi alla stessa cosa,
un posto migliore.
certo, e' proprio impossibile
pensare di andare,
libero in volo,
si', e' tutto un illudersi
pensar di trovare
un posto migliore,
quel posto migliore...
(Mario Morgan Vecchione)
Vergari Cinzia
DUE "LUI"
Non v'è sesso di carezze
non nei baci
o nell'amore,
batte forte il loro cuore.
Sciolti da quel pregiudizio
colla ignominiosa
del non saper amare.
Di rifugio e di salvezza
è la stanza
e di seta le lenzuola,
affrancati dalla loro appartenenza.
Ma di loro due da soli
dove tutto il mondo è fuori,
il profumo è delicato,
su quei corpi si è posato
glabro il corpo
ben slanciato,
e le spalle
grandi e larghe,
le camicie hanno strappato.
Forte il vortice dei sentimenti
ove i corpi sono *ombria senza sesso
dove il cuore cade spesso
senza chiedersi un perchè.
Non v'è sesso
è amore,
trova gioco nella mente
ritma forte la paura
che di baci vince ancora,
dove siete Lui e Te.
(Cinzia Vergari)
*ombria : termine poetico che designa un'ombra leggera.
Vignali Marco
PUNK
Sublime distorsione atonale
penetrante e suadente,
distruttrice di idee ed emozioni.
Il mio cuore fugge impaurito
dalla gabbia del petto.
Il ritmo;
ancestralmente animalesco,
disintegra il mio animo
oblia le paure.
Salvatore apocalittico
dell'infida società.
Niente più vita.
Niente più emozioni.
Solo annichilimento.
(Marco Vignali)
Vignola Iris
SE D'AMOR E' COSTELLATO
Dedalo di tombe, sì squallide e penose,
abbandonate, nel correre del tempo, che l'ha inasprite.
Colgo espressioni vive, da immagini ingiallite, di volti antichi.
Sguardi sfocati, che celan l'incognito movente d'esser vivi.
Immaginarie salme sconosciute, cinte in sepolcri,
testé pregnati sol di cenere sbiadita.
L'essenza, invero, s'è dipartita, dall'ultimo sospiro della vita.
Quesiti sorgon, in veste di pensieri, pur privi di sentenze giuste,
ma sol di presupposti.
Colei... colui, che fu materia, tessuta d'impeto d'amore,
lo alimentò, in vita? Ne fece la sua Bibbia, il suo volere?
Tal labbra, ormai più rimembrate, ch'han gli angoli ch'atteggiano sorrisi,
quant'amore, allor, hanno donato? Di quanto, altresì, parlato?
Il vento del silenzio cela storie,
che narran di vissuto e di rimpianto, per quel che non è stato,
di morte e di rancore, di gioia e di dolore,
seppur, innanzi tutto, dissolva il velo nero da quel canto,
che s'alza dalla terra in ogni dove, circuendo ogni cuore solitario,
per riversarci amore, sgombrando l'ombra nera del livore.
Bene sempiterno e imperituro male, in lotta solitaria, senza scampo,
leggendario, il lor fluire antagonista, nella gara del potere,
di cui saggi sono i tumuli, ch'ognor san quel che è vero,
quel ch'era stato scritto, dal principio.
Peccare, al pari di sbagliare scelte esistenziali.
Debole, la carne, si flagella, infine, tuttavia, divien, perdono, l'essenziale,
se d'amor, è costellato,
qual prospetto di ricchezza universale, che non lascia nulla al caso,
ma s'è fuso, nel plasmare l'entità, quale fulcro del concetto d'esistenza,
coniugata alla luce dell'Eterno.
Ingiunge, la coscienza, nell'attuar le scelte,
sian esse grame o giuste, al suo parere, falsato, talune volte, al cuore,
che, di rimando, brama affrancarsi, dall'assoggettarsi,
s'è posto in discussione, cosicché ribellarsi,
ponendosi al comando, onorando l'Amore.
(Iris Vignola)
Visione Giovanni
FERMA A NON FERMARTI
Ho provato a raccontarti emozioni e a fartele provare,
scoperte labili di cose di casa che non a caso
erano le nostre cose ma che da oggi sono solo
petali di appassite rose.
Vuoi vedere altri orizzonti oltre la nebbia dei dispiaceri,
è giusto che tu le vedi,
e per me impossibile raggiungerti ancora
anche se giungo per aggiungerti,
non potrei mai più giungere in tempo,
per fermare il tuo passo
e i tuoi non posso.
In fondo al viale, oltre la pioggia e foglie di quercia,
tu troverai te stessa mentre io solo la stessa messa,
per di più anche recitata male.
Ho sentito di Gitane spaventate in terre sconosciute,
ho sentito pianti persi in tanti versi
e poi ho sentito il tuo di spalle,
protetto e non corretto dal rumore della pioggia,
e credimi, amore mio,
ho anche io,
insieme a Dio,
pianto per amore.
Adesso vedo il mondo nei modi degli altri
e questo mi spaventa,
come questo vento in questo momento,
di un nostalgico e impossibilitato evento,
che non consente un presente,
ma solo filigrane forme di un luttuoso futuro.
Fermati dopo l'ultimo respiro di querce secolari,
attendi attenta l'arrivo del confine nuovo,
oltre i limiti dei lividi al cuore,
ci sono ancora orizzonti dell'anima da salvare.
Tra un pianto e una promessa,
ricordati di noi,
ma soprattutto salva se puoi,
qualcosa anche di me
che tanto hai amato
e che tanto io,
ancor per tanto,
amerò per sempre più della vita che mi diede tanto.
(Giovanni Visione)
Viva Valeria
OMELIA
Mi accingo sovente
bensì mistero appare,
glorioso mio sentire
amare, l' infinito quotidiano
divino redentore,
potessi disegnare
angelico fervore,
alleluia! sacro rito esulta
eucaristico dono,
m' illumina sovrano regno
l'accorato perdono,
primo salmo eterna visione,
eucaristica enigmatica
confessione,
mi travolge clemente credo,
nonostante impulso
angelus lodare vedo.
(Valeria Viva)
Volti Roberto
IL MONDO INTERO ERAVAMO
Ed io
ero la notte.
Io ero la luna
Io le stelle
Ed IO .
Sì io ero Io !
Io là sulle tenere zolle
e tu la terra calda e dolcissima
Oh quanta ...l'attesa
ed ora
FINALMENTE
io...IO ero! e tu...TU !
................
Noi eravamo NOI !
Nient'altro! e nessun altro che noi.
NOI eravamo la notte
e il Giorno, la Luna e il Sole le Stelle e il Mare...
Noi eravamo Ogni Cosa
Tutto eravamo
e Tutto era in Noi !
il mondo intero
Nel volgere del tempo...
delle stagioni .
............
Nel grembo più profondo
del tuo IO
Nella tua mano
calma e sorridente
nel tuo caldo sospiro
nel palmo del tuo respiro
nell'alito del tuo abbraccio
nell'attimo del tuo
petalo più tenue e dolce,
nello sguardo dei tuoi sensi
nell'infinito pedalare della notte...
nel malinconico battito d'un'ala
nell'ancestrale ricordo del passato
nel gorgoglio perenne di sorgente
nell'assolato raggio
del mattino .......................
(Roberto Volti)
Zena Leme (pseudonimo)
Rinascita
Ho vagato tra i sentieri della vita
alcune discese, ma soprattutto ardue salite
ho consumato scarpe e unghie delle dita
aggrappandomi per evitare le cadute
ho fatto bene... ho fatto male?...
So che ho fatto il meglio che ho potuto
E so che ho dato molto in cambio del poco ricevuto.
Poi avevo chiuso il mio mondo in un cassetto.
Senza più programmi, senza prospettive,
perché quando poi sei troppo stanco,
appendi al chiodo l'anima ed il cuore
E aspetti rassegnato lo scorrere del tempo.
Ma la vita a volte ti sorprende,
il buio poi si accende all'improvviso
e una stella illumina il cammino.
Due occhi che mi parlano e raccontano
Due occhi che sanno anche ascoltare
E allora tutto cambia, si apre uno spiraglio
si apre quel cassetto
E si è perso nel tuo mondo il mio.
Ma è un perdersi che è anche un ritrovarsi
un rinascere da ceneri di marmo
l'alba dopo una lunga notte buia.
Sei tu, la nuova vita mia.
(Zena Leme)